Confessione di fede di Westminster/cfw26

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26. La comunione dei santi

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Tutti i santi, che sono uniti a Gesù Cristo, loro Capo, dal Suo Spirito e dalla fede, hanno comunione con Lui nelle Sue grazie, sofferenze, morte, risurrezione e gloria. Essendo, poi, strettamente uniti l'uno all'altro nell'amore, sono in comunione [nell'esercizio] dei loro rispettivi doni e grazie, come pure sono tenuti a compiere [tutti] quei doveri, pubblici e privati, che conducono [contribuiscono] al loro reciproco bene, sia nel'uomo interiore che in quello esteriore. (Originale inglese e latino con riferimenti biblici).

I santi sono tenuti, secondo la professione della loro fede, a conservare fra di loro una santa società e comunione nel culto reso a Dio ed a prestare ogni altro servizio spirituale che contribuisca alla reciproca edificazione, come pure darsi l'un l'altro sollievo materiale, secondo le loro diverse capacità e necessità. Questa comunione, nella misura in cui Dio ne offre l'opportunità, deve essere estesa a tutti coloro che, in ogni luogo, invocano il nome del Signore Gesù. (Originale inglese e latino con riferimenti biblici).

Questa comunione che i santi hanno con Cristo non li rende in alcun modo partecipi della sostanza della Sua divinità e non li fa in nessun senso Suoi uguali; affermare l'una o l'altra di queste due cose è empio e blasfemo. Così pure la comunione che hanno l'uno con l'altro, come santi, non toglie né sminuisce i titoli o diritti di proprietà che ognuno ha sui suoi beni e posedimenti. (Originale inglese e latino con riferimenti biblici).

Articoli applicativi ed attualizzazione

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  1. L'amorevole interesse per il nostro confratello o consorella è una prevenzione del male, specialmente per quanto riguarda di un parlare e di un agire che sia loro offensivo. (1 Corinzi 13; Efesini 4:13-32; Romani 14:19; Giacomo 3:16-18; Galati 5:15; 1 Corinzi 12).
  2. La comunità cristiana locale, nel sistema presbiteriano di governo della chiesa, è un'unità organica. Essa è ordinariamente composta di cristiani che risiedono nel medesimo circondario e che si incontrano per il culto di Dio.
  3. Oltre al loro obbligo di riunirsi per il culto, i credenti dovrebbero riunirsi per la socializzazione come ulteriore mezzo di sostegno reciproco e di crescita. Rispondendo così all'amore di Cristo verso di loro, i credenti devono esprimere vicendevolmente amore, facendo uso dei propri doni e talenti per aiutare i propri fratelli e sorelle; per dare e ricevere consiglio, sostegno, ospitalità e conforto; per passare del tempo assieme condividendo gioie e dolori. Questo è particolarmente necessario quando, nella provvidenza di Dio, i fratelli hanno bisogno di sostegno materiale ed incoraggiamento morale e spirituale. (Ebrei 10:24-25; 13:2; Galati 6:2; Romani 12:10,13,15; Efesini 4:28; Filippesi 4:10-14; 1 Corinzi 16:1-2).
  4. Per la preservazione della vita stessa e rispetto per il nostro corpo come creazione di Dio, dobbiamo fare molta attenzione a fare uso ed a somministrare sostanze che causino dipendenza. I cristiani dovrebbero evitare, perciò, di essere schiavi del tabacco, dell'alcool o di altre droghe. La Scrittura condanna fortemente l'ubriachezza come un peccato. (Genesi 1:27; 9:6; 1 Corinzi 6:9-10).
  5. In quanto l'abuso di alcool è così comune e costantemente promosso dalla pubblicità, dalle consuetudini e dalle pressioni sociali, i cristiani devono stare molto attenti a non conformarsi agli atteggiamenti e pratiche del mondo al riguardo delle bevande alcooliche. Per prevenire danni al nostro prossimo, fornire reciproco aiuto a vivere come piace al Signore, e per rafforzarci vicendevolmente nel vivere una vita disciplinata, è del tutto saggio ed appropriato che i cristiani si astengano dall'uso, vendita e manifattura di bevande alcooliche. (Proverbi 20:1; Romani 14:21; 1 Corinzi 6:9-10; 1 Corinzi 8:13).
  6. L'uso del tabacco è dannoso alla salute e deve essere evitato a causa della responsabilità personale di preservare il corpo, tempio dello Spirito Santo. (1 Corinzi 6:19; 9:24-27).
  7. L'uso di droghe per piacere o evasione dalla responsabilità morale, dev'essere evitato; è necessario fare ogni sforzo per riportare vittoria sulle debolezze fisiche ed emotive attraverso la forza che Cristo dona e la potenza dello Spirito Santo, come pure fare saggio uso delle cure mediche. (Filippesi 4:13; Colossesi 1:10-14).