La prosa ultima di Thomas Bernhard/Bernhard e l'autobiografia: differenze tra le versioni

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=== Ordinamento ===
Guardare indietro e "ricostruire" il passato è solo il primo passo verso l'autocoscienza del narratore autobiografico bernhardiano; ordinare le proprie esperienze è la fase successiva di un progetto attraverso il quale alla fine egli cerca il miglioramento di sé.
 
Secondo [[w:Peter Sloterdijk|Peter Sloterdijk]], uno dei compiti fondamentali del lavoro autobiografico è ordinare l'esperienza ("die Organization von lebensgeschichtlicher Erfahrung").<ref>Peter Sloterdijk, ''Literatur und Lebenserfahrung: Autobiographien der Zwanziger Jahre'' (Munich: Hanser, 1978), p. 8.</ref> Sloterdijk descrive la coazione a esaminarsi a causa del dolore o delle crisi personali come impulso fondamentale dietro molti seri progetti autobiografici. L'autoesame, prosegue, è un'attività intrinsecamente ottimista ("den Optimismus der Selbstreflexion") in questo contesto poiché presuppone il desiderio di superare e trovare una via d'uscita dall'infelicità personale (passata).<ref>''Ibid.'', p. 11.</ref> Sia l'infelicità che il successivo desiderio di trovare speranza sono chiaramente rilevanti per Bernhard, come dimostrano gli eventi raccontati nell'autobiografia.
 
Ordinare il passato in una narrazione letteraria è strettamente correlato a questioni di selezione e stile: ciò che il narratore sceglie di evidenziare sul passato e il modo in cui presenta il suo materiale definiscono i termini del suo progetto in modo non trascurabile. Ancora una volta, un parallelo con la psicoanalisi può fornire una visione produttiva. Nel suo resoconto del desiderio del paziente di superare i traumi del passato, Spence paragona la scelta dell'espressione aperta al paziente ai possibili generi disponibili allo scrittore. La selezione è un elemento fondamentale nel (ricordare e) esprimere i ricordi del passato: "Se il paziente vuole parlare in un linguaggio ironico, sarà costretto a scegliere alcuni pezzi della sua esperienza e ignorarne altri".<ref>Spence, pp. 127-8. Spence collega anche questo aspetto della selezione alla letteratura: "Se stiamo scrivendo satira, abbiamo una scelta più limitata di argomenti rispetto a se stiamo scrivendo poesie" (p. 127).</ref> Successivamente nel suo resoconto, Spence prende in prestito terminologia letteraria (dai formalisti russi) al fine di porre saldamente l'accento dell'ordinamento dei ricordi di un paziente sull'espressione "narrativa": "L'arte del romanzo può essere definita in parte come il modo in cui la ''fabula'' [contenuto della storia o narrazione] è riorganizzata per formare il ''sujet'' [ordine degli eventi], e il modo e il metodo di riarrangiamento costituisce la tecnica narrativa."<ref>''Ibid.'', p.250.</ref> In questa spiegazione, la "tecnica narrativa" comprende il modo in cui il resoconto è strutturato per essere raccontato. Se trasferita dal dialogo psicoanalitico (tra paziente e analista) alla letteratura (la relazione tra Bernhard e il suo lettore), la tecnica narrativa può diventare un indizio significativo per comprendere il soggetto sofferente (nella pentalogia: il narratore). La narrativa del paziente di Spence fornisce all'analista esperto un indizio su cosa il paziente stia realmente pensando e cosa lo stia realmente influenzando a livello inconscio. Allo stesso modo, l'impulso dei narratori nella pentalogia a migliorare le loro circostanze personali (la loro ricerca di speranza e felicità) influenza il modo in cui cercano di esprimere il passato e i loro pensieri successivi su di esso (comunicazione). Questo collegamento pone l'accento sul testo del narratore, la sua espressione narrativa.
 
Imparando a ordinare le loro esperienze, i narratori autobiografici bernhardiani diventano più felici; nel processo, formulano un senso di speranza per le loro vite future. La fonte di questo impulso positivo può essere fatta risalire agli anni ’50, quando Bernhard iniziò a scrivere. [[:de:w:Jens Dittmar|Jens Dittmar]] collega in modo produttivo aspetti dei saggi giornalistici di Bernhard con la sua opera letteraria. Poiché Bernhard ebbe a lavorare per il ''[[:de:w:Salzburger Tagblatt|Demokratisches Volksblatt]]'' di Salisburgo, scena di tutte le sue esperienze di infanzia e adolescenza, forse non sorprende che i prodotti finali delle due attività condividano alcuni importanti temi comuni, il più pertinente di cui per questa discussione è la speranza. Dittmar spiega che il giovane Bernhard (come il narratore di ''Der Keller'') rimase scioccato dalla devastazione sociale che riscontrò a Salisburgo negli anni ’50 dopo aver lasciato il nonno protettivo e la sua idilliaca vita a Henndorf. Il processo di ordinamento letterario, già rilevabile nei suoi articoli per il giornale, raggiunge il culmine nel progetto autobiografico: "Erst durch die Fiktionalisierung der Wirklichkeit gelang es dem jungen Schriftsteller, Ordnung in den wirren Kopf zu bringen".<ref>Jens Dittmar, ''Aus dem Gerichtssaal: Thomas Bernhards Salzburg in den 50er Jahren'' (Austria: Edition S, 1992), p. 29.</ref>
 
 
=== Miglioramento ===