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Conclusione lirica

"Amo chi legge. E leggo chi amo" - Acquerello di Gottfried Mind
"Amo chi legge. E leggo chi amo" - Acquerello di Gottfried Mind

Saremo brevi...

Il genere lirico modifica

È davvero necessario dire una parola sul genere lirico, che sembra essere stato misteriosamente lasciato fuori dal nostro arrangiamento.[1] Ciò che accade con la lirica è che, a rigor di termini, non è modellata sulla simultaneità o sulla successione, né secondo lo spazio o il tempo. Al contrario, è definita proprio dal suo carattere sovraspaziale e sovratemporale. Sotto forma di versi o di prosa, il genere lirico esprime l'unico equivalente terreno della dimensione che supera sia la perennità che la temporalità; è strutturato secondo l'aspirazione di eternità e il suo modulo formale è il concetto di "momento", con il "punto" come equivalente spaziale, espressione di ciò che aritmeticamente è l'unità.[2] Il genere lirico prende un momento nel tempo, un punto nello spazio e lo proietta nel non-tempo e nel non-spazio. Che per fare ciò debba fare uso di strumenti verbali derivati ​​dallo spazio e dal tempo, dalla continuità e discontinuità, dal successivo e dal simultaneo, è ciò che definisce precisamente i limiti dell'espressibile umano e del reciproco annientamento del tempo e dello spazio nell'attraversamento di "punto" o "momento".

Il genere lirico è, quindi, la più pura espressione di relazione, o ordine, o numero, cioè la dimensione che articola, comprende e contiene spazio e tempo.

Conclusione modifica

I generi letterari, a rigor di termini, sono realtà archetipiche: inquadrano e guidano la molteplicità dei fatti nella storia letteraria, senza mai manifestarsi nella loro intera purezza – poiché la temporalità imita la perennità senza essere in grado di identificarsi con essa – e anche senza mai svanir via del tutto, per quanto irriconoscibili possano essere dietro la moltitudine solitamente confusa di fatti e variazioni particolari. La difficoltà sentita dall'uomo contemporaneo nel comprendere i generi e nel riconoscerli nel mezzo della confusione dei dati empirici è esattamente la stessa che egli deve sentire nel riscontrare un qualsiasi significato archetipico nei fatti di una vita quotidiana che è stata completamente banalizzata e reificata, tagliata via da il reame degli archetipi dal fumo e dal rumore della immediatezza commerciale e industriale, nonché dalle distorsioni inquinanti che l'industria delle comunicazioni di massa introduce criminalmente nel mondo delle immagini e dei simboli. La difficoltà di vedere nel soggetto e non nell'oggetto.

Note modifica

  1. Se vogliamo parlare specificamente di testo poetico, allora dobbiamo ritornare ai capitoli precedenti e dire che la lingua raggiunge qui il massimo grado di libertà, seguendo precise norme e tradizioni compositive, regole di cui il lettore deve essere a conoscenza per l’interpretazione dell’opera. Esse riguardano in primo luogo il ritmo: la misura e gli accenti dei versi, curati perché nell’intera massa delle parole che compongono il testo venga a crearsi un particolare andamento ritmico. Molti altri effetti sonori (rime, assonanze, consonanze, simbolismi fonici, onomatopee, ecc.) partecipano poi a rinforzare il ritmo, costituendo con esso fenomeni di legamento. Per ciò che concerne la parte propriamente linguistica, è importante sottolineare la grande distanza che separa poesia antica e moderna. Ed ecco che entriamo nel genere lirico. Cfr. Letizia Lala, Tipi di testo, cit.
  2. Vedi Nota 1 al Cap. 6.