Essenza trascendente della santità/Il popolo di Israele
Il Popolo di Israele
modificaIl popolo di Israele è santo?
La tesi che qui proponiamo è che, secondo Maimonide, gli ebrei come tali non vengono distinti in nessun modo dai non-ebrei. Con ciò intendo che Maimonide ricusò qualsiasi interpretazione dell'elezione di Israele che presentasse gli ebrei come ontologicamente distinti dai non-ebrei e a questi superiori. In qualsiasi senso Israele possa essere chiamato santo, non può essere in termini ontologici o essenzialisti.[1]
Maimonide sosteneva che gli ebrei fossero distinti dai non-ebrei solo in quanto i primi aderivano alla Torah. Poiché non dubitò mai della divinità della Torah, Maimonide non dubitò mai anche che i veri aderenti alla Torah fossero, con pochissime eccezioni, gente migliore di coloro che non vi aderivano. Non sto cercando di dire che Maimonide negasse l'idea dell'elezione di Israele; ciò sarebbe ridicolo. Egli sosteneva l'idea, ma in modo insolito.
Il concetto maimonideo dell'elezione di Israele riflette altre sue idee. Una di queste è la sua adozione delle nozioni aristoteliche che gli esseri umani sono animali razionali[2] e che, una volta nati, gli umani sono solo potenzialmente razionali. Adottando un utile analogia suggerita da Daniel J. Lasker, tutti gli umani sono nati con lo stesso hardware. Cosa ne facciamo di tale hardware (cioè il software che utilizziamo) determina il tipo di persone che diventiamo.[3] La Torah per questo è una sfida, non un dono; una richiesta, non una dotazione.
Collegata a tutto questo sta l'insistenza, senza compromessi e senza precedenti, di Maimonide sulla rigorosa ortodossia dottrinale. In effetti, per Maimonide, in ultima analisi, è ciò che affermiamo (dopo aver imparato a comportarci appropriatamente) che ci rende ciò che siamo.
Stando così le cose, non ci dovrebbe sorprendere che Maimonide non conti la fede nell'elezione di Israele come uno dei dogmi dell'ebraismo; invero, per quanto ne sappia, egli cita la dottrina esplicitamente solo una volta in tutti i suoi scritti.[4] In effetti, il nominalismo di Maimonide gli rende impossibile assegnare qualità speciali al popolo di Israele in quanto tale (in contrapposizione agli ebrei individuali). "Israele come idea platonica, per così dire, non può esistere. Il termine non può essere nulla di più di un nome, una conveniente espressione abbreviata.[5]
A dire il vero, penso che si possa affermare che Maimonide distingua gli ebrei, costituiti dai discendenti di Abramo attraverso Isacco e Giacobbe, da Israele, costituito da un più ristretto circolo di questi discendenti (e altre non-ebrei scelti)[6] che comprendono appropriatamente cosa richieda loro la Torah e che soddisfano tali richieste in qualche modo.
Cosa dunque dobbiamo dire della santità del popolo ebraico? Dopo tutto, la Torah stessa insegna che la nazione di Israele è santa:
e anche
Mi sembra chiaro che Maimonide deve interpretare passi come questi come normativi e non descrittivi. Effettivamente, ciò è proprio quello che fa col primo (non cita mai il secondo)[7] nel suo Libro dei Comandamenti, come abbiamo visto prima.[8]
In un passo dall'introduzione alla Mishneh Torah citato supra troviamo Maimonide che spiega che Israele è santificato mediante l'osservanza dei comandamenti. Un modo giusto di leggere questo testo[9] è che Israele non è santo in nessun senso ontologico; la santità non è quello che distingue l'ebreo dal non-ebreo "in primo luogo", per così dire. È il comportamento santificatorio che separa Israele dagli altri popoli.
Un certo numero di altri passi supporta l'interpretazione qui proposta. Nel suo famoso responsum sulla musica, Maimonide dice quanto segue:
Israele è una nazione santa per il suo comportamento; non c'è nulla di intrinseco in ciò che lo renda santo.
Lo stesso punto, mi sambra può esser visto in un passo della Guida ii.29 (p. 342) dove Maimonide scrive (apparentemente seguendo Sa’adiah Gaon):[11]
Un'interpretazione ragionevole di questo passo è che Israele è Israele non a causa di una qualche caratteristica ontologica, o santità speciale, ma a causa della sua lealtà alla Torah.
Tuttavia, ho trovato due punti nei suoi scritti in cui si potrebbe pensare che Maimonide attribuisca santità al popolo di Israele in modo descrittivo, in contrapposizione ad un modo prescrittivo. Il primo di questi è MT "Leggi del Rapporto proibito", 19:17:
Credo che sia corretto interpretare Maimonide in questo passo come scrivesse per persuadere. Vuole convincere gli ebrei ad agire con "modestia, misericordia e amorevolezza" in modo da essere una nazione santa. Ciò è di certo coerente con il modo in cui Maimonide legge i testi che attribuiscono santità ad individui, come abbiamo visto supra.
Il secondo passo proviene da MT "Leggi del Sanhedrin", 25:1-2:
In questo passo Maimonide chiama il popolo ebraico am hakodesh. La fonte di questa espressione è istruttiva: il profeta promette che gli ebrei saranno chiamati con un nuovo nome dopo la redenzione futura, "popolo santo, redenti del Signore".[16] Il profeta non sta caratterizzando gli ebrei come popolo santo nel presente, ma sta profetizzando che saranno chiamati così dopo la redenzione. L'appellativo è predittivo, non descrittivo. Inoltre, dato il punto che Maimonide sta affermando in questo passo, che i capi debbano essere miti nelle loro maniere (come Mosè, come spiega in seguito), ha senso eccellente che lui sottolinei il carattere speciale di quelli che vengono guidati. L'espressione di Isaia funziona bene per lui in tal modo. Sarebbe un errore, mi sembra chiaro, interpretare in questa espressione isolata una ritirata dalla ripetuta posizione maimonidea che la santità nelle persone è una faccenda di comportamento, non di essenza.
Note
modifica- Legenda: TB = Talmud babilonese; TG = Talmud gerosolimitano; MT = Mishneh Torah
- ↑ In questa sezione seguo la falsariga di Menachem Kellner, nei suoi relativi saggi su Maimonide, come da Bibliografia.
- ↑ Maimonide definisce "animale razionale" secondo la rappresentazione aristotelica degli esseri umani: gli umani diventano razionali solo quando realizzano il loro potenziale intellettuale ad un dato livello. Nella sua prima opera, Trattato sulla Logica, Maimonide ha scritto: "Chiamiamo razionalità la differenza dell'uomo, poiché essa divide e differenzia la specie umana dalle altre; quindi questa razionalità, cioè la facoltà con cui vengono formulate le idee, costituisce l'essenza dell'uomo." (Trattato sulla Logica, 10; trad. (EN) Efros, 51-2).
- ↑ Lasker, "Proselyte Judaism".
- ↑ MT "Leggi dell'Idolatria", 1:3: "Dopo che Mosè ebbe iniziato a profetizzare e Dio scelse Israele come retaggio, Egli li incoronò coi comandamenti e insegnò loro come adorarLo." Dio mandò Mosè a salvare gli ebrei in Egitto da una ricaduta totale nell'idolatria. Ciò, dice Maimonide, Dio lo fece "per il Suo amore per noi e per rispettare il Suo giuramento ad Abramo"> Dio ama gli ebrei, non perché essi siano ontologicamente diversi da altre nazioni, ma grazie all'amore che Abramo mostrò a Dio e per il giuramento che Dio conseguentemente gli fece.
- ↑ È opportuno in questo contesto notare che, mentre Maimonide dedica molta attenzione alla questione di come gli esseri umani debbano amare Dio, con la sola eccezione del testo citato nella nota precedente, egli sembra evitare qualsiasi menzione dell'amore di Dio per gli umani in generale e per il popolo di Israele in particolare.
- ↑ Si veda MT "Leggi dell'Anno Sabbatico e del Giubileo", 13:13.
- ↑ Secondo Kafih, Maimonides on the Bible.
- ↑ In Guida ii.35 (p. 368) Maimonide cita Esodo 19:6 per evidenziare la grandezza di Mosè; cita il versetto in chiaro modo normativo e prescrittivo in iii.8 (p. 435) e anche in iii.32 (p. 526).
- ↑ Vedi supra, Cap. 3 nota 3.
- ↑ Maimonide, (EN) Letters cur. Sheilat, 429. Questo è il responsum nr. 244 (p. 398) in Maimonide (He) Responsa, cur. Blau. Per una traduzione inglese del responsum, si veda Rosner, "Moses Maimonides on Music Therapy", 8-10. Per uno studio accessibile del responsum e del suo contesto, cfr. B. Cohen, "Responsum of Maimonides". Per una vasta bibliografia degli studi sul responsum, cfr. Dienstag, "Art, Science, and Technology", 165-8.
- ↑ Sa’adiah Gaon, Libro delle Credenze e Opinioni, iii.7.
- ↑ Libro della Santità, trad. Rabinowitz e Grossman, 125.
- ↑ Vedi Isaia 62:12: "Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore."
- ↑ Letteralmente: "marciare sopra le teste della nazione santa". Qui Maimonide usa il linguaggio della sua fonte talmudica (TB San. 7b). Ciò sicuramente indebolisce la posizioni di chiunque voglia usare questo passo per supportare l'asserzione che Maimonide attribuisca santità ontologica al popolo ebraico.
- ↑ Citato, con emendamenti, dal Libro dei Giudici, trad. Hershman, 75.
- ↑ Il commento di Malbim relativo a questo verso è squisitamente maimonideo: gli ebrei saranno chiamati nazione santa grazie alla santità delle loro azioni e della loro rettitudine.