Ascoltare l'anima/Capitolo 12: differenze tra le versioni

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=== Essere commossi dalla musica ===
{{Doppia immagine verticale|right|Beethoven.jpg|Beethoven Signature.svg|235255|[[w:Ludwig van Beethoven|Ludwig van Beethoven]], ritratto eseguito da [[w:Joseph Karl Stieler|Joseph Karl Stieler]] nel 1820|Firma di Beethoven}}
Nel suo libro ''Music Alone'', [[:en:w:Peter Kivy|Peter Kivy]] rifiuta l'idea che la musica possa ''suscitare'' "garden variety emotions, fear, grief, joy, and the like"<ref>Peter Kivy, ''Music Alone: Philosophical Reflections on the Purely Musical Experience'' (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1990), 175. Possiamo tradurre "garden variety" con "varietà da giardino" ad indicare varietà ordinarie, semplici(stiche), ma la traduzione non rende l'idea completamente. Manterrò quindi il termine {{en}}.</ref> che secondo lui la musica può invece ''esprimere''. Le emozioni della ''garden‐variety'' nella vita reale hanno "cognitive objects" che semplicemente non sono disponibili nella nostra esperienza musicale. Per illustrare il suo punto, Kivy descrive come suo Zio Charlie lo fa sempre arrabbiare raccontando bugie egoistiche su Zia Bella, e nota che in questo e in altri stati emotivi nella vita ordinaria c'è sempre qualcuno/qualcosa come lo Zio Charlie con cui sono arrabbiato o spaventato o felice. Ma quando si tratta di musica non c'è un candidato ovvio per l'oggetto dell'emozione, ciò di cui sono triste o felice o nostalgico o angosciato. "Where's the Uncle Charlie?"<ref>''Ibid.'' 149.</ref> come chiede esplicitamente Kivy.
 
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Mentre Kivy afferma che l'eccitazione dell'emozione da parte della musica non ha nulla a che fare con l'espressione dell'emozione da parte della musica, ci sono quelli all'estremità opposta dello spettro che affermano che l'espressione non è altro che l'eccitazione dell'emozione. Pochi mantengono tale opinione in questa forma esplicita. Da un lato, sembra certamente che un brano musicale possa suscitare emozioni che non esprime, come quando mi sento sconvolto e mi vengono le lacrime agli occhi a sentire ''"[[w:Jingle Bells|Jingle Bells]]"'' perché mi ricorda i perduti Natali di una volta. Anche se ''"Jingle Bells"'' mi fa sentire triste, non esprime tristezza. E d'altra parte, anche se molte persone concordano sul fatto che ''"Jingle Bells"'' esprime allegria o gioia, non tutti rispondono con allegria o gioia: molti di noi salutano la famosa melodia con irritazione o noia. Tuttavia, l'idea che l'espressione musicale debba avere qualcosa a che fare con l'eccitazione dei sentimenti è dura a morire. Ci sono stati diversi tentativi recenti di dimostrare che la teoria dell'eccitazione, opportunamente modificata, ha un nocciolo di verità.
 
[[File:Beethoven SymphonyNo.3Eroica LudwigVanBeethoven-SymphonyNo.3InEFlatMajorEroicaOp.55-02-MarciaFunebreAdagioAssai.ogg|235px255px|right|thumb|''[[w:Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Eroica]]'' di Beethoven: Marcia Funebre, ''Adagio assai'']]
[https://www.google.co.uk/books/edition/Music_Value_and_the_Passions/eT5iQgAACAAJ?hl=en Aaron Ridley, nel suo libro ''Music, Value and the Passions''], difende quella che chiama una "weak arousal theory" dell'espressione musicale. Pensa che le emozioni indotte dalla musica aiutino a identificare le emozioni che la musica esprime. Ridley sostiene che diventiamo consapevoli dei gesti musicali espressivi per mezzo di una risposta empatica. Ad esempio, quando ascolto la Marcia Funebre dalla sinfonia dell’''[[w:Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Eroica]]'' di Beethoven, "in attending to the musical gestures I come to be aware of their heavyhearted, resolute quality through the very process of coming myself to feel heavyhearted but resolute".<ref>Aaron Ridley, ''Music, Value, and the Passions'' (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1995), 128.</ref>
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Ciò non significa, tuttavia, che le risposte empatiche al melisma musicale siano mere associazioni idiosincratiche alla musica, poiché "the experience of sympathetic response... is ineliminably an experience of the music which occasions it",<ref>''Ibid.'' 135.</ref> e quindi aperta alla valutazione del pubblico. Se dico che la Marcia Funebre di Beethoven mi fa venire voglia di scherzare con gioia, puoi far notare che in quel caso non posso rispondere alla musica stessa (piuttosto che ad alcune peculiari associazioni idiosincratiche che potrei avere riguardo alla musica), perché i gesti melismatici nella musica sono in effetti dolenti e risoluti: "Melismatic gestures are the features of a musical work that through sympathetic response are grasped as expressive features; and the expressive attributions made on the basis of sympathetic response are elucidated by appeal back to those melismatic gestures."<ref>''Ibid.'' 140</ref>
 
[[File:Frederic Chopin Piano Sonata No.2 in B flat minor Op35 - III Marche Funebre.ogg|235px255px|thumb|''Marcia Funebre'' (terzo movimento) di [[w:Fryderyk Chopin|Chopin]]]]
Ridley pensa che la sua teoria spieghi l'enigmatico detto di Mendelssohn secondo cui ciò che la musica esprime non è troppo ambiguo per le parole ma "troppo definito", perché quando percepisco un brano di musica espressiva che esprime una sorta di malinconia, la natura precisa della malinconia espressa è rivelata nel modo in cui mi fa sentire. Ciò che si sente esprimere dalla musica è in parte dovuto allo stato d'animo che induce in me. Quindi, nell'ascoltare la [[w:Sonata per pianoforte n. 2 (Chopin)|Marcia Funebre dalla Sonata per pianoforte in si minore]] di [[w:Fryderyk Chopin|Chopin]], provo una tristezza molto precisa che è diversa da quella che incontro – e provo – nella Marcia Funebre di Beethoven, e queste diverse tristezze sono ''ciò che la musica esprime''. Inoltre, poiché gli stati di cui consideriamo espressivi le due Marce Funebri "are both in fact ''our'' states, it explains why the experience of music as expressive is often felt to be the most intimate of all aesthetic experiences".<ref>''Ibid.'' 138.</ref>
 
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=== Ascoltare con immaginazione ===
{{Doppia immagine verticale|right|Chopin, by Wodzinska.JPG|Chopins Unterschrift.svg|255|Ritratto di [[w:Fryderyk Chopin|Fryderyk Chopin]], dipinto di [[w:Maria Wodzińska|Maria Wodzińska]] nel 1835|Firma di Chopin}}
[[:en:w:Kendall Walton|Kendall Walton]] è d'accordo con Ridley sul fatto che la musica a volte evochi sentimenti negli ascoltatori, ma pensa che in genere ci inviti anche ad esercitare le nostre capacità immaginative piuttosto che farci provare emozioni reali. Quindi, ad esempio, una canzone come "Immer leiser" crea un "mondo" in cui una protagonista esprime la sua angoscia e desidera ardentemente il suo amato. Per Walton questo significa che nell'ascoltare la canzone dobbiamo ''immaginare'' la protagonista che esprime angoscia e desiderio per l'amato. Potrei anche reagire emotivamente: dal punto di vista di Walton è probabile che io abbia una risposta empatica alla protagonista di "Immer leiser", sentendomi (nell'immaginazione) con lei nella sua angoscia e desiderio.