Suoni, segni e idee/Il nome/La declinazione del nome: nomi maschili e nomi femminili

I nomi sono parti del discorso che oltre ad esprimere l'idea principale della cosa a cui si riferiscono, esprimono anche un'idea di maschilità o di femminilità. Ciò accade attraverso le loro desinenze e l'alternanza delle due possibilità (maschile o femminile) avviene grazie al già visto fenomeno della flessione secondo il genere sessuale.

Esempi:

contadin -o contadin -a
radice desinenza radice desinenza
MASCHILE FEMMINILE

Si distingueranno così NOMI MASCHILI e NOMI FEMMINILI.

Sappiamo bene che gli esseri viventi hanno alcuni caratteristiche "maschili" ed altri caratteristiche "femminili": quindi, nel loro caso, il fatto che il nome che esprime la loro idea esprima anche un'idea della loro sessualità non desta perplessità. Appare invece curioso il fatto che la lingua italiana (così come altre lingue) esprima un'idea di sessualità anche coi nomi che esprimono le idee di cose inanimate che, evidentemente, non hanno e non possono avere una sessualità. Tale fenomeno si verifica per ragioni etimologiche o di evoluzione del termine o per assonanza linguistica oppure per pura convenzione umana.

Si vedano ora i vari casi della declinazione dei nomi secondo il genere sessuale.

Nomi a genere differenziato. modifica

Si diranno nomi a genere differenziato quei nomi che possono essere declinati sia nella forma al maschile che nella forma al femminile. Sono per lo più nomi di persone, animali o esseri viventi in generale che nella realtà esistono proprio o con caratteristiche sessuali maschili o con caratteristiche sessuali femminili.

Esempi:

maschile femminile
ragazz-o ragazz-a
camerier-e camerier-a
ca-ne ca-gna
abat-e abad-essa
d-io d-ea
re re-gina

Nei dizionari sono catalogati al genere maschile.

Ecco di seguito alcune tipiche variazioni di desinenze nella declinazione maschile/femminile dei nomi:

  • -o-a (es: ragazz-o, ragazz-a)
  • -e-a (es: camerier-e, camerier-a)
  • -o-ina (es: gall-o, gall-ina)
  • -e-ina (es: ero-e, ero-ina)
  • -a-essa (es: poet-a, poet-essa; duc-a, duc-h-essa)
  • -e-essa (es: dottor-e, dottor-essa)
  • -ore-rice (es: pitt-ore, pitt-rice; succe-ss-ore, succe-dit-rice)

Nomi a genere comune (o ambigeneri) modifica

I nomi a genere comune (o ambigeneri) sono quelli per i quali la lingua italiana prevede che flettano al femminile nella stessa forma che al maschile così da sembrare (apparentemente) che non flettano presentando la stessa forma per esprimere l'idea di ambo i generi.

Nei dizionari sono indicati come maschili e femminili.

Esempi:

maschile femminile
artista artista
pianista pianista
cantante cantante
nipote nipote
erede erede
consorte consorte
parente parente

Che essi esprimano l'idea della maschilità o della femminilità potrà essere capito dal contesto in cui vengono usati o, a volte, dall'articolo da cui possono essere accompagnati (l'articolo è una parte del discorso che esprime anch'esso un'idea di maschilità o di femminilità).

Esempi:

maschile femminile
un artista un'artista
il pianista la pianista
il cantante la cantante
il nipote la nipote
un erede un'erede
il consorte la consorte
il parente la parente

Nomi a genere unico. modifica

La maggior parte dei nomi della lingua italiana, tuttavia, esistono in un'unica forma, maschile o femminile che sia, senza possibilità di poter essere declinati nell'altra forma: si parlerà così di nomi a genere unico.

Ciò non dipende dal fatto che si tratta di cose che in natura esistono solo in forma maschile o femminile (anzi, spesso si tratta di nomi di cose inanimate che, per loro natura, non hanno nemmeno una "sessualità"); la forma del loro nome al maschile o al femminile è un puro fatto linguistico dovuto spesso all'etimologia o all'evoluzione del termine, oppure si tratta di una convenzione umana.

Questi nomi si tratteranno, comunque, come appartenenti al genere che apparentemente esprimono.

Nei dizionari sono indicati, secondo gli specifici casi, ora come maschili ora come femminili.

Esempi:

sedia: è un nome a genere unico femminile; non esiste un corrispettivo maschile ("sedi-o"); è evidente che esprime l'idea di una cosa materiale che non ha alcuna sessualità, ma c'è una pura scelta della lingua che vuole abbinare al significato generale l'idea della femminilità
aeroplano: è un nome a genere unico maschile; non esiste un corrispettivo femminile ("aeroplan-a"); è evidente che esprime l'idea di una cosa materiale che non ha alcuna sessualità ma c'è una pura scelta della lingua che vuole abbinare al significato generale l'idea della maschilità

Tra le particolarità dei nomi a genere unico, la lingua italiana intende i nomi delle città quasi tutti di genere femminile; perciò si dirà:

Esempi:

  • la superba Genova,
  • l'industriosa Milano,
  • la bella Napoli.

Fanno eccezione solo i nomi Cairo e Pireo che sono maschili.

I nomi degli alberi sono per la maggior parte di genere maschile.

Esempi:

  • il pero, il melo, il pesco, il susino, etc...

Fanno eccezione:

  • acacia
  • betulla
  • palma
  • quercia
  • robinia

che sono di genere femminile.

I nomi dei frutti, viceversa, sono generalmente di genere femminile;

Esempi:

  • la pera, la mela, la pesca, la susina, etc...

Fanno eccezione:

  • ananasso
  • cedro
  • dattero
  • fico
  • limone
  • mandarino
  • pistacchio
  • pomo
  • pompelmo

che sono di genere maschile.

Un particolare problema linguistico si pone coi nomi a genere unico quando esprimono l'idea di una persona o un animale e occorre esprimere l'idea della persona o dell'animale di sesso opposto a quello che il nome a genere unico esprime.

Esempi:

volpe: è un nome che nella lingua italiana oltre all'idea principale della "volpe" esprime anche un'idea di femminilità; ma potrebbe darsi la necessità di esprimere l'idea dell'animale volpe di sesso maschile
muratore: è un nome che nella lingua italiana oltre all'idea principale del "muratore" esprime anche un'idea di maschilità; ma potrebbe darsi la necessità di esprimere l'idea di un muratore di sesso femminile.

In questi casi, non potendo flettere i due nomi la lingua italiana esprime l'dea della persona o dell'animale di sesso opposto a quello che il nome a genere unico esprime accompagnandolo con gli aggettivi "maschio" o "femmina" secondo i casi.

Oppure utilizza delle perifrasi nelle quali abbina l'idea di maschilità o femminilità al nome.