Essenza trascendente della santità/Maimonide e la natura della santità

Maimonide e la natura della santità in generale Modifica
Cosa dice veramente Maimonide in merito al nostro tema? Esiste un esiguo numero di testi in cui egli esamina esplicitamente la definizione di santità. Il più importante tra questi, credo, si trova in Guida iii.47:
"Santità" quindi può significare una di tre cose:
- obbedienza ai comandamenti che riguardano azione o opinione;
- pulizia/nettezza fisica;
- purezza rituale.
Rispetto alla prima e seconda, è prontamente evidente che qui non c'è in ballo nulla di "essenzialista" o "ontologico". Quando uno obbedisce alla Torah, quando uno mantiene le opinioni giuste, uno ha ottenuto uno stato di santità. Quando uno è fisicamente pulito, uno può essere chiamato santo. Rispetto al terzo significato, Maimonide insegna esplicitamente che questioni di purezza e impurità sono istituzionali, non ontologiche:
Non potrebbe esserci dichiarazione più chiara. Questioni di purezza e impurità rituali sono decreti della Torah, senza correlazione oggettiva nel mondo "reale". Queste leggi non riflettono una realtà oggettiva, a nessun livello e in nessuna dimensione; creano invece una realtà sociale/halakhica.
Pertanto, se prendiamo per buono ciò che Maimonide espone in Guida iii.47, "santità" è il termine usato dalla Torah per caratterizzare obbedienza, pulizia, o purezza rituale. Non si riferisce a niente che possa essere veramente e oggettivamente intrinseca a entità, persone, luoghi, o tempi. Tale punto viene anche sottolineato in un precedente capitolo della Guida. In iii.33 (p. 533), Maimonide scrive:
La chiara implicazione di questo passo è che la santità consiste di modalità di comportamento, tra cui ci sono la rinuncia a rapporti sessuali, la rinuncia al vino, obbedienza ai comandamenti ed il raggiungimento di azioni e idee pure. Ciò è sicuramente ben lungi da un qualsiasi concetto ontologico di santità.
Note Modifica
- Legenda: TB = Talmud babilonese; TG = Talmud gerosolimitano
- ↑ (AR): wa-ala hadha al-ma’ani al-mutawahima; ibn Tibbon: medumim; Kafih: maḥshavti’im; Schwartz: hamedumim. Friedlaender: "impudicizia immaginaria". On wahm, termine qui in discussione, si veda Jospe, Torah and Sophia, 226-31 e Friedman, "Tamar", 50 nota 68.
- ↑ Cioè, questioni di purezza e impurità sono "nozioni immaginative", non avendo correlati oggettivi nel mondo "reale".
- ↑ TB Ber. 22a.
- ↑ Questo passo si trova alle pp. 595-6.
- ↑ Gezerat hakatuv. Su questa espressione si veda la discussione in J. Stern, Problems and Parables, 49-66.
- ↑ Questa affermazione è interessante alla luce dell'asserzione fatta da Maimonide nella Guida che gli statuti divini (ḥukim) possono essere compresi. Sull'intero problema si veda J. Stern, Problems and Parables.
- ↑ De’ot raot. Per svariate ragioni preferirei seguire Herbert Danby e tradurre questa espressione con "convinzioni false", ma temo sia errato. Sull'espressione de’ah come "qualità morale" in Maimonide, si veda Guida iii.35 (p. 535). Per una discussione, cfr. Septimus, "What Did Maimonides Mean by Madda?".
- ↑ Mishneh Torah "Leggi delle Vasche d'Immersione", II:12. Cito traducendo a mia volta dalla traduzione (EN) di Danby, Book of Cleanness, 535, con emendamenti e corsivi aggiunti.
- ↑ Pines traduce (EN): "He shall be saintly"
- ↑ Sede dell'intelletto.