Storia della letteratura italiana/Gruppo 63: differenze tra le versioni

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Il Gruppo 63 è uno dei momenti più alti della neoavanguardia. Il nome deriva dall'anno della sua fondazione, avvenuta durante un convegno tenuto a Palermo dal 3 all'8 ottobre 1963 a opera di alcuni intellettuali che gravitavano attorno alla rivista ''Il Verri''. Bisogna però precisare che non è stato un movimento omogeneo basato su un'estetica condivisa. Si trattava piuttosto di un gruppo intellettuali accomunati da alcuni punti chiave, come: l<nowiki>'</nowiki>'''abbandono del [[../Neorealismo|Neorealismo]]''' e della sua concezione di letteratura impegnata, l'attenzione verso la realtà del '''mondo industriale''', la '''contrarietà alla mercificazione dei prodotti intellettuali''', la volontà di '''sperimentare con il linguaggio''' per cercare nuovi mezzi di comunicazione per esprimere il proprio approccio critico al reale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | capitolo= | volume= | p= 101}}</ref>
 
All'interno del gruppo erano però presenti posizioni differenti. Ferroni individua a grandi linee due orientamenti: uno "fenomenologico", aperto a sperimentare nuove possibilità teoriche e creative, e uno "ideologico", vicino al marxismo ma consapevole dei suoi limiti. La spinta rivoluzionaria sessantottina contribuì ad ampliare le distanze tra le varie posizioni, portando allo scioglimento del Gruppo 63 alla fine degli anni sessanta. Il mensile «Quindici», che era stato fondato nel 1967 e la cui attività era legata all'esperienza del Gruppo, terminò le pubblicazioni nel 1969: questa data può essere presa come momento finale dell'esistenza del Gruppo.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1112-1113}}</ref>
 
== Un gruppo molto variegato ==
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== Elio Pagliarani ==
Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012) è autore di una poesia che risponde a un'esigenza di «toccare le cose attraverso il linguaggio». Legato alla tradizione della sinistra, ha sempre rifiutato i dogmatismi e le discussioni teoriche sul ruolo dell'intellettuale. In stretto rapporto con la [[../Poesia del dopoguerra#La linea lombarda|linea lombarda]], esordisce negli anni cinquanta con la raccolta ''Cronache e altre poesie'' (1954), a cui segue ''Inventario privato'' (1959), in cui prevalgono i toni lirici. La sua opera più significativa è però il poemetto narrativo ''La ragazza Carla'', pubblicato inizialmente sul ''Menabò'' nel 1960 e poi in volume con altre poesie nel 1962: Pagliarani, prendendo chiaramente la strada dello sperimentalismo, racconta di una giovane dattilografa, della sua vita nel grigio ambiente industriale milanese e del suo lavoro alienante, ricorrendo a scatti linguistici improvvisi ma calcolati e creando un senso di straniamento. Nella poesia, inoltre, Pagliarani ha cercato commistioni nuove tra i generi, prediligendo la forma della "lettera-recitativo". Questa ricerca di una poesia «recitata» è evidente nelle raccolte ''Lezione di fisica e Fecaloro'' (1968) e ''Rosso corpo lingua oro pope scienza. Doppio trittico di Nandi'' (1977, che contiene anche ''La ballata di Rudy'').<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1125-1126}}</ref>
 
== Edoardo Sanguineti ==
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Edoardo Sanguineti (Genova, 9 dicembre 1930 – Genova, 18 maggio 2010) è forse il più rappresentativo autore della neoavanguadia. Docente di letteratura italiana all'università di Genova, ha sempre fatto riferimento a un orizzonte teorico ben preciso, che legava le avanguardie del Novecento al marxismo. Fin dagli esordi, negli anni cinquanta e sessanta, ha cercato di scardinare i piani del linguaggio borghese e di sottrarre l'arte al mercato, prendendo allo stesso tempo la strada dell'impegno etico e politico (negli anni settanta militerà nel Partito Comunista e sarà più volte deputato). Ha collaborato con le riviste ''Il Verri'', ''Marcatré'', ''Quindici'', e ha partecipato attivamente ai lavori del Gruppo 63.
 
Il suo primo libro, ''Laborintus'' (1956), è un poema composto da versi atonali, un lungo monologo intellettuale in cui confluiscono diversi elementi (oggetti, dati eruditi, citazioni): l'io narrante si fa strada attraverso la ''palus putredinis'' («palude di putridume») e il labirinto della cultura, della psicologia e della storia. In questo labirinto ha un ruolo importante l'erotismo, visto come qualcosa di autentico in modo assoluto. A questo tema sono dedicate le poesie di ''Erotopaegnia'' (1956-1959), libro che, insieme a ''Laborintus'' e al ''Purgatorio de l'Inferno'' (1960-1963) confluirà nel volume ''Triperuno''.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1126-1127}}</ref>
 
In seguito Sanguineti ha lavorato a due opere che sono diventate tra gli esempi più importanti di '''romanzo d'avanguardia''': ''Capriccio italiano'' (1968) e ''Il giuoco dell'oca'' (1971). All'inizio degli anni settanta è poi tornato alla poesia con la raccolta ''Wirrwarr'' (1971), in cui la struttura ritmica si fa più dimessa e vengono trattati argomenti quotidiani. Tutte le poesie successive sono confluite in ''Segnalibro. Poesie 1951-1981'' (1982).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1127-1128}}</ref>
 
Lo scopo di Sanguineti è '''distruggere il linguaggio della comunicazione letteraria''', il quale è inteso come una espressione mercificata dell'ideologia borghese. La sua produzione mira a mettere a nudo le aberrazioni e le contraddizioni dell'ideologia, ricorrendo anche agli strumenti messi a disposizione dalla psicanalisi. Altro concetto su cui insiste è quello di '''mitopoiesi''': la poesia è intesa anche come creatrice di miti. Il suo sperimentalismo si propone come una forma estrema di realismo, rappresentazione di un mondo sconvolto che pone il lettore di fronte alla perdita delle sue certezze.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | capitolo= | volume= | p= 267}}</ref>
 
== Giorgio Manganelli ==
Giorgio Manganelli nasce a Milano il 15 novembre 1922 e muore a Roma il 28 maggio 1990. Studioso di letteratura inglese e in seguito giornalista per varie testate (''l'Espresso'', ''Corriere della Sera'', ''La Stampa''), si avvicina alla neoavanguardia e a al Gruppo 63 per la sua insofferenza verso il realismo e la serietà degli ambienti intellettuali. Nei saggi raccolti nel volume ''La letteratura come menzogna'' (1967) espone il suo punto di vista sulla letteratura, intesa come '''contraddizione permanente''', artificio e alternativa alla realtà. Nelle sue opere narrative a parlare è una voce che si sottrae continuamente, mentre proliferano le finzioni e il rigore razionale si mescola con eccessi barocchi. I generi tradizionali vengono sconvolti, mentre viene fatto ricorso al plurilinguismo, erede dell'esperienza di [[../Carlo Emilio Gadda|Gadda]]. Rispetto allo scrittore lombardo, Manganelli risponde però a un freddo gioco intellettualistico, che punta allo ''humor'' nero e si sofferma sulle implicazioni psicanalitiche. Tra i suoi romanzi si ricordano ''Hilarotragoedia'' (1964), ''Nuovo commento'' (1969), ''Agli dèi ulteriori'' (1972), ''A e B'' (1975), ''Sconcluzione'' (1976), ''Pinocchio: un libro parallelo'' (1977), ''Centuria'' (1979), ''Amore'' (1981), ''Dall'inferno'' (1985).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | p= 1129}}</ref><ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | capitolo= | volume= | pp= 262-263}}</ref>
 
== Alberto Arbasino ==
[[File:Giuseppe Pontiggia 03.jpg|thumb|Alberto Arbasino (a destra) con Giuseppe Pontiggia nel 1994, all'assegnazione del Premio Campiello]]
Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930 - 23 marzo 2020) è salito alla ribalta negli anni cinquanta come ''enfant prodige'' della neoavanguardia. Nelle sue opere si immerge completamente nella cultura contemporanea, ottenendone combinazioni inesauribili; la sua narrativa predilige in particolare il plurilinguismo e il ''pastiche''.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1129-1130}}</ref> Punto di riferimento per la sua opera è Gadda, con cui condivide la provenienza dall'ambiente culturale lombardo, il gusto per il gioco linguistico, il continuo ritorno sulle proprie opere, per rivederle e modificarle. Ma mentre Gadda propende per la costruzione romanzesca, Arbasino è più orientato all'affabulazione, che ingloba qualsiasi cosa.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo=Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=3: ''La letteratura della Nazione'' | p=530 }}</ref>
 
Si è affermato nel 1959 con ''L'anonimo lombardo'', ma la sua opera più importante è ''Fratelli d'Italia'', un romanzo vastissimo a cui ha lavorato per lunghi anni e che ha conosciuto diverse edizioni: compare infatti una prima volta nel 1963, quindi viene ripubblicato nel 1976 in una versione completamente riscritta, per comparire infine in una terza definitiva edizione, ulteriormente modificata e ampliata, nel 1993. La complessa trama ruota attorno a un gruppo di giovani, dei quali descrive il percorso di iniziazione intellettuale sullo sfondo dell'Italia borghese e benestante, in un caos di oggetti, incontri, mostre, esperienze (lo stesso autore lo definì un «romanzo millefoglie»). L'effetto dissacrante con cui si accosta alla realtà viene ottenuto attraverso un espediente tipico della neoavanguardia, la mimesi dei linguaggi, con la registrazione delle chiacchiere dei diversi personaggi attorno alla letteratura, all'attività culturale, alla musica, a tutto ciò che è ''à la page''.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La poesia, la saggistica e la letteratura drammatica del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | capitolo= | volume= | pp= 258-259}}</ref>
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== Alfredo Giuliani ==
Il curatore dell'antologia dei ''Novissimi'', Alfredo Giuliani (Mombaroccio, 23 novembre 1924 – Roma, 20 agosto 2007), è stato anche un critico militante, aperto alle scelte più diverse ma animato da spirito polemico. Partito da una poetica degli oggetti, è passato a presentare nelle sue poesie un pensiero disarticolato, ricco di incongruenze. Le sue esperienze poetiche sono state poi raccolte in ''Versi e non versi'' (1986).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | p= 1128}}</ref>
 
== Nanni Balestrini ==
Nanni Balestrini (Milano, 2 luglio 1935 - 20 maggio 2019) ha affiancato alla sua attività di redattore editoriale un intenso impegno politico nelle file della sinistra: nel 1968 ha contribuito a fondare Potere Operaio, mentre nel 1976 ha sostenuto il Gruppo di Autonomia. Nel 1979 è stato incriminato per appartenenza a banda armata; ha quindi lasciato l'Italia per alcuni, fino all'assoluzione pronunciata nel 1985.<ref>{{cita libro | capitolo=Balestrini, Nanni | titolo=Dizionario della letteratura italiana del Novecento | anno=1992 | editore=Einaudi | città=Torino | altri=diretto da Alberto Asor Rosa }}</ref>
 
La sua poesia si caratterizza per la negazione di qualsiasi linguaggio e per l'accumulo di elementi linguistici eterogenei, ripresi da vari ambiti della lingua corrente. Dopo la raccolta ''Come agisce'' (1963), un'opera dagli intenti programmatici, si è dedicato a testi in prosa che si basavano sull'accumulo elementi linguistici, attraverso il quale tentava di esprimere in modo diretto la realtà: ''Vogliamo tutto'' (1972), ''La violenza illustrata'' (1976), ''Gli invisibili'' (1987).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | p= 1128-1129}}</ref>
 
== Luigi Malerba ==
Luigi Malerba, pseudonimo con cui si firmava Luigi Bonardi (Pietramogolana, 11 novembre 1927 – Roma, 8 maggio 2008), è stato autore di opere dalla spiccata sperimentazione, vicine alla neoavanguardia, della quale però non condivideva lo spirito programmatico. I protagonisti dei suoi romanzi sono '''personaggi folli''' e dall<nowiki>'</nowiki>'''identità malsicura''', che riconoscono se stessi e il mondo attraverso la menzogna. In questo contesto, il comico a cui l'autore ricorre serve a svelare l'assurdità del mondo e del linguaggio: la molteplicità degli oggetti e dei linguaggi equivale di fatto al vuoto e al silenzio.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | p= 1130}}</ref>
 
Malerba esordisce nel 1963 con ''La scoperta dell'alfabeto'', una serie racconti ambientati nella campagna padana. Nel successivo romanzo ''Il serpente'' (1966), il protagonista racconta una storia che si rivela completamente falsa: è come un serpente che si morde la coda, che ritorna su se stesso e sul mondo che ha inventato, ma di cui ormai ha perso coscienza. Sulla stessa linea, ''Salto mortale'' (1968) è il monologo di un personaggio ancora più sfuggente, in cui interferiscono le voci di altri personaggi: in questo modo si crea una moltiplicazione delle identità, attraverso le quali viene tracciato un cerchio che, ancora una volta, torna sempre su se stesso. L'io narrante descrive una realtà ben definita, la campagna romana tra i colli Albani, parlando di elementi ben precisi che appartenevano alla quotidianità degli anni sessanta. Come scrive Ferroni, l'opera si dirige ormai verso il [[../Postmoderno|postmoderno]]: apparizioni vuote che ruotano attorno a se stesse, in un ambiente disintegrato, e che usano una lingua quasi neutra basata sull'italiano medio diffuso dal cinema e dalla televisione, pieno di ripetizioni.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | pp= 1130-1131}}</ref>
 
Tra le opere successive di Malerba si ricordano ancora il romanzo ''Il protagonista'' (1973), che si colloca nello stesso solco del ''Serpente'' e di ''Salto mortale'', e i racconti di ''Le rose imperiali'' (1974), ''Dopo il pescecane'' (1979), ''Testa d'argento'' (1988). Il romanzo ''Il pataffio'' (1978) gioca con linguaggi arcaici e maccheronici. ''Il pianeta azzurro'' (1986) è invece composto da un intreccio di piani narrativi, in cui voci diverse si identificano e si separano, sullo sfondo di un complotto mondiale. Nelle ultime opere, il mondo diventa una trappola in cui accadono eventi terribili, di cui i media restituiscono solo immagini false: nel romanzo ''Il fuoco greco'' (1989) l'impero bizantino diventa una metafora del mondo contemporaneo.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 19922003 | Einaudi | Torino | p= 1131}}</ref>
 
== Note ==