Equitazione/Le flessioni
Le flessioni
modificaIl cavallo, quando non è sotto il controllo dell’uomo, trova istintivamente l’equilibrio tramite differenti posizioni di testa e collo. Ma, quando il cavallo è montato, il cavaliere attraverso l’imboccatura influisce sulle posizioni della testa e del collo. La sensazione dell’imboccatura nella bocca è spiacevole per il cavallo. La conseguenza è la tendenza a contrarsi e a mantenere tesi i muscoli che chiudono la mandibola su cui poggia l’imboccatura. Questa sensazione spiacevole tende, inoltre, ad influenzare tutto il corpo e a produrre una condizione generale di contrazione, opposizione e rifiuto.
Lo scopo delle flessioni è, attraverso degli esercizi graduali, di insegnare al cavallo che queste scomode sensazioni non produrranno un dolore effettivo e di eliminare i fastidi che possono insorgere, mentre si abitua l’animale ad obbedire ai loro effetti particolari.
Le mani, tenendo le redini, possono attraverso diverse posizioni e manipolazioni, produrre sulla meccanica animale una gran varietà di effetti, fra cui i tre principali sono: dare la direzione, sollevare e mantenere. Il lavoro sulle flessioni farà conoscere al cavallo questi diversi effetti, che più tardi, quando il cavaliere sarà in sella, saranno ulteriormente complicati dagli effetti delle gambe.
Una breve considerazione su ossa, articolazioni e muscoli coinvolti nelle flessioni aiuterà ad evitare errori.
Le barre, su cui appoggia l’imboccatura sono la parte distale della mandibola, fra i denti molari e gli incisivi. Ci sono tre tipi di conformazioni. In un tipo l’osso è piccolo e coperto da un sottile strato di mucosa gengivale. Tali barre sono dette “affilate” e sono particolarmente sensibili alla pressione dell’imboccatura. Un altro tipo ha osso largo, un poco appiattito dove incontra l’imboccatura e coperto da una spessa mucosa gengivale. Questo tipo è solitamente poco sensibile ed è indicato come “carnoso”. Il miglior tipo di barra è una via di mezzo tra questi due.
L’articolazione temporo-mandibolare che connette la mandibola con il cranio si trova fra le orecchie e gli occhi, appena dietro l’osso frontale. Essa permette alla mandibola, mossa dai muscoli digastrico, massetere e temporale, di aprirsi e chiudersi, di muoversi lateralmente durante la masticazione e di scivolare avanti e indietro. Questa articolazione gioca un ruolo importante nell’equitazione.
Un’altra importante serie di ossa sono le vertebre del collo. La prima vertebra cervicale, l’atlante, si articola con l’osso occipitale del cranio. La vertebra successiva all’atlante è l’epistrofeo. Queste due vertebre formano l’articolazione atlo-epistrofeica che permette alla testa di ruotare sull’epistrofeo, che rimane fermo.
L’articolazione atlo-occipitale, d’altra parte, permette quattro movimenti: estensione, flessione, inclinazione laterale e rotazione. Questi movimenti sono possibili grazie all’azione dei muscoli del collo: obliquo del capo, sterno-mandibolare, retto del capo, scaleno brachio-cefalico, splenio, trapezio.Tutti questi muscoli sono collegati direttamente o sono in relazione con i tre muscoli che fanno lavorare la mandibola. Perciò essi sono strettamente coinvolti nelle posizioni che vengono imposte alla testa e al collo attraverso l’azione dell’imboccatura sulle barre. E’ proprio la posizione di testa e collo l’oggetto delle flessioni.
Altri due muscoli particolarmente potenti del collo sono coinvolti in primo luogo nella locomozione. Il romboide è connesso alla regione dell’atlante con gli altri muscoli di testa e collo, ma quando la regione dell’atlante è bloccata tira la spalla in avanti e verso l’alto. Quindi è anche collegato al trapezio e al grande dorsale del petto. L’altro grande muscolo, l’omo-trasversario è collegato ad una estremità con la regione dell’atlante e l’altra estremità termina sulla spalla e sul petto.
Quando la regione dell’atlante è bloccata, il romboide solleva la gamba anteriore, l’omo-trasversario la porta in avanti. Ma se la regione del petto è il punto fermo, questo muscolo fa girare la testa e il collo da un lato. Grazie alle flessioni possiamo ottenere per questi due muscoli il punto fermo nella regione dell’atlante. Quando il cavallo accetta il contatto dell’imboccatura sulle barre, il cavaliere controlla in maniera diretta i muscoli della testa e indirettamente quelli del collo. Così, grazie a questo effetto indiretto che, a sua volta, dipende dal primo effetto diretto dell’imboccatura sulle barre, il cavaliere controlla anche l’azione degli arti anteriori.
Questa è la teoria di gran parte della meccanica animale che coinvolge le flessioni. Io sollecito l’addestratore, a questo punto, a prefissarsi come scopo del suo lavoro sulle flessioni la qualità, piuttosto che la quantità. La cosa importante non è che il cavallo pieghi il collo più o meno prontamente, ma che risponda con testa e collo alla tensione delle redini e che possa obbedire a questa tensione in maniera continuativa grazie al contatto costante del morso senza diminuirla di sua spontanea volontà.
È sconsigliabile per l’educazione del cavallo cominciare il lavoro delle flessioni se non si ha il tempo per portarlo a termine. Ulteriori considerazioni su ossa, articolazioni e muscoli coinvolti nella locomozione saranno esposte sotto il capitolo “Le gambe e i loro effetti”, le stesse illustrazioni servono per gli anteriori, il tronco e i posteriori.
I maestri dell’equitazione prima di Baucher avevano già utilizzato un sistema di flessioni per rendere flessibile il collo, ma non sono riusciti a riconoscere l’importanza di un ulteriore ammorbidimento della bocca. Baucher, nella sua equitazione razionale, ha notato la necessità di ammorbidire anche la bocca e ha sviluppato una serie di flessioni sia per la bocca che per il collo.
Fillis contesta l’esecuzione delle flessioni da terra di Baucher sostenendo che egli fa flettere il collo nella regione della terza vertebra e non nella regione dell’atlante. La serie di flessioni di Baucher è molto complicata, quella di Fillis è molto stancante, entrambe sono di difficile esecuzione per un addestratore inesperto.
Per rimediare a queste difficoltà ho ideato una serie di flessioni simili nel proposito a quelle dei due grandi maestri, ma più facili da eseguire e sufficientemente comprensibili per l’addestratore e per il cavallo. La prima condizione, sine qua non, è insegnare al cavallo a portare testa e collo alti da solo e senza l’aiuto dell’addestratore. Per ottenere questo risultato l’addestratore si posiziona davanti alla testa del cavallo, tenendo la redine sinistra del filetto nella mano destra e la redine destra nella mano sinistra. Alzando le mani verso l’alto, non in avanti, non indietro, il cavallo solleverà la testa e il collo. (Figura 4.) Quando testa e collo sono in alto l’addestratore apre le dita delle due mani tenute alla stessa altezza, ma se il cavallo abbassa la testa o il collo, l’addestratore richiude velocemente le dita. La flessione è completa solo quando il cavallo tiene la testa in alto senza aiuto. (Figura 5.) A questo punto bisogna ottenere la flessione della bocca senza lasciar cambiare posizione alla testa. Per questo tipo di flessione, l’addestratore, posizionato davanti a testa e collo da sinistra e impugnando la redine destra del morso con la mano destra e la redine sinistra nella mano sinistra, induce una pressione sulla barra destra
con la mano destra che agendo gradualmente induce il cavallo ad aprire la bocca.
La testa è leggermente inclinata a destra, ma alta, la redine sinistra tenuta nella mano sinistra, corregge anche la più piccola deviazione della testa o del collo, con spostamenti verso l’alto, verso il basso, in avanti, a destra o a sinistra a seconda dell’effetto necessario a correggere la posizione scorretta presa da testa o collo nel resistere o prevenire la corretta posizione e flessione. (Figura 6.)
Quando è stato ottenuto l’abbassamento della mandibola con la testa leggermente inclinata verso destra, l’addestratore, portando gradualmente la mano sinistra indietro, posiziona la testa dritta, mantenendo la flessione della bocca. Quando la testa e il collo sono inclinati a destra o a sinistra, la flessione si chiama flessione destra laterale o flessione sinistra laterale. La flessione si chiama diretta quando testa e collo sono dritti. Le due flessioni laterali sono solo il mezzo attraverso cui ottenere la flessione diretta, che è completa solo al momento in cui il cavallo abbassa la mandibola. (Figura 7.) L’effetto dell’imboccatura sulla bocca e sul collo produce una reazione causa-effetto. La bocca rifiuta perché il collo resiste, il collo rifiuta perché la bocca resiste. Questa difficoltà si trova nelle diverse conformazioni e per ovviarvi le flessioni alternate di bocca e collo sono il lavoro adatto.
Per la flessione del collo, l’addestratore si posiziona alla sinistra del cavallo, vicino alla testa, prende la redine destra del morso con la mano destra e la redine sinistra del filetto con la mano sinistra. La flessione della bocca è ottenuta con la redine destra e la flessione del collo con la mano sinistra portata verso destra sopra le narici del cavallo. (Figura 8.) La flessione laterale del collo è completa quando la testa è girata verso destra. Dopo la flessione laterale del collo, la testa deve tornare alla flessione diretta, grazie alla redine o alle redini del filetto. Se il cavallo ha un collo spesso, corto e grosso è opportuno eseguire più flessioni del collo. Per fare ciò l’addestratore si posiziona sul lato destro del cavallo per la flessione laterale sul lato sinistro, tiene la redine destra del filetto nella mano destra e la redine sinistra nella mano sinistra. La redine sinistra, appoggiata sopra il collo, è tenuta alla stessa tensione dalla mano sinistra presunto che la mano destra permetta alla testa di piegarsi a sinistra e segua la testa nella flessione indietro, così che, alzando la mano destra, la testa è tenuta perpendicolare e flessa all’atlante.(Figura 9.)
La posizione della testa flessa perpendicolarmente deve essere ottenuta con gradualità, passando attraverso la posizione della figura 9, la posizione della figura 10 e, per ultima, attraverso la posizione ottenuta solo attraverso il morso in figura 11.
Dopo essere arrivati a questo livello, l’addestratore continua la flessione diretta di bocca e collo. Le due redini del morso sono tenute nella mano sinistra e le due redini del filetto nella mano destra, gli indici in mezzo ad ogni paio di redini.
La mano sinistra genera una graduale ma continua tensione sul morso, mentre la mano destra corregge con il filetto le posizioni sbagliate possibili all’inizio e così garantisce che la flessione avvenga solo all’atlante. (Figura 12.) La flessione è completa quando la bocca è aperta.
Infine, per avere conferma della validità del mio lavoro sulle flessioni, con il cavallo dritto, la testa alta e leggera e sempre in contatto con le mie mani, mi posiziono davanti al cavallo, le redini di sinistra di filetto e morso nella mano destra, le redini di destra nella mano sinistra e attraverso un’azione graduale e lieve delle due mani ottengo la flessione diretta di bocca e collo con il cavallo che mantiene la stessa posizione del corpo. (Figura 13.) Al termine della flessione, il cavallo é sopra la mano, con la mandibola completamente abbassata. (Figura 14) Le flessioni devono essere eseguite in ugual misura verso destra e verso sinistra attraverso gli stessi principi, ma con i comandi invertiti.
Nello spiegare sopra i principi delle flessioni, ho cambiato lato diverse volte per dare la possibilità al fotografo di riprodurre sul piano la posizione di mani, redini, testa e collo così che esse siano più chiare al lettore.
Il prossimo passo è di garantire la leggerezza. L’addestratore si posiziona davanti al cavallo, con la redine destra del filetto nella mano sinistra e la redine sinistra nella mano destra. Attraverso ripetute vibrazioni solleva gradualmente la testa e il collo, finché, dopo alcune lezioni, il cavallo rimane dritto e fermo con testa e collo sollevati, senza l’aiuto di filetto o morso. Non appena sia stata ottenuta questa posizione di leggerezza segue la flessione della mandibola. L’addestratore, tenendo come prima le due redini del filetto, fa un leggera opposizione, ma senza permettere che testa o collo scendano. Ora comincia il lavoro delle dita. Con questo intendo il ripetuto e ritmico aprirsi e chiudersi della bocca: bocca chiusa, contatto col morso, dita chiuse sulle redini, poi bocca aperta e dita aperte mentre la testa rimane sempre alla stessa altezza.
Quando la mandibola è decisamente abbassata grazie all’azione del filetto, l’addestratore ripete lo stesso esercizio, tenendo in ogni mano una redine del filetto e una del morso. Il filetto mantiene la posizione della testa e del collo, mentre il morso controlla l’abbassamento della mandibola. Ma l’effetto dei due, in particolare quello del filetto, interessa in modo peculiare l’articolazione atlo-epistrofeica.
Ma, sebbene questa flessione sia la più importante di tutte, essa è così accentrata sull’articolazione atlo-occipitale da rendere i muscoli romboideo e l’omo-trasversario talmente contratti che, in questa condizione, non raggiungono lo sviluppo che è desiderabile e che è così evidente nel collo di “Why-Not”.
Per tutto questo lavoro raccomando principalmente, pazienza, perseveranza e ricerca di lenti progressi. Quello che conta per il futuro è la qualità del lavoro. La quantità è questione di poca importanza e di tempo.
La sequenza mostrata sopra è sufficiente ad insegnare al cavaliere l’uso delle redini e ad addestrare il cavallo a piegarsi con la bocca e il collo grazie all’effetto dell’imboccatura. Sono stati ideati molti altri tipi di flessioni da coloro che si basano solo sui metodi per andare incontro a specifiche difficoltà di conformazione e carattere. Ma una tale varietà di casistica esula dai propositi di questo libro. Quelle che sono state descritte, eseguite prima da terra e poi a cavallo, sono del tutto sufficienti per ammorbidire il collo e la bocca.