Bivona/Lo stemma comunale

Lo stemma di Bivona è l'emblema cittadino del comune di Bivona, in provincia di Agrigento, nell'area dei Monti Sicani. Esso rappresenta l'antico stato di nobiltà e di benessere economico, sociale e culturale del paese, divenuto ducato nel XVI secolo e capoluogo di distretto e di circondario nel XIX secolo, oltre che sede di sottintendenza e sottoprefettura, motivo per cui l'emblema viene rappresentato anche all'interno dello stemma della Provincia di Agrigento. Anticamente lo stemma era sovrastato dalla corona muraria: infatti, nel 1554, il comune è stato fregiato del titolo di Città.

Descrizione araldica

modifica
 
Rappresentazione dello Stemma di Bivona in Piazza San Giovanni

La descrizione dello stemma comunale è la seguente[1]:

« Scudo recante al suo interno due rami intrecciati di quercia e di ulivo e stemma, sormontato da una corona, raffigurante nella parte superiore una mezza luna calante e nella parte inferiore un granchio »

mentre il gonfalone[1]:

« riproduce lo Stemma su fondo azzurro arricchito di decori floreali. Detta insegna deve essere sempre accompagnata dal Sindaco o da un assessore delegato e scortata dai vigili urbani del Comune »

Storia dell'emblema

modifica

La mazza giuratoria

modifica

Fino al 1785 negli atti ufficiali del Comune di Bivona veniva utilizzato un sigillo comunale su cui erano incise le armi del signore dell'epoca. Il 5 marzo 1785, con la pubblicazione delle regie lettere circolari, fu disposto che i baroni del regno non si ingerissero nella elezione dei giurati e sindaci delle rispettive terre[2]: pertanto, non essendo più emanazione del potere baronale, l'amministrazione civica bivonese venne dotata di un nuovo sigillo. Quest'ultimo recava lo stemma di Casa Borbone-Sicilia nella parte superiore, e alcuni elementi naturalistici (come alcune piante) intorno ad una torre nella parte inferiore.

Ma l'amministrazione civica di Bivona aveva già un proprio emblema: si trattava di una mazza giuratoria, commissionata dai giurati bivonesi ad un argentiere palermitano, che veniva utilizzata durante le solennità religiose e civili. La mazza è di gusto tardo barocco e probabilmente risale al 1669[3]. Si hanno le prime notizie su di essa in una lettera inviata ai giurati di Bivona l'11 luglio 1720[4]: allora la mazza venne data in pegno ad uno dei due monasteri femminili presenti in città, ma fu riscattata poco tempo dopo e restaurata nel 1791. Il primo documento in cui si parla di uno stemma di Bivona risale al 1860: dopo lo sbarco dei Mille, infatti, il neoeletto Consiglio Civico di Bivona ordinò al cassiere comunale del vecchio consiglio di consegnare al nuovo cassiere la mazza d'argento forata al di sotto e adorna di due puttini pure di argento, un drappo di velluto di seta color cremisi gallonato con lo stemma e l'immagine della V. SS e della protettrice S. Rosalia[5].

Il primo stemma

modifica

Negli anni settanta del XIX secolo gli amministratori comunali adottarono uno stemma in grado di ben rappresentare la dignità, il nome e la personalità del Comune: in esso vi erano raffigurati le armi della famiglia De Luna (la nobile famiglia sotto cui Bivona venne elevata a ducato) e la pigna già presente nella mazza giuratoria, simbolo araldico di antica nobiltà, benignità e perseveranza[5]. Tale stemma venne raffigurato per la prima volta nel "Dizionario Corografico dell'Italia", pubblicato da Amato Amati nel 1877[6]. Successivamente comparse nelle opere di Gustavo Strafforello (1893) e di Francesco Nicotra (1907)[7]. Lo storico bivonese Giovan Battista Sedita, nel suo Cenno storico-politico-etnografico di Bivona del 1909, lo descrive in questa maniera: "d'azzurro, con la mezza luna nel mezzo del capo ed una pina col gambo e le foglie alla punta"[8]. Nel "Dizionario dei Comuni siciliani" del Nicotra, allo stemma venne sovrapposta una corona sostenente otto torri riunite da cortine di muro: era il simbolo del titolo di Città, conferito a Bivona da Carlo V nel 1554[9].

Lo stemma della provincia

modifica

Durante gli anni venti del Novecento, la Provincia di Girgenti (Agrigento) venne dotata di un proprio stemma: esso raffigurava gli emblemi delle città di Girgenti, Sciacca e Bivona, ovvero le sedi provinciali della prefettura e delle due sottoprefetture[10]. Nell'occasione lo stemma bivonese venne male interpretato dagli autori dell'emblema provinciale: essi, infatti, raffigurarono il crescente lunare rivoltato (con le punte rivolte verso il fianco sinistro dello scudo) anziché il crescente lunare montante, ed a posto della pigna rappresentarono un corpo ovolare di non facile identificazione, dotato di otto brevi estrofessioni laterali: in seguito il misterioso oggetto venne definito un ragno. Lo stemma della Provincia di Agrigento venne approvato dalla Consulta Araldica Nazionale e legalizzato con real decreto il 15 aprile 1938, quando l'emblema venne di poco modificato, assumendo l'aspetto che mantiene tuttora. Ecco la descrizione araldica dell'emblema di Bivona compreso nello stemma provinciale: "...nel terzo (riquadro, nda), d'azzurro caricato in alto da un montante d'argento rivoltato, sotto un ragno passante su una pianura al naturale"[11].

Il riconoscimento dello stemma

modifica
 
Portale dell'ex Collegio dei Gesuiti, oggi sede municipale

Quando, nel febbraio 1938, l'Amministrazione provinciale aveva richiesto informazioni e notizie storiche sugli emblemi delle città di Agrigento, Sciacca e Bivona, il commissario straordinario del Comune di Bivona Giuseppe Scirè, dopo aver confermato che lo stemma del paese era quello raffigurato nell'emblema provinciale, incaricò lo Studio Araldico di Padova di iniziare le pratiche presso la Consulta Araldica per il riconoscimento dello stemma comunale[11]. Così il mese successivo il prof. Sebastiano Bianchini, incaricato di elaborare lo stemma provinciale, scrisse erroneamente che lo stemma usato dal Comune di Bivona rimonta ad epoca molto lontana e che rappresenta una mezza luna e un ragno, usato come sigla o timbro da Pietro, primo duca di Bivona. Tuttavia qualche mese dopo dichiarò di non possedere alcuna notizia certa sullo stemma bivonese[12]: per tale motivo le pratiche per il riconoscimento si arenarono, anche a causa della sopravvenienza della seconda guerra mondiale[13].

Anomalie ed errori

modifica

Il 21 giugno 1941 il podestà di Bivona Salvatore Di Salvo ritornò sulla questione del riconoscimento dello stemma, chiedendo alla Consulta Araldica di ufficializzare l'antico emblema, non riconosciuto dal regio governo. Ma a causa dell'anomala rappresentazione delle foglie alla base della pigna anziché dei normali aghi, la figura venne identificata con quella di un ananas. Per lo stesso motivo, l'anno precedente lo stemma bivonese venne descritto come raffigurante un cardo d'oro in campo azzurro sormontato da un crescente montante di argento[14].

Lo stemma attuale

modifica

Da qualche decennio il Comune di Bivona ha adottato uno stemma nuovo, molto simile a quello presente nell'emblema provinciale, che presenta alcune differenze rispetto a quelli precedenti[14]:

  • a posto della pigna e del ragno, è raffigurato un granchio (probabile attinenza con il simbolo dell'antica Akragas, Ἀκράγας);
  • a posto del crescente lunare rivoltato, è raffigurato un crescente lunare volto (con le punte rivolte verso il fianco destro dello scudo);
  • a posto della "pianura al naturale", lo stemma presenta una partizione araldicamente incongrua.
 
Antico stemma di Bivona raffigurato su una fontana

Rappresentazioni dello stemma

modifica

Oltre ad essere presente su carte e documenti, lo stemma di Bivona è ben rappresentato all'interno del paese. Esso, infatti, compare in diverse forme in numerosi luoghi:

  • sulla maggior parte delle fontane, costruite a partire dalla fine del XIX secolo, su cui compare l'antico emblema (con la raffigurazione della pigna);
  • all'interno di un arco del Ponti Pisciatu, antico ponte ferroviario della città;
  • all'interno del Palazzo Municipale, in cui si trova una rappresentazione scultorea del nuovo emblema;
  • sulla pavimentazione di Piazza San Giovanni, su cui l'opera è stata recentemente realizzata.
 
Rappresentazione scultorea dello Stemma di Bivona
  1. 1,0 1,1 Tratto dallo Statuto comunale.
  2. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 448.
  3. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 448.
  4. Archivio di Stato di Agrigento, Sottoprefettura di Bivona, vol. 5, fasc. 10, lettera ai giurati di Bivona dell'11 luglio 1720.
  5. 5,0 5,1 Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 449.
  6. Amati, vol. I, 1877, pagg. 826-827.
  7. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 450.
  8. Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, Bivona, 1909. Pag. 117
  9. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 450.
  10. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 450.
  11. 11,0 11,1 Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 451.
  12. Biblioteca della Provincia Regionale di Agrigento. Fascicolo riguardante lo Stemma della Provincia. passim.
  13. Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 452.
  14. 14,0 14,1 Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001. Pag. 452.