Ascoltare l'anima/Capitolo 8: differenze tra le versioni

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Detto questo, tuttavia, è importante ricordare che la Teoria dell'Espressione ha la sua sede nelle opere d'arte [[w:Romanticismo|romantiche]], e in particolare nella poesia lirica,<ref>Croce chiamava le intuizioni che hanno gli artisti, intuizioni "liriche". [[w:Benedetto Croce|Benedetto Croce]], ''Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana'', 1940, e anche ''Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale'', 1950.</ref> mentre la maggior parte dei romanzi e delle opere teatrali non sono intesi ''principalmente'' per essere interpretati come espressioni dell'autore (o della sua ''persona'') nel modo descritto dalla Teoria dell'Espressione.<ref>Un romanzo realistico in genere non enfatizza l'espressione dell'emozione o della personalità nell'autore, o la sua ''persona'', anche quando c'è una "voce" caratteristica che racconta la storia. Ci sono eccezioni, spesso umoristiche, come ''[[w:Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo|Tristram Shandy]]''.</ref> Un altro punto che vale la pena sottolineare è che non dovremmo essere troppo veloci nell'affermare che non importa se è l'autore o la sua ''persona'' che sta esprimendo le sue emozioni in una poesia. Mi sembra che spesso ci interessi molto il fatto che lo stesso Keats desiderasse probabilmente un mondo di arte e bellezza, e che sia perfettamente appropriato identificare la voce poetica con quella dello stesso Keats, o di Keats in una delle le sue sembianze (una delle sue ''personae''). Come sottolinea la Teoria dell'Espressione, un'opera d'arte che sia anche un'espressione di successo consente al pubblico di ricreare in se stesso tutto ciò che è espresso dall'opera. Non è irragionevole godere della sensazione di essere coinvolti con le emozioni reali di un grande poeta, di non essere solo manipolati, ma di "ascoltare" il poeta stesso. Inoltre, non c'è dubbio che gli artisti spesso cercano di esprimere le proprie emozioni in modo sincero e che questa ricerca sia importante nella creazione dell'opera. Il fatto che un artista esplori spesso le proprie emozioni, come suggerisce Collingwood, può essere una delle ragioni per cui produce un'opera potente.
 
Questo ci porta a una terza obiezione alla Teoria dell'Espressione. Si afferma spesso che tutti i tipi di artisti cattivi e/o dilettanti esplorano le loro emozioni nelle loro opere, ma che ciò che producono non è affatto arte, per non parlare poi di buona arte. Credo che tale obiezione dovrebbe essere respinta. Il problema è che non prende sul serio ciò che i Teorici dell'Espressione intendevano con "esplorare le proprie emozioni". Per la Teoria dell'Espressione, l'espressione è una ''conquista''. È solo una ''buona'' opera d'arte che riesce a chiarire e ad articolare un'emozione in un ''medium''. I cattivi artisti semplicemente non ottengono questo tipo di chiarezza e articolazione. Per giustificare questa affermazione, tuttavia, ho bisogno di esaminare ulteriormente cosa significa per un'opera d'arte essere un'articolazione o un chiarimento di emozioni, qualcosa su cui tornerò presto.
 
{{Immagine grande|Jean Béraud Symphony in Red and Gold.jpg|840px|''[[w:Sinfonia|Sinfonia]] in Rosso e Oro'', dipinto di [[w:Jean Béraud|Jean Béraud]], 1895}}
L'ultima obiezione standard alla Teoria dell'Espressione che prenderò in considerazione è che nelle opere su larga scala che richiedono molto tempo per essere completate, l'artista non può provare/sentire continuamente le emozioni che sta esprimendo nell'opera. Se una '''[[w:sinfonia|sinfonia]]''' su larga scala esprime un'angoscia estrema, diciamo, il compositore non può certamente provarla per tutto il tempo che sta componendo la sinfonia: per prima cosa, è difficile lavorare quando si è in preda a una potente emozione negativa. Similmente, un pittore che dipinge un quadro enorme che esprime la sua sfida al destino, non deve sicuramente sfidare il destino per tutto il tempo in cui lo dipinge. Questa obiezione è così standard da avere anche una risposta standard: l'artista potrebbe star ricordando le emozioni passate piuttosto che esplorare le emozioni nuove e presenti.
 
Questa risposta è in parte corretta: l'artista nel lottare per esprimere alcune emozioni potrebbe cercare di articolare un'emozione poco chiara che sta provando in quel momento o qualche emozione poco chiara che ricorda di aver provato in passato. Ma l'artista può anche sorprendere se stesso e noi riuscendo ad esprimere emozioni che fino ad allora non ha provato, o almeno non esattamente nella forma in cui le esprime nella sua opera, e così facendo può far provare a se stesso e a noi anche queste nuove emozioni. Inoltre, come vedremo più avanti, l'espressione dell'emozione nell'arte e nel linguaggio non è solo uno sfogo spontaneo di un'emozione che si manifesta. Piuttosto, rappresenta i risultati di quello che in precedenza ho chiamato "monitoraggio cognitivo (= ''cognitive monitoring'')" dell'esperienza emotiva. Un poema lirico può sembrare uno sfogo spontaneo, ma ovviamente è realizzato con cura in modo tale da rappresentare una ''riflessione su'' un'esperienza emotiva. Non è un'espressione di emozione esattamente nello stesso modo in cui lo è un cambiamento spontaneo nell'espressione facciale. Sarebbe un "tradimento" dell'emozione stessa, secondo Collingwood.
 
Per riassumere: la Teoria dell'Espressione come teoria generale dell'arte ha una serie di gravi difetti. Non voglio difendere la teoria come teoria dell'arte. Quello che voglio fare è sostenere che – con alcune specifiche importanti – la Teoria dell'Espressione ci fornisce un quadro per una teoria dell'espressione plausibile. Ci sono un certo numero di verità nella Teoria dell'Espressione che qualsiasi versione di essa dovrebbe, credo, cercare di preservare: (1) I Teorici dell'Espressione sottolineano che nell'espressione artistica l'emozione espressa nasce con l'espressione. Questo perché l'emozione espressa è "individuale": nessun'altra emozione simile a questa è mai stata identificata perché la sua identificazione dipende dalle parole esatte (toni, linee, colori, ecc.) usate per esprimerla. (2) Parte della motivazione della Teoria dell'Espressione consiste nel distinguere tra opere d'arte genuina e opere di mera ''technē'' o abilità. L'espressione di un'emozione è allo stesso tempo la produzione di una "visione" immaginativa, ed è la capacità dell'artista di articolare una visione che lo distingue dal resto di noi. (3) L'espressione dell'emozione è un processo di delucidazione o articolazione di quell'emozione, di chiarimento su di essa. (4) Comprendere l'emozione espressa in un'opera richiede che il pubblico si impegni in un processo immaginativo di "ricrearla" e, come l'artista, chiarirla. (5) Ne consegue che gli artisti nell'esprimersi e il pubblico nel ricreare quelle espressioni per se stessi, acquisiscono un tipo speciale di conoscenza: l'espressione è un processo ''cognitivo''.
 
Le recenti teorie dell'espressione artistica si dividono in quelle che sono più o meno fedeli allo spirito della Teoria dell'Espressione e pensano che le opere d'arte esprimano emozioni in qualcosa come fanno le persone nella vita ordinaria, e quelle che pensano che dire che l'opera d'arte esprime una certa emozione è semplicemente attribuire ad essa un particolare tipo di aspetto o proprietà estetica emergente. Nel prossimo Capitolo delineerò e difenderò una teoria di cosa sia l'espressione artistica nello spirito delle tradizionali Teorie dell'Espressione e cercherà di preservare le intuizioni che ho identificato sopra. Il mio punto di vista prende come centrale l'idea che l'espressione artistica sia una sorta di delucidazione e articolazione dell'emozione e che sia un processo cognitivo per chiarire un'emozione. Per spiegare in cosa consistono l'articolazione e la delucidazione dell'emozione mi avvarrò della teoria dell'emozione sviluppata nella prima parte di questo libro.
 
== Note ==