Esistenzialismo shakespeariano/Introduzione: differenze tra le versioni

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=== Cosa è l'esistenzialismo? ===
Definire l'[[w:esistenzialismo|esistenzialismo]] si è rivelato un compito eccezionalmente problematico. Alcuni storici intellettuali hanno offerto definizioni generali e spesso ambigue del movimento; altri hanno preferito caratterizzare l'esistenzialismo come un atteggiamento flessibile e proteiforme piuttosto che una scuola di filosofia coesa. [[:en:w:Marjorie Grene|Marjorie Grene]] (1910-2009) lamenta pessimisticamente che "the word is nearly meaningless, because nearly every philosopher since Hegel is shown to be in some sense an existentialist."<ref>[[:en:w:Marjorie Grene|Marjorie Grene]], ''Introduction to Existentialism'' (Londra e Chicago: University of Chicago Press, 1948), pp. 1-2.</ref> La lotta per definire l'esistenzialismo è resa più difficile dal fatto che molte delle sue figure chiave resistono al restringere il loro lavoro a un unico, chiaro insieme di idee. Nell'introduzione alla ricerca di un metodo, Sartre dichiara: "It is in the nature of an intellectual quest to be undefined. To name it and define it is to wrap it up and tie the knot. What is left? A finished, already outdated mode of culture, something like a brand of soap, in other words, an idea".<ref>Jean-Paul Sartre, ''Search for a Method'', trad. {{en}} Hazel E. Barnes (New York: Random House, 1968), p. xxxiii.</ref> [[:en:w:Penelope Deutscher|Penelope Deutscher]] considera i "transformational terms" nell'opera di Simone de Beauvoir come "an increasingly complex intersection of accumulated meanings, which are constantly challenged, reconsidered and refined."<ref>[[:en:w:Penelope Deutscher|Penelope Deutscher]], ''The Philosophy of Simone de Beauvoir: Ambiguity, Conversion, Resistance'' (Cambridge: Cambridge University Press, 2008), p. 22.</ref> Lo stesso si può dire del pensiero esistenzialista più in generale, poiché i suoi termini centrali sono sempre in un processo di negoziazione critica e rivalutazione. Tuttavia, è chiaro che i temi e i concetti esplorati dagli esistenzialisti sono interconnessi. Anche se molte delle figure identificate con il movimento ripudiano espressamente il termine "esistenzialismo", ci sono diverse idee sovrapposte negli scritti di [[w:Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], [[w:Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], [[w:Karl Jaspers|Jaspers]], [[Martin Heidegger|Heidegger]], Sartre, [[w:Maurice Merleau-Ponty|Merleau-Ponty]], Beauvoir e [[w:Albert Camus|Camus]]. Piuttosto che tentare di arrabattarsi con definizioni contrastanti di esistenzialismo, è più utile ai fini di questo Capitolo introduttivo enumerare le principali idee filosofiche condivise dai principali pensatori esistenzialisti.
 
"The word existence", spiega Karl Jaspers, "is one of the synonyms of the word reality, but owing to Kierkegaard it has acquired a new dimension; it has come to designate what I fundamentally mean to myself."<ref>Karl Jaspers citato da Jean Wahl, ''Philosophies of Existence: An Introduction to the Basic Thought of Kierkegaard, Heidegger, Jaspers, Marcel, Sartre'', trad. {{en}} F. M. Lory (Londra: Routledge & Kegan Paul, 1959), p. 30. La citazione è presa da [[w:Karl Jaspers|Karl Jaspers]], ''Philosophy of Existence'', trad. {{en}} Richard F. Grabau (Oxford: Basil Blackwell, 1971), pp. 3-4.</ref> Il contributo più significativo di Kierkegaard all'esistenzialismo è stata la sua osservazione che gli esseri umani sono profondamente coinvolti nell'esperienza dell'esistere. Per Kierkegaard e per i maggiori pensatori esistenzialisti che lo hanno seguito, le indagini filosofiche iniziano con la premessa di base che gli individui sono attivamente coinvolti nei processi che modellano e costituiscono la loro esistenza. Come sostiene Heidegger, esistere non è semplicemente essere, ma essere preoccupati per se stessi; ci "importa" della natura della nostra esistenza.<ref>[[Martin Heidegger, la vita e l'opera|Martin Heidegger]], ''Being and Time'', trad. {{en}} John Macquarie e Edward Robinson (New York: Harper Perennial, 1962), p. 235.</ref> Questo porta gli esistenzialisti a suggerire che l'esistenza umana non è riducibile a un aggregato di essenze definitive o di universali istanziati. Questa visione antiessenzialista del sé umano è cruciale per gli esistenzialisti. Heidegger sceglie di sillabare la parola ''"ex-ist"'' per portare alla luce le radici etimologiche della parola e attirare l'attenzione sul modo in cui gli esseri umani "si distinguono" dalle loro proprietà caratterizzanti. Sartre ci dice: "Man first of all exists, encounters himself, surges up in the world – and defines himself afterwards."<ref>Jean-Paul Sartre, ''Existentialism and Humanism'', trad. {{en}} Philip Mairet (Londra: Methuen, 1980), p. 28.</ref> Ciò che Sartre suggerisce qui è che un individuo ha la capacità di decidere come stare in relazione alla sua propria vita. Questa idea è alla base del suo famoso detto "existence precedes essence".<ref>''Ibid.'', p. 28.</ref> In modo simile, Heidegger descrive il suo ''Being and Time'' come un'indagine, "an inquiry into the being that we ourselves are".<ref>Heidegger, ''Being and Time'', p. 26.</ref> Per gli esistenzialisti, gli esseri umani sono coscienti, senzienti, individui autocreanti. L'esistenza è sempre in uno stato di flusso, costantemente formata attraverso le azioni e le scelte di un individuo. Gli esistenzialisti insistono sulla caratterizzazione dell'essere umano non come un oggetto o una cosa, ma come un evento — la realizzazione in dispiegamento della vita nel suo insieme.
 
Gli esistenzialisti suggeriscono che ci sono due elementi dell'esistenza umana: fatticità e trascendenza. Gli aspetti della fatticità – razza, classe, età, passato, corpo, credenze, desideri, tratti della personalità – sono le dimensioni fattuali date dell'esistenza umana. Sono aspetti di un essere umano che possono essere visti da una prospettiva in terza persona. Gli esseri umani, affermano gli esistenzialisti, hanno una relazione speciale e complessa con questi aspetti della loro esistenza. Sebbene un individuo possa provare ad adottare una posizione obiettiva nei loro confronti, quella prospettiva rimarrà in gran parte soggettiva, perché un individuo interpreterà sempre questi fatti nei termini di ciò che significano per lui. Non può veramente vedere se stesso come fanno gli altri, come se fosse un oggetto. La mia fatticità mi appartiene e la mia prospettiva su di essa contribuisce al senso della mia esistenza unica e distintiva. Nella terminologia sartriana, la [[w:coscienza (filosofia)|coscienza umana]] esiste "in sé" (''en soi'') e "per sé" (''pour soi''). In un senso fondamentale, la coscienza esiste: questo è ciò che Sartre chiama ''Being-in-itself''. Ma un tratto distintivo della coscienza è la sua capacità di separarsi dai suoi fattori determinanti: questo è ciò che Sartre chiama ''Being-for-itself''. Di conseguenza, la coscienza è irrimediabilmente divisa. La coscienza non è proprietà di un individuo; allo stesso modo, non c'è abitante della coscienza. Invece, agisce come una conformazione mentale che struttura le nostre apprensioni del mondo. È la capacità della coscienza di riflettere su se stessa che rende possibili la scelta, la decisione, l'azione e l'agire.<ref>Jean-Paul Sartre, ''Being and Nothingness: An Essay on Phenomenological Ontology'', trad. {{en}} Hazel E. Barnes (Londra e New York: Routledge, 2003).</ref>
 
Sebbene gli esistenzialisti insistano sul fatto che gli esseri umani hanno la capacità di trascendere i dati della loro esistenza, insistono anche sul fatto che le vite umane sono sempre invischiate in situazioni sociali, storiche e culturali. Non esiste una distinzione netta e definitiva tra sé e mondo: essi formano un insieme fitto, che Heidegger chiama "Being-in-the-world".<ref>Heidegger, ''Being and Time'', p. 65.</ref> La trascendenza consente a un individuo di formulare progetti o posizionarsi nel mondo, ma questi progetti sono anche situati e circoscritti. Possiamo trascendere le nostre situazioni, ma non possiamo trascendere i limiti del mondo che conosciamo. La coscienza umana è sempre situata e incarnata. Ma gli esseri umani non sono solo il prodotto del loro condizionamento storico e culturale. Sono anche in grado di scegliere come rispondere al mondo. Jaspers la mette in questo modo: "Although my social I is thus imposed upon me, I can still put up an ''inner'' resistance to it. . . . Although I am in my social I at each moment, I no longer coincide with it. . . . I am not a result of social configurations, for though my social existence determines all of my objective phenomenality, I retain my own original potential."<ref>Karl Jaspers, ''Philosophy'', trad. {{en}} E. B. Ashton (Chicago e London: University of Chicago Press,
1970), vol. 2, p. 30.</ref>
 
=== Letture esistenzialiste di Shakespeare - Allora e adesso ===