Taumaturgia messianica/Appendice C: differenze tra le versioni

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Tuttavia, a partire dai filosofi Stoici (dal III p.e.v. in avanti) si comincerà ad elaborare una più sofisticata dottrina sul ''Logos'' la quale, riprendendo le intuizioni di Eraclito, confluirà poi all'interno delle varie correnti neoplatoniche, divenendo così un elemento portante della filosofia greco-romana. Questo ambito di pensiero sussisterà ancora quando verranno messi per iscritto i libri del NT ed i [[w:Padri della Chiesa|Padri della Chiesa]] cominceranno la loro catechesi al mondo pagano. Nel libro degli [[w:Atti degli Apostoli|Atti degli Apostoli]], [[w:Luca (evangelista)|Luca]] riferirà della presenza di filosofi [[w:stoicismo|stoici]] ed [[w:epicureismo|epicurei]] ai discorsi che [[w:Paolo di Tarso|Paolo]] teneva sulla piazza di [[w:Atene|Atene]], prima di essere condotto all'[[w:Areopago|Areopago]] (cfr. {{passo biblico2|Atti|17:18}}). Nella filosofia greca del tempo, il ''Logos'' rivestirà progressivamente i caratteri di un principio divino, spirituale, che va accomodandosi al rapporto già concettualizzato fra forma e materia, sebbene assuma tanto le proprietà della forma platonica come di quella aristotelica. Ad esso viene riservato l'aggettivo "divino" e talvolta anche il nome "Dio". Tuttavia, se nel pensiero di Platone tale principio di intelligibilità restava necessariamente trascendente ed ideale, secondo la dottrina degli stoici esso è ora totalmente immanente alla materia. Si va così consolidando un uso del termine ''lógos'' che indichi in logica le regole del discorso, nel suo duplice aspetto interiore di dialettica (''lógos endiáthetos'') ed esteriore di retorica (''lógos prophorikós''); in fisica, il principio attivo divino presente nelle cose, una ragione seminale dalla forza creatrice che si mescola in tutti gli elementi sotto forma di semi potenziali (''spermatikoì lógoi''; lat. ''rationes seminales''); in etica, la legge cui accordare il proprio vivere per comportarsi secondo natura. ''Logos'', Artefice della creazione ed Anima del mondo divengono sinonimi per indicare Dio.
 
Incontriamo una dottrina del ''Logos'' anche in [[w:Filone di Alessandria|Filone di Alessandria]] (20 p.e.v.-50 e.v.), filosofo di fede ebraica ma appartenente ad ambiente ellenico. In essa confluiscono elementi teologici desunti dall'Antico Testamento (= AT), in modo particolare la personificazione della sapienza di Dio, come descritta dal [[w:Libro della Sapienza|Libro della Sapienza]] e dal [[w:Libro dei Proverbi|Libro dei Proverbi]], ed elementi della filosofia neoplatonica. Il ''Logos'' di Filone si identifica in buona parte con la Sapienza di YHWH, già indicata nel testo sacro come ''Logos'' (parola) di Dio (cfr. {{passo biblico2|Sapienza|9:1;16:12;18:14}}). La Sapienza interviene nella formazione di un mondo che non crea, ma del quale è mediatrice; ha il compito di condurre gli uomini a Dio e di rivelarne i piani di salvezza; è la prima delle potenze emanate da Dio, qualcosa di divino che non è Dio. Il ''Logos''-Sapienza di Filone cerca di mediare fra l'intelligibilità trascendente del Demiurgo platonico (tratta dal mondo delle idee) e l'intelligibilità immanente del ''logos'' stoico (inerente nelle cose). In esso confluiscono però anche alcuni caratteri del Demiurgo-Artefice, immagine dell'ordine e della bontà dell'Uno, poiché è per mezzo del ''Logos'' che il Dio dell'AT realizza la sua creazione. Filone cerca in fondo una prima sintesi fra dottrina biblica e pensiero greco, coniando delle categorie destinate ad influire succesivamentesuccessivamente anche in epoca cristiana. Se nella teologia cristiana occidentale il linguaggio su Dio e la creazione continuerà ad essere centrato attorno al ''Logos'', nella tradizione cristiana orientale si svilupperà preferibilmente attorno al ruolo della [[w:Sofia (sapienza)|''Sophía'' (Sapienza)]].
 
Astraendo per un momento da una o più filosofie del ''Logos'', il modo con cui il pensiero filosofico dell'antichità parlava di Dio o del divino si poggiava su un'acquisizione speculativa irrinunciabile, quella dell'universalità. La troviamo ben rappresentata, ad esempio, nel noto riferimento di Platone ad un "Fattore e Padre di tutto" (''[[w:Timeo (dialogo)|Timeo]]'', 28c). Non si può parlare di Dio se non in termini universali e lo si deve fare con un itinerario intellettuale il quale, privilegiando a volte un cammino deduttivo e a volte uno induttivo, confluisca necessariamente nel comune tentativo di "dare ragione del cosmo". Anche dove pare comparire una moltiplicazione di princìpi, essa rispetta sempre una logica globale, una filosofia dell'intero. L'appello al ''Logos'' non è altro che la prova di questo "voler dare ragione (''ratio'') del tutto", cercando prevalentemente le cause dell'intelligibilità e dell'ordine.