William Shakespeare/Sonetti
Nello Stationers' Register, che in età elisabettiana raccoglieva e catalogava le opere in corso di pubblicazione, risulta in data 3 gennaio 1600 un libretto intitolato Amours by J. D. with certen other by W. S. ("Amori" di J.D. con alcuni sonetti di W.S.): potrebbe questa essere una prima pubblicazione dei sonetti shakespeariani, ma poiché il libro non ci è pervenuto non si può comprovare questa ipotesi con certezza. [1]
Prima del 20 maggio 1609, data di pubblicazione certa del corpus dei sonetti secondo lo Stationers' Register, probabilmente questi circolavano già tra gli amici del drammaturgo, come testimonia una nota di Francis Meres nel suo Palladis Tamia del 1598[2], nonostante l'edizione di Thomas Thorpe specifichi che questi erano inediti.
L'opera si compone di 154 sonetti formati da tre quartine e un distico per un totale di 14 versi ciascuno.
Shakespeare probabilmente scrisse i suoi sonetti a partire dagli anni 90 del XVI secolo dopo che un morbo causò la chiusura di tutti i teatri di Londra ma furono pubblicati solo nel 1609. I primi 126 sono indirizzati a un giovane uomo. Gli altri sono indirizzati a una non identificata Dark Lady (donna bruna); attraverso la relazione tra il poeta e questa donna l'autore sviluppa nei suoi sonetti i temi più disparati che vanno dalla morte all'amicizia.
Un esempio di questo secondo tipo di sonetto è quello di "My Mistress' Eyes are nothing like the Sun", nel quale l'autore sviluppa una polemica verso i poeti del genere petrarchesco, i quali amano una donna non reale, della quale con falsi paragoni vengono esagerati gli aspetti positivi. Questo è un fulgido esempio di come il poeta usi il tema dell'amore per sviluppare un tema alternativo, come ad esempio quello della rappresentazione della realtà.
- ↑ William Shakespeare. Sonetti, a cura di Gabriele Baldini con traduzione di Lucifero Darchini. Feltrinelli, Milano 1992, pagg. 5-7
- ↑ Ibid., p. 5