Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Possibili immagini: differenze tra le versioni

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Come questo Gesù concepito in modo ambiguo, altri ebrei di scena visti nei ''[[w:Mistero (teatro)|Mystery Plays]]'' possono tuttavia essere rappresentati in modi diversi dagli stereotipi negativi e dagli scenari diabolici farseschi. Ciò non è solo perché ci sono ebrei "buoni" che col tempo "diventeranno" cristiani, o attraverso la perfezione dei loro ruoli figurativi o attraverso la loro partecipazione agli eventi trasformativi della vita di Gesù come predicatore messianico, ma anche perché rappresentano sulla scena pubblica atteggiamenti e mentalità che corrispondono alle ambiguità e alle ansie morali e spirituali di una società inglese in transizione. Quegli Israeliti che sono poi visti recitare i loro ruoli tradizionali di accusatori e negatori, ricevono risposte positive dal pubblico poiché rendono possibile la salvezza e sono, nel peggiore dei casi, gli agenti involontari della giustizia e della misericordia divina; mentre nella migliore delle ipotesi, la loro ebraicità è percepita come una componente necessaria della storia cristiana. Eppure, la mia argomentazione aggiunge un'altra componente alla storia, vale a dire che per alcuni membri della comunità cristiana – sia come drammaturghi, attori o semplicemente come spettatori – le esitazioni e le preoccupazioni appartengono alle loro storie private come figli o nipoti di convertiti dall'ebraismo, forzati o volontari che siano. [[w:Leo Strauss|Leo Strauss]] osserva a questo proposito che sebbene "fosse sufficiente nei paesi cristiani che un ebreo si convertisse al cristianesimo e quindi... cessare di essere ebreo... Tuttavia non era del tutto facile neanche allora".<ref>Leo Strauss, "Why We Remain Jews: Can Jewish Faith and History Still Speak to Us?" in ''Leo Strauss: Political Philosopher and Jewish Thinker'', curr. Kenneth L. Deutsch & Walter Nicgorski (Klanham, MD: Rowman & Littlefield, 1994), 43-80.</ref>
 
La continua consapevolezza da parte di pochi ebrei segreti e confusi - di certo pieni di dubbi e ansia – della propria identità ebraica ancestrale in Inghilterra ha ben più di una causa emotiva o sentimentale (o anche somatica).<ref>La causalità somatica qui si riferisce a un approccio psicostorico al problema di continuare i ricordi profondi di eventi traumatici in cui il dolore è così profondamente interiorizzato da non poter essere evocato né come immagine né come affermazione verbale, ma rimane comunque come un fenomeno corporeo e può quindi influenzare le pratiche di educazione dei bambini attraverso diverse generazioni, nonostante l'istruzione formale o informale e le attività adulte. Ad esempio, si veda Norman Simms, "Passion, Compotatio, Rixus, and the Shameful Thing: English Guilds and the Corpus Christi Cycles", ''Mentalities/Mentalites'' 11, no. 2 (1997): 45-60; e "Medieval Guilds, Passions and Abuse", ''The Journal of Psychohistory'' 26, no. 1 (1998): 478-513.</ref> C'è anche un aspetto intellettuale. Anche i modi di leggere e interpretare i testi, così come la conoscenza esoterica nelle tradizioni familiari, compresi quelli che sembrerebbero agli estranei cristiani come interessi peculiari, furono coinvolti nella conservazione dell'ebraicità in Inghilterra durante quei secoli in cui agli ebrei e all'ebraismo non era permesso uno ''status'' legale. Se ricordiamo, come invero dobbiamo, che prima delle espulsioni alla fine del tredicesimo secolo, l'Inghilterra non era stata solo una parte partecipante della zona culturale ebraica della Francia settentrionale, ma anche un centro intellettuale di per sé noto per gli studi filologici, che includeva le manipolazioni verbali associate al misticismo ebraico, o [[w:Cabala ebraica|Kabbalah]],<ref>Ephraim Kanarfogel, ''Peering through the Lattices: Mystical, Magical and Pietistic Dimensions in the Tosafist Period'' (Detroit: Wayne State University Press, 2000), 10, 46.79.</ref> compresi gli scritti di Rabbi Elhanan b. Yaqar, autore di un commento mistico sul testo cabalistico chiave ''[[w:Sefer Yetzirah|Sefer Yetzirah]]'',<ref>Kanarfogel, ''Peering through the Lattices'', 191 e n. 4.</ref> e un circolo mistico, l’''Hug ha-Keruv ha-Meyuhad'', a Londra,<ref>Kanarfogel, ''Peering through the Lattices'', 56, n. 65. Cfr. anche 171-72, dove il gruppo mistico è associato al grande poeta ed esegeta spagnolo [[w:Abraham ibn ‛Ezra|Abraham ibn ‛Ezra]] che visitò l'Inghilterra nel XII secolo.</ref> allora non dovremmo sorprenderci se questa conoscenza non fosse completamente scomparsa nei secolisuccessivi, tenuti in vita, se non attivamente e accuratamente da studiosi rabbinici, allora almeno in modo sovversivo in frammenti di memoria, distorti da atteggiamenti e sentimenti che cambiarono lentamente nei confronti delle Sacre Scritture. Il contenuto specifico – la morale e i temi spirituali dell'ebraismo medievale – potrebbe essere dissipato molto più velocemente delle abitudini della mente, dell'occhio e della mano, per così dire: modi di leggere, analizzare e applicare questi modi di interpretazione rabbinici. Questi metodi e pratiche intellettuali separati dal contenuto e dai valori, potrebbero essere considerati tollerabili all'interno del cristianesimo, in modo che nel peggiore dei casi sarebbero visti come peculiarità – eccentricità e novità esotiche – e nel migliore dei casi come intuizioni nel testo, utili esempi di predicazione e drammatici esposizioni di verità essenziali. Leggendo i testi attentamente, dividendo i passaggi sulla base di combinazioni di suoni e sillabe e integrando personaggi ed eventi cabalistici, folcloristici e leggendari, il lettore ebreo, o piuttosto il cristiano giudaizzante – laico o ecclesiastico – potrebbe concentrarsi con nuova comprensione sul significato delle Scritture o la loro applicazione alla vita quotidiana. Tuttavia, come per il lato più affettivo di questa confusa ebraicità, gli elementi intellettuali sarebbero sempre sospetti sia per i vecchi cristiani dalla mentalità più convenzionale sia per il pensatore o scrittore stesso. L'insicurezza e il disagio sono i tratti distintivi delle persone che ci interessano, ed è entrambe queste qualità che sembrano apparire nelle commedie.
 
L'esempio che esamineremo qui è quello di "Mak the Sheepstealer" (= Mak il Rubapecore), nel ''[[:en:w:The Second Shepherds' Play|Second Shepherds’ Play]]'' del [[:en:w:Wakefield Mystery Plays|Ciclo Wakefield]].<ref>A. C. Cawley, cur., ''The Wakefield Pageants in the Townley Cycle'' (Manchester: Manchester University Press, 1958), "4. Secunda Pastorum", 43-63.</ref> Mak e sua moglie, come gli altri personaggi di questa [[w:Mistero (teatro)|Rappresentazione della Natività–''"Yorkshire Nativity Play"'']] del XV secolo, sono uomini e donne ebrei che vivono alla vigilia dell'incarnazione, sofferenti sotto la vecchia tradizione religiosa e ardentemente desiderosi della venuta di un Salvatore. Mak, tuttavia, è allo stesso tempo un estraneo alla comunità locale, diffidente, sospettato di furto e altri crimini, eppure anche familiare e tollerato, e forse anche apprezzato dagli altri pastori Coll, Gyb e il giovane Daw. Si parla di lui in termini che lo associano anacronisticamente al diavolo, e gli è quindi assegnato nella commedia – ma solo indirettamente e implicitamente dai pastori – un ruolo convenzionalmente teologico come precursore dei nemici spirituali e morali di Cristo nella chiesa medievale. Rappresenta in particolare coloro che giudaizzano nei loro legalismi e hanno bisogno di "segni". Personifica anche quei falsi pastori, il clero disonesto, che rubano alle loro congregazioni, sia i "beni" della parrocchia e l'affidabilità dell'Eucaristia attraverso il loro confuso recital scenografico della Messa, i loro confusi insegnamenti nei sermoni e il loro cattivo esempio al gregge. Allo stesso tempo, quegli anacronismi che costituiscono la sua rappresentazione nello spettacolo del dramma ciclico, sembrano segnalare il suo ruolo come uno di quelle persona stolte che più richiedono la venuta del Verbo nel mondo come Agnello in carne ed ossa.
 
 
 
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