Non c'è alcun altro/Dio è Antipatico: differenze tra le versioni

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La [[w:teologia dell'Olocausto|teologia dell'Olocausto]] è una disciplina che rimane molto un'opera in corso di sviluppo. Tra la vasta gamma di risposte teologiche, due vale la pena di evidenziare. Ciascuna favorisce la nostra ricerca stessa, ma in modi differenti. Una di queste si riappropria una risoluzione ebraica classica del dilemma, ma in veste moderna. Ricordiamoci della nostra precedente discussione dei Salmi 13 e 44, due espressioni dell'esperienza dell'inspiegabile abbandono di Dio — la prima, di un individuo, e la seconda, di Israele. La Bibbia si riferisce a questa esperienza come una in cui Dio "nasconde il Suo volto". Tale frase appare in entrambi i salmi, in {{passo biblico|Salmi|13:2}} e {{passo biblico|Salmi|44:25}}. Una formulazione contemporanea di tale nozione è sviluppata dal teologo contemporaneo '''[[w:Irving Greenberg|Irving Greenberg]]''':
{{q|Fede è vivere la vita in presenza del Redentore, anche se il mondo è irredento. Dopo Auschwitz, fede significa che ci sono tempi in cui la fede viene sopraffatta. Buber ha parlato di "momenti divini": Dio viene conosciuto solo al momento quando la Presenza e la consapevolezza sono fusi in una vita essenziale. Questa conoscenza è cosparsa di momenti quando solo l'esistenza abituale naturale, autosufficiente, è presente... Ora noi dobbiamo parlare di "momenti di fede", momenti in cui il Redentore e la visione di redenzione sono presenti, cosparsi di tempi in cui le fiamme ed il fumo di bambini che bruciano cancellano la fede — sebbene poi guizzi di nuovo.<ref>Irving Greenberg, "Cloud of Smoke, Pillar of Fire: Judaism, Christianity, and Modernity after the Holocaust", Eva Flieschner (cur.) in ''Auschwitz: Beginning of a New Era?'', Ktav, 1974, 27.</ref>}}
Ci sono momenti quando Dio è Dio e la fede è una realtà vivida, e ci sono momenti quando Dio non è Dio e la fede è impossibile. Più importante, entrambi sono veri; nessuna delle due fasi può essere sacrificata all'altra. Le due fasi vivono in tensione, come succede a chi crede e a chi è ateo.
{{q|Questo termina la facile dicotomia ateo/teista, la confusione di fede con dottrina o dimostrazione. Rende chiaro che la fede è una risposta vitale di tutta la persona alla Presenza nella vita e nella storia. Come la vita, questa risposta fluisce e rifluisce. La differenza tra lo scettico ed il credente è la frequenza della fede, e non la certezza della posizione. Il rifiuto del miscredente è letteralmente la negazione o la tentata soppressione di ciò che sta dentro di noi.<ref>Irving Greenberg, "Cloud of Smoke, Pillar of Fire: Judaism, Christianity, and Modernity after the Holocaust", ''cit.'', 27.</ref>}}