Israele – La scelta di un popolo/Capitolo 4: differenze tra le versioni

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{{citazione|Quando uno peccherà e commetterà una mancanza (''teheta u-ma’alah ma’al'') verso il Signore, rifiutando al suo prossimo (''ve-khihesh ba’amito'') un deposito da lui ricevuto o un pegno consegnatogli o una cosa rubata o estorta con frode... o qualunque cosa per cui abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero, aggiungendovi un quinto e renderà ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il sacrificio di riparazione (''be-yom ashmato''). Porterà al sacerdote un sacrificio di riparazione (''ashamo'') in onore del Signore.|{{passo biblico2|Levitico|5:21;24-25}}<ref>Cfr. ''Sifra'': Vayiqra, 27d; M. Yoma 8.8 and TB Yoma 87a rif. {{passo biblico2|1Sam|2:25}}; anche, Jon D. Levenson, ''Sinai and Zion'' (Minneapolis, 1985), 49 segg.</ref>}}
In questo senso, va ricordato che [[w:Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] giustifica alla moglie di Potifar il suo rifiuto di fare l'amore con lei, in primo luogo perché tradirebbe la fiducia di Potifar in lui, e in secondo luogo perché "come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio? (''ve-hat’ati l’elohim'')?" ({{passo biblico2|Genesi|39:9}}). Inoltre, il senso di colpa dei fratelli di Giuseppe per averlo venduto come schiavo viene inizialmente visto come qualcosa di umanamente malvagio. "Certo su di noi grava la colpa (''ashemim'') nei riguardi di nostro fratello" ({{passo biblico2|Genesi|42:21}}). E subito dopo dicono "Ecco ora ci si domanda conto (''nidrash'') del suo sangue". Questa vendetta si riferisce indubbiamente alla promessa di Dio di vendicare tutto il sangue umano innocente che è stato versato e non è stato vendicato dalla giustizia umana. "Certo, io [Dio] chiederò conto (''edrosh'') del vostro sangue, del sangue delle vostre vite" ({{passo biblico2|Genesi|9:5}}).
 
Quando si apprezza questa centralità della vita dell'alleanza che si celebra essenzialmente negli atti cultuali, diventa chiaro che le numerose affermazioni profetiche che sono critiche nei confronti del culto sacrificale, e anzi del culto in generale, non le respingono in linea di principio.<ref>Cfr. G. Ashby, ''Sacrifice'' (Londra, 1969), 45.</ref> Ciò che viene condannato è la tendenza umana a isolare il culto da considerazioni di giustizia umana (''mishpat''). Senza queste considerazioni, il culto si deteriora in un'invenzione umana progettata per controllare Dio piuttosto che un'istituzione divinamente ordinata progettata per portare l'intera comunità dell'alleanza, tutti eletti da Dio, in un rapporto più intimo con Dio loro elettore. Perché senza considerazioni sulla giustizia umana – cioè la giustizia ''per'' gli esseri umani ''da parte di'' esseri umani provenienti ''da'' Dio – il culto diventa un mezzo di sfruttamento umano: coloro che detengono il potere gerarchico nel santuario di culto (sacerdoti, re e plutocrazia) che usano il culto come avallo del proprio potere. Così Geremia rimprovera il popolo d'Israele:
{{citazione|Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e Io vi farò abitare in questo luogo. Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, Tempio del Signore, Tempio del Signore è questo (''hemah'')! Poiché, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se praticate veramente la giustizia (''mishpat'') fra un uomo e il suo avversario; se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dèi, io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre.|{{passo biblico2|Geremia|7:3-7}}}}
 
 
=== Futuro dell'Alleanza ===
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[[Categoria:Israele – La scelta di un popolo|Capitolo 4]]