Ecco l'uomo/Purezza rituale: differenze tra le versioni

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==Ebraicità ed ebraismo comune==
Che cosa voglionio significare gli studiosi quando mettono in evidenza l'ebraicità di Gesù? Possiamo presumere che gli studiosi non si riferiscano principalmente alla sua identità etnica, poiché nessuno studioso serio dubita che Gesù fosse ebreo in quel senso; piuttosto, l'enfasi sulla sua ebraicità denota la sua identità culturale e religiosa, che va di pari passo con un'identità etnica, formando una sorta di "identità comunitaria ".<ref>Dato che i non-ebrei potevano entrare nel gruppo ebraico attraverso riti religiosi – diventando o membri a pieno titolo attraverso la conversione (con circoncisione per gli uomini) o timorati di Dio – il legame tra religione ebraica e identità etnica è indebolito. Shaye Cohen (1999:3) indica una "progressione dall'etnia alla religione sin dai tempi degli Asmonei" (p. 3). Questa apertura agli ebrei non-etnici fa parte di una tendenza nel mondo greco-romano in cui i culti in generale divennero sempre più indipendenti dalle identità etniche. Anders Runesson (2011:133–51) descrive i "processi di disetnizzazione" in relazione ai culti, come quelli di Iside, Serapide e Mitra. Una persona romana, ad esempio, adorando Iside a Roma non diventava egiziana. Nel presente studio, l'identità ebraica si riferisce alle espressioni di appartenenza ad un gruppo etnico principalmente (ma non esclusivamente) accettando e conformandosi ai costumi, alle credenze e alle pratiche di quel particolare gruppo.</ref>
 
L'insistenza sull'identità ebraica di Gesù negli anni 1970 e 1980 fu un importante correttivo di opinioni più vecchie e spesso dispregiative del primo ebraismo. Ma è strano che gli studiosi sentano ancora il bisogno di affermare l'ebraicità di Gesù, come sottolinea James Crossley (2008:177–89), come se qualcuno dubitasse del fatto che Gesù fosse ebreo. Da un lato, l'affermazione dell'identità religiosa ebraica di Gesù potrebbe semplicemente essere un modo per incoraggiare i lettori a riesaminare 2000 anni di storia della chiesa, che è una vera sfida. Dall'altro, l'enfasi potrebbe rivelare una tendenza apologetica tra gli studiosi di sottolineare che Gesù era davvero ebreo nonostante le ricostruzioni che descrivono Gesù come alquanto distinto dagli altri ebrei contemporanei. Secondo William Arnal, è abbastanza comune tra gli studiosi di Gesù "salvaguardare l'ebraicità di Gesù", forse come reazione a quella che egli descrive come "una proliferazione di accuse secondo cui alcune ricostruzioni contemporanee del Gesù storico sono non-ebraiche o addirittura – viene sottinteso – antiebraiche '(Arnal 2005: 16). Tra gli obiettivi di tale critica ci sono John Crossan, Leif Vaage e Burton Mack, il cui "Gesù cinico" viene talvolta visto come non-ebreo. Anche il ''[[w:Jesus Seminar|Jesus Seminar]]'', che produce un Gesù non apocalittico in gran parte sulla base dei detti di Gesù (come si trova nei presunti primi strati di ''Q'' e del Vangelo di Tommaso) è soggetto a critiche simili. John Meier, per esempio, sostiene che "specialmente tra alcuni autori ora o precedentemente collegati al ''Jesus Seminar'', l'enfasi sull'ebraicità di Gesù non è certo una preoccupazione centrale" (Meier 1991-2009, III: 3-4). Altri critici includono Birger Pearson, Hans Dieter Betz ed E. P. Sanders (Pearson 1996; vedi Arnal 2005:17). Quest'ultimo trova un pregiudizio antiebraico nelle analisi di molti storici cristologi. Sebbene Sanders non li sospetti di avere sentimenti antiebraici personali, afferma che in generale ignorino l'antico ebraismo e spesso non amino le culture antiche (Sanders 2002).
 
Allo stesso modo, Crossley afferma che molti studiosi contemporanei affermano ancora l'unicità e la superiorità di Gesù ricostruendo un Gesù "ebreo ma non così ebreo", cioè un Gesù ebreo che è ancora molto diverso, in qualche modo (quale modo?) dall'ebraismo contemporaneo (Crossley 2008:173–99; Crossley 2013). Indica le tendenze a differenziare Gesù dagli altri in diverse aree, in particolare quella dell'[[w:halakhah|halakhah]] (osservanza della Torah), ma anche nelle sue opinioni sulle donne, sul perdono, sul Tempio e così via. Egli sottolinea affermazioni come quella di [[w:Nicholas Thomas Wright|N.T. Wright]] che riguarda la presentazione di "un Gesù molto ebreo che era però contrario ad alcune caratteristiche di alto profilo dell'ebraismo del I secolo" (Wright 1996:93). Che gli studiosi trovino un modo per dimostrare che Gesù trascende, intensifica, ignora o sfida "almeno un simbolo chiave dell'identità ebraica" è una tendenza attuale nella ricerca d'oggi secondo Crossley (2013:116–17). Per questo nostro studio, la seguente dichiarazione di Michael Bird dimostra un simile atteggiamento, con particolare attenzione a Gesù e alla purezza: "Sono propenso a identificare Gesù come essenzialmente conforme alla Torah, ma riconosco anche il fatto che contestò e disprezzò molte delle interpretazioni legali dei suoi contemporanei. Una particolare area di disaccordo sembra riguardare questioni relative alla purezza... "(Bird 2008:16). Una simile ricostruzione renderebbe Gesù meno ebreo, o nella terminologia di Crossley, "ebreo ma non così ebreo"?
 
In questo contesto è rilevante l'analisi e la critica di Arnal al dibattito sul Gesù ebreo. Egli afferma: "...in termini di ricerca corrente e ''mainstream'' in Nordamerica e in Europa occidentale, il Gesù storico non-ebraico è un classico uomo di paglia, un modo di caratterizzare le opinioni dei propri avversari come palesemente false", aggiungendo che questa critica di per se stessa dimostra quanto sia evidente l'ebraicità di Gesù per la maggior parte degli studiosi (Arnal 2005:19). Pertanto, a suo avviso, è ingiusto criticare gli studiosi di un Gesù cinico come quello di Crossan, per esempio, che ha reso Gesù non-ebreo, quando affermano il contrario e tentano ambiziosamente di scoprire il contesto galileo di Gesù, che includeva entrambi sia una popolazione ebrea sia una greca (''ibid.'' 25-9). È importante sottolineare che Arnal insiste che gli storici debbano rendersi conto della vera diversità di qualsiasi cultura antica: "Persone reali – persino ebrei! – hanno vedute diverse e si comportano in più modi" (''ibid.'' 31). Parimenti, Tom Holmén indica il carattere eterogeneo dell'ebraismo ai tempi di Gesù, sostenendo che gli studiosi devono permettere a Gesù di essere sia diverso sia ebreo: "lo studio del Gesù storico deve ora ricominciare a cercare un Gesù diverso"... e, "questa è la nostra unica strada da percorrere tenendo conto che l'ebraismo che ha formato il contesto di Gesù era eterogeneo e diversificato '(Holmén 2013: 533)<ref> Holmén sostiene inoltre che gli studiosi dovrebbero adottare una definizione essenzialista dell'ebraismo e distinguere un nucleo o centro dell'ebraismo "tradizionale" (2013:533).</ref>
 
==L'identità ebraica nell'antichità: questione di prospettiva==
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