Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione3: differenze tra le versioni

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La ricerca moderna nel campo avanza, grosso modo, secondo questo schema cronologico, il che significa che gli scritti e il pensiero di Maimonide ricevettero e continuano a ricevere la massima attenzione. Fu solo più tardi, nel XIX secolo, che furono stampati i libri di Samuel ibn Tibbon e Jacob Anatoli, mentre le altre due fasi successive hanno ricevuto ancor meno attenzione sia nella studio che nella pubblicazione degli scritti praticata dai ricercatori del settore nell'ultimo secolo e mezzo. Tuttavia, nell'ultimo mezzo secolo, le tendenze ebraiche maimonidee occidentali sono state studiate piuttosto intensamente da un lungo elenco di studiosi<ref>I più importanti, in ordine alfabetico, sono Alexander Altmann, Kalman Bland, Isaac E. Barzilay, Gerrit Bos, Igor De Souza, Zvi Diesendruck, Esti Eisenmann, Seymour Feldman, Resianne Fontaine, Carlos Fraenkel, Gad Freudenthal, Jacob Friedman, Ottofried Fraisse, Ruth Glasner, Naomi Grunhaus, Moshe Halbertal, Racheli Haliva, Avraham Halkin, Steven Harvey, Warren Zev Harvey, Maurice Hayoun, Sara O. Heller-Willensky, Gitit Holzman, Alfred L. Ivry, Raphael Jospe, Hannah Kasher, Menachem Kellner, Howard (Haim) Kreisel, Jacob Levinger, Charles H. Manekin, Barry Mesch, Abraham Nuriel, Shlomo Pines, Aviezer Ravitzky, Caterina Rigo, James Robinson, Shalom Rosenberg, Shalom Sadik, Marc Saperstein, Dov Schwartz, Yossef Schwartz, Joseph B. Sermoneta, Joseph Schatzmiller, Yair Shiffman, Colette Sirat, Gregg Stern, Frank Talmage, Charles Touati, Isadore Twersky, Georges Vajda, e Mauro Zonta. Nel contesto attuale, è difficile fare riferimento a tutti gli scritti di questi studiosi, ma i loro risultati consentono un quadro molto migliore di quello che avevamo una generazione fa.</ref> i cui studi trattano alcuni aspetti degli scritti di Moses ibn Tibbon, Isaac ben Abraham ibn Laṭif, Jacob ben Makhir (Don Profatius), Mosè di Salerno, Nathan ibn Tibbon, Hillel di Verona, Rabbi Zeraḥyah ben Sheʾaltiel Ḥen, Shem Tov ibn Falaquera, Isaac ben Yedaʿyah, Yedaʿyah ha-Penini di Béziers, Levi ben Abraham ben Ḥayyim di Villefranche, Isaac Albalag, Isaac Polqar, Nissim ben Moses di Marsiglia, Menahem ha-Meʾiri, Samuel ben Judah di Marsiglia, Joseph ibn Kaspi, Qalonymus ben Qalonymus (Maestro Kalo), Emmanuel di Roma, Judah ben Moses Romano, Gersonide e Moses Narboni, per citare solo i primi maimonidei più importanti. Oltre ai propri scritti relativi allo stesso Maimonide, come i loro commentari alla ''Guida'', e una concentrazione sull'esegesi biblica, come produssero alcuni maimonidei, altri di loro tradussero anche una varietà di libri filosofici dall'arabo, rendendo la produzione di questo gruppo ancora più impressionante dal punto di vista quantitativo.
 
Sebbene attivo nei territori egemonici cristiani per diversi secoli, l'ampio spettro del maimonideismo occidentale echeggiò gran parte dei risultati degli sviluppi intellettuali che ebbero luogo nelle province islamiche durante i tre secoli precedenti di appropriazione ed elaborazione di alcune forme di filosofie greche ed ellenistiche. Queste appropriazioni del pensiero greco antico, che si verificarono nelle culture musulmane ed ebraiche medievali e il ''[[w:floruit|floruit]]'' di quest'ultimo neo-aristotelismo nelle province cristiane, sono ottimi esempi della povertà dello storicismo, che tenta di ridurre fenomeni complessi a eventi che hanno avuto luogo nel loro ambiente immediato. Inoltre, le differenze tra platonismo e aristotelismo, e le eventuali sintesi tra di essi, risuonarono non solo nell'ellenismo tardoantico ad Alessandria e a Roma, ma anche nelle filosofie musulmane ed ebraiche e nella Cabala nel Medioevo.Ebbero inoltre un impatto sul pensiero ebraico durante l'Illuminismo del XVIII secolo, come vedremo più avanti nell'[[Abulafia e i segreti della Torah/Appendice B|Appendice B]].
 
I pensatori ebrei sopra citati, per quanto diversi tra loro, possono tuttavia essere considerati parte di un movimento filosofico più ampio. È solo nella recente storia della filosofia medievale di [[:fr:w:Colette Sirat|Colette Sirat]] che è stata prestata maggiore attenzione. Grazie al suo precedente studio approfondito dei loro manoscritti, in questa indagine, integra per la prima volta il loro pensiero in una storia più completa della filosofia ebraica, comprese le opinioni di Abraham Abulafia.<ref>Si veda la sua ''La philosophie juive médiévale en pays de chrétienté'' (Parigi: Presses de CNRS, 1988). Si consulti anche la monografia pionieristica, anche se un po' di parte, di Isaac Barzilay, ''Between Reason and Faith: Anti-Rationalism in Italian Jewish Thought 1250–1650'' (The Hague/Parigi: Mouton 1967), la cui prima parte tratta di Rabbi Hillel e Zeraḥyah, sebbene Abulafia appaia solo a margine delle sue analisi.</ref> In questo contesto, è importante sottolineare i cinque voluminosi tomi di scritti maimonidei che sono stati recentemente pubblicati con introduzioni, note e indici (alcuni dei quali facilitati dalle precedenti ricerche di Sirat) da [[:en:w:Howard Kreisel|Howard Kreisel]]. Kreisel ha così messo a disposizione materiale importante per comprendere le tendenze allegoriche fiorenti nella generazione successiva al ''floruit'' di Abulafia.<ref>Levi ben Abraham, ''Liwyat Ḥen, Maʿaśeh Berešit'' (Gerusalemme: The World Union of Jewish Studies, 2004); Levi ben Abraham, ''Liwyat Ḥen: The Quality of Prophecy and the Secrets of the Torah''; Levi ben Avraham, ''Liwyat Ḥen: The Work of the Chariot'', cur. Howard Kreisel (Gerusalemme: World Union of Jewish Studies, 2013); Nissim ben Moses di Marsiglia, ''Maʿaśeh Nissim'', cur. Howard Kreisel (Gerusalemme: Mekize Nirdamim, 2000); e Moses ibn Tibbon, ''The Writings of Rabbi Moses ibn Tibbon: Sefer Peʾah, Maʾamar Ha-Taninim, Peruš ha-Azharot Le-Rav Solomon ibn Gabirol'', curr. Howard Kreisel, Colette Sirat e Avraham Israel (Be’er-Sheva: Ben-Gurion University Press, 2010). Si veda anche il suo "A Fragment from a Commentary on Ruth Ascribed to Rabbi Nissim of Marseilles" {{he}}, ''JSJT'' 14 (1998): 159–80.</ref> Questo obiettivo è evidente anche nel caso della pubblicazione da parte di James T. Robinson del ''Commentario sull'Ecclesiaste'' di [[w:Samuel ben Judah ibn Tibbon|Samuel ibn Tibbon]],<ref>Samuel ibn Tibbon, ''Samuel ibn Tibbon’s Commentary on Ecclesiastes: The Book of the Soul of Man'', cur. James T. Robinson (Tübingen: Mohr Siebeck, 2007). Cfr. anche Liron Hoch, "The Philosophy of Samuel ibn Tibbon and Rabbi David Kimhi as Background for Abrabanel’s Philosophical Approach" {{he}}, ''Da‘at'' 77 (2014): 123–41.</ref> nell'edizione critica del ''Moreh ha-Moreh'' di Rabbi [[w:Shem Tov ben Yosef Falaquera|Shem Tov ibn Falaquera]] curata da Yair Shiffman,<ref>Rabbi Shem Tov ibn Falaquera, ''Moreh ha-Moreh''.</ref> e la pubblicazione critica di ''Šulḥan Kesef'' di [[:en:w:Joseph Caspi|ibn Kaspi]] curata da Hannah Kasher con introduzione e note,<ref>Joseph ibn Kaspi, ''Šulḥan Kesef'', cur. Hannah Kasher (Gerusalemme: Ben Zvi Institute, 1996).</ref> nonché la recente stampa di alcune traduzioni ebraiche di testi arabi fatte dai maimonidei.
 
Tuttavia, ciò che si può vedere da quei voluminosi scritti è una forma di epigonismo, il che significa che tutti questi scrittori scrivevano sotto le ali della Grande Aquila,<ref>Si veda Robinson, "We Drink Only from the Master’s Water", 27–60.</ref> sebbene la complessità generata dalla sua grandezza negli studi sia legalistici che filosofici è incommensurabilmente maggiore in confronto ai suoi seguaci. Non è stato prodotto nulla di simile alla ''[[Guida dei perplessi]]'' che ne amplifichi il progetto; piuttosto, sono stati fatti tentativi per chiarire e applicare le intuizioni presentate o suggerite da [[Maimonide]] nel suo ''chef d’oeuvre''. In altre parole, la quantità è sì ovvia nel caso dei maimonidei, ma molto meno l'originalità intellettuale. Se il problema principale della ''Guida'' era come alludere ai segreti senza rivelarli, i seguaci di Maimonide rivelarono ciò che credevano fossero quei segreti senza troppi accenni, il che significa che l'esoterismo si indebolì drammaticamente, data la proliferazione di scritti sugli stessi argomenti affrontati dalla ''Guida''. Direi che pochissimi nuovi segreti furono inventati in quelli che si possono chiamare i supercommentatori dei maimonidei. Come accennato nel capitolo precedente, i maimonidei erano scrittori molto più [[w:exoterismo|essoterici]] del loro modello, sebbene Abulafia sia in qualche modo più vicino a Maimonide a causa della sua enfasi sulla necessità dell'[[w:esoterismo|esoterismo]], come vedremo in seguito.