Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 1: differenze tra le versioni

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Concealment: Deciphering Scripture and Midrash in the Guide of the Perplexed'' (Albany, NY: SUNY Press, 2002).</ref> sebbene importanti forme di critica all'approccio di Strauss siano state affrontate.<ref>Le prime e più dirette critiche alla teoria di Strauss da parte di uno studioso del pensiero ebraico si trovano nell'opera postuma di Julius Guttmann, ''On the Philosophy of Religion'' {{Lingue|he}} (Gerusalemme: Magnes Press, 1958); Herbert A. Davidson, ''Moses Maimonides, The Man and His Works'' (Oxford: Oxford University Press, 2004), 387–402; Davidson, "Maimonides on Metaphysical Knowledge", in ''Maimonidean Studies'' 3 (1995):49–103; Eliezer Schweid, "Religion and Philosophy: The Scholarly-Theological Debate between Julius Guttmann and Leo Strauss", in ''Maimonidean Studies'' 1 (1990): 163–95; Aviezer Ravitzky, ''Maimonidean Essays'' {{Lingue|he}} (Gerusalemme/Tel Aviv: Schocken, 2006), 59–80; Warren Zev Harvey, "Les Noeuds du Guide des Égarés: Une critique de la lecture politique de Leo Strauss", in ''Lumières médiévales'', cur. Géraldine Roux (Parigi: Van Dieren, 2009): 163–76; Harvey, "How Strauss Paralyzed the Study of the Guide of the Perplexed in the 20th Century" {{Lingue|he}}, Iyyun 50 (2001):387–96; Menachem Kellner, ''Science in the Bet Midrash: Studies in Maimonides'' (Brighton, MA: Academic Studies Press, 2009), 33–44; Joseph A. Buijs, "The Philosophical Character of Maimonides’s Guide—A Critique of Strauss’ Interpretation", ''Judaism'' 27 (1978): 448–57; e Halbertal, ''Concealment and Revelation'', 149, 163. Si veda anche il più recente Micah Goodman, ''The Secrets of The Guide to the Perplexed'' {{Lingue|he}} (Or Yehudah: Devir, 2010). Per quanto mitiganti siano le critiche di questi studiosi riguardo alla posizione di Strauss e la sua famosa tesi, l'esoterismo di Maimonde non viene negato ma qualificato in svariati modi. Tuttavia, in altri casi, come gli studi di David Hartman e Isadore Twersky, il pensiero di Maimonide fu concepito in maniera più armoniosa, evidenziando l'importanza della sua creatività halakhica e impegnandosi nell'interpretazione della sua filosofia. In un certo senso, e in linea di principio, tale è anche l'approccio di Aviezer Ravitzky. Shlomo Pines, il cui approccio all'enfasi di Strauss sull'esoterismo fu alquanto positivo, si spostò in studi successivi verso una posizione che differisce da quella di Strauss; ritiene il pensiero di Maimonide più scettico, e ciò accade anche in Joseph Stern, ''The Matter and Form of Maimonides’s Guide'' (Cambridge, MA: Harvard University Press, 2013). Per un esame recente degli studi su Maimonide e l'esoterismo, cfr. Omer Michaelis, "‘It is Time to Act for the Lord: [They] Violate[d] Your Torah’: Crisis Discourse and the Dynamics of Tradition in Medieval Judaism" (PhD diss., Tel Aviv University, 2018), partic. 286, note 806, 807.</ref> A mio parere, Maimonide fu un riformista scontento della concezione prevalente dell'ebraismo tra la maggior parte degli ebrei rabbinici. In effetti, il suo libro più importante per la storia del pensiero ebraico fu emblematicamente intitolato ''[[w:La guida dei perplessi|La guida dei perplessi]]'', che si riferisce a quei membri della fede ebraica che immaginava fossero perplessi; l'intenzione, quindi, era quella di guidare questi individui attraverso le loro presunte perplessità. La sua "guida" in questo libro differisce dagli atteggiamenti più tradizionali nelle sue opere halakhiche, soprattutto per quanto riguarda la questione dell'universalismo, dato che emerge principalmente dal neo-aristotelismo.<ref>Per l'intenzione del guidare nella ''Guida'', si veda Stern, ''The Matter and Form of Maimonides’s Guide'', 7.</ref>
 
Discuterò le affinità tra il pensiero di Maimonide e quello di Abulafia, quest'ultimo un personaggio che mi interessa profondamente e che è l'argomento principale di questo libro, una figura medievale che fu profondamente influenzata dal pensiero di Maimonide (compreso il suo esoterismo, che gli studiosi chiamano "razionalismo" in maniera troppo generale).<ref>Nelle discussioni successive, cerco di evitare tale termine, poiché anche dagli studiosi è usato con un atteggiamento implicitamente giudicante. Il mio approccio presuppone l'esistenza di diverse forme di immaginari che non dovrebbero essere giudicati da uno studioso critico interessato alla comprensione del passato.</ref> Questa figura, già oggetto di numerosi studi da parte di Gershom Scholem, è il cabalista '''Abraham ben Samuel Abulafia''' (italianizzato in "Abramo Abulafia", 1240–c.1291),<ref>Su questo cabalista, le cui opinioni staranno al centro della mia presente discussione, si vedano in generale le importanti esposizioni di Gershom Scholem, specialmente il suo ''Major Trends in Jewish Mysticism'' (New York: Schocken, 1960), 119–55, e la sua ultima serie di lezioni alla Hebrew University, pubblicate col titolo ''The Kabbalah of Sefer ha-Temunah and of Abraham Abulafia'' {{Lingue|he}}, cur. Y. ben Schlomo (Gerusalemme: Academon, 1969).</ref> e di seguito esaminerò l'evoluzione del suo pensiero. Tuttavia, qui mi interessa essenzialmente l'interpretazione di Maimonide da parte di Abulafia, non il punto di vista del primo di per sé stesso. A differenza del Rambam, Abulafia non era una figura halakhica, fattore decisivo nella sua visione del mondo che aiuta a comprendere le sue interpretazioni estreme del pensiero filosofico maimonideo e dell'ebraismo rabbinico.