Ascoltare l'anima/Capitolo 8: differenze tra le versioni

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=== L'abbandono della teoria dell'espressione ===
Negli anni 1950, tuttavia, era in atto un cambiamento nella disciplina dell'[[w:estetica|estetica]] nel mondo anglofono. Come branca della [[w:filosofia analitica|filosofia analitica]], l'estetica cercò di prendere le distanze dall'Idealismo e dal Romanticismo e da altri movimenti e teorie oscuri e dubbi del diciannovesimo secolo e, come parte di questa reazione, la Teoria dell'espressione dell'arte divenne oggetto di critiche diffuse e formidabili. Le critiche includevano "The Expression Theory of Art" (1954) di [[:en:w:Oets Kolk Bouwsma|O. K. Bouwsma]] e il famoso articolo di [[:en:w:John Hospers|John Hospers]] del 1955, "The Concept of Expression", come anche il libro di [https://www.google.co.uk/books/edition/The_Concept_of_Expression/bJ99BgAAQBAJ?hl=en Alan Tormey del 1971, ''The Concept of Expression''].<ref>O. K. Bouwsma, "The Expression Theory of Art" in William Elton (cur.), ''Æsthetics and Language'' (Oxford: Basil Blackwell, 1954); John Hospers, "The Concept of Artistic Expression", ''Proceedings of the Aristotelian Society'' (1954–5), rist. con alcuni cambiamenti in Morris Weitz (cur.), ''Problems in Aesthetics: An Introductory Book of Readings'' (New York: Macmillan, 1970), 221–45; Tormey, ''The Concept of Expression''.</ref> Hospers descrive e rifiuta tre modi di pensare all'espressione. In generale, c'è (1) espressione come processo subito dall'artista, (2) espressione come evocazione di emozioni in un pubblico e (3) espressione come comunicazione tra artista e pubblico, una combinazione di (1) e (2). Hospers rifiuta tutti e tre sostenendo invece una quarta teoria dell'espressione, "expression as a property of the work of art":
{{citazione|It is neither the artist nor the audience that matters here; it is the work of art itself. It is ''the music'' which is expressive; and the music may be expressive even if the artist had no emotions when he wrote it, and even if the audience is composed of such insensitive clods that they feel nothing when they hear it. The expressiveness of the music is dependent on neither of these things.|Weitz (cur.), ''Problems in Aesthetics'', 241-2}}
Nello schema di Hospers, "Expression Theorists" come Collingwood e Dewey sono esempi del primo modo di pensare all'espressione. Collingwood è interpretato come se proponesse che ciò che rende qualcosa un'opera d'arte è il processo per mezzo del quale è nata piuttosto che qualcosa che riguarda l'opera stessa. Hospers commenta che la genesi dell'opera è irrilevante: "what we must judge is the work before us, not the process of the artist who created it".<ref>''Ibid.'' 226.</ref>
 
Il libro di Alan Tormey ''The Concept of Expression'' è un saggio elegante e persuasivo che è ampiamente riconosciuto per aver demolito la Teoria dell'espressione una volta per tutte.<ref>Si potrebbe pensare che io stia sprecando il mio tempo ad attaccare una teoria vecchia di 30 anni, ma le è stata data una nuova vita da Peter Kivy in ''The Corded Shell'' ed è ancora ampiamente accettata.</ref> Sebbene molto più sottile del trattamento di Hospers, si attiene a una linea molto simile. Tormey abbozza una generica teoria dell'espressione ('''E'''-'''T''') che, secondo lui, è comune a Dewey, Ducasse, Collingwood, Carritt, Gotshalk, Santayana, Tolstoy e Véron, "whatever their further differences may be".<ref>Tormey, [https://www.google.co.uk/books/edition/The_Concept_of_Expression/bJ99BgAAQBAJ?hl=en ''The Concept of Expression''], 103.</ref> La sua stessa formulazione della teoria proclama la vittoria di un'attenta filosofia analitica sulla confusione [[w:Romanticismo|romantica]]:
{{citazione|(E‐T) If art object O has expressive quality Q, then there was a prior activity C of the artist A such that in doing C, A expressed his F for X by imparting Q to O (where F is a feeling state and Q is the qualitative analogue of F).|''Ibid.''}}
 
=== Difesa della teoria classica dell'espressione ===