Utente:Hellisp/Sandbox/Publio Cornelio Scipione Emiliano

Publio Cornelio Scipione Emiliano (189 ca. - 129 a.C.) (detto anche Africano minore) , (Emiliano aveva valore di patronimico, era infatti figlio di Lucio Emilio Paolo il Giovane e fu poi adottato da Publio Cornelio Scipione, il figlio di Publio Cornelio Scipione Africano)

Generale e politico romano. Grande interprete della politica imperiale mediterranea della nobiltà romana, console nel 147 a.C., concluse vittoriosamente la terza guerra punica (149 a.C.-146 a.C.) distruggendo Cartagine (146 a.C.) e la città spagnola di Numanzia (133 a.C.).

Vita e Carriera Politica modifica

Già da giovane, all'età di 17 anni, riusci' a conseguire dei notevoli successi militari in Macedonia assieme al padre. Nel 151 a.C. divenne tribuno militare e l'anno successivo legato del console Lucullo. Nel 153 a.C. tornò in Africa, sempre nel ruolo di tribuno militare, con la quarta legione sotto il comando del console Manio Manilio. Nel 147 a.C. raggiunse la carica di console, condusse la guerra contro Cartagine e, dopo un assedio durato tre anni, la sconfisse e la rase al suolo nel 146 a.C. Successivamente riuscì ad ottenere un secondo consolato durante il quale sconfisse i Celtiberi in Spagna distruggendo la città di Numanzia nel 133 a.C. A seguito di questi successi gli furono dati gli appellativi di Africano Minore e di Numantino.

Il problema della Legge Agraria modifica

A Roma, grazie all'avvento di Tiberio Gracco, fu approvata la legge agraria, una legge che prevedeva la spartizione dei territori italici conquistati dai romani al popolo. Questi agri infatti erano passati sotto il possesso di importanti famiglie patrizie, che lasciavano il lavoro pesante per la maggior parte a schiavi. L'intenzione di Tiberio Gracco era di spartire i terreni alla Plebe, come già previsto da una antica legge in vigore a Roma ma non rispettata.

Tiberio Gracco venne assassinato lo stesso anno dell'emanazione della legge, ma i suoi seguaci si facevano sentire, specialmente tra la Plebe. Tra i Patrizi occorreva dunque una misura forte per contrastare i voleri del popolo, tanto che fu proposta una dittatura di Scipione l'Emiliano in misura straordinaria.

Le dittature erano state molto comuni nei secoli passati, e consistevano nell'affidare ad una sola persona per sei mesi un comando illimitato, ma in seguito divennero sempre più rare, prima di Silla, infatti, ci fu un periodo di quasi cent'anni senza ricorso a dittatori.

Scipione riuscì a fermare momentaneamente la legge agraria, diventando molto impopolare. Prima del suo discorso per spiegare la necessità dell'abrogazione della legge fu ritrovato morto. I motivi del suo decesso rimangono tuttora ignoti. Molti si divisero, qualcuno pensò che si fosse trattato di qualche sostenitore dei Gracchi, qualcun'altro si limitò a pensare ad una morte naturale (l'amico Lelio pensò anche ad un suicidio motivato dalle difficoltà trovate nel soddisfare le esigenze degli alleati italici e latini). Cicerone attribuisce la causa ai parenti, in particolare alla moglie Sempronia, sorella di Gaio Gracco e di Tiberio Gracco.