Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Storie di Gesù: differenze tra le versioni

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Marco informa i suoi lettori che durante tutta la sua carriera, anche se Gesù fece e disse cose che avrebbero dovuto consentire ai suoi discepoli di discernere chi fosse, essi ebbero difficoltà a farlo. Dopo aver rimproverato il vento impetuoso, Gesù chiese ai suoi discepoli: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?" Tutto quello che riuscirono a balbettare tra di loro fu "Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?" ({{passo biblico2|Marco|4:41}} e cfr. {{passo biblico|Marco|6:49}}). In {{passo biblico|Marco|8:29}}, Pietro finalmente lo capisce e dichiara alla presenza dei discepoli: "Tu sei il Messia"; Gesù riconosce la correttezza di questa deduzione ordinando ai discepoli di non dirlo agli altri. Da nessuna parte Gesù spiega loro cosa significasse la designazione "Messia" nel suo caso particolare.
 
Nel capitolo 9, Marco riferisce che dopo aver assistito alla trasfigurazione di Gesù e al suo dialogo con Elia e Mosè, Dio informò tre dei suoi discepoli da una nuvola adombrante: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!" ({{passo biblico2|Marco|9:7}}). Essendosi avvicinati alla verità sulla natura di Gesù razionalmente quando indovinarono "Messia", ed essendo stati informati da una voce divina sulla natura di Gesù, i discepoli sono finalmente consapevoli di chi egli sia. Inoltre, in questa scena, Marco chiarisce che ciò che risuonava al suo battesimo non fu una formula di adozione, ma qualcosa che un padre compiaciuto avrebbe detto del proprio figlio. Nel momento in cui il Vangelo risolveva un mistero, ne presentava subito un altro.
 
Di nuovo Gesù ordinò loro di non raccontare a nessuno quello che avevano visto "se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti" ({{passo biblico2|Marco|9:2-13}}). Anche se i discepoli erano perplessi da ciò che Gesù affermava – duri di comprendonio, questi discepoli, la cui mancanza di comprensione deve aver fatto sorridere il pubblico di Marco – rimasero in silenzio. Il resto di Marco è costituito da più indizi intesi a chiarire il riferimento di Gesù alla resurrezione dai morti, mistero chiarito solo nella storia della prima [[w:Pesach|Pesach]] in {{passo biblico2|Marco|16}}.
 
La fine tradizionale di Marco narra come, dopo la risurrezione, Gesù diede l'istruzione finale ai suoi discepoli: "Il Signore Gesù... fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio" ({{passo biblico2|Marco|16:19}}). Una posizione adeguata all'amato figlio. Questa conclusione dell'approccio induttivo di Marco portò a una visione di Gesù, immaginata sopra, che gli ebrei potrebbero aver raggiunto sulla sua natura dopo aver considerato le implicazioni delle storie di Gesù.
 
Gli autori di Matteo e Luca erano impazienti con il metodo induttivo di Marco che istruiva i lettori sulla natura di Gesù. Inoltre, potrebbero aver obiettato alla mancanza di chiarezza da parte di Marco riguardo al tempo in cui Gesù acquisì la sua natura divina: alla nascita o dopo il battesimo. Nei loro racconti sulla nascita, Matteo e Luca insegnavano che un bambino in particolare era stato concepito intenzionalmente dallo Spirito Santo che aveva determinato un destino speciale per tale bambino. Secondo questi Vangeli, Gesù, nato dallo Spirito Santo, era divino dalla nascita e divinamente incaricato di svolgere un ruolo nel salvare il suo popolo dalle conseguenze dei propri peccati ({{passo biblico2|Matteo|1:20-21}}; {{passo biblico2|Luca|1:35-45;2:10,26,29-30}}).