Infinità e generi/Formulare la questione

Indice del libro
"Il negozio del libraio Pieter Meijer Warnars", olio di Johannes Jelgerhuis (1820)
"Il negozio del libraio Pieter Meijer Warnars", olio di Johannes Jelgerhuis (1820)

Le ragioni

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La prima ragione per cui dobbiamo credere che i generi letterari esistano è che molti autori, come Aristotele e Boileau, hanno scritto trattati per esporre le regole che li definiscono.

La seconda ragione è che queste regole sono state seguite da migliaia di scrittori per molti secoli e, quindi, per questo motivo, siamo in grado di trovare opere che esemplificano perfettamente la concezione classica di Lyrica, Tragedia, ecc.

La prima ragione che possiamo avere per credere che non esistano i generi letterari è che esiste un'altrettanto enorme quantità di opere, vecchie e moderne, ma soprattutto moderne, che non si adattano perfettamente a nessuno dei generi definiti dai trattati.

La seconda ragione è che alcuni autori, vedi il caso del filosofo italiano Benedetto Croce, affermano che i generi non esistono. Nell'interpretazione di questi autori, esistono solo singole opere,[1] che sono prese in considerazione dalla storia, e a posteriori possono essere sottoposte dallo studioso a una qualche classificazione dubbia in base alle loro differenze e somiglianze che, essendo a loro volta così varie e grandi in numero come le opere stesse, non equivalgono a gruppi costanti e abbastanza distinti da essere etichettati come "generi".

La terza ragione è che molti scrittori, conoscendo le prime due ragioni, hanno deciso di scrivere i loro libri in modo da sfuggire deliberatamente alle regole e ai regolamenti di tutti i generi conosciuti. Quindi l'eccezione è diventata regola e la regola l'eccezione; e il disordine sistematico che ne consegue sembra fornire un'ampia conferma all'argomento di Croce.

Le domande

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Il problema dei generi è simile alla disputa tra Realismo e Nominalismo: i concetti universali esprimono realtà che esistono da sole, extra mentis, o sono solo un assemblaggio mentale di caratteristiche comuni che una circostanza più o meno felice ci ha permesso di distinguere in vari singoli esseri? Gli universali sono "esseri reali" o semplici "esseri ragionevoli"? C'è un cavallo o solo cavalli? C'è un triangolo o solo triangoli? Allo stesso modo, i generi letterari sono strutture universali e necessarie alla base di tutte le possibili invenzioni letterarie, o non sono altro che semplici convenzioni formali stabilite dall'abitudine, dalla comodità e talvolta dalla pretenziosità?

  1. Benedetto Croce, Estetica come Scienza dell'Espressione e Linguistica Generale, XI ediz.,Laterza, 1965, I:IV, pp. 40-44.