Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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Durante la festività di Sukkot nell'autunno del 62 e.v., "quando la città stava godendo una pace profonda e grande prosperità", scrive Flavio Giuseppe, questo Gesù, entrato nel Tempio, improvvisamente iniziò a gridare
{{q|"Una voce dall'est! Una voce dall'ovest! Una voce dai quattro venti! Una voce contro Gerusalemme e il santuario, una voce contro lo sposa e la sposa, una voce contro tutto il popolo!" Giorno e notte andava in giro per tutti i vicoli con sulle labbra questo grido. Alcuni dei cittadini principali, irritati a queste parole nefaste, arrestarono l'uomo e lo castigarono severamente. Ma questi, senza una sola parola a sua discolpa o in privato con coloro che lo avevano colpito, continuò comunque le sue grida come prima. Allora i magistrati, supponendo (come era infatti il caso) che l'uomo fosse sotto l'influenza di un impulso sovrannaturale, lo portarono davanti al governatore romano. Colà, sebbene flagellato a sangue con sferze, non chiese misericordia né pianse, ma semplicemente... reagì ad ogni sferzata con "Guai a Gerusalemme!... Albino [il procuratore romano] lo dichiarò maniacale e lo lasciò andare. Durante l'intero periodo fino allo scoppio della guerra... egli ripetè il suo lamento... Le sue grida erano più forti durante le festività. Così per sette anni e cinque mesi egli ripetè il suo urlare, senza mai perderer la voce o le forze, fintanto che durante l'assedio trovò requie.|''BJ'' 6.300-309}}
 
Infine, a difesa dell'autenticità della predizione di Gesù in Marco, gli studiosi osservano che la descrizione di Marco non è sufficientemente esatta, mentre le predizioni ''post facto'' sono tipicamente molto esatte, proprio perché possono esserlo. "Vedi questi grandi edifici? " chiede il Gesù marciano, "Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà diroccata" ({{passo biblico|Marco|13:2}}). Non proprio, come io stesso sono stato in grado di vedere: i muri di sostegno del Tempio di Erode stanno ancora in piedi. Sebbene ora ci sia una moschea a dominare la cima del monte, gli ebrei pregano davanti al [[w:Muro Occidentale|Kotel, o Muro occidentale]]. E inoltre, il Tempio stesso fu distrutto dal fuoco, cosa che questa profezia – quale tributo alla sua autenticità – manca di citare.
 
{{Immagine grande|The Western Wall and Dome of the rock in the old city of Jerusalem.jpg|800px|<small>Il [[w:Muro Occidentale|Kotel (Muro Occidentale)]] e la [[w:Cupola della Roccia|Cupola della Roccia]] a Gerusalemme</small>}}
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Questa argomentazione sembra meno convincente delle prime due (tradizione apocalittica anteriore e posteriore; la profezia indiscutibilmente autentica di Gesù ben Ananias). Leggiamo la descrizione di Flavio Giuseppe in merito alla fine del Tempio nel Libro 6 della sua storia, ''[[w:Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La Guerra giudaica]]'': vero, il fuoco è di scena in maniera prominente, ma il tema complessivo in effetti è la devastazione totale. In altre parole, dal resoconto di Flavio Giuseppe quale testimone oculare, non si capisce affatto che i muri di sostegno della montagna artificiale di Erode sia ancora in piedi. Marco, non essendo un testimone oculare, può forse essere scusato. Inoltre, anche secondo il resoconto di Flavio, il Gesù marciano predisse accuratamente: nessuno degli ''edifici'' sul monte rimasero in piedi.
 
Se la predizione di Gesù riguardo alla distruzione del Tempio, articolata chiaramente in {{passo biblico2|Marco|13}}, è veramente dopo il fatto, un prodotto degli eventi del 70, allora la possibilità che la stessa profezia fosse codificata nell'azione di Gesù al Tempio – oscurata dagli evangelisti, ma rivelata tramite l'interpretazione degli studiosi – diminuisce di conseguenza. Ma ancora da spiegare è la presenza di questa scena in due testimonianze indipendenti, Marco e Giovanni.
 
L'ipotesi di una data post-distruzione della composizione si basa precisamente su questo punto. Entrambi gli evangelisti, scrivendo nel periodo postbellico, sapevano che il Tempio aveva drammaticamente cessato di esistere. La sua inesistenza è un importante dato religioso che essi devono affrontare.
 
Altri cristiani del tardo primo secolo parlano del Tempio in vari modi. L'[[w:Lettera agli Ebrei|Epistola agli Ebrei]] svaluta il Tempio terreno, affermando che esso era non altro che una semplice parvenza del Tempio celeste, dove ora Gesù serva da sacerdote perfetto e perfetto sacrificio. L'autore di [[w:Apocalisse di Giovanni|Rivelazione]], in confronto, prevedendo l'imminente discesa dalla Gerusalemme celeste dopo le tribolazioni apocalittiche, specifica che "non vidi ''alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio''", cioè, il Cristo apocalittico ({{passo biblico2|Apocalisse|21:22}}). Il vero Tempio nella Gerusalemme terrena è inutile nel primo caso, non necessario nel secondo. Le lettere pseudonime che trovano posto nel canone del Nuovo Testamento scritte a nome di figure della prima generazione – "Pietro", "Giacomo" e il "Paolo" delle epistole pastorali, Efesini, Colossesi e 2 Tessalonicesi – non possono parlare della distruzione del Tempio senza compromettere la loro falsa identità. Ma le prime comunità cristiane quali tipi di comunità ebraiche dovevano dare un senso a questa terribile perdita.
 
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== Note ==