Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 75:
Ma chiaramente, primi cristiani si annoveravano tra quegli ebrei che in effetti avevano collegato l'arrivo dell'era messianica con l'arrivo del messia. Le testimonianze su questo punto sono abbondanti e attestate in vari modi: le pressioni del pensiero messianico tradizionale ebraico sono proprio ciò spingono le prime revisioni cristiane, espresse nell'aspettativa della ''Seconda'' Venuta di Gesù. In Paolo, in ''Q'', in Marco, l'arrivo definitivo del Regno viene rimandato fino al ritorno in gloria del Figlio. Grandi schiere di angeli, che discendono al suono di trombe, radunano gli eletti: Gesù di Nazareth, in vita la figura meno militare possibile, si trasforma nelle tradizioni della sua Seconda Venuta in una figura messianica riconoscibile – e quindi tradizionale – il cui avvento stabilirà il Regno del Padre suo.
 
Quanto fossero diffuse tali speranze tra gli ebrei del Secondo Tempio non si può sapere, ma proprio la nascita e crescita del movimento cristiano post-Risurrezione è di per sé una prova del suo vigore. Flavio Giuseppe e, fatto interessante, due storici latini, [[w:Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (''Histories'' 5.13) e [[w:Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] (''Vespasian'' 4), riportano indipendentemente che la fiducia popolare riguardo ad una profezia messianica alimentò le fiamme della ribellione ebraica nel periodo appena prima e durante la rivolta. "Ciò che più di tutto li incitò alla guerra", scrive Flavio Giuseppe dei suoi compatrioti, fu
{{q|un oracolo ambiguo, parimenti trovato nelle loro sacre scritture, che in quel tempo uno della loro nazione sarebbe diventato sovrano del mondo. Questo lo interpretarono a significare qualcuno della loro razza,
e molti dei loro saggi si smarrirono interpretando questo [oracolo]. Tuttavia l'oracolo significava in realtà la sovranità di Vespasiano, che venne proclamato imperatore sul suolo ebraico.|''BJ'' 6.312-313}}
La forza di questa aspettativa messianica rimase nei circoli ebraici molto tempo dopo la devastazione del 66-73, persino dopo il trambusto della rivolta di Bar Kokhba nel 132-135. Secoli dopo, uno scritto rabbinico rappresenta [[w:Jochanan Ben Zakkai|Yochanan ben Zakkai]], la grande autorità della generazione della Guerra Giudaica, che insegnava cautela nel fervore messianico. "Se hai una pianta in mano, e ti vien detto ‘Ecco, il Messia è qui’, va' e prima pianta la pianta, e poi vai ad accoglierlo" (''Avot de-R. Natan'' 39, 33<sup>b</sup>-34<sup>a</sup>). E persino il grande [[w:Rabbi Akiva|Rabbi Akiva]] viene presentato come esempio negativo di ciò che un entusiasmo messianico può provocare. Rispondendo alla sua identificazione di Bar Kokhba quale Messia, un suo collega osserva: "Akiva! L'erba crescerà sulle tue guance e il Figlio di Davide non sarà ancora arrivato" (''y Tann'' 68<sup>d</sup>).
 
Nonostante queste avvertenze, la preghiera fondamentale ebraica delle [[w:Amidah|Diciotto Benedizioni]] (שמנה עשרה, ''Shemoneh Esreh'', "le diciotto"), probabilmente redatta nella sua forma finale tra il 70 e il 100 e.v., loda esplicitamente (e quindi invoca) Dio per la risurrezione dei morti, la riunione del disperso Israele, il ripristino dell'indipendenza nazionale, la distruzione dei senzadio e la ricompensa dei giusti, la ricostruzione di Gerusalemme, l'invio del Messia, e il ripristino del culto del Tempio. Gli ebrei devoti, incluse le donne, gli schiavi, e i bambini (di solito esclusi da questi requisiti), dovevano dire la preghiera tre volte al giorno. Essa incorpora in forma liturgica le speranze principali dell'escatologia apocalittica:
{{q|Proclamate la nostra liberazione con la grande tromba, alzate lo stendardo a radunare i nostri dispersi, riunitevi dai quattro angoli della terra. ''Che Tu sia benedetto, O Signore, che raduni gli esiliati del Tuo popolo Israele''... E alla Tua città, Gerusalemme, ritorna con misericordia e dimora in essa come hai detto; costruiscila presto nei nostri giorni che sia un edificio eterno, e innalza veloce in essa il trono di Davide. ''Benedetto sei Tu, O Signore, che riedifichi Gerusalemme''. Il germoglio di David, Tuo servo, fa prontamente fiorire, ed esalta la sua potenza per mezzo della Tua salvezza, perché nella Tua salvezza abbiamo sperato ogni giorno... ''Benedetto Tu, O Signore, che fai tornare con misericordia la Tua Presenza a Sion''.}}
La speranza messianica nel periodo di Gesù non era né uniforme né universale, ma era certamente ben radicata e articolata. In molte forme tradizionali di ebraismo come anche nelle sue forme cristiane, la venuta del Regno era immediatamente collegata con la venuta del messia. Questo è il contesto generale che dobbiamo presupporre onde poter comprendere ciò che sopravvive nelle tradizioni evangeliche dell'Ingresso Trionfale, e come tale evento portò alla crocifissione di Gesù. Poiché fu durante il suo ingresso in città durante questa particolare Pasqua che Gesù fu proclamato messia per la prima volta.
 
Di nuovo, basandoci sull'impressione data dai Vangeli, Gesù stesso non fu la fonte di questa identificazione messianica, sebbene il suo messaggio ne fosse la causa. Cercò forse di dissuadere le folle, discutendone persino contro di loro? Non possiamo saperlo. Con la testimonianza della Crocifissione stessa, tuttavia, e quindi apparentemente persino dopo la loro festosa entrata a Gerusalemme verso l'otto di Nisan, le folle continuarono la loro acclamazione. Gesù, il centro di questa convinzione popolare, in essenza aveva perso il controllo del suo pubblico. E neppure, con un linguaggio di tipo "Regno di Dio" e "messia figlio di Davide" che girava fragoroso tra gli astanti, egli poteva controllare le interpretazioni del suo messaggio da parte delle folle o le loro aspettative a suo riguardo. Man mano che continuò ad insegnare sul Regno nell'area del Tempio durante la settimana, la loro eccitazione sarebbe solo aumentata con l'approccio della festa.
 
Flavio Giuseppe, che scrive verso la fine del secolo, dice questo (vedi anche riquadro sotto):
{{q|Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio. Poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò un seguito sia di molti Giudei che di molti Greci. Quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.|''AJ'' 18.63-64}}
Flavio Giuseppe qui caratterizza Gesù come uomo saggio (''sophos''), un operatore di azioni straordinarie (''paradoxa''), e un maestro (''didaskalos''). La sua caratterizzazione si conforma fortemente con la presentazione dei sinottici. L'unico indizio a qualcosa di messianico riguardo a Gesù nel brano di Flavio Giuseppe qui è il modo in cui designa i suoi seguaci: sono ''Christianoi''. Altrove in ''Antiquities'', descrivendo gli eventi dell'anno 62 e.v. quando il sommo sacerdote Anna giustiziò Giacomo con la lapidazione, Flavio lo identifica come "Giacomo fratello di Gesù, ''il cosiddetto Cristo''" (''AJ'' 20.200). In altre parole, Flavio non chiamò Gesù ''Christos'' nè disse che Gesù si assegnò da sé tale titolo. Né i "principali nostri uomini" (''protoi'', i "primi uomini") accusano Gesù di affermarsi il Messia: in effetti, Flavio Giuseppe non dice di cosa i principali uomini lo accusino, o perché. Il suo resoconto, indipendente dai Vangeli, rivela solo che Gesù fu un saggio, operatore di miracoli e insegnante che Pilato crocifisse. Flavio relega la designazione messianica ai seguaci di Gesù, i ''Christianoi'', o a dicerie ("Gesù, il cosiddetto Cristo").
 
La breve discussione di Flavio Giuseppe si adatta alla reticenza e ambiguità del resoconto nei Vangeli, anche il quale non raffigura mai Gesù che espone schiettamente la propria identità messianica, ma mette l'affermazione sulla bocca di altri. Parimenti, nelle narrazioni della Passione, Pilato si riferisce a "Gesù ''chiamato'' il Cristo" (per es. {{passo biblico2|Matteo|27:17,22}}). "Che farò dunque di quello che ''voi chiamate'' il re dei Giudei?" ({{passo biblico2|Marco|15:12}}). Allora, sembra più verosimile che questa identificazione di Gesù quale Messia ''non' provenisse da Gesù stesso. Se avesse asserito tale titolo e ruolo per sé, Antipa sicuramente avrebbe agito molto prima di Pilato. Inoltre, nulla nelle tradizioni sulla sua missione lo farebbe un candidato messianico plausibile agli occhi dei suoi contemporanei. Non esortava, come Giuda il Galileo o [[:en:w:Athronges|Athronges]] prima di lui, o Bar Kokhba tempo dopo, ad una rivolta armata contro i romani (cfr. [[Missione a Israele/Contesti sociali#Il contesto giudeo|"Il contesto giudeo"]]); e non stava neanche, come alcuni dei successivi profeti dei segni, radunando vaste masse di gente in una volta anticipando un segno miracoloso di liberazione.
 
Né sembra che Gesù abbia affermato di essere il Messiah, in un qualche modo speciale, del tutto senza precedenti. Un tale messaggio avrebbe dovuto aver senso per i suoi contemporanei, altrimenti non avrebbe avuto seguaci; ma, come dimostra la successiva tradizione cristiana mezzo secolo o più dopo la sua morte, gli evangelisti stavano ancora dibattendosi per articolare un tale concetto. Se una tale tradizione fosse già esistita, gli evangelisti l'avrebbero certamente usata con entusiasmo. Invece, devono faticare a presentare i respettivi casi.
<div class="usermessage" style="background-color:aqua; height: 470px; text-align:left; font-size: small; line-height: 20px;">
<center><big>'''''[[w:Testimonium Flavianum|Testimonium Flavianum]]:'''''</big><br/>
Line 88 ⟶ 100:
{{q|Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio, ''se invero dobbiamo chiamarlo uomo''. Poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò un seguito sia di molti Giudei che di molti Greci. ''Egli era il messia''. E quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. ''Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo. Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie''. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.}}
</div>
Si può forse ricostruire dai Vangeli un'autoaffaermazione messianica da parte di Gesù?
 
 
{{clear}}