Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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In realtà le narrazioni evangeliche devono essere interpretate con il presupposto opposto in mente. Dobbiamo iniziare dalla premessa che Gesù era '''''veramente''''' un ebreo del suo tempo — se non lo fosse stato, non avrebbe avuto seguaci ebrei del primo secolo. In assenza di specifiche istruzioni sulla purezza in quello che possiamo ricostruire del suo insegnamento, dobbiamo presupporre '''''non''''' che Gesù ignorasse o opponesse i codici di purezza ebraici, ma piuttosto che egli li diede per scontati come fondamentali nell'adorazione del Dio che li aveva rivelati, unicamente, a Israele. In effetti, letti senza il futuro che incide sulla loro interpretazione, i Vangeli stessi, sebbene prodotti di un periodo successivo, ciononostante presentano sempre un Gesù immesso sicuramente e coerentemente nel mondo religioso – e quindi nelle leggi di purezza – dell'ebraismo del tardo Secondo Tempio.<ref>Chi scrisse i Vangeli, ebrei o gentili? Nessuno lo sa, sebbene gli studiosi, sulla base di testimonianze interne, ipotizzino identificazioni "etniche". L'autore di [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] è universalmente considerato ebreo; negli ultimi 30-40 anni, anche l'autore di Giovanni. Le argomentazioni su Luca vanno in entrambe le direzioni, sebbene la padronanza della Septuaginta da parte dell'autore mi inclina a supporre che anch'egli fosse ebreo: la Bibbia era una voluminosa raccolta di libri – scrolli in realtà – che non sarebbero circolati o resi accessibili al di fuori di una sinagoga in questo primo periodo. E Marco? Di nuovo, la risposta è ipotetica. Molti studiosi presuppongono che egli fosse un Gentile; Marco dimostra poca della familiarità sulle tradizioni e scritture ebraiche dimostrata vistosamente da Luca e Matteo, né dimostra relazioni ravvicinate (anche se ostili) con le comunità della sua sinagoga locale nel modo che lo fa Giovanni. Se Marco era ebreo, doveva essere un ebreo estremamente ignorante. L'ignoranza naturalmente non rispetta persone o gruppi etnici, e non tutti nel primo movimento potevano avere l'istruzione di Paolo. La prima data della composizione del Vangelo (appena dopo il 70), le sue fondamenta scritturali (evidenti specialmente nella narrazione della Passione), e lo stimolo a comporre dato dalla recente distruzione del Tempio, tutto ciò mi fa pensare che anche questo autore fosse ebreo. Perché è importante? In parte, perché la collocazione implicita sociale e religiosa dell'autore ci dà un punto di partenza per speculare sulla sua comunità – se anch'essa fosse ebrea, gentile, o una mescolanza – e su cosa essi avrebbero potuto comprendere ascoltando il Vangelo. La mia ipotesi qui, tuttavia – che i Vangeli esponessero una conosciuta prassi di purificazione – richiede solo che il pubblico degli evangelisti fosse antico. Nessuno nell'antichità, specialmente nei giorni cultici sacri dedicati alla divinità, faceva l'equivalente di "parcheggia l'auto e corri in chiesa". La prossimità ad un altare richiedeva universalmente (una qualche sorta di) purificazione preparatoria. Ascoltatori ebrei (quelli di Matteo sicuramente, quelli di Luca e Giovanni probabilmente, e penso anche quelli di Marco) avevano connessioni specifiche, mediante la loro cultura biblica, con quello che ciò avrebbe comportato, come anche l'avrebbero avute quegli ascoltatori gentili che si erano associati alla sinagoga. Gentili di estrazione puramente pagana avrebbero comunque presupposto anche loro delle purificazioni.</ref>
 
Un chiaro esempio di questo radicamento delle regole di purezza è una storia riportata in {{passo biblico2|Marco|1:40-44}}, dove Gesù cura un lebbroso toccandolo:
{{q|Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', ''presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato'', a testimonianza per loro".|{{passo biblico2|Marco|1:40-44}}}}
"Quello che Mosè ha ordinato" appare nel dettaglio in {{passo biblico2|Levitico|14}}, quando Dio, parlando a Mosè, dice: "Questa è la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione" ({{passo biblico2|Levitico|14:1}}). Dopo un esame completo da parte del sacerdote, al (già) lebbroso verranno dati "due uccelli vivi, mondi, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo" (v. 4). Un uccello viene sgozzato in un vaso di terracotta con acqua viva, e gli altri elementi del sacrificio (l'altro uccello vivo, il cedro, il panno scarlatto e l'issòpo) immersi nel suo sangue. L'ex lebbroso viene poi asperso sette volte col sangue dell'uccello sgozzato. È quindi dichiarato mondo e si lascerà andare libero per i campi l'uccello vivo (vv. 5-7). Dopo aver lavato i suoi abiti, tosato tutti i capelli e immerso in vasca, l'ex lebbroso aspetta sette giorni e poi si rasa nuovamente (il testo specifica barba, capelli, ciglia, tutto, v. 9). Si immerge un'altra volta, "e sarà mondo".