Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Possibili immagini: differenze tra le versioni

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È infatti la fissazione orale nel canto della Priora e soprattutto nei suoi commenti personali agli altri pellegrini, commenti che accennano a tali abusi nella sua adolescenza, un'interferenza da parte di qualche maschio adulto più anziano che la costringe a compiere un atto insopportabile, incomprensibile, qualcosa che lei ora ricostruisce, prima in termini accettabili come l'allattamento materno della madre Maria al Cristo bambino, e più tardi, in un linguaggio più ripugnante, come l'atto osceno contro il giovane corista da parte degli ebrei demoniaci:
{{q|''For nought oonly thy laude precious<br/>
''Perfourmed is by men of dignitee,<br/>
''But by the mouth of children thy bountee<br/>
''Parfourmed is, for on the brest soukynge<br/>
''Sometyme shewen they thyn heriyinge.''|''Prioress’s Prologue [PP]'', 455-59}}
La costruzione obliqua, probabilmente inconscia, della sua memoria repressa continua poche dozzine di righe dopo:
{{q|''... I ne may the weighte nat susteene;<br/>
''But as a child of twelf month oold, or lesse,<br/>
''That kan unnethes any word expresse,<br/>
'Right so fare I...''|''PP'', 483-86}}
Così, in questa città musulmana asiatica senza nome, popolata da minoranze cristiane ed ebraiche, il crimine immaginato viene commesso in reazione al canto ossessivo e probabilmente stonato del bambino di ''[[w:Alma Redemptoris Mater|Alma redemptoris]]'', un inno latino che memorizza ma non può interpretare dal latino:
{{q|''Nought wiste he what this Latyn was to seye,<br/>
''For he so young and tender was of age.<br/>
''But on a day his felawe gan he preye<br/>
''T’expounden hym this song in his langage,<br/>
''Or telle hym why this song was in usage;<br/>
''This preyed he hym to construe and declare<br/>
''Ful often tyme upon his knows bare.''|''Prioress’s Tale [PT]'', 523-29}}
La postura in ginocchio che implora il ragazzo più grande di lasciarlo entrare nel mistero dell'inno può essere interpretata sulla falsariga di un doppio senso di abuso sessuale orale, forse, se il ''De planctu naturae'' di [[w:Alano di Lilla|Alain de Lille]] è corretto, comune in tutte le scuole maschili di chiesa.
 
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Dopo che il suo cadavere insanguinato è stato gettato nella latrina comune, il bambino continua a cantare il suo inno, come se il suo spirito si fosse trasformato nelle stesse parole e melodia della canzone che non riusciva a capire in senso razionale. Anche quando l'Abate locale e altri assistenti sacerdotali portano il suo corpo in chiesa e lo mettono su una bara perché l'intera congregazione lo adori, il canto persiste. L'Abate chiede a nome della Santissima Trinità che il ragazzo spieghi perché la sua voce continua dopo la morte.
{{q|''"My throte is kut unto my nekke boon,"<br/>
''Seyde this child, "and as by way of kynde<br/>
''I should have dyed, ye, longe tyme agon.<br/>
''But Jesu Crist, as ye in books fynde,<br/>
''Wil that his glorie laste and be in mynde,<br/>
''And for the worship of his Mooder deere<br/>
''Yet may I synge O Alma loude and cleere.''|''PT'', 649-55}}
Dopo alcune ulteriori spiegazioni, tutte raccontate in un linguaggio letterario e teologico al di là delle capacità del bambino, ma chiaramente indicativo dell'interiezione dei propri sentimenti da parte della Priora nelle parole del cadavere miracoloso, conclude dicendo che la Beata Vergine, una volta che aveva iniziato a cantare, ''"leyde a greyn on my tonge"'' (''PT'', 662). Una volta che siamo allertati sul tipo di linguaggio in codice che il narratore usa per plasmare la storia e il canto miracoloso del ragazzo, ogni dettaglio inizia a liberarsi delle sue ambigue profondità e dei suoi segreti psicologici. Se ricordiamo, ad esempio, che "neck" in latino è ''cervix'', allora il trasferimento della descrizione del crimine dal taglio alla gola – e dobbiamo anche ricordare il momento culminante in ''Sir Gawain and the Knight of the Green Chapel'', quando l'eroe riceve il "nik in the nek" dal Green Man – alla violazione sessuale della giovane ragazza che sarebbe poi cresciuta per diventare la Priora. Il ''"greyn on my tonge"'' è stato interpretato da molti critici come l'ostia eucaristica, o qualche equivalente mistico o mitico nei discorsi delle leggende dei santi in merito alla magia liturgica. Ma se questo ''"greyn"'' è, piuttosto, un seme, una goccia di [[w:sperma|sperma]], allora si può intravedere l'immagine dell'abuso ricordato inconsciamente. Inoltre, ricordando ancora una volta i significati più profondi del poema allitterativo di Gawain, il seme "verde" può anche essere preso come un'allusione alla materia putrida della fallita resurrezione — e quindi al dolore persistente, all'umiliazione e alla rabbia nella memoria dello stupro di minori al centro del personaggio del narratore. L'"inno" di ''Alma redemptoris'' cesserà solo, afferma il cadavere del ragazzo assassinato, solo quando ''"from my tonge of taken is the greyn"'' (''PT'', 665). Una volta compiuta quell'azione da parte dell'Abate, il bambino rende il ''"goost"'' (l'anima) e, tra lacrime e lamenti generali, il corpo viene infine sepolto ''"in a tombe of marbul stones cleere"'' (''PT'', 681).
 
In questo modo, le normali linee di riempimento, come ''"There may no tonge expresse in no science"'' (''PP'', 476), ''"til he koude by rote"'' (''PT'', 545) assumono una nuova valenza a sostegno di questa allusione a stupro orale della neonata. Come fonte o sorgente di dolcezza, latte e misericordia, Maria – tutt'uno coi suoi seni, la sua incarnazione materna d'amore cristiano – allatta, non solo il suo stesso figlio, Gesù, ma tutte quelle altre anime smarrite e affamate che cercano consolazione dai profondi dolori e disagi provati fin dall'infanzia.
 
Nel poema di Chaucer, quindi, gli ebrei che cospirano per uccidere il corista, in un certo senso, ricapitolano l'atto fisico dello stupro orale sulla Priora (auto)infant(ilizzata), tanto per essere sicuri. Ma forse più doloroso nella memoria della donna ormai adulta è il fatto che la persona che avrebbe dovuto proteggerla maggiormente era sua madre. Questa ambiguità è indicata nella poesia dal modo disinvolto con cui si comporta la madre del bambino quando non rientra a casa la sera dopo la scuola.
{{q|''This poure wydwe awaiteth al that nyght<br/>
''After hir litel child, but he cam noght;<br/>
''For which, as soone as it was dayes light,<br/>
''With face pale of drede, and bisy thought,<br/>
''She hath at scole and elleswhere hym sought.''|''PT'', 586-90}}
L'intera notte passa senza che lei faccia alcuno sforzo per trovare suo figlio. Certamente al mattino, si dice che sia sconvolta e perquisisca ovunque, prima di entrare finalmente nel quartiere ebraico. Là chiede a tutti quelli che incontra per strada: ''"To telle hire if hir child wente ought forby"'' (''PT'', 602). È solo molto più tardi, tuttavia, quando altri cristiani attraversano questo quartiere ebraico e ascoltano la canzone cantata dal cadavere, che il corpo viene scoperto e, in seguito, vengono chiamate le autorità, cristiane e islamiche. Da un lato, è interessante notare che né la madre né l'altra gente cristiana sin dall'inizio presumono che il bambino scomparso debba essere vittima di un comportamento scorretto da parte degli ebrei, cosa che la Priora farebbe a causa della sua disposizione a trattare i figli d'Israele come creature del diavolo e che, inoltre, il genere di racconti dei miracoli mariani sul continente renderebbe evidente dappertutto; cosicché la versione di Chaucer punta verso una relazione problematica tra la Priora e le sue fonti letterarie. Dall'altro, il suo racconto del miracolo e le sue ragioni per esporre la narrazione sembrano essere distorti dalle peculiarità della sua personalità e dall'unicità della sua storia personale. Poi, dopo una giornata di disperazione e ricerca infruttuosa, interviene la grazia divina per indirizzare la madre nella giusta direzione:
{{q|''... but Jhesu of his grace<br/>
''Yaf in her thought inwith a lityel space<br/>
''That as in that place after her sone she cryde,<br/>
''Where he was casten in a pit bisyde.''|''PT'', 603-06}}
Sembrerebbe allora che né lei né nessun altro abbia sentito cantare il cadavere nel quartiere ebraico della città fino a quando Gesù – non Maria, prego notare – non glielo ha messo in mente. Data la logica del genere di racconti dei miracoli mariani, il canto dovrebbe essere considerato divinamente ispirato, ma il fallimento della Madre della Misericordia nell'essere l'agente attivo in questo evento trasformativo emerge come sorprendente, così come lo sono anche le ritardate preoccupazioni sentimentali della madre biologica del ragazzo.
 
Per confermare questa interruzione nel desiderio della Priora di cantare la propria canzone per intrattenere i pellegrini di Canterbury e per mostrare la sua pietà e ferma devozione alla Beata Vergine, dobbiamo tornare al ''General Prologue'' di Chaucer, dove il personaggio immaginato è introdotto in modo alquanto satirico. Tutte le sue virtù formano un amalgama instabile – e un miscuglio contraddittorio – di ideali cortigianeschi e religiosi. Come hanno notato da tempo i critici, molto vien fatto da Chaucer per rappresentare la Pellegrina nella sua pretenziosità sociale e nel suo falso sentimentalismo. Tuttavia, è importante notare come i dettagli assumano un significato alla luce del di lei successivo ''Prologue'' e ''Tale''. In essi, l'accento sulle questioni riguardanti la bocca e la gola si sposta verso l'interno, dalle descrizioni esterne ai segni emotivi e psicologici, dal suo canto nasale e la sua meticolosità nel tamponar via le salse dalle sue labbra al suo modo di parlare francese, non secondo il modo continentale bensì ''"After the scole of Stratford atte Bowe"'' (''General Prologue'', 125).
 
Sono state spesso sollevate domande sull'opportunità, ai sensi del diritto canonico, della sua presenza durante il pellegrinaggio stesso. Meno è stato indicato sulla sua vocazione di suora. Perché non si è adeguata alle regole del suo ordine, in termini di obbedienza, povertà e castità? Il suo stesso nome, il banale e cortigiano "madame Eglentyne", è discorde con la sua vocazione religiosa. La rosa selvatica, il caprifoglio, trova il suo posto nei romanzi erotici per via delle sue caratteristiche adescanti ed avvolgenti. Ma anche il nome nasconde nelle sue sillabe allusioni al ''glande'', il ''glent'', e al ''tyne'' del rapporto sessuale: organi copulativi, procedimenti sudati e conseguenze estenuanti.
 
 
 
 
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