Bivona/Monumenti e luoghi d'interesse

Sono numerosi i monumenti e luoghi d'interesse di Bivona, comune italiano in provincia di Agrigento, Sicilia, nell'area dei Monti Sicani, nonostante le modeste dimensioni del centro abitato. È un paese ricco soprattutto di edifici religiosi (in tutta la sua storia, Bivona è stata sede di circa una quarantina di edifici sacri[1]), molti dei quali si presentano di piccole dimensioni proprio per il loro numero elevato; chiese che vengono considerate dei veri e propri musei per l'abbondanza e la ricchezza di opere d'arte che offrono al proprio interno[2]. A partire dal Seicento vennero costruiti numerosi palazzi nobiliari, molti dei quali sono stati distrutti o inglobati da costruzioni più moderne[1]. Ma a Bivona è soprattutto la natura ad essere l'elemento predominante nel territorio: sono numerosi i punti panoramici presenti in paese e in tutto il territorio, e sono abbondanti anche le aree verdi che caratterizzano il comune. I molteplici giardini presenti in città e nel territorio comunale negli scorsi secoli (ad esempio i giardini ducali e quelli annessi ai vari edifici sacri), sono stati sostituiti da zone di verde pubblico e dall'istituzione di diverse aree protette. Il territorio di Bivona, inoltre, è stato oggetto di diversi preziosi ritrovamenti archeologici, e tuttora corrisponde all'area della Sicilia in cui sono stati trovati i più antichi reperti fossili[3].

Il portale gotico chiaramontano, simbolo di Bivona

Architetture religiose

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  Per approfondire, vedi Chiese di Bivona.

Chiese principali

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Il Portale della Chiesa Madre Chiaramontana, simbolo di Bivona
 
L'interno della Chiesa Madre Mater Salvatoris
 
I ruderi di Santa Maria di Gesù
  • Chiesa Madre Chiaramontana (XIII secolo), in stile gotico, di cui rimane solo il portale della facciata principale, superbo esempio di arte gotica chiaramontana in Sicilia[4];
  • Chiesa di San Bartolomeo (XIII-XIV secolo), di cui rimane il portale della facciata principale, di gusto barocco[5];
  • Chiesa di Santa Rosalia (XIII-XIV secolo), dotata di un portale in stile barocco, presenta all'interno il Fercolo di Santa Rosalia, scolpito nel 1601, un crocifisso ligneo, alcune tele sette-ottocentesche e una piccola botola attraverso la quale è possibile osservare il tronco della quercia sotto la quale Santa Rosalia soleva pregare durante la sua permanenza nel bosco di Bivona[6];
  • Chiesa dell'Annunziata (XIV secolo), comunemente chiamata "Chiesa del Carmine", custodisce alcuni preziosi quadri di grandi autori siciliani (ad esempio quelli di Giuseppe Salerno, noto come lo Zoppo di Ganci)[7];
  • Chiesa di San Sebastiano (XIV-XV secolo), detta anche "di Santa Chiara", recentemente restaurata, presenta un portale tardo rinascimentale-manierista: all'interno erano presenti diverse tele di Michelangelo Maglianti, pittore palermitano vissuto nel XVIII secolo, ed altre preziose opere d'arte[8];
  • Chiesa di San Paolo (XV secolo), ha un portale in stile barocco del XVII secolo; barocche sono pure le decorazioni interne. La chiesa si caratterizza per la notevole presenza di pregevoli statue e tele settecentesche[9];
  • Chiesa di Santa Maria di Loreto (XV secolo), detta anche "di San Domenico", si tratta di una delle più grandi chiese di Bivona. Presentava all'interno una grande quantità di arredi sacri, oggi quasi tutti perduti: erano presenti un organo settecentesco, un pulpito in legno, numerosi altari, quadri e statue, molte delle quali trasferite nelle altre chiese bivonesi. Intorno alla metà del Novecento, infatti, la chiesa divenne del tutto inagibile, e tuttora si trova in pessime condizioni. È in atto la ristrutturazione e la restaurazione dell'edificio[10];
  • Chiesa di Santa Maria di Gesù (XVI secolo), di cui rimangono solamente i ruderi. Si trattava di una chiesa in stile gotico. Nel Settecento venne ristrutturata secondo un gusto prettamente barocco, ma nei due secoli successivi venne completamente abbandonata. Oggi è di proprietà privata[8];
  • Chiesa di San Giacomo Maggiore (XVI secolo), all'interno reca diverse tele di pregevole fattura, alcune statue e soprattutto molte lapidi funerarie, di cui una corredata da un settecentesco monumento funebre. L'altare maggiore è sovrastato da una grande tela cinquecentesca della Madonna degli Angeli ed è dotato di un tabernacolo ligneo del Settecento. La chiesa, recentemente restaurata, è detta anche "dei Cappuccini"[11];
  • Chiesa Madre Mater Salvatoris (XVI secolo), edificata dai padri Gesuiti alla fine del Cinquecento, nel Seicento venne ampliata notevolmente e il 6 aprile 1781, dopo l'espulsione dei Gesuiti dalla Sicilia, venne intitolata alla Madonna ("Mater Salvatoris") ed elevata a Nuova Madrice di Bivona[12];
  • Chiesa di Sant'Isidoro Agricola (XVII secolo), edificata negli anni quaranta del Seicento da un gruppo di bivonesi che, in seguito a pessime annate agricole, decisero di costruire un luogo di culto per Sant'Isidoro Agricola, protettore degli agricoltori, sia internamente che esternamente la chiesa non presenta alcun elemento architettonico decorativo, come ad indicare l'umiltà e la semplicità propria della vita agricola[13];
  • Chiesa dell'Immacolata Concezione (XVII secolo), era dotata di un prezioso portale barocco dalle caratteristiche colonne tortili, che attualmente giace sotto le macerie all'interno della vicina Chiesa di Santa Maria di Loreto. La chiesa, a navata unica, è crollata quasi del tutto nel corso del Novecento: solo recentemente è stata restaurata e sconsacrata, divenendo così luogo di riunioni e convegni[14];
  • Chiesa Evangelica (XX secolo), inizialmente un semplice locale che nel 1981 venne affittato da un italo-americano, nel 1984 venne acquistato definitivamente e messo a disposizione della comunità bivonese. L'edificio, in quanto semplice locale, non presenta rilevanti caratteristiche architettoniche, ma si mantiene semplice e sobrio, in linea con i principi evangelici predicati dai pastori[15].

Altre chiese

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Chiese del passato

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  • Chiesa di Sant'Andrea, costruita alla fine del XII secolo o all'inizio del XIII, probabilmente la prima Chiesa e la prima Matrice di Bivona[16];
  • Chiesa di Sant'Antonio Abate, una delle Chiese più antiche. La prima notizia su di essa risale al 23 febbraio 1419[17];
  • Chiesa di Sant'Agata, costruita al tempo della Signoria dei Chiaramonte a Bivona (1363-1392)[18];
  • Chiesa di San Giovanni Battista, risale al 1481-82. Di piccole dimensioni, era dotata di una sagrestia e di una torre campanaria che fungeva da orologio pubblico[19];
  • Chiesa di Santa Maria Maddalena, una delle chiese più antiche di Bivona. La prima notizia risale al 1540. Nel 1595 fu ceduta ai Gesuiti che la fecero diventare nuova Chiesa Madre[20];
  • Chiesa di San Pietro, detta poi di Santa Maria del Soccorso. La prima notizia risale al 1540. A navata unica, presentava una cappella per lato e disponeva di un piccolo campanile[21];
  • Chiesa di Santa Caterina, la prima notizia su di essa risale al 1540. Qualche anno dopo venne dichiarata non agibile[22];
  • Chiesa di San Giacomo, la prima notizia su di essa risale al 1540, ma già in data anteriore non era più agibile[22];
  • Chiesa di Santa Chiara, si hanno poche notizie su di essa. Questa chiesa era diruta in data anteriore al 1548[23];
  • Chiesa di Santa Lucia, si hanno notizie su di essa in due documenti rispettivamente del 1540 e del 1593[23] ;
  • Chiesa di San Rocco, venne edificata negli anni quaranta del Cinquecento. Era dotata di una piccola sagrestia[24];
  • Chiesa del Purgatorio, risale al Settecento. Inizialmente un semplice oratorio, oggi è sede della casa canonica[25];
  • Chiesa di San Michele Arcangelo (o di San Francesco), inizialmente un sacellum donato ai Conventuali nel 1394, negli anni Cinquanta è stata abbattuta per edificare case popolari[26].

Chiese rurali

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Santuario della Madonna di l'Ogliu[27]
  • Chiesa di Santa Maria dell'Olio, antico luogo di culto bivonese dedicato alla Madonna di l'Ogliu. Nel 2008 è stato inserito nella "Carta Regionale dei Luoghi dell'Identità e della memoria" della Regione Sicilia[28];
  • Chiesa di San Leonardo, documentata per la prima volta nel 1488 e oggi non più esistente[29];
  • Chiesa di San Vito, documentata per la prima volta nel 1505 e oggi non più esistente[29];
  • Chiesa di San Matteo, fino a qualche decennio fa ne erano ancora visibili i ruderi[29]
  • Chiesa di San Giovanni Evangelista, fondata nel 1539 e oggi non più esistente[29];
  • Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, documentata per la prima volta nel 1563 e poi ceduta ai Cappuccini[30];
  • Chiesa di Santa Maria del Bosco, documentata per la prima volta nel 1593 e oggi non più esistente[30];
  • Chiesa della Madonna del Ponte, documentata per la prima volta nel 1607 e oggi non più esistente[31];
  • Chiesa di Santa Maria della Scala, documentata per la prima volta nel 1737 e oggi non più esistente[31];
  • Chiesa nella casa rurale del Barone Guggino, documentata per la prima volta nel 1774 e oggi non più esistente[32];
  • Chiesa della Millaca, costruita tra il 1792 e il 1793 e oggi non più esistente[33];
  • Chiesa di Pollicia Sottana, documentata per la prima volta nel 1797 e oggi non più esistente[32];
  • Chiesa di Pollicia Soprana, documentata per la prima volta nel 1797 e oggi non più esistente[32];
  • Chiesa della Casina del Barone don Giovanni Guggino, documentata per la prima volta nel 1797 e oggi non più esistente[32].

Conventi, monasteri e collegi

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Il Convento dei Cappuccini
  • Convento dei Carmelitani, istituito molto probabilmente nel XIV secolo e sede della comunità dei Carmelitani e, in un secondo momento, della Congregazione delle Suore Agostiniane. Oggi i locali del convento sono in ristrutturazione per essere adibiti a biblioteca comunale[34];
  • Convento dei Minori Conventuali, istituito nel 1394 e sede della comunità dei Frati Minori Conventuali. Oggi i locali del convento sono stati distrutti e sostituiti da alcune case popolari[35];
  • Monastero delle Benedettine, istituito all'inizio del XV secolo e sede della Congregazione delle Suore Benedettine Cassinesi. Qualche decennio fa è stato distrutto, e nello stesso luogo vennero edificate un istituto scolastico e la sede dell'ASL di Bivona, attualmente in fase di ristrutturazione[36];
  • Convento dei Domenicani, istituito nel XV secolo e sede della comunità dei Domenicani. Nel XIX secolo i locali vennero ampliati e divennero prima sede della caserma dei carabinieri, poi sede dell'Università di Bivona; attualmente sono annessi all'Istituto Tecnico Commerciale e per Ragionieri di Bivona[37];
  • Convento di Santa Maria di Gesù, istituito nel 1500 e sede della comunità dei Frati Minori Osservanti e, in un secondo momento, dei Frati Minori Riformati. Oggi i locali del convento, annessi all'omonima chiesa, sono quasi del tutto distrutti[38];
  • Convento dei Cappuccini, istituito intorno alla metà del XVI secolo e sede della comunità dei Padri Cappuccini. Tuttora è sede della comunità francescana di Bivona e appartiene alla provincia dei Cappuccini di Palermo[39];
  • Monastero delle Clarisse, istituito nel 1585 e sede della Congregazione delle Suore Clarisse. In precedenza fu il primo collegio dei Gesuiti presente a Bivona e oggi i locali sono stati adibiti a casa di riposo per anziani[40];
  • Collegio dei Gesuiti, istituito tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, e seconda sede dei Padri Gesuiti, dopo che essi vendettero il loro primo collegio alle Clarisse. Dopo l'espulsione dei Gesuiti, divenne sede scolastica e attualmente è sede municipale; le piante e i progetti del collegio risalenti al XVI secolo si trovano presso la Biblioteca Nazionale di Parigi[41].

Cappelle

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Cappella della Madonna della Sprescia
  • Cappella di San Michele Arcangelo, documentata per la prima volta nel 1372 e oggi non più esistente[42];
  • Cappella dell'Ospedale (Santa Maria delle Catene), intitolata alla Madonna della Catena e a San Giuliano, documentata per la prima volta nel 1499 e oggi non più esistente[43];
  • Cappella della Madonna di Montemaggiore, documentata per la prima volta nel 1747 e oggi non più esistente[44];
  • Cappella della Madonna delle Grazie, oggi non più esistente, diede il nome alla Piazza in cui era situata[44];
  • Cappella nella casina del rev. don Pasquale Bellone, attestata in un verbale di visita pastorale del 1806, e oggi non più esistente[32];
  • Cappella nella casina del rev. don Antonio Russo, attestata in un verbale di visita pastorale del 1806, e oggi non più esistente[32];
  • Cappella della Madonna della Sprescia, sita in contrada San Leonardo, nella parte meridionale del paese. La più antica notizia su di essa risale al 1834[45];
  • Cappella del Carcere, la cui costruzione è stata indetta con una ministeriale del 17 giugno 1840, probabilmente mai edificata[46];
  • Cappella del Camposanto, sita all'interno del Cimitero, entrò in funzione nel 1882[46];
  • Cappella di Santa Filomena, sita in località Santa Filomena e risalente al XIX secolo; fino ad alcuni decenni fa ne restavano solamente i ruderi[32].

Oratori

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A partire dal XVII secolo, e ancor più nel Settecento, a Bivona vennero istituiti diversi oratori urbani: si trattava di alcuni vani dei palazzi nobiliari destinati alla celebrazione di culti religiosi. Altri oratori sorsero presso le abitazioni dei sacerdoti benestanti. Il più importante era l'Oratorio Urbano della Compagnia della Madonna dell'Olio, sito nell'attuale piazza San Domenico. Si ha notizia dell'oratorio in un verbale di visita pastorale del 1669. Di modeste dimensioni, all'interno recava un'immagine nera della Madonna dell'Olio e quella di un Crocifisso. Era utilizzato per lo svolgimento delle pratiche religiose della Compagnia della Madonna dell'Olio e per la celebrazione della ricorrenza della festa della Madonna dell'Olio. L'oratorio venne concesso alla Chiesa delle Anime del Purgatorio. Oggi è sede della casa canonica[47]. Altri oratori:

  • Oratorio del Marchese Greco, attestato dal 1732 al 1752. Si trovava all'interno del palazzo barocco nell'attuale via Marchese Greco;
  • Oratorio presso la casa rurale del rev. don Giuseppe Guggino, noto grazie ad un verbale di visita pastorale del 1768[32];
  • Oratorio dei baroni Guggino, attestato dal 1773 al 1921. Si trovava nel palazzo nobiliare nell'attuale piazza Guggino[48];
  • Oratorio del sac. don Melchiorre Fiano, noto grazie ad un verbale di visita pastorale del 1773. Il sacerdote era beneficiale della Chiesa dell'Immacolata Concezione[48];
  • Oratori dei sacerdoti Antonino Russo e Pasquale Bellone, di cui si ha notizia in un verbale di visita pastorale del 1806[48];
  • Oratorio dei baroni De Michele, documentato dal 1855 al 1949[48];
  • Oratorio di don Alfonso Puccio, attestato nel 1892[48];
  • Oratorio della famiglia De Bono, eredi del Vescovo di Caltagirone Damaso Pio De Bono. È documentato nel 1949, ma risale agli anni venti (ultimi anni della vita del vescovo, che fece ritorno nella sua Bivona)[48].

Moschee e sinagoghe

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  Per approfondire, vedi Giudecca di Bivona.

Essendo stato praticato l'Islam dai primi abitanti di Bivona, si pensa che tale comunità doveva possedere un proprio luogo di culto, probabilmente una moschea: per mancanza di fonti e di documenti, non si è a conoscenza dell'ubicazione di tale edificio. Ma Bivona è stata anche una Judaica (o Giudecca): gli Ebrei occuparono un quartiere abbastanza centrale nella cittadina, ovvero quello circostante la chiesa e il convento di San Domenico. Molto probabilmente in questa zona sorgevano sia la meschita (la sinagoga o moschea), sia il locale adibito alla purificazione delle donne, sia la sede locale dove si riuniva la aliama (la comunità giudaica del paese)[49].

Architetture civili

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La parte superstite dell'antico Palazzo Ducale di Bivona
 
Il balcone angolare del Palazzo Marchese Greco
 
Facciata principale del Palazzo De Michele

Palazzi

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  • Palazzo Ducale (XVI secolo), sito tra piazza Ducale, via Lorenzo Panepinto e via Telegrafo, nella parte centrale del paese. Fu edificato intorno alla metà del Cinquecento; nel 1554 prese il nome di "palazzo ducale" in quanto venne abitato da Isabella de Vega e Pietro de Luna, che aveva acquisito il titolo di Duca[50]. La coppia trasferì la propria residenza in Bivona dopo aver trascorso un periodo a Palermo. Fu sede delle famiglie ducali che succedettero ai de Luna stanziatesi a Bivona, fino a quando, nel XIX secolo, venne utilizzato prima come sede di Sottintendenza, poi come sede di Sottoprefettura al primo piano, mentre il piano terra costituiva le carceri distrettuali e circondariali[51]. Nel 1927 divenne sede del municipio di Bivona, con gli uffici allocati sempre al primo piano, il "piano nobile". Nella seconda metà del Novecento la parte meridionale del palazzo, prospiciente la piazza Ducale, venne demolita perché ridotta in pessime condizioni, e venne costruito un nuovo edificio a più piani che fungesse da Municipio e da piccolo albergo. Del palazzo originario oggi rimane solamente una piccola parte, quella settentrionale, divenuta abitazione privata.
  • Palazzo Municipale (XVII secolo), sito tra piazza Ducale e piazza Madrice, nella parte centrale del paese. La sede del Palazzo Municipale di Bivona è l'antico collegio dei gesuiti. Dopo l'espulsione della Compagnia di Gesù dalla Sicilia, i locali del collegio vennero adibiti a scuola (a partire dal XVI secolo Bivona fu sede di scuole primarie e secondarie[52]); nella seconda metà del Novecento il palazzo divenne sede municipale. Alcuni locali costituiscono la biblioteca comunale, altri gli uffici del municipio, altri ancora sono annessi alla vicina Chiesa Madre.
  • Palazzo del Marchese Greco (XVIII secolo), sito nell'omonima via, in stile tardo barocco[53]. È l'unico palazzo nobiliare di Bivona che ha mantenuto le proprie caratteristiche architettoniche. Ritenuta una tra le migliori dimore patrizie del barocco siciliano[54], riproduce, in modo del tutto originale, i rispettivi modelli spagnoli, distaccandosi da essi in modo autoctono ed autonomo. Presenta in modo sontuoso ed elegante le principali caratteristiche della propria corrente artistica: bizzarria ed esagerazione esasperata, inclini al senso del fantastico. Il palazzo, in pietra arenaria e di un solo piano, si sviluppa in lunghezza e presenta otto balconi sulla facciata principale. Il balcone angolare occidentale presenta grottesche figure di pietra, simili a delle cariatidi, che ricordano i mostri che decorano Villa Palagonia a Bagheria (PA). Le sculture esterne rappresentano forme vegetali e frutti, simboli di abbondanza materiale e prosperità economica, condizioni tipiche della Bivona seicentesca e della prima metà del Settecento. Nella parte orientale è presente lo stemma del Marchesato della famiglia Greco. Il palazzo, come si evince dal fregio del balcone centrale, è stato ultimato nel 1707, e successivamente è stato sede della Sottintendenza di Bivona. Oggi è in fase di restaurazione: a lavoro ultimato diverrà sede museale.
    Altri importanti palazzi sono:
  • Palazzo De Michele, sito tra via Lorenzo Panepinto e via De Michele, nella parte centro-settentrionale del paese, un tempo era abitazione del barone De Michele e successivamente dei sottoprefetti di Bivona[55]. La facciata principale, di uno spiccato color rosa, presenta cinque balconi e un portale di ottima fattura. Attualmente il palazzo è di proprietà privata;
  • Palazzo dei Baroni Guggino, sito tra piazza Guggino e via Sirretta, nella parte occidentale del paese. Un tempo era abitazione della famiglia Guggino, che deteneva un Baronato[56]. La facciata principale presenta cinque balconi, di cui uno angolare (quello posto sul lato ovest); l'intera abitazione si sviluppa attorno ad una xanèa, all'interno del quale si trova un'edicola sacra. L'edificio, che un tempo fu anche della famiglia del Marchese Greco, attualmente è di proprietà privata;
  • Antica Casa Comunale, prospiciente l'attuale piazza Giovanni Cinà, nella parte centrale del paese, a 503 m s.l.m., che rappresenta la posizione altimetrica del centro urbano, proprio perché in passato l'edificio fungeva da casa comunale: a ricordare ciò era una piccola lapide di marmo posta, un tempo, nel prospetto frontale. La costruzione, intorno alla metà dell'Ottocento, risultava ristretta e priva di comodità: in alternativa ad essa, fu proposto un progetto per la costruzione della nuova casa comunale in Piazza San Giovanni. A causa della continua sospensione dei lavori, il progetto non venne mai finalizzato: pertanto si riassettò la vecchia sede. L'edificio divenne in seguito sede della Pretura, mentre oggi è l'ufficio del Giudiuce di Pace di Bivona[57].

Torri e campanili

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Le guglie campanarie della Chiesa di Santa Maria di Gesù, prima del crollo della guglia destra

La Torre dell'Orologio (XVIII secolo) è sita in via del Conservatore. Una torre dell'orologio esisteva già nel 1588: corrispondeva al campanile della chiesa di San Giovanni, nella piazza principale del paese, e presentava un orologio che fino al 1775 ha scandito solamente le ore, per diversi decenni; venne sostituito con un altro, attualmente ancora in funzione, in grado di scandire anche i quarti, costruito da don Giuseppe Cambria, abitante di Corleone. Alla fine del Settecento il campanile crollò: venne pertanto costruita una nuova torre, nella zona del castello (dove si trova tuttora); nella seconda metà dell'Ottocento la torre venne ricostruita. La struttura della torre è suddivisa in tre sezioni: la prima è costituita dalla porta di accesso; la seconda da una piccolissima finestrella a forma circolare; la terza dallo strumento che dà il nome alla costruzione: l’orologio. In cima si trovano due piccole campane, utili per scandire l'ora. Gli spigoli della torre vengono accentuati grazie all'alternanza dei mattoni che sporgono e rientrano, aggiungendo così un ulteriore senso di verticalità all’opera[58].

A Bivona erano presenti numerosi campanili, grazie all'abbondante presenza di chiese e conventi. Il campanile della chiesa di San Giovanni Battista, risalente al XV secolo e non più esistente, fungeva anche da orologio pubblico; la chiesa di San Pietro era dotata di un piccolo campanile, di cui oggi non rimane alcuna traccia; non esiste più nemmeno il campanile della chiesa di San Bartolomeo. Nel Novecento è crollato il pregevole campanile di cui era dotata la chiesa Madre Chiaramontana, chiamata il tempio di Bivona.

Gli unici campanili superstiti sono quelli della nuova Chiesa Madre, della chiesa di Santa Rosalia, della chiesa di San Domenico e della chiesa di San Paolo; di un piccolo campanile è dotata anche la chiesa annessa al Convento dei Cappuccini, mentre presso i ruderi della chiesa di Santa Maria di Gesù si possono notare le due rimanenti guglie campanarie, in stile gotico.

Fontane

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La Torre dell'Orologio
 
Fontana Pazza

Numerose sono le fontane e le sorgenti sparse nel territorio bivonese. Il primo impianto di fontane pubbliche risale al 1887, molte furono costruite nel 1894. Oggi a Bivona sono presenti circa una ventina di fontane; le più importanti sono[59]:

  • Fontana Mezzaranciu o Cannulicchi (XIX secolo), sita in piazza Guglielmo Marconi, in ferro. La fontana si trova all’interno di un’esedra in muratura ed è delimitata da una ringhiera in ferro. È nota come Mezzaranciu ("mezza arancia", per via della forma delle vasche) o Cannulicchi ("rubinetti", per via delle bocche che fanno fuoriuscire l'acqua). La fontana è stata progettata dagli ingegneri palermitani Compagno e Messina, ed è stata realizzata nel 1894. Nella struttura è raffigurato l'antico e originario stemma di Bivona, composto da una mezzaluna con le punte rivolte in alto e da una pigna, antico simbolo della comunità che indicava la nobiltà, la benignità e la perseveranza del paese.
  • Fontanella di lu Roggiu (XIX secolo), sita in via Lorenzo Panepinto, in ferro. Di modeste dimensioni, ha una base rettangolare in cui è riportata l'anno della costruzione, il 1894. La parte superiore è semicircolare; sopra l’imboccatura è riportato il nome del paese, sotto si trova lo stemma comunale. È una fontana molto semplice, priva di decorazioni e con forme essenziali, facilmente utilizzabile dagli abitanti per usi quotidiani. Chiamata di lu Roggiu ("dell'Orologio") per la vicina presenza della Torre omonima.
  • Fontana di li Ferri (XVIII secolo), sita in via Ferri, in muratura. Si tratta di una fontana con lavatoio, nei pressi dell'omonima sorgente, documentata già nel XIV secolo, che si trova nella parte meridionale del paese, dove un tempo era presente una Porta. Il nome è da ricondurre all'antica presenza di botteghe di ferraioli. Dal più antico documento sulla fontana, risalente al 1752, si evince che non si trattava di un lavatoio, ma di un abbeveratoio. Di forma rettangolare, è composto da quattro vasche, una grande (l'abbeveratoio) e tre piccole (il lavatoio).
  • Fontana di lu Savucu (XIV secolo), sita in via Conceria, in muratura. Si trova nei pressi dell'omonima sorgente, documentata già nel Trecento. Il termine Savucu ("Sambuco") deriva probabilmente dall’arabo zabbug (olivo selvatico) o da sambuco, l'arbusto i cui frutti vengono utilizzati per la preparazione di vini e sciroppi. La fontana, in pietra locale, è composta da vasche che digradano seguendo il pendio della strada, che si trova nella parte occidentale del paese.
  • Fontana ex abbeveratorio di piazza Guglielmo Marconi (XIX secolo), sita all'interno della Villa Comunale, in muratura. È l’abbeveratoio più grande presente a Bivona. Realizzato negli anni settanta del XIX secolo in Piazza Fiera, l'attuale Piazza Marconi, per abbeverare gli animali da soma che trainavano le carrozze. Recentemente è stato restaurato ed adibito a fontana, mantenendo la sua forma perfettamente circolare. L'acqua della fontana non è utilizzabile né potabile, ma ha solamente fini scenografici.
  • Fontanella di Via Amato (XX secolo), sita nell'omonima via, in ferro. Costruita nel 1929, presenta le stesse caratteristiche di molte altre fontane costruite sul modello di quella di lu Roggiu di Via Lorenzo Panepinto; essa si differenzia dalle altre per la presenza del fascio littorio, simbolo del Fascismo.
  • Fontana Pazza, sita nell'omonima via, in muratura. È chiamata in tale modo perché la sorgente esistente ha un andamento irregolare e rivela ai bivonesi, con un certo anticipo, le annate magre di acqua. Solitamente l'acqua abbonda nel periodo estivo se fuoriesce nel periodo di Santa Lucia, a dicembre. La fontana, nel Novecento, è stata ricostruita ex novo durante i lavori di pavimentazione della strada: quella originaria, esistente da diversi secoli, aveva un abbeveratorio di forma rettangolare nella parte posteriore, e una piccola vasca con un rubinetto da cui fuoriusciva acqua potabile nella parte anteriore; quella attuale, invece, presenta una vasca a forma poligonale e una parte superiore di forma semicircolare da cui fuoriesce l’acqua. La sorgente dà il nome al quartiere, che è situato nella parte settentrionale del paese.

Altre fontane di Bivona

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Li Cannulicchi, storica fontana in Piazza Guglielmo Marconi
 
Fontana in Piazza Madrice
  • Contrada Cappuccini, in muratura
  • Via Gullo (Ponti Pisciatu), in muratura
  • Via Lorenzo Panepinto, in muratura
  • Piazza Madonna delle Grazie, in muratura
  • Piazza Madrice, costruita nel 1894, in ferro
  • Via Marchese Greco, in ferro
  • Via Montemaggiore, costruita nel 1894, in ferro
  • Via Mulè, non funzionante, in ferro
  • Via Mulino Nuovo, in muratura
  • Via Perricone, in ferro
  • Via Piazza, in ferro
  • Via San Bartolomeo, in ferro
  • Piazza Santa Chiara, in ferro
  • Via Santa Rosalia, costruita nel 1894, in ferro
  • Via Sirretta, in ferro
 
Fontana circolare sita all'interno della Villa Comunale

Altre architetture civili

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  • Villa Comunale (XX secolo), sita in piazza Guglielmo Marconi. È stata edificata alla fine degli anni trenta, in pieno periodo fascista, grazie al Commissario Prefettizio Giuseppe Scirè, che attuò il progetto di riqualificazione e sistemazione del verde urbano di Bivona. Prima dell'edificazione della villa, l'intera zona costituiva la Piazza Fiera, la principale piazza del paese. Alla villa comunale (un tempo circondata da una cancellata, perché non sempre aperta al pubblico) si accede da più lati: dal centro, tramite una larga scalinata che ha inizio direttamente da Piazza Marconi, dalle scalinate laterali e dalle vie soprastanti la villa e l'intera Piazza. Al centro si trova una fontana circolare, ex abbeveratorio; a pochi metri si trova il monumento dei caduti; in corrispondenza dell'entrata laterale sinistra si trova un monumento dedicato a Cesare Sermenghi. All'interno della villa si trovano diverse specie di piante, tra cui alberi di melia, robinie e varie aiuole; la maggior parte è di provenienza indigena (sono presenti poche piante esotiche); l'impianto di illuminazione si presenta semplice ma elegante.
 
Antico magazzino del Duca di Bivona, oggi trasformato in un locale
 
Antico Ponte-acquedotto di Bivona
  • Magazzino del Duca (XVI secolo), sito in via Lorenzo Panepinto, in prossimità della Torre dell'Orologio. Si tratta di un edificio utilizzato come magazzino ducale, posto qualche decina di metri più a nord del Palazzo Ducale. La zona antistante al magazzino, prima del 1847, era attraversata dal fiume Alba: pertanto fu fatto costruire un ponte proprio davanti alla costruzione, per permettere il celere e facile passaggio da una sponda all'altra del fiume. Oggi il magazzino, di proprietà privata, è stato trasformato in un locale (pub-pizzeria), mantenendo, tuttavia, le caratteristiche architettoniche essenziali dell'epoca in cui venne edificato.
  • Case Cirriè, site nella parte meridionale del territorio bivonese. Si tratta di una grande masseria a corte centrale di cui rimangono i ruderi di alcuni vani. Alcuni di essi hanno grandi archi acuti situati a piano terra. All'interno sono presenti altri ambienti minori, articolati su più livelli, e un corpo a due piani dove sono situate alcune camere private.
  • Teatro (XIX secolo), sito nell'omonima via ed oggi non più esistente. Un teatro a Bivona era ospitato privatamente in un locale di proprietà del Marchese Greco, piccolo ma dotato di palchi, risalente alla metà del Settecento. Per il fatto che il teatro rappresentava il luogo di ostentazione personale e di differenziazione sociale dei nobili e dell'alta borghesia, nei primi decenni dell'Ottocento venne costruito un nuovo teatro; inoltre furono costituiti un Caffè di Adunanza (successivamente chiamato Casino di Compagnia) e una sala da biliardo, entrambi luoghi frequentati e finanziati dai maggiori esponenti della borghesia locale. I lavori per la costruzione del nuovo teatro ebbero inizio nel 1834 e terminarono dopo il 1847. Nel 1864 il teatro divenne di proprietà comunale. Nonostante esso fosse suddiviso in due piani, dotato di logge e ben illuminato, numerosi fattori negativi, come le ridotte dimensioni del paese e la lontananza dai validi circoli culturali delle città, non fecero emergere il teatro nemmeno tra quelli presenti nel circondario[60]. Oggi il teatro non esiste più: a ricordarlo rimangono solamente il nome della via (Via Teatro) e qualche rudere.
  • Antico condotto di irrigazione (XIX secolo). Il primo vero acquedotto di Bivona venne costruito nel 1889: prima di allora, l'acqua veniva attinta direttamente dalle fontane o dalle sorgenti. Nel suddetto anno venne realizzato questo condotto di irrigazione, rifinito in modo migliore nel 1894 dagli ingegneri Compagno e Messina di Palermo. Nel 1927 si pensò di risistemare il tratto della conduttura esterna, ridotto in pessime condizioni: così tra l'ottobre 1928 e il settembre 1932 l'acquedotto venne sistemato e collaudato. Oggi dell'antico acquedotto rimangono solamente alcuni tratti.
  • Casa del Duca di Bivona (XVIII secolo), sita a Ribera. Venne costruita al tempo del Ducato dei Toledo, ma effettivamente non venne mai abitata dai duchi: i veri proprietari furono soltanto i vari amministratori della Ducea. Nelle vicinanze dell'edificio sono presenti numerosi magazzini del Duca. L'interno del palazzo è in gran parte affrescato: rilevante è un dipinto che rappresenta tutti gli stemmi araldici degli antenati della famiglia Toledo.

Architetture militari

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I ruderi del Castello di Bivona
 
Il Casino
 
Il Castello della "Pietra d'Amico"
 
Il Castello di Poggiodiana a Ribera
 
Il Castello di Bivona in una foto di qualche decennio fa

Le principali architetture militari di Bivona sono:

  • I resti del bastione e le rovine del Castello (XIV secolo), sito tra via Lorenzo Panepinto e piazza Castello, nella parte settentrionale del paese. Il castello fu costruito probabilmente nella prima metà del Trecento, a difesa di un castello principale preesistente o di una torre di guardia. Lo storico Michele da Piazza affermò che il castello venne saccheggiato nel 1359 da Guido e Francesco Ventimiglia, e subito dopo dai loro avversari, gli uomini della fazione chiaramontana. L'edificio venne nuovamente ricostruito nello stesso anno. Il castello fu protagonista e vittima dello scontro tra i Luna e i Perollo nel Cinquecento (Secondo Caso di Sciacca); un secolo dopo, tra le rovine vi era ancora l'arco maggiore che recava il fregio di uno scudo raffigurante lo stemma della famiglia Chiaramonte. Oggi rimangono solamente una porzione del muro di cinta del lato orientale cadente ed il contrafforte angolare nord-occidentale, dichiarati Monumento Nazionale[61]. La superficie che occupava anticamente era di circa 1700 m2: il lato Nord era lungo 47,50 m, il lato Est 35 m, il lato Sud 27 m e il lato Ovest 44,50 m.

Il Casino (XVII secolo), sito in prossimità del Monte Il Casino, da cui prende nome. Si tratta di una costruzione con rinforzi angolari (a forma di torre) che domina l’alto di un colle, da cui si scorge la Diga Castello, situata a pochissimi chilometri. Il complesso, che assume le sembianze di un vero e proprio castello, si svolge su una pianta articolata di forma rettangolare. All’interno sono ancora presenti i ruderi di una cappella religiosa, decorata da stucchi settecenteschi, e i ruderi di altri ambienti con arcate, dai quali era possibile raggiungere i piani superiori dell'edificio. Si pensa che tale costruzione fosse di epoca secentesca e che fungesse da residenza per i periodi di caccia ai nobili del luogo. A breve distanza dal "Casino" si trova un abbeveratoio ottogonale, probabilmente attinente all'edificio[62].

I ruderi del Castello "Petra d'Amico" (IX secolo), sito in prossimità della diga (che da esso prende il nome), al confine con il territorio di Alessandria della Rocca. Fu eretto su di un masso e assunse in poco tempo un ruolo fondamentale anche per i paesi limitrofi. Ne fu signore Pietro D'Amico, che dette il nome alla costruzione. Solitamente il termine feudale Petra in Sicilia designava una fortificazione isolata: unica eccezione fu la Petra D'Amico, che si trattava inizialmente di un casale, in seguito di una baronia. Nel XVI secolo il feudo della Pietra D'Amico, di proprietà dei nobili Abbatellis, fu avocato dallo stato. Nel 1542 fu venduto a don Nicolò Barresi, fondatore della vicina Alessandria della Rocca. Oggi del castello rimane ben poco: solamente qualche pezzo di muro, parte della scalinata e il masso su cui venne edificato. Le acque dell'Invaso Castello sommergono i ruderi del Mulino della Pietra; durante i lavori di costruzione della diga, negli anni ottanta, intorno al castello vennero trovati altri ruderi, cocci, vasellame e utensili che testimoniano la presenza di un insediamento che, probabilmente, veniva difeso proprio dal Castello[63].

Le architetture militari non più esistenti di cui si hanno notizia sono:

  • La torre di guardia, o Turris Bibonae, era la costruzione militare che venne poi inglobata dal castello; viene citata in un diploma dell'11 ottobre 1299 in cui si attesta la concessione dei castelli di Bivona e di Calatamauro a Giacomo di Catania;
  • La torre difensiva, sita nelle vicinanze del "Ponte Pisciato", i cui ruderi erano visibili fino agli anni sessanta del XX secolo. Il bastione era stato costruito ad oggetto di difesa e sicurezza molto probabilmente durante la costruzione della cinta muraria cittadina;
  • Le mura cittadine, costruite nel Trecento, il cui circuito è ricavabile dalla posizione dei vari edifici sacri che esistevano all'epoca e da alcuni documenti e toponimi del tempo. Dalle varie fonti si evince che: il tratto settentrionale formava un unico sistema difensivo con il castello (che era uno dei pochi della Sicilia a non essere costruito extra moenia); nel tratto occidentale si apriva la Porta dei Cavalieri; il tratto meridionale si trovava poco a valle della Chiesa Madre Chiaramontana; il tratto orientale seguiva il corso del fiume Alba che attraversava il paese.

Infine, è da annoverare il Castello di Poggiodiana (XIV secolo), sito nel territorio di Ribera: ha attinenza con Bivona in quanto è stato costruito da Guglielmo Peralta, padre di Niccolò, signore di Bivona, e per secoli è stato dominio dei nobili signori bivonesi.

 
Piazza San Giovanni vista dal basso
 
Lo Stemma di Bivona in Piazza San Giovanni
 
I palazzi condominiali di Via Porta Palermo

Strade e Piazze

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  • Via Roma, sita tra piazza Guglielmo Marconi e contrada Scaldamosche; è stata costruita nel XIX secolo e rappresenta un tratto della SS 118 che attraversa il paese. È dotata di molteplici strutture e rivendite che la rendono il vero centro cittadino: in cia Roma, infatti, sono presenti l'ufficio postale, una banca, diversi bar, il cinema, le rivendite di tabacchi, un'edicola, alcuni mini-market, negozi di abbigliamento, ferramenta, gioiellerie, la sede dell'ex-Università e rivendite di alimentari;
  • Via Porta Palermo, sita tra contrada Canfuto e piazza Guglielmo Marconi; rappresenta la porta d'ingresso di Bivona per chi proviene da Santo Stefano Quisquina. Si caratterizza per la notevole presenza di palazzi condominiali, edificati nel XX secolo, quando il paese si espanse sia verso ovest che verso est;
  • Via Lorenzo Panepinto, sita tra piazza Guglielmo Marconi e via Fabrizio De Andrè; costruita nel 1847, sotto di essa si trova il fiume Alba, che un tempo scorreva all'aperto. Intitolata alla memoria di Lorenzo Panepinto, poeta e politico di stampo socialista, vittima della mafia. Lungo questa via si possono ammirare alcuni tra i più importanti luoghi e monumenti di Bivona, tra cui i resti del castello, la torre dell'orologio, il palazzo ducale, il palazzo De Michele, la chiesa di Sant'Isidoro. La via Lorenzo Panepinto conduce dalla piazza principale del paese fino alle vicinanze del liceo "L. Pirandello";
  • Piazza Castello, sita tra via Calvario e via Benedettine; in essa si trovano i resti del castello di Bivona e un'elegante fontana circolare. Ogni venerdì diventa sede del mercato rionale;
  • Piazza Damaso Pio De Bono, sita tra via Quartiere e via Municipio; qualche anno fa è stata intitolata alla memoria del vescovo di Caltagirone Damaso Pio De Bono, di origini bivonesi. In precedenza era denominata "piazza Madrice" per la presenza della nuova Chiesa Madre; annesso all'edificio sacro si trova l'ex collegio dei Gesuiti, ora sede municipale;
  • Piazza Ducale, sita tra piazza Guglielmo Marconi e via Telegrafo; così chiamata per l'antica presenza del palazzo ducale, in essa si trova l'ingresso principale del palazzo municipale;
  • Piazza Giovanni Cinà, sita tra via Piazza e via Picone; intitolata alla memoria di Giovanni Cinà, ex sindaco di Bivona e Segretario provinciale della D.C. di Agrigento fino al 1955. In essa si trova la chiesa di San Domenico, l'ex chiesa della Concezione e l'antica casa comunale;
  • Piazza Guglielmo Marconi, sita tra via Roma e via Lorenzo Panepinto; è la piazza principale di Bivona, da cui si dipartono le più importanti vie del paese. Un tempo era chiamata piazza Fiera ed era molto più grande di come si presenta oggi: infatti la superifice della Villa Comunale occupa gran parte dell'antico spazio della piazza; in parte è stata recentemente restaurata;
  • Piazza San Giovanni, sita tra via Piazza e via Carmine; può essere considerato un vero e proprio punto panoramico all'interno del paese. Si tratta di una grande piazza che funge da terrazza, da cui si gode il panorama di gran parte del territorio bivonese, della diga Castello, della catena montuosa dei Sicani e di qualche paese limitrofo. Nella piazza si trova l'antico convento dei Carmelitani e delle suore agostiniane (che presto diverrà sede della biblioteca comunale), il comando dei vigili urbani, il circolo culturale "Leonardo da Vinci" (un tempo Circolo dei Civili) e alcune palazzine residenziali.
  • Piazza XXVIII Ottobre, sita tra via Roma e via Piazza. Il nome alla piazza è stato dato in onore di Mussolini (il 28 ottobre ricorda la Marcia su Roma dei fascisti), in previsione di una sua visita a Bivona. La piazza ha una forma triangolare ed è abbellita dalla presenza di alcune robinie e panchine che ne allietano l'aspetto. Nel periodo estivo diventa luogo di raduno per molti bivonesi.
 
Xanèa tra Via Sirretta e Piazza Guggino
 
Monumento al movimento operaio e contadino; sullo sfondo, la Chiesa di San Paolo
 
Sede dell'ex carcere di Bivona
 
Le edicole sacre al bivio di li Madunnuzzi

Una xanèa (o hanìa, hanèia, khanèa) è una volta ad arco, tipicamente araba, che si trova ad un crocicchio di vie dentro il paese. Per la precisione indica un arco che mette in comunicazione due abitazioni, sovrastato anch'esso da vani abitati, sotto il quale in genere passa una strada[64]. Attualmente a Bivona sono presenti solamente quattro xanèe: una è crollata negli anni duemila, altre non esistono più da diversi decenni. La lettera iniziale è una fricativa gutturale sorda e va pronunziata come il χ del greco antico (/ch/).

  • Xanèa piazza Guggino, mette in comunicazione piazza Guggino e via Sirretta, nella parte occidentale del paese;
  • Xanèa piazza San Paolo (Ex via Arco Trizzino), mette in comunicazione piazza San Paolo con piazza Guggino, nella parte occidentale del paese;
  • Xanèa via Arco Marciante, mette in comunicazione via Arco Marciante con via Balsamo, nella parte centrale del paese;
  • Xanèa via Arco Marchese Greco, mette in comunicazione via Arco Marchese Greco con via Roma, nella parte centrale del paese.

Statue ed altri monumenti

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  • Monumento ai caduti di tutte le guerre, sito in piazza San Giovanni. Si tratta di un cenotafio ricoperto di marmo di Carrara ai cui piedi è posto un grosso blocco di pietra ricoperto di marmo su cui sono riportati i nomi di tutti i bivonesi che morirono, combattendo, durante le due guerre mondiali. Sopra il monumento è posta un'aquila, simbolo di forza, di nobiltà e di gloria. In occasione della feste nazionali (25 aprile, 2 giugno, 4 novembre) il monumento viene decorato da una corona ornata con una fascia tricolore. Per buona parte del XX secolo la statua era situata dapprima in piazza San Giovanni (in una posizione diversa da quella attuale), poi all'interno della villa comunale;
  • Monumento a Cesare Sermenghi, sito all'interno della villa comunale. Si tratta di una lapide commemorativa, inaugurata nel 2002, in onore dell'artista di origini bivonesi Cesare Sermenghi (1918-1997). Riporta una poesia dell'autore (Porta Palermo, dedicata alla via di Bivona in cui crebbe il Sermenghi) e, fino a qualche anno fa, presentava un bassorilievo in bronzo raffigurante il volto dell'artista: nel 2006, infatti, l'opera è stata danneggiata e il bassorilievo è stato derubato[65]. Il monumento è stato restaurato ma tuttora rimane privo del volto in bronzo di Cesare Sermenghi;
  • Monumento al movimento operaio e contadino, sito in piazza San Paolo. Realizzato alla fine degli anni novanta, venne presentato al cospetto di Sergio Cofferati, allora segretario nazionale della CGIL e attuale sindaco di Bologna. Il monumento, a forma prismatica su basamento trapezoidale (che a sua volta insiste su una pavimentazione quadrata acciottolata), in un lato raffigura un lavoratore, affaticato, che cerca sostegno sul suo attrezzo di lavoro; nel lato opposto è raffigurata una povera famiglia contadina. Nei due lati rimanenti si trovano due targhette: una riporta la frase "Il lavoro nella libertà", l'altra ricorda il "destinatario" dell'opera: "Al movimento operaio e contadino". Le figure dei personaggi sono bassorilievi in bronzo.
  • Monumento dei donatori, sito in via Lorenzo Panepinto, nella parte centrale del paese. Realizzato e presentato alla fine degli anni novanta, si tratta di una lapide che reca al centro una raffigurazione bronzea di alcuni donatori di sangue. Il monumento è stato commissionato dalla sezione AVIS di Bivona.

Carceri

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Durante i secoli XVII e XVIII le carceri di Bivona avevano sede in alcuni locali posti nel quartiere di San Domenico, nelle vicinanze del convento dei Domenicani. Nel 1714 le carceri furono trasferite nel quartiere di Santa Rosalia: in seguito vennero ricordate in un documento del 1761. Il custode o castellano delle carceri veniva nominato dal barone o da un suo procuratore[66]. Durante l'Ottocento venne istituito il carcere distrettuale (divenuto in seguito circondariale) in quanto Bivona era stata eletta capoluogo. I locali erano disposti presso il piano terra del palazzo ducale. Nella seconda metà del Novecento la parte meridionale del palazzo venne demolita, e le sedi del carcere si mantennero solamente nella parte nord. Attualmente il palazzo è di proprietà privata.

Edicole sacre

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Numerose erano anche le edicole sacre, che costituivano un vero e proprio luogo di culto e che vantano antiche tradizioni. La loro importanza nel passato era dovuta anche al fatto di essere considerate un punto di riferimento per indicare zone e vie di Bivona, quando ancora non esisteva la toponomastica cittadina. Oggi ne sono rimaste poche, poste soprattutto all'interno delle xanèe. Le principali edicole sacre di cui si ha notizia sono[67]:

  • Edicola della Madonna delle Grazie, sita nell'omonima piazza, venne edificata in sostituzione della Cappella della Madonna delle Grazie;
  • Edicola della Madonna di Montemaggiore, sita in via Montemaggiore, venne edificata in sostituzione della Cappella della Madonna di Montemaggiore;
  • Edicola della Madonna delle Grazie, sita sotto l'arco di via Cannova, conserva l'originario quadro che raffigura la Madonna che allatta il Bambino Gesù;
  • Edicola della Madonna dell'Arco, sita sotto la xanèa tra piazza Guggino e via Sirretta; in essa si trova un quadro della Madonna dell'Arco che sostituì uno precedente della Madonna di Fatima;
  • Edicola di via Arco Marciante, sita sotto la xanèa di via Arco Marciante, custodisce un quadro di Gesù Crocifisso con le pie donne ed una statua del Cuore di Gesù;
  • Edicola di via Fondachello, sita sotto la xanèa tra via Piazza e via Fondachello; non si sa nulla di essa in quanto alcuni decenni fa la xanèa venne chiusa;
  • Edicole di li Madunnuzzi, site nel muro esterno di una casa rurale nei pressi dello stadio comunale, all'altezza del bivio Alessandria della Rocca-Ribera che da esse assume il nome di bivio di li Madunnuzzi; le antiche statue che si trovavano all'interno vennero trafugate e successivamente sostituite con due immagini sacre, una raffigurante l'Immacolata, l'altra Santa Rosalia;
  • Edicola di via Fondachello, sita nell'omonima via, nella facciata principale di una casa. Si tratta di una raffigurazione sacra (l'Immacolata con San Francesco e Sant'Antonio ai lati) disegnata a colori su nove mattonelle che formano un quadrato; al di sopra è raffigurato un Ostensorio su fondo bianco. Poco lontano, sempre sul muro esterno soprastante il balcone, si trova un antico orologio solare.

Siti archeologici

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Nel territorio di Bivona non esistono veri e propri siti archeologici; tuttavia a Bivona e in tutto il suo territorio sono stati ritrovati tantissimi reperti archeologici, che confermano la presenza di insediamenti umani nel luogo a partire già dall'età del rame. Tra questi, si ricordano alcuni cocci di ceramica Serraferlicchio (età neolitica) e ceramica madreperlacea nera di tipo campano (ultimi secoli avanti Cristo-primi secoli dopo Cristo), monete puniche (III secolo a.C.) e alcune necropoli di epoca musulmana e di tipo saraceno[68]. Un sito archeologico di significativo valore geologico è il Vallone Acque Bianche. Nella Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio si trovano i reperti fossili più antichi di Sicilia, con datazione approssimativa tra i 280 e i 225 milioni di anni fa (risalenti, quindi, al periodo Permiano, ultima fase del Paleozoico). Le rocce sedimentarie sono ricche di foraminiferi (microscopici organismi dai gusci calcarei), di ammoniti (molluschi cefalopodi con conchiglia), di briozoi, ostracidi, molluschi bivalvi, spugne, e trilobiti. Nel territorio di Palazzo Adriano, a pochi chilometri da Bivona, si trovano, ancora integri, sia la Pietra di Salomone, sulla cui parete ovest si trovano alcune stanze, usate come vedette, scavate dai bizantini, sia la Pietra dei Saraceni, in cui è scolpita una scala che porta ad un pozzo di forma circolare, probabilmente per la raccolta dell'acqua piovana. L'area di Bivona, e dei Monti Sicani in generale, è stata, probabilmente, la prima in Sicilia ad essere abitata: infatti i primitivi popolatori dell'Isola furono verosimilmente i Sicani[69]. A qualche chilometro da Bivona si trovano le rovine di Hippana, antica città greca nei pressi di Prizzi: Cesare Sermeghi, dopo aver consultato alcune opere di autori latini e greci, affermò che gli abitanti di Hippana, dopo essere stati cacciati dalla propria sede nel 258 a.C., si trasferirono nell'attuale territorio di Bivona[70], dove fondarono una nuova città (il nome Bivona deriverebbe da Hippana). Inoltre molti studiosi ritengono che anche l'antica città di Krastos appartenga all'area dei Monti Sicani: molti la identificano con l'odierna Castronovo di Sicilia, ma il sito esatto della località è ancora sconosciuto.

Aree naturali

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Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio

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  Per approfondire, vedi Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio.
 
Panoramica del territorio bivonese che ricade all'interno della Riserva Naturale

La Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio è stata istituita nel 1997. È una riserva naturale regionale della Sicilia che ricade nei territori di Bivona e di Burgio (in provincia di Agrigento) e di Chiusa Sclafani e di Palazzo Adriano (in provincia di Palermo). In questa riserva si trovano fossili risalenti al Permiano, i più antichi e preziosi di Sicilia. Il merito della valorizzazione di questa area naturale è del paleontologo Gaetano Giorgio Gemmellaro (1832-1904). L'area è gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali. La riserva ha una superficie di 5.862 ha ed è attraversata dal fiume Sosio (corso d'acqua che nasce tra Santo Stefano Quisquina e Bivona); è stata inaugurata nel maggio 2005 e presenta 40 sentieri, oltre 60 specie di uccelli, più di 47 specie botaniche (tra cui bellissime orchidiacee e funghi come il funcia di ferla) e un'area attrezzata, quella della Menta nel bosco di San Adriano. Il 18 maggio 2005, giorno dell'inaugurazione, erano presenti le maggiori associazioni ambientaliste (Lipu, WWF e Legambiente), i rappresentanti delle istituzioni, moltissimi cittadini e studenti delle scuole elementari e medie dei comuni interessati e Mons. Carmelo Ferraro, allora Arcivescovo della Arcidiocesi di Agrigento, a cui è spettato l'onore di tagliare il nastro.[71]

Area Attrezzata demaniale Canfuto

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L'Area Attrezzata demaniale Canfuto è gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali[72]. Sorge su un'altura boscata dominante la vallata sottostante e Bivona. Si estende su circa 3 ettari ed ha prevalentemente conifere. È fornita di 12 tavoli rustici in pietrame calcareo e tronchi di cipresso piallato ottimamente. Ci sono circa 180 posti a sedere, due bagni (uno per disabili), 12 punti cottura, 5 fontanelle caratteristiche in pietra locale, 2 campi di bocce. Inoltre è di rilevante importanza l'assenza di barriere architettoniche. L'Area Attrezzata Canfuto si trova in territorio bivonese, ed è facilmente raggiungibile percorrendo la Strada statale 118 (nel tratto Bivona-Santo Stefano Quisquina).

Parco dei Monti Sicani

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  Per approfondire, vedi Parco dei Monti Sicani.

Nel gennaio 2006 è stata annunciata la nascita del Parco dei Monti Sicani, il quinto parco regionale in Sicilia[73]. Il disegno di legge è stato presentato da Giovanni Panepinto, deputato regionale all'ARS e Sindaco di Bivona. I territori che rientreranno nel nuovo parco sono quelli compresi nell’entroterra agrigentino e palermitano, da Sant'Angelo Muxaro (AG) a Prizzi (PA), incluse le seguenti riserve naturali già istituite: Riserva naturale orientata Monte Cammarata, Riserva naturale orientata Monte Carcaci, Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, Riserva naturale orientata Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco e Riserva naturale integrale Grotta di Sant'Angelo Muxaro. Nel 2008, a causa della caduta del governo Cuffaro, sono stati interrotti i lavori per l'iter legislativo del disegno di legge sull'istituzione del Parco[74]: la procedura è ripartita solamente nel novembre 2008; alla fine di aprile 2009 il parco è stato ufficialmente istituito; le sedi sono state individuate nei comuni di Bivona e Palazzo Adriano[75].

Galleria fotografica

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  1. 1,0 1,1 Guida turistica di Bivona.net, su bivona.net. URL consultato il 01-04-2009.
  2. Tesori di Bivona, su beniculturalibivona.blogspot.com. URL consultato il 01-04-2009.
  3. Riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, su parchi-italiani.com. URL consultato il 01-04-2009.
  4. Chiesa Madre Chiaramontana Bivona, su bivonaonline.it. URL consultato il 01-04-2009.
  5. Antonino Marrone, Storia delle Comunità Religiose e degli edifici sacri di Bivona, Bivona, Comune di Bivona, 1997. pag. 99.
  6. Chiesa Santa Rosalia Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
  7. Chiesa del Carmelo Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
  8. 8,0 8,1 Marrone, 1997, p. 389.
  9. Marrone, 1997, p. 373.
  10. Marrone, 1997, p. 272.
  11. Convento Cappuccini Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
  12. Chiesa Madre Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
  13. Chiesa Sant'Isidoro Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
  14. Marrone, 1997, p. 189.
  15. Marrone, 1997, p. 406
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  23. 23,0 23,1 Marrone, 1997, p. 164.
  24. Marrone, 1997, p. 167.
  25. Marrone, 1997, p. 199.
  26. Marrone, 1997, p. 255.
  27. Il nome deriva dall'affioramento spontaneo di olio minerale nella zona in cui sorse il Santuario. L'olio veniva utilizzato per accendere le lucerne e, come medicamento, per guarire alcune malattie, specialmente quelle degli animali.
  28. Santuario della Madonna dell'Olio Bivona, su chiesabivona.it. URL consultato il 01-04-2009.
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  46. 46,0 46,1 Marrone, 1997, p. 204.
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  48. 48,0 48,1 48,2 48,3 48,4 48,5 Marrone, 1997, p. 207.
  49. Marrone, 1997, p. 403.
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Bibliografia

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Collegamenti esterni

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