Il buddhismo mahāyāna/Sūtra "mahāyāna"/Il Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra
Il Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra ("Sutra Mahāyāna del Grande passaggio al di là della sofferenza", anche Mahāparinirvāṇamahāsūtra o Nirvāṇasūtra; cinese: 大般涅槃經, Dà bānnièpán jīng; giapponese: Dai hatsu nehan kyō; coreano: 대반열반경 Tae pan yŏlban kyŏng; tibetano: Yongs su my a ngan las ’das pa chen po’i mdo) è un sūtra appartenente alla tradizione del Buddhismo Mahāyāna.
Non va confuso con l'opera conservata nel Canone pāli, il Mahāparinibbānasutta (nel Dīghanikāya 16), né con il Mahāparinirvāṇasūtra contenuto nel Canone cinese (nello Āhánbù), appartenenti ambedue alla tradizione degli Āgama-Nikāya.
Edizioni del Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra
modificaIn lingua sanscrita
modificaNon conserviamo alcuna versione sanscrita integrale del sūtra, ma solo alcuni frammenti in questa lingua[1], tra cui:
- sei frammenti risalenti al VI/VII secolo, sono conservati presso l'Accademia russa delle scienze e sono frutto di una spedizione archeologica tedesca nella regione del Turfan;
- uno è conservato presso il complesso templare buddhista sul monte Koya in Giappone;
- uno è conservato presso la British Library di Londra.
In lingua cinese
modificaNel Taishō Shinshū Daizōkyō|Canone buddhista cinese, nello Nièpánbù (vol.12), il sūtra è conservato in tre differenti versioni:
- quella di Buddhabhadra e Fǎxiǎn (法顯) in 6 fascicoli del 417-418 (T.D. 376.) con il titolo Dàbānníhuánjīng (大般泥洹經, giapp. Daihannionkyō), questa è la traduzione più antica, e la più breve di cui disponiamo;
- quella di Dharmakṣema in 40 fascicoli del 421-430 (T.D. 374), che aggiunse alcuni capitoli riportati dal Regno di Khotan e che viene indicata come la "versione settentrionale" (大般涅槃經, pinyin Dàbānnièpánjīng, giapp. Dainehankyō), questa è la versione più lunga di cui disponiamo; da questa versione è stata tradotta l'unica edizione integrale attualmente disponibile in lingua occidentale: Kōshō Yamamoto, The Mahayana Mahaparinirvana Sutra, 3 voll., Karinbunko, Ube City, 1973-1975[2];
- quella di Huìguān (慧觀, IV-V secolo) e Huìyán (慧嚴, 363-443), con il medesimo titolo di Dàbānnièpánjīng (大般涅槃經, al T.D. 375), ma in 36 fascicoli, detta "versione meridionale", corrisponde a una revisione e a una riduzione della traduzione di Dharmakṣema.
In lingua tibetana
modificaNella VI sezione del Kangyur (voll. 77-78):
- al Canone tibetano#Guida alla consultazione del Canone tibetano|Toh 120, vi è la prima traduzione "corta" del sūtra, in 3.900 śloka (13 rotoli), operata agli inizi del IX secolo da Jinamitra, Dhyānagarbha e Ban de btsan dra con il titolo ཡོངས་སུ་མྱ་ངན་ལས་འདས་པ་ཆེན་པོ་ཐེག་པ་ཆེན་པོའི་མདོ།, Phags pa yong su Mya ngan las 'Das pa chen po theg pa chen po'i MDO ;
- al Canone tibetano#Guida alla consultazione del Canone tibetano|Toh 121 sono conservati pochi fogli (in tutto 16 versi) tradotti da Kamalagupta e Rin Chen Bzang Po con il titolo ཡོངས་སུ་མྱ་ངན་ལས་འདས་པའི་མདོ།, Phags pa yongs su mya ngan las 'das pa'i mdo;
- al Canone tibetano#Guida alla consultazione del Canone tibetano|Toh 119 è conservata la la traduzione dal cinese in lingua tibetana della versione di Dharmakṣema, operata da Wang-phab-zhun, Dge-ba'i blos-gros e Rgya-mtsho'i sde in 56 rotoli, con il titolo ཡོངས་སུ་མྱ་ངན་ལས་འདས་པ་ཆེན་པོའི་མདོ།, Phags pa yongs su mya ngan las 'das pa chen po'i mdo, questa è la versione tibetana più nota.
Datazione
modificaIl Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra è la rivisitazione mahāyāna degli ultimi giorni di vita del Buddha Śākyamuni con i relativi ultimi insegnamenti. Se gli eventi riportati coincidono in parte con il Mahāparinirvāṇasūtra contenuto nello Āhánbù o con il Mahāparinibbānasutta del Canone pāli, questi di origine hīnayāna, gli insegnamenti riportati sono totalmente differenti, insistendo il testo mahāyāna su dottrine quali, ad esempio, il Tathāgatagarbha.
Sembrano siano esistite più versioni sanscrite di questo sūtra, la più antica delle quali avrebbe avuto origine nella regione del Kashmir/Gandhāra intorno al III secolo[3].
Contenuto e dottrine
modificaL'ambiente narrativo del Mahāyāna Mahāparinirvāṇasūtra è in parte coincidente con il Mahāparinirvāṇasūtra contenuto nello Āhánbù e con il Mahāparinibbānasutta del Canone pāli, ma si conservano in questo sūtra significative differenze rispetto ai corrispettivi testi hīnayāna. Se ad esempio il contesto è sempre quello delle ultime ore del Buddha Śākyamuni prima della sua "morte" (ma qui "apparente"), Ānanda ha solo un ruolo marginale, comparendo solo alla fine del testo. Il vero ruolo di assistente del Buddha è affidato a Mahākāśyapa, in quanto, spiega il sūtra, Ānanda sarebbe indegno di custodire il Dharma [4] .
La dottrina contenuta nella prima parte del sūtra consiste nel considerare il parinirvāṇa del Buddha Śākyamuni come una morte "apparente", e in realtà mai avvenuta. Il corpo del Buddha, qui indicato come dharmakāya o abhedavajrakāya, sarebbe in realtà adamantino e indistruttibile e la sua vita sarebbe incalcolabile. Quello del Buddha è quindi un mahānirvāṇa, differente dal nirvāṇa degli arhat, i quali non hanno la consapevolezza del buddhadhātu avendo conseguito solo il superamento delle afflizioni (kleśa).
La seconda parte contiene un insieme di dottrine che vanno da una lettura, sempre docetista, della vita terrena del Buddha e delle sue precedenti attività bodhisattviche, a delle interpretazioni delle regole monastiche (vinaya), alla dottrina del mòfǎ, a quella del tathāgatagarbha.
Inoltre in questo sūtra buddhista il Buddha, il Tathāgata, è visto possedere le guṇapāramitā (la "perfezione delle qualità": "beatitudine", "permanenza", "purezza" e "Sé") ovvero quattro qualità ma opposte a quelle che affliggono gli esseri senzienti (buddhismo)|esseri senzienti (vedi: viparyāsa).
Non solo, le guṇapāramitā sono intrinseche, potenzialmente, in tutti gli esseri senzienti, in quanto la loro autentica natura è il tathāgatagarbha. Dal che, a differenza di altre dottrine buddhiste, la dottrina dello anātman viene indicata come saṃvṛtisatya (假諦) ovvero come "verità convenzionale" in quanto lo Śākyamuni avrebbe inteso rigettare solo il "sé" condizionato per liberare il vero "Sé" (mahātman; cinese: 大我, dàwǒ; giapponese: daigo), nel nirvāṇa, per manifestare il buddhadhātu [5].
Nel sūtra è contenuta anche la profezia del Buddha Śākyamuni sul declino del Dharma buddhista (vedi: Mòfǎ), che si avvierà 700 anni dal suo parinirvāṇa[6].
Struttura del Sutra
modificaCapitolo | Rotolo | Titolo in lingua cinese | Titolo in italiano | Contenuto |
---|---|---|---|---|
1 | 1 | 序品, xù pǐn | ||
2 | 大身菩薩品, dàshēn púsà pǐn | |||
3 | 長者純陀品, cháng zhě chúntuó pǐn | |||
4 | 哀歎品, āitàn pǐn | |||
5 | 長壽品, cháng shòu pǐn | |||
6 | 金剛身品, jīngāng shēn pǐn | |||
7 | 受持品, shòu chí pǐn | |||
8 | 四法品, sìfǎ pǐn | |||
9 | 四依品, sìyī pǐn | |||
10 | 分別邪正品, fēn bié xié zhèng pǐn | |||
11 | 四諦品, sìdì pǐn | |||
12 | 四倒品, sìdǎo pǐn | |||
13 | 如來性品, rúlái xìng pǐn | |||
14 | 文字品, wénzì pǐn | |||
15 | 鳥喩品, niǎoyù pǐn | |||
16 | 月喩品, yuèyù pǐn | |||
17 | 問菩薩品, wèn púsà pǐn | |||
18 | 6 | 隨喜品, suí xǐ pǐn |
Capitolo | Rotolo | Titolo in lingua cinese | Titolo in italiano | Contenuto |
---|---|---|---|---|
1 | 1–3 | 壽命品, shòu mìng pǐn | ||
2 | 3 | 金剛身品, jīngāng shēn pǐn | ||
3 | 3 | 名字功徳品, míng zì gōng dé pǐn | ||
4 | 4–10 | 如來性品, rúlái xìng pǐn | ||
5 | 10 | 一切大衆所問品, yī qiè dà zhòng suǒ wèn pǐn | ||
6 | 現病品, xiàn bìng pǐn | |||
7 | 聖行品, shèng xíng pǐn | |||
8 | 梵行品, fàn xíng pǐn | |||
9 | 嬰兒行品, yīng ér xíng pǐn | |||
10 | 光明遍照高貴徳王菩薩品, guāng míng biàn zhào gāo guì dé wáng púsà pǐn |
|||
11 | 師子吼菩薩品, shīzǐhǒu púsà pǐn | |||
12 | 迦葉菩薩品, jiāyè púsà pǐn | |||
13 | 僬陳如品, jiāo chén rú pǐn |
Capitolo | Rotolo | Titolo in lingua cinese | Titolo in lingua italiana | Contenuto |
---|---|---|---|---|
1 | 序品, xù pǐn | |||
2 | 純陀品, chúntuó pǐn | |||
3 | 哀歡品, āihuān pǐn | |||
4 | 長壽品, cháng shòu pǐn | |||
5 | 金剛身品, jīngāng shēn pǐn | |||
6 | 名字功徳品, míng zì gōng dé pǐn | |||
7 | 四相品, sìxiàng pǐn | |||
8 | 四依品, sìyī pǐn | |||
9 | 邪正品, xié zhèng pǐn | |||
10 | 四諦品, sìdì pǐn | |||
11 | 四倒品, sìdǎo pǐn | |||
12 | 如來性品, rúlái xìng pǐn | |||
13 | 文字品, wénzì pǐn | |||
14 | 鳥喩品, niǎoyù pǐn | |||
15 | 月喩品, yuèyù pǐn | |||
16 | 薩品, púsà pǐn | |||
17 | 一切大衆所問品, yī qiè dà zhòng suǒ wèn pǐn | |||
18 | 聖行品, shèng xíng pǐn | |||
19 | 梵行品, fàn xíng pǐn | |||
20 | 嬰兒行品, yīng ér xíng pǐn | |||
21 | 光明遍照高貴徳王菩薩品, guāng míng biàn zhào gāo guì dé wáng púsà pǐn |
|||
22 | 師子吼菩薩品, shīzǐhǒu púsà pǐn | |||
23 | 迦葉菩薩品, jiāyè púsà pǐn | |||
24 | 僬陳如品, jiāo chén rú pǐn |
Note
modifica- ↑ Cfr. Die zentralasiatischen Sanskrit-Fragmente des Mahāparinirvāṇa-mahāsūtra. Kritische Ausgabe des Sanskrittextes und seiner tibetischen Übertragung im Vergleich mit den chinesischen Übersetzungen, Marburg, 2007, pp. XXVI-XXXI.
- ↑ Da evidenziare che lo studioso inglese Stephen Hodge, mentre annuncia la nuova traduzione in corso del sūtra, chiosa quella di Yamamoto come "tristemente inaffidabile": «Work on a number of translations into the english of MPN are underway which will eventually supplant the sadly unreliable, though pioneering, attempt by Dr Kōshō Yamamoto.», in Stephen Hodge, The Mahayana Mahaparinirvana Sutra. The text & its Transmission, p.2, Second International Workshop on the Mahāparinirvāṇa-sūtra Munich, July 27-29, 2010.
- ↑ Cfr. Princeton Dictionary of Buddhism, a cura di Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., Princeton University Press, 2013
- ↑ « the text stresses that Ānanda is in fact unworthy to be entrusted with safeguarding the dharma. » Michael Radich, in "Tathāgatagarbha Scriptures." In Brill's Encyclopedia of Buddhism. 2015
- ↑ «Because the buddhadhātu is present within all sentient beings, these four qualities are therefore found not simply in the Buddha but in all beings. This implies, therefore, that the Buddha and all beings are endowed with self, in direct contradiction to the normative Buddhist doctrine of no-self (ANĀTMAN). Here, in this sūtra, the teaching of no-self is described as a conventional truth (SAṂVṚTISATYA): when the Buddha said that there was no self, what he actually meant was that there is no mundane, conditioned self among the aggregates (SKANDHA). The Buddha’s true teaching, as revealed at the time of his nirvāṇa, is that there is a “great self” or a “true self” (S. mahātman; C. dawo), which is the buddhadhātu, in all beings. To assert that there is no self is to misunderstand the true dharma. The doctrine of emptiness (ŚŪNYATĀ) thus comes to mean the absence of that which is compounded, suffering, and impermanent.». Princeton Dictionary of Buddhism, a cura di Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., Princeton University Press, 2013
- ↑ Al T.D. 374, 12.402c26 il Buddha attribuisce il declino all'intervento di Māra: 葉。我般涅槃七百歳後。是魔波旬漸當沮壞.
Bibliografia
modifica- Princeton Dictionary of Buddhism, a cura di Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr., Princeton University Press, 2013.
- Michael Radich, "Tathāgatagarbha Scriptures." In Brill's Encyclopedia of Buddhism. 2015.
- Stephen Hodge, The Mahayana Mahaparinirvana Sutra. The text & its Transmission, p.2, Second International Workshop on the Mahāparinirvāṇa-sūtra Munich, July 27-29, 2010.
- Blum, Mark (2003). Nirvana Sutra, in: Buswell, Robert E. ed., Encyclopedia of Buddhism, New York: Macmillan Reference Lib., pp. 605–606
- Jikido, Takasaki (2000), Tathagatagarbha Theory Reconsidered. Reflections on Some Recent Issues in Japanese Buddhist Studies, Japanese Journal of Religious Studies 2000 27/1-2, 73-83
- Lai, Whalen (1982). Sinitic speculations on buddha-nature: The Nirvaana school (420-589), Philosophy East and West 32:2, p. 135-149
- Liu, Ming-Wood (1982), The Doctrine of the Buddha-Nature in the Mahāyāna Mahāparinirvāṇa Sūtra, Journal of the International Association of Buddhist Studies 5 (2), pp. 63–94
- Liu, Ming-Wood (1984), The Problem of the Icchantica in the Mahāyāna Mahāparinirvāṇa Sūtra, Journal of the International Association of Buddhist Studies 7 (1), pp. 57–82
- Yamamoto, Kosho (tr.), Page, Tony (ed) (1999–2000).The Mahayana Mahaparinirvana Sutra. London: Nirvana Publications