Ascoltare l'anima/Capitolo 12: differenze tra le versioni

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Quello su cui mi concentrerò in questo Capitolo, quindi, è qualcosa di abbastanza specifico: il modo in cui le nostre emozioni operano ''come guida per comprendere'' la musica. Una delle cose che mi interessa, ovviamente, è se le emozioni che un brano musicale suscita negli ascoltatori hanno qualcosa a che fare con ciò che la musica esprime. Se la teoria romantica dell'espressione è corretta, almeno a volte le emozioni che un brano musicale suscita in ascoltatori qualificati saranno proprio quelle che esprime. Ma le emozioni che la musica suscita non sono sempre le stesse che esprime. Come vedremo, anche quando le emozioni che la musica suscita in noi ''ci aiutano a cogliere'' ciò che la musica esprime, le emozioni suscitate potrebbero non essere le stesse di quelle espresse.<ref>Per un'ulteriore discussione, si veda la sezione sulle emozioni secondo Meyer di seguito.</ref>
 
Non sorprende che Peter Kivy pensi che le emozioni suscitate dalla musica non possono aiutarci a capire cosa esprime la musica, per il semplice motivo che la musica semplicemente non può suscitare le emozioni da "garden‐variety" che esprime. Le emozioni che la musica suscita sono ben distinte da quelle che esprime. Inizio il Capitolo considerando brevemente il punto di vista di Kivy. Poi considero un punto di vista all'estremo opposto, il punto di vista che non solo la musica suscita emozioni da "garden‐variety", ma che l'espressione di queste emozioni nella musica ''non è altro che'' l'eccitazione di quelle stesse emozioni negli ascoltatori. Poche persone sostengono il punto di vista in questa forma estrema, ma ci sono versioni più miti di tale punto di vista che hanno aderenti. Discuterò le opinioni di Aaron Ridley, con le quali sono parzialmente in sintonia, e la versione di [[:en:w:Kendall Walton|Kendall Walton]], che trovo inutilmente barocca. In generale, anche se non credo che si possa ''definire'' l'espressione come eccitazione delle emozioni negli ascoltatori, purtuttavia le emozioni che proviamo mentre ascoltiamo la musica a volte possono rispecchiare e quindi rivelarci ciò che la musica esprime.
 
Nel Capitolo 4 ho invocato il teorico letterario [[w:Wolfgang Iser|Wolfgang Iser]] per dimostrare che aver evocate emozioni appropriate può allertare il lettore sulla struttura narrativa di un romanzo. Qualcosa di simile vale per la musica. Come ha mostrato Leonard Meyer, avere "the right emotions evoked at the right moments" può avvisarci della ''struttura'' di un complesso brano musicale tonale. Esamino le sue opinioni e poi le estendo: avere le emozioni giuste al momento giusto può anche avvisarci di ciò che un pezzo ''esprime''. Ma le emozioni così evocate – sorpresa, smarrimento e via dicendo – non sono emozioni necessariamente espresse dal pezzo.
 
Concludo poi il Capitolo descrivendo un recente esperimento della psicologa [[:en:w:Carol L. Krumhansl|Carol Krumhansl]] che sembra mostrare, contrariamente a Kivy, che la musica suscita davvero emozioni del tipo ''garden‐variety'', e ciò conferma la mia opinione che prestare attenzione alle emozioni che la musica suscita spesso allerta a importanti caratteristiche della struttura e dell'espressività della musica stessa. Suggerisce anche, tuttavia, che ciò che viene percepito in modo appropriato in risposta alla musica è molto meno specifico di ciò che è appropriato alla letteratura. C'è una gamma più ampia di risposte emotive appropriate a un brano musicale rispetto a un romanzo.
 
=== Essere commossi dalla musica ===