Indagine Post Mortem/Capitolo 1: differenze tra le versioni

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Come notato in precedenza, si potrebbe obiettare che, dato che un elenco di presunti testimoni oculari di Gesù risorto in 1 Corinzi 15:1–11 è stato scritto da qualcuno (diciamo, Paolo) a metà del I secolo, potrebbe ancora essere che alcuni (se non tutti) i presunti testimoni oculari in realtà non esistessero. Piuttosto, l'elenco potrebbe contenere informazioni errate che avrebbero avuto origine da Paolo o da altri che gli passarono le informazioni. De Jonge osserva che 1 Corinzi 15:3–11 contiene solo un'affermazione fatta da terzi su Pietro e il resto dei Dodici; non contiene, ad esempio, l'affermazione di Pietro su se stesso in prima persona come "Ho visto Gesù risorto" (de Jonge 2002, p. 41). Come possiamo allora sapere se Pietro e il resto dei Dodici sono realmente esistiti e hanno affermato di aver visto Gesù risorto?
 
Prima di discutere ulteriormente questa obiezione, va notato che Paolo disse di aver ricevuto il vangelo; non l'ha originato lui, anzi il Vangelo era già preesistente prima che egli vi partecipasse (Gal 1:13; cfr. 1 Cor 15:9; Fil 3:6). Come osserva Bryan (2011, p. 48), i termini in {{passo biblico2|1Corinzi|15:3}} παραδίδωμι ("consegnare") e παραλαμβάνω ("ricevere") riecheggiano la lingua in cui entrambe le tradizioni greche ed ebraiche parlavano del fedele che trasmette un vero insegnamento (Bryan cita ‘Abot 1, Sap. 14:15, Flavio Giuseppe, ''[[w:Contro Apione|Contro Apione]]'' 1.60). Inoltre, le caratteristiche non paoline in 1 Corinzi 15:3-5 indicano anche che Paolo sta trasmettendo una tradizione precedente (''ibid.''). Craig (1989, pp. 2-3) riassume le caratteristiche come segue: (I) la frase "per i nostri peccati" che usa il caso genitivo e il sostantivo plurale è insolita per Paolo; (II) la frase "secondo le Scritture" non ha paralleli in Paolo, che introduce le citazioni scritturali con "come sta scritto"; (III) il verbo passivo perfetto "è risuscitato" compare solo in questo capitolo e in una formula confessionale pre-paolina in {{passo biblico2|2Timoteo|2:8}}; (IV) la frase "il terzo giorno" con il suo numero ordinale che segue il sostantivo in greco non è paolina; (V) la parola "apparve" si trova solo qui e nella formula confessionale in {{passo biblico2|1Timoteo|3:16}}; e (vi) "i Dodici" non è la nomenclatura di Paolo, poiché parla sempre dei dodici discepoli come "gli apostoli".
 
Le considerazioni di cui sopra implicano che Paolo abbia ricevuto le informazioni sui "testimoni oculari" che erano esistiti anche prima (Theissen and Merz 1998, pp. 487–490; Allison 2005a, pp. 233–239; Licona 2010).<ref>Licona (2010, p. 319) nota, tuttavia, che "esistono differenze di opinione sul fatto che ‘per i nostri peccati’ e ‘secondo le Scritture’ nella prima riga appartenessero alla tradizione originaria e lo stesso si può dire de ‘il terzo giorno’ e ‘secondo le Scritture’ nella terza riga. Esistono anche differenze di opinione sul fatto che 15:5b-7 faccia parte della stessa tradizione o che Paolo abbia combinato due o più tradizioni." Queste differenze di opinione non influiscono sulla mia argomentazione in questo Capitolo.</ref>
 
Studi psicologici hanno indicato che le persone sono attente a trarre conclusioni basate su prove valide quando l'argomento è importante, quando i costi di una falsa conferma sono maggiori e quando le persone sono ritenute personalmente responsabili di ciò che dicono e si preoccupano della loro reputazione tra relazioni durature con pubblici conosciuti, e che i gruppi caratterizzati da scetticismo tendono a giungere a conclusioni più accurate (DiFonzo e Bordia 2007, pp. 166, 173-174). Nel resto di questo Capitolo utilizzerò tali considerazioni per la mia successiva discussione sull'attendibilità dell'elenco dei "testimoni oculari" in {{passo biblico2|1Corinzi|15:1–11}}.
 
=== L'importanza del problema ===
Nella stessa lettera veniva detto ai Corinzi che la risurrezione di Gesù era la base di una religione per la quale i credenti dovevano essere preparati a rinunciare alla propria vita. {{passo biblico2|1Corinzi|15:17-19}} dice:
{{q|Ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.}}
E nei versetti {{passo biblico|1Corinzi|30-32}}:
{{q|Perché siamo anche noi in pericolo ad ogni ora? Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.}}
 
=== Gli scettici tra la congregazione di Paolo a Corinto ===
Reimarus aveva suggerito che le storie dei morti risorti nelle Scritture e gli insegnamenti dei [[w:Farisei|Farisei]] rendevano facile per gli ebrei accettare l'affermazione degli apostoli che Gesù era risorto (Reimarus 1971, p. 2).
 
In risposta, Bryan (2011, p. 9) osserva che c'erano varietà di ebraismo al tempo di Gesù, e alcuni erano scettici sulla risurrezione corporea. Ad esempio, i [[w:Sadducei|Sadducei]] affermavano che "non c'è risurrezione" (Marco 12:18-27; par. Matt. 22:23-33, Luca 20:27-40; anche Atti 23:8, Flavio Giuseppe ''Ant.'' 18.16) (Bryan 2011, pp. 10-11).7 Alcuni ebrei (ad esempio [[w:Filone di Alessandria|Filone di Alessandria]], l'[[w:Quarto libro dei Maccabei|autore di 4 Maccabei]]) insegnavano solo l'immortalità dell'anima, senza successivo ripristino nell'incarnazione (''ibid.'', p. 17).
 
 
 
 
=== Controllo dei presunti testimoni oculari ===