Bivona/Il circondario storico
Il circondario di Bivona fu una divisione amministrativa della provincia di Girgenti che s'estendeva nel territorio di 13 comuni, con capoluogo Bivona[2]. Soppresso ed incluso nel 1927 nella provincia di Agrigento, ricalcava il territorio dell'omonimo e precedente distretto costituito nel 1812[3] nel regno delle Due Sicilie, quando in Sicilia venne abolità la feudalità.
Territorio
modificaIl circondario di Bivona comprendeva il territorio di 13 comuni:
- Bivona, il capoluogo
- Alessandria di Sicilia, dal 1862 chiamata Alessandria della Rocca
- Burgio
- Calamonaci
- Cammarata
- Castel Termine, oggi chiamato Casteltermini
- Cianciana
- Lucca, oggi chiamato Lucca Sicula
- Ribera
- San Biagio, oggi chiamato San Biagio Platani
- San Giovanni di Cammarata, oggi chiamato San Giovanni Gemini
- Santo Stefano di Bivona, oggi chiamato Santo Stefano Quisquina
- Villafranca, oggi chiamata Villafranca Sicula
Inoltre fino al 1859 (quando la circoscrizione era ancora denominata distretto) vi era compreso il territorio del borgo di San Ferdinando (frazione di Bivona), oggi Filaga, frazione di Prizzi (PA). Di seguito vengono riportate le descrizioni dei comuni del distretto di Bivona contenute nelle opere di Antonino Busacca (Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia preceduto da un compendio storico siculo, 1850) e Girolamo di Marzo Ferro (Dizionario geografico, biografico, statistico e commerciale della Sicilia, 1853).
Bivona
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Alessandria della Rocca
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Burgio
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Calamonaci
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Cammarata
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Castel Termine
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Cianciana
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Lucca
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Ribera
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San Biagio
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San Giovanni di Cammarata
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Santo Stefano di Bivona
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Villafranca
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Il distretto di Bivona
modificaLa Costituzione del 1812
modificaPer approfondire, vedi Costituzione siciliana del 1812. |
Il Parlamento siciliano straordinario riunitosi a Palermo nel 1812 decretò l'abolizione della feudalità in Sicilia (19 luglio), la promulgazione della Costituzione ed una radicale riforma degli apparati statali, che portò alla ridefinizione del rapporto tra lo Stato e la società.
Il Parlamento abolì l'antica suddivisione amministrativa della Sicilia in tre valli (Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto) e stabilì l'istituzione di 23 distretti. Essi vennero delimitati dallo studioso ed astronomo Giuseppe Piazzi, che tenne conto delle caratteristiche naturali, economiche e demografiche delle varie zone dell'Isola[17].
Ecco il testo tratto dalla Costituzione di Sicilia stabilita nel Generale straordinario Parlamento del 1812 sui criteri utilizzati per delimitare i distretti e stabilirne i capoluoghi:
Nonostante i criteri avanzati dal Piazzi, vi furono numerose liti e controversie tra le città-capoluogo e quelle che miravano a ricoprire tale ruolo: infatti le città designate come capoluogo di distretto usufruivano di diversi vantaggi politici, economici ed occupazionali.
Le 23 città siciliane elevate a capoluogo di distretto furono: Acireale, Alcamo, Bivona, Caltagirone, Caltanissetta, Catania, Cefalù, Corleone, Girgenti, Mazara del Vallo, Messina, Mistretta, Modica, Nicosia, Noto, Palermo, Patti, Piazza Armerina, Sciacca, Siracusa, Termini Imerese, Terranova di Sicilia, Trapani.
Bivona, capoluogo del XII distretto, e Caltanissetta erano le uniche città ex-feudali elevate a capoluogo di distretto: le altre ventuno città, infatti, anticamente erano città demaniali[1].
La controversia con Castronovo
modificaCastronovo di Sicilia, ex città demaniale e sede dell'antica comarca in cui era compresa anche Bivona[18], si oppose fermamente all'elevazione a capoluogo di distretto della città di Bivona[1]. Nonostante fosse stato inserito all'interno del distretto di Termini Imerese, Castronovo pretendeva di diventare capoluogo del distretto bivonese[18]: in un memoriale inviato il 22 ottobre 1812 al re di Sicilia Ferdinando III, i giurati ed il sindaco castronovesi affermavano che Bivona tanto se si considera nel fisico, quanto nel suo morale[18] non era degna di ricoprire il ruolo che le era stato affidato: essi misero in evidenza il basso numero di abitanti bivonesi, l'assenza di fondachi e case decenti da potersi ricoverare i passeggeri[18], l'aria malsana causata dalla vicina presenza delle risaie e la mancanza di strade adeguate ad una facile comunicazione tra i diversi paesi del distretto ed il capoluogo[19].
Ciononostante, il Parlamento siciliano ritenne più valide le motivazioni che avevano indotto ad elevare a capoluogo la città di Bivona[1].
Territorio e confini del distretto
modificaLa delimitazione del distretto di Bivona[20]
Il distretto di Bivona era delimitato dal mar Mediterraneo (Canale di Sicilia) a sud, dal fiume Platani ad est, dal fiume Verdura ad ovest e dalla catena dei monti Sicani a nord[1].
Non furono e non potevano essere prese in considerazione proposte (come quelle di Castronovo) di delimitare in altro modo il distretto bivonese: la mancanza di strade rotabili e di ponti sui fiumi avrebbe reso enormemente difficili le comunicazioni con altre località poste al di fuori di quei confini[1].
Inoltre la scelta di elevare Bivona a capoluogo di distretto, nonostante la crisi demografica del paese, fu sostenuta da vari e validi motivi[21]:
- Bivona vantava origini antiche;
- geograficamente occupava una posizione centrale nell'ambito del distretto;
- tra i secoli XV e XVII era stata uno dei maggiori centri feudali della Sicilia, soprattutto in seguito alla sua elevazione a ducato (il primo nell'Isola) e città (1554);
- presentava un ampio numero di edifici e monumenti religiosi;
- vantava una secolare e prestigiosa tradizione scolastica grazie alla presenza di un collegio gesuitico.
Il distretto di Bivona confinava a nord con i distretti di Corleone e Termini Imerese, ad est con il distretto di Caltanissetta, a sud con il distretto di Girgenti e ad ovest con il distretto di Sciacca[21].
Comprendeva, oltre a Bivona, altri dodici comuni ed una borgata, San Ferdinando (oggi Filaga), aggregata al comune di Bivona fino al 1859[21]. La superficie del distretto era di circa 864 km2[21]; la popolazione, secondo un censimento del 1798, era di 48.585 abitanti[21], così distribuiti[18]:
Comune | Estensione (km²) | Popolazione |
---|---|---|
Alessandria di Sicilia | 61,88 | 4.416 |
Bivona | 88,57 | 2.582 |
Burgio | 42,22 | 5.868 |
Cammarata | 191,80 | 5.123 |
Calamonaci | 32,59 | 780 |
Castel Termine | 99,47 | 5.590 |
Cianciana | 37,71 | 3.400 |
Lucca | 18,41 | 1.960 |
Ribera | 118,64 | 4.656 |
San Biagio | 42,42 | 2.500 |
San Giovanni di Cammarata | 26,30 | 3.011 |
Santo Stefano di Bivona | 85,94 | 5.486 |
Villafranca | 17,67 | 3.213 |
I funzionari distrettuali e la sottintendenza di Bivona
modificaI funzionari distrettuali giunsero a Bivona tra il 1813 ed il gennaio 1814[21]. I ruoli dei funzionari erano:
- il segreto;
- il proconservatore;
- i tre giudici del tribunale;
- il capitan d'arme.
Il segreto era responsabile del settore finanziario: da egli dipendevano i prosegreti esattori del comune di Bivona; il proconservatore apprestava i ruoli dei contribuenti; i giudici discutevano le cause di seconda istanza; il capitan d'arme era posto alle immediate dipendenze del ministro di alta polizia ed assicurava la pubblica sicurezza, in particolar modo nelle campagne, grazie all'ausilio della sua compagnia d'arme, formata da dodici uomini[21].
Durante il 1813 ed il 1814 a Bivona si svolsero le elezioni distrettuali che portarono al Parlamento siciliano due deputati eletti in tre tornate elettorali svolte in quel periodo[22].
L'11 ottobre 1817 venne attuata una riforma amministrativa che fece divenire i distretti componenti delle province, nuove circoscrizioni territoriali più grandi e più rilevanti da un punto di vista amministrativo. A capo di ogni provincia vi era un intendente, coadiuvato dalla Segreteria d'Intendenza e dal Consiglio d'Intendenza; il Consiglio provinciale, composto da 15 membri annuali proposti dai comuni della provincia e nominati dal re di Sicilia, era un organo deliberativo ed aveva un proprio bilancio[22].
A capo di ogni capoluogo di distretto che non era sede di intendenza, invece, vi era un sottintendente, cioè la prima autorità del distretto[23]. Bivona, inserita insieme agli altri comuni del suo distretto ed a quelli dei distretti di Girgenti e Sciacca all'interno della provincia di Girgenti (futura provincia di Agrigento), divenne pertanto sede di sottintendenza e venne dotata di vari organi amministrativi[23]: la segreteria di sottintendenza ed il Consiglio Distrettuale, composto da 11 consiglieri.
Suddivisione in circondari
modificaIl Regio Decreto del 30 maggio 1819 previde la suddivisione dei distretti in diversi circondari, che presero nome dai rispettivi capoluoghi: il distretto di Bivona venne suddiviso in tre circondari[24].
- Prima del 1841
Nel 1819 il distretto venne suddiviso nei circondari di Bivona (4 comuni), Burgio (5 comuni) e Cammarata (4 comuni)[24]:
Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
Circondario di Burgio: Burgio, Calamonaci, Lucca, Ribera, Villafranca
Circondario di Cammarata: Cammarata, Castel Termine, San Biagio, San Giovanni di Cammarata
- Dal 1841
Nel 1841, per l'importanza assunta dalla cittadina, anche Ribera divenne sede di un circondario, comprendente due soli comuni[24]:
Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
Circondario di Burgio: Burgio, Lucca, Villafranca
Circondario di Cammarata: Cammarata, Castel Termine, San Biagio, San Giovanni di Cammarata
Circondario di Ribera: Calamonaci, Ribera
Il capoluogo Bivona
modificaIn seguito alla rivoluzione siciliana del 1820, fu attuata la riforma dell'apparato di polizia e furono adottati i nuovi criteri di dislocazione dell'apparato militare; nel 1824 venne varata la riforma del sistema finanziario. Bivona, pertanto, era sede[24]:
- come capoluogo di circondario:
- del giudicato circondariale
- del carcere circondariale
- come capoluogo di distretto:
- della sottintendenza
- del giudicato d'istruzione
- dell'ispettorato di polizia
- della Compagnia d'Arme
- del distaccamento della Real Gendarmeria
- del carcere distrettuale
- della ricevitoria distrettuale
La crisi finanziaria
modificaLa grave crisi finanziaria che colpì la società siciliana soprattutto negli anni venti dell'Ottocento indusse il governo a modificare l'assetto amministrativo dell'Isola[26]: inizialmente si prevedeva la riduzione delle province da 7 a 4 e l'abolizione di alcune sottintendenze, tra cui quella di Bivona (che sarebbe dovuta aggregarsi a quella di Sciacca)[26].
Il Regio Decreto dell'8 marzo 1825, tuttavia, mantenne la suddivisione della Sicilia in 7 province, ma abolì tutte le sottintendenze. Ciononostante, il ridimensionamento dell'apparato amministrativo e rappresentativo del distretto fu uno dei motivi che causarono numerose e sanguinose rivolte in tutta l'Isola negli anni trenta, in particolar modo nel 1837, quando la Sicilia fu vittima anche del colera[26].
In seguito a questi episodi, il governo provvide a modificare nuovamente gli apparati amministrativi distrettuali: vennero reintrodotte le sottintendenze, i Consigli Distrettuali e gli Ispettorati distrettuali di polizia; furono abolite le Compagnie d'Armi, sostituite da distaccamenti distrettuali della Regia Cavalleria a cavallo[27].
Il periodo preunitario
modificaDopo una prima abolizione nel 1825 ed il ripristino nel 1837, la sottintendenza di Bivona venne abolita nuovamente il 12 gennaio 1848, quando a Palermo scoppiò la rivoluzione[28]: il sottintendente Giuseppe Consiglio si allontanò dal paese il 27 gennaio 1848, quando Bivona aderì alla rivoluzione indipendentista[29].
La sottintendenza venne ripristinata solamente nel maggio 1849[28]: ciononostante essa, insieme all'intero distretto bivonese, era tenuta in bassa considerazione dal governo. Infatti Bivona veniva esclusa dai programmi di sviluppo e di adeguamento delle infrastrutture[30], ed era considerata sede dove poter destinare funzionari dal passato negativo od equivoco[31].
Nel periodo compreso tra il 1851 ed il 1860 a Bivona si avvicendarono sei sottintendenti[32]: alcuni di essi cercarono di instaurare un rapporto molto stretto con la classe dirigente bivonese[33], che godeva di ampi spazi di manovra nella gestione comunale e distrettuale[30].
Il 1860, l'anno del crollo del regno borbonico, della spedizione dei Mille e dell'annessione della Sicilia al regno sabaudo, decretò la fine dei distretti e l'istituzioni di nuove circoscrizioni amministrative territoriali, i circondari[34].
Società, economia e politica del distretto
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Le condizioni sociali, economiche, amministrative, politiche e dell'ordine pubblico del distretto di Bivona vennero riferite dalle relazioni dei vari sottintendenti, dei giudici e degli ispettori di polizia[35].
Il circondario
modificaGaribaldi in Sicilia
modificaNella prima metà del 1860, il distretto di Bivona fu teatro di numerose turbolenze dell'ordine pubblico (i tumulti più gravi si verificarono a Santo Stefano di Bivona) e fu coinvolto in un acceso e duraturo dibattito causato da alcuni comuni che volevano modificare l'assetto amministrativo delle circoscrizioni territoriali e volevano sopprimere il distretto bivonese[36].
La crisi dell'ordine pubblico, pertanto, si venne a formare proprio nel periodo in cui Giuseppe Garibaldi sbarcò in Sicilia per liberare l'Isola dal dominio borbonico. Per circa un mese, dal 15 maggio al 10 giugno, il distretto di Bivona restò nelle mani delle numerose bande armate che compivano rapine e vendette, non senza spargimento di sangue[36].
Ecco una testimonianza del Comandante dei Militi del distretto di Bivona Onofrio Guggino esposta al Consigliere della Sicurezza Pubblica il 1º marzo 1861[36]:
Il 7 giugno 1860, per ridare equilibrio all'ordine pubblico, il barone Giuseppe Guggino (presidente del Comitato Provvisorio di Bivona e coordinatore degli altri comuni del distretto) inviò una lettera a Garibaldi[37] in cui sollecitava l'insediamento in Bivona del neogovernatore del distretto, Francesco Falsone di Palma di Montechiaro, che risolse parzialmente alcuni problemi che colpivano la circoscrizione[38].
Il 26 agosto 1860 venne varato il decreto per il riordinamento amministrativo della Sicilia, per rendere la legislazione dell'Isola analoga a quella del regno dei Savoia[34]: con esclusione delle province, le antiche circoscrizioni territoriali cambiarono denominazione, mantenendo tuttavia inalterati i propri confini geografici. I distretti divennero circondari, i circondari borbonici (le ulteriori suddivisioni dei distretti) divennero mandamenti[34].
L'amministrazione delle province e dei circondari
modificaA capo della provincia vi era un governatore, che deteneva il potere esecutivo e vigilava sull'andamento delle pubbliche amministrazioni[34]; egli, inoltre, soprintendeva la pubblica sicurezza, avvalendosi della collaborazione di un Consiglio di Governo della provincia[34].
Prima autorità di ogni circondario, invece, era l'intendente, che compiva le incombenze che gli erano commesse dalle leggi, eseguiva gli ordini del governatore e provvedeva nei casi di urgenza, riferendo sempre al governatore stesso. Il governatore e gli intendenti (dal 1862 chiamati prefetto e sottoprefetti) disponevano di un ufficio di segreteria[34].
Nell'ambito di ogni singolo comune, il consiglio comunale (composto da cittadini maschi, alfabeti, di età superiore a 25 anni, selezionati su base censitaria, professionale o accademica) eleggeva la giunta; il sindaco, invece, veniva nominato direttamente dal re[39]. Il consiglio provinciale, formato da un numero di consiglieri proporzionato alla popolazione censita nei mandamenti che formavano un circondario, aveva funzione consultiva e deliberativa, e disponeva, come organo esecutivo, della Deputazione provinciale, composta dal governatore e da un numero prestabilito di membri eletti dal consiglio provinciale[39]. Quest'ultimo, insieme con il consiglio comunale, poteva essere sciolto solamente dal sovrano[39].
I problemi del circondario bivonese
modificaIl plebiscito per l'annessione della Sicilia al regno d'Italia sotto la sovranità di Vittorio Emanuele di Savoia, svoltosi il 21 ed il 22 ottobre 1860, anche nel circondario di Bivona risultò ampiamente a favore dell'Unità d'Italia[40]; ciononostante, proprio nel circondario bivonese si contò la più alta percentuale di voti contrari: su 667 voti contrari espressi in tutta l'Isola, infatti, il 34,5% (pari a 230 voti) si ebbe solamente nella circoscizione territoriale di Bivona[40].
Il processo di omologazione politica ed amministrativa della Sicilia alla legislazione del regno d'Italia si avviò tra la fine del 1860 e l'inizio del 1861[41]: i primi di gennaio si svolsero le elezioni comunali e provinciali, a febbraio quelle politiche[41]: nel collegio elettorale di Bivona venne eletto il generale Giacinto Carini[42].
Nello stesso periodo si insediarono in Bivona i nuovi funzionari e gli impiegati degli uffici circondariali (Agenzia delle imposte dirette, Ricevitoria del registro, Ispettorato scolastico, Commissione Sanitaria Circondariale, Commissione di Verifica dei Pesi e Misure)[42] e dei mandamenti (preture)[42].
Il precursore di Palermo[43]
L'avvio del nuovo sistema amministrativo mostrò notevoli difficoltà soprattutto nel circondario di Bivona, l'unico nella provincia di Girgenti ad essere separato per difetto di strade e di telegrafo da ogni centro di governo[42]. Alessandro Della Rovere, luogotenente del re, constatando la marginalizzazione della circoscrizione, ritenne il circondario di Bivona come posto indicato per destinarvi a castigo qualche intendente che meriti una severa misura del Governo[43]; un articolo del giornale Il Precursore di Palermo, pubblicato nel 1872, definiva il circondario di Bivona la Caienna degli impiegati in disgrazia[43].
Altri problemi erano quelli relativi ai collegamenti e alle comunicazioni tra i comuni del circondario[43]: i lavori di completamento della rotabile Corleonese-Agrigentina erano sospesi[43]; la costruzione di strade di collegamento fra i vari comuni circondariali non era nemmeno avviata[43].
Fin dal 12 ottobre 1860 il consiglio civico di Casteltermini aveva proposto la propria cittadina come capoluogo dell'intero circondario[43]: il governo prodittatoriale, favorevole alla proposta, interpellò il consiglio provinciale[43]. Quest'ultimo, nella primavera del 1861, propose la soppressione del circondario di Bivona, una redifinizione delle circoscrizioni amministrative dell'intera provincia di Girgenti e l'istituzione di un nuovo circondario, quello di Canicattì[44].
Tale proposta creò un acceso dibattito tra Bivona, Casteltermini, il governo prodittatoriale ed il consiglio provinciale: quest'ultimo, nella seduta del 27 ottobre 1863, deliberò la riconferma dei circondari esistenti e di Bivona come capoluogo[44]. Non poco influente sulla decisione finale risultò l'accurata Difesa di Bivona come Capoluogo di Circondario scritta dal notaio Gaetano Picone, nato a Bivona ma domiciliato a Santo Stefano[44].
La scarsa considerazione del circondario bivonese, tuttavia, era stata manifestata anche nel 1861, quando si avviò la procedura di definizione delle circoscrizioni giudiziarie. Il consiglio provinciale auspicava l'istituzione di un tribunale circondariale, da affiancare a quello di Girgenti[44]. Il nuovo tribunale avrebbe potuto comprendere alcuni mandamenti del circondario di Bivona che, tuttavia, desiderava la propria aggregazione al tribunale di Girgenti (con eccezione dei mandamenti di Burgio e Ribera, più vicini a Sciacca)[44]. Il decreto legge del 9 febbraio 1862 assegnò l'intero circondario di Bivona alla circoscrizione giudiziaria di Sciacca[44]: ancora una volta i reclami del circondario (in particolar modo dei mandamenti di Bivona, Cammarata e Casteltermini) restarono disattesi[44].
Suddivisione in mandamenti
modificaNel 1861, con decreto speciale, venne elevato a capoluogo di mandamento anche il comune di Casteltermini[44], oltre a Bivona, Burgio, Cammarata e Ribera che erano già stati capoluoghi di circondario durante il periodo borbonico.
- Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
- Circondario di Burgio: Burgio, Lucca, Villafranca
- Circondario di Cammarata: Cammarata, San Giovanni di Cammarata
- Circondario di Casteltermini:Casteltermini, San Biagio
- Circondario di Ribera: Calamonaci, Ribera
La sottoprefettura di Bivona
modificaCriminalità
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Sedi del distretto e del circondario
modificaIl territorio oggi
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Note
modifica- ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 Marrone, 1996, p. 14
- ↑ 2,0 2,1 Marrone, 1996, 15
- ↑ Marrone, 1987, 643
- ↑ Busacca, 1850, p. 234
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 222
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 236
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 238
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 243
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 249
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 261
- ↑ Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 66
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 357
- ↑ Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 106
- ↑ Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 108
- ↑ Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 111
- ↑ Antonino Busacca, 1850, 386
- ↑ Marrone, 1996, p. 13
- ↑ 18,0 18,1 18,2 18,3 18,4 Marrone, 2001, p. 10
- ↑ Marrone, 2001, p. 11
- ↑ Costituzione di Sicilia del 1812, Palermo, 1848.
- ↑ 21,0 21,1 21,2 21,3 21,4 21,5 21,6 Marrone, 1996, p. 15
- ↑ 22,0 22,1 Marrone, 1996, p. 16
- ↑ 23,0 23,1 Marrone, 1996, p. 17
- ↑ 24,0 24,1 24,2 24,3 Marrone, 1996, p. 18
- ↑ Sedita, 1909, 101
- ↑ 26,0 26,1 26,2 Marrone, 1996, p. 20
- ↑ Marrone, 1996, p. 21
- ↑ 28,0 28,1 Marrone, 1996, p. 32
- ↑ Marrone, 1996, p. 22
- ↑ 30,0 30,1 Marrone, 1996, p. 25
- ↑ Marrone, 1996, p. 25-26
- ↑ Marrone, 1996, p. 23
- ↑ Marrone, 1996, p. 24
- ↑ 34,0 34,1 34,2 34,3 34,4 34,5 Marrone, 1996, p. 74
- ↑ Marrone, 1996, p. 30
- ↑ 36,0 36,1 36,2 Marrone, 1996, p. 71
- ↑ Marrone, 1996, p. 72
- ↑ Marrone, 1996, p. 73
- ↑ 39,0 39,1 39,2 Marrone, 1996, p. 75
- ↑ 40,0 40,1 Marrone, 1996, p. 76
- ↑ 41,0 41,1 Marrone, 1996, p. 77
- ↑ 42,0 42,1 42,2 42,3 Marrone, 1996, p. 78
- ↑ 43,0 43,1 43,2 43,3 43,4 43,5 43,6 43,7 Marrone, 1996, p. 79
- ↑ 44,0 44,1 44,2 44,3 44,4 44,5 44,6 44,7 Marrone, 1996, p. 80
Bibliografia
modifica- Antonino Busacca, Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia preceduto da un compendio storico siculo, Messina, Stamperia Fiumara, 1850.
- Girolamo di Marzo Ferro, Dizionario geografico, biografico, statistico e commerciale della Sicilia, Palermo, Stabilimento tip. di Fr. Lao, 1853.
- Antonino Marrone, Bivona città feudale voll. I-II, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1987.
- Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001.
- Antonino Marrone, Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880), Bivona, Comune di Bivona, 1996.
- Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, Bivona, 1909.
Voci correlate
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