Rivelazione e Cabala/Tradizione e rivelazione: differenze tra le versioni

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= Tradizione, Ricezione e Rivelazione nella Prima Cabala =
[[File:Nahmanides painting.jpg|thumb|220px|right|<small>Raffigurazione artistica di [[w:Nahmanide|Nahmanide]]</small>]]
Durante i primi tre secoli della sua esistenza storica e letteraria, in particolare tra gli anni dal 1175 al 1492, la letteratura ebraica nota come ''Cabala'' produsse diverse scuole distinte i cui atteggiamenti nei confronti del modo in cui questa conoscenza religiosa è emersa e viene trasmessa differiscono notevolmente.<ref>Si veda Wolfson, "Beyond the Spoken Word"; Idel, "Transmission", e per alcuni esempi della prima trasmissione della cvonoscenza segreta: Idel, "Defining Kabbalah".</ref> Innanzitutto descriverò due approcci principali: quello tradizionalista, che gravita attorno all'approccio di [[w:Nahmanide|Nahmanide]], e quello rivelatore noto in letteratura come ''Sefer has-Meshiv'', collegato per primo alla Cabala estatica di Abramo [[Abramo Abulafia]] e alla letteratura [[zohar]]ica. Quindi rivolgerò la mia attenzione alle questioni relative ad alcune delle opinioni articolate nel potente centro cabalistico [[w:Safad|safediano]] durante la metà del XVI secolo riguardo all'emergere e alla trasmissione della Cabala.
 
A metà del tredicesimo secolo il cabalista catalano Nahmanide e la sua scuola affermarono che la trasmissione orale, quando espressa in modo controllato da un maestro affidabile al suo studente, è l'unica fonte di autentica Cabala nel presente. Nell'introduzione al suo ''Commentario al Pentateuco'' – che include alcune allusioni ad argomenti cabalistici – Rabbi Moshe ben Nahman Girondi, noto anche come Nahmanide (1194–1270), scrisse:
{{q|I bring into a faithful covenant and give proper counsel to all who look into this book not to reason or entertain any thought concerning any of the mystic hints which I write regarding the hidden matters of the Torah, for I do hereby firmly make known to him that my words will not be comprehended nor known at all by any reasoning or contemplation, excepting from the mouth of a wise Kabbalist [speaking] into the ear of an understanding recipient; reasoning about them is foolishness; any unrelated thought brings much damage and withholds the benefit.| Nahmanide, ''Commentario al Pentateuco'', vol. I, 7–8<ref>Su questo importante brano si veda Septimus, ''Hispano-Jewish Culture'', 113–114; Idel, "We Have No Kabbalistic Tradition" e "NAHMANIDES"; Abrams, "Orality in the Kabbalistic School"; Halbertal, ''Concealment and Revelation'', 83–85 e il suo ''By Way of Truth''; Huss, ''Like the Radiance of the Sky'', 75–76, 80–81, 219–221 e per un altro approccio cfr. Wolfson, "By Way of Truth".</ref>}}
Nello spiegare le fonti della Cabala così come le raccoglieva, Nahmanide combina l'idea di un'antica rivelazione segreta consegnata a Mosè con quella di una successiva trasmissione fedele basata sull'autorità rabbinica. Questa è una situazione non ermeneutica, il che significa che senza una trasmissione affidabile nessuno può ricostruire i segreti della Torah tramite un'analisi indipendente del testo canonico. Dal punto di vista semantico, Nahmanide inverte il modo in cui il termine Kabbalah funziona: mentre semanticamente significa "ricezione", qui è concepito da lui come indicasse più risolutamente la "tradizione esoterica", il che significa che egli accentua il processo di trasmissione fedele di un tipo autorevole di conoscenza in merito ai segreti della Torah.
 
Il passaggio di cui sopra può anche essere riassunto come segue: un maestro, descritto come rabbino (il che significa indubbiamente un uomo), è l'unica fonte di trasmissione dei segreti della Torah, descritta come Cabala, a un altro uomo. Implicitamente, sono escluse altre fonti per ottenere informazioni che possono essere intese come Cabala: rivelazione da un non-umano, da Dio, angeli, non-rabbini o come risultato di innovazione per mezzo di attività intellettuale. Presumo che questa restrizione sia stata imposta da Nahmanide come parte del dibattito sulla diffusione della Cabala nella cerchia dei seguaci di [[w:Isacco il Cieco|R. Isaac ben Abraham il Cieco]].<ref>Si veda Idel, "NAHMANIDES", 28–42.</ref> È anche possibile che le tradizioni legate alle rivelazioni di Elia nei circoli dei Cabalisti in Provenza provocassero questa restrizione della Cabala a una tradizione trasmessa solo oralmente.<ref>Si veda Scholem, ''Origins of the Kabbalah'', 35–38, 242–243 e Heschel, ''Prophetic Inspiration'', 32–37.</ref>
 
Tuttavia, questo solenne passaggio dichiarativo non è solo un vano avvertimento, ma è sostenuto da quella che vedo essere una pratica seguita nel commentario di Nahmanide di accennare a segreti senza rivelarli in forma scritta.<ref>Per vari aspetti dell'esegesi di Nahmanide in generale si vedano Goodman, "Typological Interpretation"; Pedaya, ''Nahmanides''; Halbertal, ''Concealment and Revelation and his By Way of Truth''.</ref> In ogni caso, nel suo ''Commentario al Pentateuco'', scrive:
{{q|The Account of Creation [''Ma’aseh Bereshit''] is a profound secret, which cannot be understood from the [biblical] verses, and cannot be known ''in toto'' but by the way of the [esoteric] transmission, up to Moses, [who received it] from the mouth of the [divine] Dynamis. Those who know it are obligated to hide it.|Nahmanide, ''Commentario al Pentateuco'' vol. I, 9<ref>Si veda anche Yisraeli, ''The Interpretation of Secrets'', 241 e Halbertal, ''Concealment and Revelation'', 86–87.</ref>}}
La grande autorità di Nahmanide, combinata con la solennità dei passaggi nell'introduzione di un libro che divenne un classico, contribuì al suo impatto sulle generazioni successive. Tuttavia, già nella generazione successiva a Nahmanide, nei due circoli più importanti dei cabalisti, furono forgiate alcune interpretazioni divergenti della Cabala. Dato che le opinioni di Nahmanide erano ben note, è plausibile che i nuovi concetti fossero, almeno in parte, una reazione alle restrizioni imposte da Nahmanide stesso.
 
[[File:Abraham abulafia.jpg|thumb|220px|right|<small>[[Abramo Abulafia]]: illustrazione miniata dal suo ''Luce dell'Intelletto'' (1285)</small>]]
Va ricordato che tra i seguaci della Cabala di Nahmanide alla fine del XIII secolo, soprattutto quelli di Barcellona, ci sono testimonianze sulla trasmissione orale della pronuncia delle [[Il Nome di Dio nell'Ebraismo|lettere del Nome Divino]], un processo in cui i maestri ashkenaziti iniziarono alcuni cabalisti spagnoli.<ref>Si veda Idel, "Ashkenazi esotericism".</ref> Uno che non era un aderente alla scuola cabalistica di Nahmanide fu il fondatore della Cabala estatica, R. [[Abramo Abulafia]] (1240-1291). Lui e i suoi seguaci presumevano che sebbene gli argomenti cabalistici possano essere appresi dai libri antichi e anche ricevuti oralmente dai maestri, la forma più alta di ricevere la Cabala è tuttavia per mezzo di una rivelazione che può essere indotta nel presente attraverso alcune tecniche:
{{q|In order to understand my intention regarding [the meaning of] ''Qolot'' [voices] I shall hand down to you the known ''Qabbalot'', some of them having been received from mouth to mouth from the sages of [our] generation, and others that I have received from the books named ''Sifrei Qabbalah'', composed by the ancient sages, the Kabbalists, blessed be their memory, concerning the wondrous topics; and other [traditions] bestowed on me by God, blessed be He, which came to me from ''ThY''<ref>Leggo le due lettere come se indicassero in forma abbreviata ''theos'', cioè Dio. Abulafia usa già la forma ''THYV'' per indicare Dio nel suo primo trattato ''Sefer Get ha-Shemot''; vedi Idel, Language, 24.</ref> in the form of the ‘Daughter of the Voice’, these being the higher ''Qabbalot [''‘Elyonot''].|Abulafia, ''Sefer ha-H̠esheq'', fol. 4b.<ref>Non posso fare qui un'analisi della questione di ciò che Abulafia concepiva fossero i libri cabalistici, ma elenchi di tali libri si trovano nei suoi scritti.</ref>}}
Il plurale di ''Qabbalah'', ''Qabbalot'', è inteso a significare ''Bat Qol'', che si riferisce a un certo tipo di rivelazione inferiore nella tradizione talmudica. Quindi la forma più alta di Cabala non è la trasmissione orale e scritta, ma la ricezione di una rivelazione dall'alto. Mentre Nahmanide era interessato a combinare l'immagine di un glorioso passato (quando ebbe luogo la rivelazione finale) con una struttura affidabile che perpetuava il contesto rivelato nel passato, Abulafia era molto più interessato a un glorioso presente in cui l'autorità dei rabbini è molto meno importante, e il destinatario della rivelazione, cioè egli stesso, poteva competere persino con Mosè.<ref>Si veda Idel, ''Studies in Ecstatic Kabbalah'', 50–51.</ref>
 
Sebbene i concetti di Abulafia sulla Cabala siano drasticamente diversi da quelli di Nahmanide e della sua scuola, essi condividono tuttavia, almeno implicitamente, l'opinione che la donna non partecipa alla tradizione cabalistica. Per il cabalista estatico, il cabalista è un filosofo e un mistico che può diventare il figlio dello stesso ''Intellectus Agens'' cosmico descritto come il figlio di Dio.<ref>Su questo prob lema si veda Idel, ''Ben'', 276–376.</ref> Le donne, storiche o generiche, non sono menzionate nei loro scritti come parti della catena di trasmissione, né sono menzionate come qualificate in un modo o nell'altro a diventare praticanti della Cabala, e nemmeno l'ipostasi femminile gioca alcun ruolo.
 
Secondo Abulafia, quale rivelazione dall'alto anche la tradizione della Cabala è in consonanza con la filosofia, sebbene sia ottenuta per mezzo di tecniche linguistiche che originariamente non hanno nulla a che fare con le speculazioni filosofiche. Così, ad esempio, apprendiamo da un libro che scrisse nel 1285/6 a Messina:
{{q|We and all those who follow our intellectual Kabbalah [''Qabbalah muskkelet''], [attain] prophecy by means of the combinations of letters; it will teach us the essence of reality as it is, in an easier way in comparison to
all the [other] ways in existence in the world, despite the fact that the knowledge of the essence of reality is apprehended by much thought. What brings it about [this knowledge] is the combination [of letters], and this combination induces it [the knowledge] as immediately as a youth studies the Bible, then the ''Mishnah'' and ''Gemara’'', he will indubitably achieve it quickly, with perseverance, being better than any [other] thought.<ref>Abulafia, ''Sefer ‘Otzar ‘Eden Ganuz'', fol. 90a. Per i differenti significati del termine Cabala in Abulafia, si veda Idel, "On the Meanings of the term ‘Kabbalah’".</ref>}}
 
 
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[[Categoria:Rivelazione e Cabala|Tradizione e rivelazione]]