Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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Tra apologia – difesa della religione ebraica – e polemica – critica al cristianesimo – o, in altre parole, tra lo "scudo" e la "spada" di ''Magen we-ḥerev'', la seconda è certamente al primo posto. Se ciò si spiega con la natura dell'opera, che propone di negare ogni legittimità al cristianesimo confutando le pretese cristiane alle radici bibliche, è invece interessante notare che Modena costruisce un modello positivo di religione attraverso la sua critica del cristianesimo, mediante la negazione. Questa sua religione è largamente pervasa dallo spirito del razionalismo: è un ebraismo fondato sulla ragione, o almeno sul ragionevole, evitando tutto ciò che è contrario alle leggi dell'intelletto e del buon senso. Nell'ebraismo razionale che si va via via delineando nel testo, l'attributo (razionale) sembra a volte avere più peso del sostantivo (ebraismo), perché spetta all'intelletto giudicare ciò che è una credenza giusta; la corrispondenza tra religione ebraica e ragione rilevata da Modena è così immediatamente sottoposta a una condizione, non meno per il suo carattere ipotetico:
{{q|Se dovessimo trovare nella Torah qualcosa che si scontra con la ragione, adatteremmo la Torah per conformarla alla ragione, piuttosto che adattare la ragione alla Torah.|''Ibid.'', 23<ref>L'affermazione si trova nel capitolo che contesta la concepibilità della Trinità, definita da Modena "fondamentale" (''‘iqaryth'') perché in essa enuncia i criteri che, a suo avviso, dovrebbero decidere la verità del dogma religioso. Su questa idea si veda Yosef Albo, ''Sefer ha-‘iqqarym'' III, 25, 3 e Elia Del Medigo, ''Sefer Beḥynath ha-dath'', cur. e trad. Jacob J. Ross, 77.</ref>}}
Nel parlare di "adattamento" della Torah alla ragione, Modena si basava sulla posizione razionalista di Averroè e Maimonide, i quali, nel caso in cui ragione e scrittura divergessero, si aspettavano che quest'ultima fosse "interpretata" fino a trovare la necessaria consonanza. Modena non poteva ricorrere all'interpretazione, soprattutto allegorica, per ristabilire il senso razionale delle Scritture, poiché era proprio su questo tipo di lettura che gli apologeti cristiani basavano gli argomenti che usavano per giustificare il loro dogma. La debolezza del cristianesimo sta nel suo ricorso sistematico a credenze irrazionali. In contrasto a tutti i livelli con le regole della logica, queste credenze non corrispondevano né alla conoscenza sensibile né alla comprensione intellettuale, qualunque fosse il suo grado di rigore formale. Come, per esempio, fu possibile affermare che Gesù salvò tutta l'umanità e con la sua morte bandì l'idolatria, quando
{{q|i cristiani non costituiscono l'uno per cento della popolazione mondiale [...].<ref>Questa cifra, naturalmente, è un'esagerazione. Dimostra, però, come un ebreo italiano vedesse il mondo nell'era delle scoperte geografiche.</ref> ''Possiamo vedere'' che la maggioranza degli uomini non accetta il culto [di Gesù] e sarebbe quindi condannata alla perdizione della propria anima.|''Ibid.'', 18}}
 
I cristiani potevano ben affermare che con la venuta del Messia l'umanità era stata liberata dalla maledizione, scriveva Modena: ma il buon senso negava tale affermazione, poiché "i nostri sensi affermano che gli uomini muoiono, che faticano a nutrirsi con i frutti della terra, che le donne generano figli nel dolore". Potremmo "negare la nostra condizione: essa è tuttavia abbastanza ''visibile''".<ref>''Ibid.'', 14.</ref>
 
A un livello più alto della comprensione sensibile, benché fondato su di essa, la comprensione intellettuale attestava anche l'impossibilità – o, più chiaramente, l'inconcepibilità – di certe credenze cristiane, secondo Modena. Per lui, la teologia cristiana non seguiva il consueto ordine della comprensione intellettuale, per cui il compreso è preceduto da un astratto intelligibile (''muskalym mufshatym mi-ḥomer''), collocando, in altre parole, l'oggetto immaginato in un contesto coerente e non contraddittorio del concepibile. Seguiva la strategia opposta dell'immaginazione (''tziyyur vedimiyon''<ref>La terminologia di Modena sembra non essere interamente religiosa. A volte usa il termine ''tziyyur' per indicare l'immaginazione (p. 21, nel criticare le "invenzioni" cristiane) e a volte per indicare il concetto (p. 22, nel definire l'oggetto pensabile).</ref>), che concepisce un oggetto a volontà e lo giustifica ''a posteriori''. '''I cristiani immaginarono Gesù come Dio, il che li portò a costruire dogmi sempre più incomprensibili per giustificare la sua natura umana e la sua morte'''. Le difficoltà insite nel concepire la Trinità – tre persone simultaneamente uguali e diverse con tutte le sottili differenziazioni tra i modi e le essenze delle tre persone – hanno naturalmente dato origine a numerose eresie.<ref>27 Ibid., 21-22.</ref> I cristiani hanno inquadrato i fatti per adattarsi alla teoria o, come Modena lo affermò in modo più popolare, "[i cristiani] si tagliarono le dita dei piedi per adattarsi alle proprie scarpe". In altre parole, costruirono una struttura dogmatica da false premesse, e furono così costretti a trarre una serie di conclusioni irrazionali e assurde.
 
Attingendo a Maimonide (''[[Guida dei perplessi]]'', I:50) e Yosef Albo (''Sefer ha-‘Iqqarym'', 1:22 e 3:25), Modena enuncia il suo criterio di plausibilità per una credenza:
{{q|La credenza non è qualcosa che si dice solo a parole, ma qualcosa che si concepisce nell'anima, nella convinzione che la cosa esista al di fuori della mente che la contempla. Può riferirsi a un ordine di cose non riscontrabile in natura (come la trasformazione del bastone di Mosè in serpente), ma non contrario all'intelletto (come sarebbe il caso, ad esempio, di essere e non essere simultaneamente). [...] Nella Torah di Mosè, fondatore della prima tra le religioni, tutti i comandamenti riguardavano verità sensibili o pensabili.|''Ibid.'', 22<ref>Il testo di Modena è una parafrasi che riassume i tre passaggi rilevanti di Maimonide, che si riferivano a uomini che ripetono meccanicamente credenze senza adeguata rappresentazione intellettuale, e che contrappone ai filosofi; si occupa quindi della dicotomia tra filosofi e non-filosofi. Modena era più vicino ad Albo nella sua logica polemica religiosa.</ref>}}
 
<!--- mie note ingl. da inserire tradotte --
23 This figure, naturally, is an exaggeration. It demonstrates, however, how an
Italian Jew saw the world in the era of geographic discoveries.
24 Ibid., 18.
25 Ibid., 14.
26 Modena’s terminology would appear to be not entirely religious. Sometimes he
uses the term tziyyur to denote the imagination (p. 21, criticizing Christian “inventions”)
and sometimes to denote the concept (p. 22, defining the thinkable
object).
27 Ibid., 21-22.
28 Ibid., 22. Modena’s text is a paraphrase which summarises the three relevant
passages of Maimonides which referred to men who mechanically repeat beliefs
with no adequate intellectual representation, whom he contrasts with the
philosophers; his concern is thus with the dichotomy between philosophers and
non-philosophers. Modena was closer to Albo in his religious polemical logic.
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== L'ostacolo del peccato originale ==