Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 3: differenze tra le versioni

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L'aspetto umano dell'alleanza è la concreta risposta ebraica all'elezione di Israele da parte di Dio, una risposta che non può essere realmente separata dal comandamento stesso. Qui la relazione è bilaterale (''a'' ⇔ ''b''), cioè si va avanti e indietro dalle parti al tutto e dal tutto alle parti. La relazione qui potrebbe essere vista come "organica" in opposizione a "tecnica" (nel senso di ''a'' messa in atto per il bene di ''b'').<ref>Cfr. Aristotele, ''[[w:Etica Nicomachea|Etica Nicomachea]]'' 1094a1 per la distinzione tra quella che ho chiamato teleologia "organica" (intrinseca) in contrapposizione alla teleologia "tecnica" (estrinseca).</ref> Senza questa risposta specifica, la rivelazione/elezione avrebbe potuto suscitare solo un'emozione — un approccio che Rosenzweig avrebbe probabilmente visto come implicante tutto il soggettivismo della teologia del teologo protestante liberale del diciannovesimo secolo, [[w:Friedrich Schleiermacher|Friedrich Schleiermacher]].<ref>Per l'antipatia di Rosenzweig verso il soggettivismo di Schleiermacher, cfr. ''Star'', 100-101; anche, ''Kleinere Schriften'', 279.</ref> In effetti, si poteva caratterizzare la posizione di Rosenzweig parafrasando Kant: la legge senza comandamento è cieca; il comandamento senza legge è vuoto.
 
La separazione dell'elemento umano dall'elemento divino dell'alleanza è solo formale; in realtà devono funzionare insieme in tandem. La separazione formale dell'elemento umano consente di vedere e analizzare la logica umanamente accessibile delle interpretazioni rabbiniche concrete dei comandamenti e persino di incorporare i risultati della moderna cultura umanistica. Come dice Rosenzweig: "Certamente non tutte queste spiegazioni storiche e sociologiche sono false".<ref>''Briefe'', no. 413, p. 520, trad. da Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 245. Si veda anche ''Briefe'', no. 63, p. 81.</ref> Sono false solo quando dalla loro applicazione alle specificità dei comandamenti deducono che i comandamenti nel loro insieme non possono provenire da Dio. E qui, nella sua fenomenologia dei comandamenti (sebbene non la designi con quel termine), Rosenzweig individua il riduzionismo di [[w:William James|William James]], [[w:Sigmund Freud|Freud]], [[w:Julius Wellhausen|Wellhausen]] e [[w:Max Weber|Max Weber]].<ref>Per una discussione del metodo fenomenologico di Rosenzweig, cfr. B. Caspar, ''Das Dialogischen Denken'' (Freiburg, 1967), 94 segg.</ref> Manca loro [[:en:wikt:see the forest for the trees|la foresta per vedere gli alberi]], per così dire. Di conseguenza, si affretta a sottolineare che "alla luce del fare, del giusto fare in cui sperimentiamo la realtà della legge (''erfahrenen Wirklichkeit des Gebots''), le spiegazioni sono di importanza superficiale".<ref>''Briefe'', 520 (= Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 245).</ref> Queste spiegazioni sono solo astrazioni perché sono già fatte quando si è fuori dalla realtà partecipativa dell'elezione diretta e della risposta. Come Rosenzweig affermò poco prima in questa lettera: "Ci rendiamo pienamente conto di quel legame teologico (''Zusammenhang'') generale (''allgemeinste'') solo quando lo facciamo prendere vita adempiendo i comandamenti individuali, e lo trasponiamo dall'oggettività di una verità teologica al ‘Tu’ della benedizione".<ref>''Ibid.'', 519 (= Glatzer, ''Franz Rosenzweig'', 244).</ref> Tale verità teologica può essere espressa solo dalla cruda proposizione "'''Dio è'''".
 
Quindi sembrerebbe che sia la teologia che la legge siano astrazioni dalla realtà primaria dell'alleanza, una realtà che può solo essere affrontata (''anzusprechen'') e che non è descrivibile (''aussprechbar'').<ref>''Ibid.'', 520-521 (= Glatzer, 244).</ref> La teologia è un discorso astratto su Dio senza la presenza dell'uomo; la legge è un discorso astratto sull'uomo senza la presenza di Dio. Rosenzweig non esclude certo queste discipline astratte. Dopotutto, egli stesso era un teologo e aspirava ad essere un [[w:halakhah|halakhista]].<ref>Nella sua lettera del marzo 1924 al pensatore ebreo ortodosso Isaak Breuer, che era stato critico nei confronti del trattamento molto minimo dell'Halakhah nella ''Stella'', Rosenzweig accettò le critiche e spiegò che dopo circa dieci anni di "imparare e vivere" sperava di scrivere un libro sulla legge ebraica. (Cfr. ''Briefe'', no. 389, pp. 496-497.)</ref> Tuttavia, la sua opposizione al pensiero ebraico liberale può essere vista nel suo rifiuto della tendenza a derivare la realtà dell'alleanza ebraica con Dio dalla teologia filosofica; e la sua opposizione al pensiero ebraico [[w:ebraismo ortodosso|ortodosso]] può essere visto nel suo rifiuto della relativa tendenza a derivare dalla legge la realtà dell'alleanza ebraica con Dio. Il vero comandamento elezione/rivelazione include ciascuno e trascende entrambi. Deve essere sperimentato direttamente nel suo insieme prima di poter essere analizzato astrattamente nelle sue parti.
 
=== L'elezione di Israele e la redenzione del mondo ===