Non c'è alcun altro/Dio è Antipatico: differenze tra le versioni

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Quale che sia il modo di tradurre la frase, la metafora sottesa è che Dio sia una giudice giusto e che la nostra sofferenza sia meritata. Pertanto, un'esperienza di Dio potenzialmente negativa diventa positiva. Potremmo essere a disagio con la nozione che Dio segga in trono a giudicare le persone – di solito preferiamo relazioni che non ci giudicano – ma primo, c'è una dimensione intrinseca non-giudicativa in tutti i rapporti interpersonali; secondo, l'implicazione pratica di vedere Dio come giudice è di insegnarci che siamo responsabili delle vite che viviamo. Poiché Dio è un giudice giusto, possiamo aspettarci un giudizio giusto, e forse anche un giudizio compassionevole, dato che Dio è anche compassionevole.
 
Ciononostante, ci sono testi che descrivono l'abbandono di Dio che sono completamente privi della benché minima allusione a colpe. Abbiamo prima studiato due di questi, i Salmi 13 e 44. Il primo un'invocazione di lamento da parte di una persona che si sente abbandonata da Dio in un momento di crisi e Lo prega di considerarlo, di rispondergli e di salvarlo. Il secondo è un'invocazione ancor più dolorosa — questa volta a nome del popolo di Israele, che è stato devastato dai suoi nemici. I nessuno di questi due testi c'è alcuna allusione che la condotta punitiva di Dio sia meritata. Invero, il secondo salmo asserisce proprio l'oppsto: è precisamente a causa della lealtà a Dio da parte della comunità che tale comunità sta venendo distrutta. L'unica conclusione possibile è che Dio stia dormendo...
 
Dio ha dormito troppo? La sveglia di Dio non ha suonato per tempo? Questo sarcasmo amaro, per quanto sia doloroso leggerlo, viene canonizzato nella Scrittura ebraica. È come un dono alla nostra generazione post-Olocausto. Ci dà modo di esprimere la nostra amarezza odierna. Ci fornisce un linguaggio per sfogare i nostri problemi correnti.
 
==Giobbe==