Non c'è alcun altro/Dio è Antipatico: differenze tra le versioni

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Queste esperienze negative e i sentimenti che suscitavano vennero incorporati in quelle che io chiamo immagini "antipatiche" di Dio e che pervadono la nostra letteratura classica. Ci si può certamente chiedere cosa ci facciano questi testi nella Bibbia, ma i nostri avi che erano responsabili della canonizzazione della Bibbia, del Talmud e della liturgia, riconoscevano che la gente a volte si sentiva così con Dio, che loro stessi avevano questi sentimenti negativi e tristi, e che tali sentimenti facevano parte del repertorio vasto e complesso degli incontri tra Dio e gli esseri umani.
 
Nella Bibbia stessa e in gran parte dellaletteratura postbiblica, il modo convenzionale di integrare le esperienze negative di Dio era di attribuirle a punizioni divine per la peccaminosità umana. Tutto d'un colpo, questa immagine di un Dio giudicante e punitivo risolveva quasi tutto: difendeva il comportamento di Dio, cancellava i sentimenti di abbandono e forniva un mezzo per ripristinare la relazione positiva originale — cioè, pentimento e ritorno a Dio. La dichiarazione classica dell'equazione che il peccato provoca punizione (e la virtù provoca tutti i tipi di benedizione) è Deuteronomio {{passo biblico|Deut|11:13-21}}, il secondo dei tre paragrafi della ''Shema'', che gli ebrei recitano due volte al giorno. Se ascoltiamo i comandi di Dio e Lo serviamo con tutto il cuore e con tutta l'anima, allora riceveremo pioggia, raccolti abbondanti, cibo e bevande; se ci ribelliamo, la nostraterra non darà frutto e noi saremo banditi dalla terra.
 
I nostri progenitori potevano giustificare il comportamento di Dio perché credevano che i Suoi giudizi fossero sempre equi e onesti. Oggi riconosciamo che alcuni giudici umani sono corrotti, ma che Dio fosse un giudice corrotto era impensabile per i n ostri antenati. A tutt'oggi, quando un ebreo sente che qualcuno è morto, la sua reazione liturgica immediata è ''Barukh dayan ha-emet''. Traduzione letterale della frase è: "Sia benedetto il Giudice della verità", oppure "il vero Giudice", o "il Giudice che giudica sinceramente", o "accuratamente", o "il cui giudizio è vero".
 
Quale che sia il modo di tradurre la frase, la metafora sottesa è che Dio sia una giudice giusto e che la nostra sofferenza sia meritata. Pertanto, un'esperienza di Dio potenzialmente negativa diventa positiva. Potremmo essere a disagio con la nozione che Dio segga in trono a giudicare le persone – di solito preferiamo relazioni che non ci giudicano – ma primo, c'è una dimensione intrinseca non-giudicativa in tutti i rapporti interpersonali; secondo, l'implicazione pratica di vedere Dio come giudice è di insegnarci che siamo responsabili delle vite che viviamo. Poiché Dio è un giudice giusto, possiamo aspettarci un giudizio giusto, e forse anche un giudizio compassionevole, dato che Dio è anche compassionevole.
 
==Giobbe==