Cyberbullismo/Emozioni in rete

Indice del libro

Relazioni on line modifica

Il cyberbullismo è figlio delle relazioni online. Perché? Noi abbiamo cercato una risposta analizzandone le caratteristiche:

  • Stare insieme: gli adolescenti tendono a imitarsi adottando tutti lo stesso abbigliamento e comportamenti molto simili, perché non possono ancora essere solo se stessi;
  • In rete non c'è contatto fisico: in rete si può dialogare, vedere, ascoltare una voce, comunicare per immagini ma tutto a una distanza di sicurezza;
  • Lo schermo interattivo crea una sorta di barriera: come nelle relazioni online anche nel cyberbullismo la distanza e la mancanza di comunicazione emotiva fanno sentire il loro peso. Lo schermo interattivo funge da barriera per le emozioni. Quello che si riesce a dire in rete, spesso non si riesce ad esprimerlo allo stesso modo dal vivo, perché l'mmagine che abbiamo di noi stessi non coincide con quella reale;
  • È assente la comunicazione emotiva, quella che, passando per il corpo, è possibile solo in un incontro dal vivo, in cui la distanza, la vicinanza e la fisicità hanno un significato concreto, una propria reale dimensione.

Nel cyberbullismo le relazioni sono virtuali ma le conseguenze sono concrete!

Le emozioni modifica

Un'emozione, in ambito psicologico, viene considerata come una reazione ad uno stile ambientale, di breve durata. Tra le emozioni che interessano in prima persona i protagonisti del cyberbullismo troviamo: la paura, il disprezzo e la rabbia. Con il termine paura si identificano stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica, come il timore e l'apprensione, ad una polarità patologica, come l'ansia o il panico. Paura come:

  • emozione attuale
  • emozione prevista nel futuro
  • condizione pervasiva ed imprevista
  • semplice stato di preoccupazione o di incertezza

L'esperienza soggettiva è rappresentata da un senso di spiacevolezza e da un intenso desiderio di evitamento nei confronti di un soggetto o di una situazione giudicata pericolosa. Dai risultati di molte ricerche empiriche, si è giunti alla conclusione che potenzialmente qualunque oggetto, persona o evento, può essere vissuto come pericoloso e quindi indurre una emozione di paura. Essenzialmente la paura può essere innata o appresa. Le paure apprese riguardano un'infinita varietà di stimoli che derivano da esperienze dirette e che si sono dimostrate penose o pericolose. Le paure innate originano da: stimoli fisici molto intensi, oggetti e persone sconosciute, situazioni di pericolo, e infine circostanze in cui è richiesta l'interazione con individui o animali aggressivi. La paura si manifesta in modo piuttosto caratteristico: occhi sbarrati, bocca semi aperta, sopracciglia avvicinate, fronte aggrottata. Precisamente, uno stato di paura acuta ed improvvisa caratteristica del panico e della fobia si accompagna ad un'attivazione del sistema nervoso autonomo e parasimpatico. Il risultato di tale attivazione è una sorta di paralisi, ossia l'incapacità di reagire in modo attivo con la fuga o con l'attacco.

La rabbia è un'emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche, poiché per essa è possibile identificare una specifica origine funzionale. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dall'uomo. Quindi insieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una tra le emozioni più precoci. Inoltre la rabbia fa parte della triade dell'ostilità insieme al disprezzo, e ne rappresenta il fulcro e l'emozione di base. Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione sia fisica che psicologica. Pur rappresentandone i denominatori comuni, la costrizione e la frustrazione non costituiscono in sé le condizioni sufficienti e neppure necessarie perché si origini il sentimento della rabbia. Ancor più delle circostanze concrete del danno, quello che più pesa nell'attivare un'emozione di rabbia sembra essere la volontà che si attribuisce all'altro di ferire e l'eventuale possibilità di evitare l'evento o situazione frustrazione. La rabbia possiede una tipica espressione facciale, ben riconoscibile in tutte le culture studiate: l'aggrottare violento della fronte e delle sopracciglia, e lo scoprire e digrignare i denti; queste rappresentano le modificazioni sintomatiche del viso che meglio esprimono l'emozione della rabbia; tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all'immobilità.

Il disprezzo viene espresso prevalentemente nelle situazioni di interazione sociale. Secondo Garotti (1980), il disprezzo verso un altro individuo è provocato soprattutto da comportamenti trasgressivi di norme morali o convenzioni sociali, dal tradimento della fiducia, da aggressività e violenza, da atteggiamenti immotivati di superiorità, di insincerità e falsità. Altri modi per definire l'emozione del disprezzo: sdegno, aborrimento, avversione, ripugnanza, schifo.

L'asocialità dei social modifica

Le nuove tecnologie oggi non possono essere considerate solo come delle innovazioni positive: bisogna vederne anche il lato negativo. Infatti alcune testimonianze spiegano il modo in cui ci siamo schiavizzati allo stesso mondo che abbiamo creato. Fingiamo di non vedere tutto questo isolamento dell'uomo, di non capire che il guardare uno schermo non sarà mai come il guardare gli occhi della persona con cui stiamo parlando. Spesso si hanno molti amici nei social ma nessuno veramente nella vita reale. E questo ci fa sentire soli. Soprattutto quando si tratta di adolescenti. Quella fase in cui si è in continuo combattimento con lo specchio, la società e noi stessi. In cui si ha la necessità di far parte di un gruppo.

"Ho 422 amici, parlo con loro ogni giorno, eppure nessuno mi conosce davvero. A causa di questi media che chiamiamo social, ma tutto sono fuorché sociali, quando togliamo lo sguardo dallo schermo ci accorgiamo di essere diventati ormai schiavi di tutta questa tecnologia. Editiamo, esageriamo, ricerchiamo adulazioni, fingiamo di non notare l'isolamento sociale. Quando siete in pubblico vi sentite soli, io non sopporto il silenzio dei treni di pendolari, nessuno parla per paura di sembrare matto. Stiamo diventando asociali, siamo circondati da bambini che invece di giocare nei parchi, sulle altalene, sulla bici, restano a casa facendosi intrattenere dalla tecnologia. Non guardate il telefono, spegnete il display, approfittate della giornata basta un incontro per fare la differenza." fonte:https://www.youtube.com/watch?v=j14bTApGTZM

Gruppo sociale modifica

In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento. Gli esseri umani sono portati a cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono definiti dall'esterno. Perché nascono i gruppi?

Nella nostra vita il gruppo costituisce una parte fondamentale: siamo nati in un gruppo, cioè la famiglia, in classe impariamo in gruppo, giochiamo in gruppo... Da quando l'uomo si trova sulla Terra, egli ha sempre vissuto in gruppo. Con il gruppo noi possiamo soddisfare dei bisogni, siano essi biologici o psicologici, che non possiamo soddisfare da soli. Quindi il gruppo ha l'obiettivo di migliorare la sopravvivenza dell'individuo. Gli psicologi sociali evoluzionisti dicono che la selezione naturale favorisce non chi vive in isolamento, ma chi vive in gruppo perché è, a partire da esso, che si forma la persona, nonché la società che la circonda. In base ai fini, vi sono due tipi di gruppo: quello strumentale e quello affiliativo · Il primo, lo strumentale è un gruppo che vuole raggiungere obiettivi specifici (squadra, associazione, comunità, ecc). · Il secondo ha obiettivi più generali, come le confraternite.

In base al tipo di relazione il gruppo può essere primario o secondario:

  • Il gruppo primario è composto da almeno tre persone che interagiscono per un periodo di tempo relativamente lungo, sulla base di rapporti intimi faccia a faccia (es: famiglia, gruppi, piccole comunità).
  • Il gruppo secondario è composto da un numero di persone che interagiscono su basi temporanee, anonime e impersonali. I suoi membri non si conoscono personalmente o si conoscono in relazione a particolari ruoli formali anziché come persone nella loro completezza. Solitamente conseguono finalità specifiche e meno emotivamente impegnate come ad es. nelle aziende, nei partiti politici, nelle burocrazie statali.

I gruppi si possono classificare in base al numero di componenti:

  • La diade è un gruppo composto da due elementi, come madre-figlio, moglie-marito, due amiche del cuore. Ciò che caratterizza la relazione, nella diade, è il legame affettivo. Anche se la comunicazione si interrompe per qualche motivo e quindi non si hanno più interazioni (come nel caso della assenza di uno dei due componenti, oppure nel caso di una separazione dopo un brusco litigio) la relazione permane. Tuttavia affinché la diade continui ad esistere nella comunicazione vi è la necessità di un'attenzione reciproca la quale venendo meno interrompe l'interazione tra i due componenti e pone fine all'atto comunicativo. Nella Diade due persone stanno insieme perché si sono scelte, perché hanno interessi in comune o per compensazione. L'una trova nell'altra quello che pensa gli manchi. Si tratta di due persone che rinnovano la loro scelta nella volontà di continuare lo scambio comunicativo.
  • La triade è un gruppo composto da tre membri. Un classico esempio è la classica famiglia padre-madre-figlio. La comunicazione nella triade si modifica perché, pur rimanendo nell'ambito della ralazione intima, due dei tre elementi possono temporaneamente interagire tra di loro escludendo il terzo. Risulta ovvio che, se la comunicazione si concentra sempre nella stessa coppia, esistono dei problemi di relazione nella triade. Si deduce, quindi, che sempre per questo stesso motivo nella triade è possibile la formazione delle coalizioni.
  • Il Piccolo Gruppo è un gruppo costituito solitamente da 4 a 10-12 membri. È uno dei modelli di interazione sociale fondamentali, e molte attività sociali e funzionali avvengono in o attraverso gruppi di tali dimensioni. Gruppi più ampi tendono a dare luogo alla formazione spontanea di sottogruppi di questa dimensione, sia in ambito sociorelazionale che operativo-lavorativo.
  • Il Gruppo Mediano è un gruppo costituito di solito da 10-12 a 25-30 membri. Col passaggio dal piccolo gruppo al gruppo mediano le relazioni personali divengono meno strette, ed in caso di interazione prolungata quest'ultimo tende a segmentarsi informalmente in piccoli gruppi.
  • Il Grande gruppo, o Large group, conta dai 30 membri in su. In tali tipi di gruppo le interazioni sono meno dirette e personali, e l'individuo è più soggetto alla dialettica di polarizzazione tra fenomeni di massificazione/individuazione.

Cyberspazio modifica

Fino a un po' di tempo fa, la sicurezza era una protezione dai pericoli del mondo. Con l'ingresso del cyberspazio sono cambiate molte cose. Gli ultimi 20 anni hanno visto una grande trasformazione alle modalità di comunicazione. Gli esempi più comuni sono le chat, le email e gli sms. Uno dei più grandi rischi nella comunicazione virtuale è il Cyberbullismo e i rischi sul piano psicologico non sono da sottovalutare, anche perché si tratta di soggetti che stanno subendo uno sviluppo fisico e psichico. Un altro dato preoccupante è che, spesso, glli adulti, soprattutto i genitori delle vittime, non sono a conoscenza del fenomeno. Se prima si parlava solo di bullismo, il "cyberbullismo" è abbastanza recente. La differenza è che il primo veniva attuato soprattutto negli ambiti scolastici e il secondo è online e può accadere 24h su 24.

Cyber-bullismo femminile modifica

Il cyberbullismo femminile sta diventando una preoccupazione: attuali ricerche osservano che le ragazze coinvolte nel cyberbullismo, rispetto ai ragazzi, hanno maggiore probabilità di delinquere nel cyberspazio. Le motivazioni del cyberbullismo femminile sono varie: per invidia e competizione, voglia di manipolare gli altri, attirare l'attenzione maschile, diffondere falsità e anche di valorizzarsi in un gruppo.

Gli atti del cyberbullismo femminile comprendono la violenza psicologica e l'abuso emotivo ripetuto nel tempo. Al contrario dei maschi, che assumono questi comportamenti per essere fisicamente dominanti, le ragazze preferiscono utilizzare come metodo di attacco l'interindividuale. In generale "quando viene presa in considerazione sia l'aggressività fisica che relazionale, le ragazze mostrano livelli di aggressività equiparabili a quelle dei maschi" (Moretti-Odgers, 2002). Quindi le cyberbulle danneggiano più dei maschi un individuo perché a differenza loro non danneggiano fisicamente, ma preferiscono offendere con minacce psicologiche.

Fonti modifica