Esistenzialismo shakespeariano/Idee esistenzialiste: differenze tra le versioni

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{{q|Già il Sommo Padre, Dio creatore, aveva foggiato secondo le leggi di un’arcana sapienza questa dimora del mondo quale ci appare, tempio augustissimo della divinità. Aveva abbellito con le intelligenze la zona iperurania <ref>L'iperuranio è la zona, secondo la dottrina platonica, in cui hanno sede le idee perfette.</ref>, aveva avvivato di anime eterne gli eterei globi, aveva popolato di una turba di animali d’ogni specie le parti vili e turpi del mondo inferiore. Senonché, recato il lavoro a compimento, l’artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un’opera sì grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Perciò, compiuto ormai il tutto, come attestano Mosè e Timeo <ref>Il riferimento è alla ''Genesi'' (1:26-28) e al dialogo platonico del ''Timeo''.</ref>, pensò da ultimo a produrre l’uomo. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori uno ve n’era da largire in retaggio al nuovo figlio, né dei posti di tutto il mondo uno rimaneva in cui sedesse codesto contemplatore dell’universo. Tutti ormai erano pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Ma non sarebbe stato degno della paterna potestà venir meno, quasi impotente, nell’ultima fattura <ref>Nell'ultimo atto della creazione.</ref>; non della sua sapienza rimanere incerto in un’opera necessaria per mancanza di consiglio; non del suo benefico amore, che colui che era destinato a lodare negli altri la divina liberalità fosse costretto a biasimarla in se stesso. Stabilì finalmente l’ottimo artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l’uomo come opera di natura indefinita e postolo nel cuore del mondo così gli parlò:<br/>
"'''Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine'''". O suprema liberalità di Dio padre! O suprema e mirabile felicità dell’uomo! A cui è concesso di ottenere ciò che desidera, di essere ciò che vuole. I bruti nel nascere seco recano dal seno materno tutto quello che avranno. Gli spiriti superni <ref>Gli spiriti superiori (gli angeli).</ref> o dall’inizio o poco dopo furono ciò che saranno nei secoli dei secoli. Nell’uomo nascente il Padre ripose semi d’ogni specie e germi d’ogni vita. E secondo che ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. E se saranno vegetali sarà pianta; se sensibili, sarà bruto; se razionali, diventerà animale celeste; se intellettuali, sarà angelo e figlio di Dio. Ma se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, nella solitaria caligine del Padre colui che fu posto sopra tutte le cose starà sopra tutte le cose.|Pico della Mirandola, ''[[w:Discorso sulla dignità dell'uomo|Discorso sulla dignità dell'uomo]]'', 1-5<ref>Traduzione dal latino di E. Garin, Pisa 1985.</ref>}}
La curiosità intellettuale e filosofica di Pico in questo testo è molto più complessa e radicale di quanto molti critici abbiano suggerito. [[w:Ernst Cassirer|Ernst Cassirer]] sostiene che per Pico "it is not being that prescribes once and for all the lasting direction which the mode of action will take; rather, the original direction of action determines and places being", e quindi ''Oratio de hominis dignitate'' costituisce una prefigurazione del mantra esistenzialista "existence precedes essence".<ref>[[w:Ernst Cassirer|Ernst Cassirer]], ''The Individual and the Cosmos in Renaissance Philosophy'', trad. {{en}} Mario Domandi (Oxford: Basil Blackwell, 1963), p. 84.</ref> Secondo Dollimore, l'opera di Pico è importante perché è testimonianza del pensiero antiessenzialista rinascimentale, prova che i pensatori del Rinascimento avevano capito che l'uomo è fatto "without a fixed identity".<ref>Dollimore, ''Radical Tragedy'', p. 169.</ref> Ma Pico non è un antiessenzialista: è un proto-esistenzialista. Nel succitato brano, sottolinea la capacità dell'individuo di "scolpire" e "modellare" la propria esistenza. Paul J. W. Miller osserva accuratamente che c'è una sorprendente somiglianza con le moderne teorie della soggettività nell'opera di Pico: "The most remarkable contribution he makes is the notion that the root of man’s excellence and dignity lies in the fact that man is the maker of his own nature. Man may be what he wishes to be; he makes himself what he chooses".<ref>Paul J. W. Miller, ''Introduction to On the Dignity of Man, On Being and the One, and Heptaplus'', p. xiv.</ref> Continua affermando che nella filosofia di Pico "[Man] gives himself his nature, as a sculptor gives form to a statue. This does not mean that man is an absolute creator of himself, for the making activity of man operates upon potencies which are already given".<ref>''Ibid.'', p. xv.</ref>
Pico suggerisce che un individuo deve negoziare la creazione del proprio sé esistenziale. Non sorprende, quindi, che il testo iconico di Pico risuoni profondamente con ''Existentialism and Humanism'' di Sartre, in cui il filosofo del XX secolo afferma: "Man simply is. Not that he is simply what he conceives himself to be, but he is what he wills, and as he conceives himself after already existing – as he wills to be after that leap towards existence. Man is nothing else but that which he makes of himself".<ref>Sartre, ''Existentialism and Humanism'', p. 28.</ref> Certo, sebbene il passo di Pico sopra citato ''sembri'' certamente promuovere una visione antiessenzialista dell'uomo, sarebbe fuorviante suggerire che Pico fosse parte di una tradizione sovversiva, antiessenzialista. Egli pensa comunque all'uomo, alla società e al cosmo in termini statici, come specificamente posizionati nella catena dell'essere rinascimentale. In molti modi, è ancora un pensatore essenzialista convenzionale. Ma anticipa la visione esistenzialista secondo cui la soggettività umana si realizza attraverso l'azione e l'interazione con il mondo. Riferendosi direttamente al passaggio di Pico sopra, Taylor osserva: "it seems to prepare the way, even while remaining within the Renaissance Platonic order of ontic logos, for a later decisive break with it. It seems to prepare a way for a stage where the ends of human life will no longer be defined in relation to a cosmic order at all, but must be discovered (or chosen) within."<ref>Taylor, ''Sources of the Self'', p. 200.</ref>
 
== Conclusione ==