Ebraicità del Cristo incarnato/Sofia: differenze tra le versioni

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In questo ruolo di genere femminile, Filone subordina ''Sofia'', come tutte le figure femminili nel suo pensiero, al Dio supremo di Israele. Per enfatizzare la relazione gerarchica tra la divinità suprema di Israele e la femmina ''Sofia'', Filone impiega la descrizione di ''Septuaginta'' di Dio che acquisisce (ἐκτήσατό) la sapienza (cioè ''Sofia'') come la prima di tutte le sue opere. La descrizione deriva direttamente dall'esegesi di Filone sul testo greco, ma impiega le immagini per rafforzare la sua rappresentazione negativa di tutte le cose femminili in questo testo. Di conseguenza, Filone può presentare la sapienza come subordinata a Dio – nonostante essa rimanga una componente essenziale della Divinità stessa – dal momento che un possessore è sempre, per definizione, più grande della cosa posseduta. Sebbene la spienza sia preesistente con Dio e più antica di ogni altra cosa (in effetti, Filone non la presenta mai come creata) come una figura femminile, essa rimane comunque – almeno agli occhi di Filone – inferiore al Dio supremo di Israele.
 
Per presentare una ''Sofia'' di genere femminile come parte essenziale di Dio, ma allo stesso tempo subordinata a tale Dio, Filone colloca ''Sofia'' in un punto minore della gerarchia divina (vedi '''Capitolo II'''). Nel caso specifico di ''Sofia'', questa gerarchia reifica il suo ritratto della superiorità del maschio rispetto a quella della femmina. Filone, ad esempio, non presenta ''Sofia'' come sinonimo di Dio, ma piuttosto come una potenza (δύναμις) di Dio. A volte, Filone raffigura Dio come la fontana della sapienza [cioè ''Sofia''] (ἡ πηγὴ τῆς σοφίας, ὁ θεός) (''Sacr.'' 64.) e, altre volte, afferma più esplicitamente che è la prima delle sue proprie potenze (δυνάμεων) (''Leg.'' 2.86; cfr. ''Leg.'' 2.87). Ma in ogni caso, Filone incapsula una ''Sofia'' femmina nella sua più ampia interpretazione dell’''unicità'' di Dio.
 
Il fatto stesso che ''Sofia'' sia femmina, tuttavia, e quindi considerata minore in termini della gerarchia dei genere, è anche essenziale per il suo movimento dall'essere vista come aspetto essenziale dell'identità stessa di Dio al suo ruolo incarnato o maschile nel mondo femminile della percezione sensoriale. Se, per esempio, come Dio Padre, essa fosse puramente maschio, e quindi razionale, incorporea, celeste, indivisibile e invariata, rimarrebbe l'antitesi di tutte le cose create e quindi non sarebbe in grado di colmare il divario tra il reame maschile di incorporeità e il mondo femminile che Dio ha creato. Come figura femminile, tuttavia, che diventa più simile a un maschio mentre passa da un mondo all'altro, essa diventa l'intermediario perfetto, in grado di incarnare la presenza del Dio maschio e increato di Israele nel mondo femminile della percezione sensoriale che Dio ha creato. Filone presenta quindi ''Sofia'' come una potenza di Dio che, come una madre, svolge un ruolo fondamentale nella creazione del mondo. ''Sofia'' non è mai stata creata. Tuttavia, poiché si trova al crocevia tra il mondo divino e tutto ciò che è stato creato, essa presenta un mezzo attraverso il quale le persone – con il loro ''[[w:nous|nous]]'' – possono accedere al Dio trascendente. Certamente, analizzando ulteriormente come Filone rappresenti ''Sofia'' che subisce questo processo, viene dimostrato il ruolo centrale che il genere svolge in questi eventi.
 
== Seconda fase: ''Sofia'' passa dal femminile al maschile ==
Nella seconda fase, quando Filone presenta ''Sofia'' che si muove dalla sua posizione con (e come parte di) Dio nei cieli, al suo posto nel mondo creato, si può vedere chiaramente il modo in cui Filone la ritrae mentre diventa più maschile. All'inizio di questa fase rimane in un ruolo femminile passivo. Filone descrive Dio (o, a volte, il ''logos'') come la fontana della sapienza, suggerendo che è Dio, e non ''Sofia'', che rimane nel ruolo attivo o mascolino (''Sacr.'' 64; ''Fug.'' 97, 137; ''Somn.'' 2.245 ). In questi casi, Filone presenta ''Sofia'' come derivante, o più specificamente, come sgorgante, da Dio cosicché Dio rimane la sua fonte e lei rimane il derivato di Dio, piuttosto che il contrario. In questa parte del di lei persorso, Dio rimane nel ruolo maschile attivo e ''Sofia'' in quello passivo, femminile.
 
Filone interpreta anche allegoricamente parti della Scrittura per rappresentare Dio in modo attivo e mascolino – poiché Egli è Colui che ''fa piovere'' sapienza – mentre presenta la sapienza in un ruolo passivo e femminile (''Mut.'' 259; ''Fugg.'' 137-38). Un passaggio ricorrente che Filone esamina in questo senso è {{passo biblico2|Esodo|16:4}}, in cui Dio ''fa piovere'' manna dal cielo per gli Israeliti mentre vagano nel deserto per quarant'anni, via dall'Egitto e verso la Terra Promessa. Filone, tuttavia, reinterpreta il testo per fare riferimento a ''Sofia'':
{{q|Ma Dio, unica causa e donatore, fa piovere cibo dal cielo senza la cooperazione di nessun altro essere. E in verità, leggiamo nelle Scritture: "Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi" [Esodo 16:4]. Ora quale nutrimento possono dire correttamente le Scritture che è piovuto, tranne la celeste ''Sofia'' (ὅτι μὴ τὴν οὐράνιον σοφίαν), che Dio manda dall'alto su quelle anime che hanno bramosia della virtù?|Filone, ''Mut.'' 259}}
Invece di vedere la manna dal cielo come un pane letterale che scende, Filone allegorizza il testo per suggerire che Dio ha fatto piovere ''Sofia''. Come nel caso dell'imposizione di Filone sul genere di ''Sofia'', così anche qui egli presenta Dio come colui che decide di "far piovere" ''Sofia''. Non è ''Sofia'' stessa che sceglie di sottoporsi a questo viaggio. In effetti, il testo non indica se ''Sofia'' acconsenta a questo ruolo o se lo contrasta. La sua voce, la sua agenzia e la sua volontà non sono presenti nel testo, punto e basta. Solo dal suo silenzio possiamo speculare sulla sua perdita di controllo. Filone usurpa l'agenzia di ''Sofia'', limitando la sua capacità di decidere da sola e affrontare il viaggio dal cielo alla terra, e così facendo conserva l'immagine della suprema divinità di Israele come colui che alla fine ha il controllo.
 
Un altro brano che Filone interpreta riguardo a ''Sofia'' è {{passo biblico2|Esodo|14:9}}, dove, nella narrazione biblica, una colonna di nube che inizialmente precedeva gli Israeliti per guidarli nel loro esodo dall'Egitto ora si sposta dietro di loro per creare una barricata tra gli Israeliti e i loro inseguitori egiziani. Invece di leggerlo come una nube letterale, tuttavia, Filone interpreta il brano allegoricamente. Piuttosto che creare una divisione basata sugli Israeliti contro gli Egizi, Filone ora interpretata la nube come un'estensione di Dio e le fa dividere "la razza, che è temperata e amata da Dio" da "quella che è dedicata alle passioni e nemica di Dio" (''Her.'' 203). Di particolare nota è ciò che fa la nube. Filone suggerisce che la nube, che sostituisce Dio, "fa scendere delicatamente la sapienza (cioè ''Sofia'') sulle menti di coloro che studiano la virtù", ma a "quelle menti mal disposte e improduttive di conoscenza, riversa un'intera massa di punizioni" (''Her.'' 203-04). Sebbene nella narrazione biblica una nube letterale divida gli Israeliti dagli Egizi, Filone reinterpreta la narrazione a suggerire che è Dio a dirigere la nube per irrorare sapienza o vizi sulle rispettive persone. Attraverso questa interpretazione, Filone toglie via di nuovo volontà e agenzia a ''Sofia''. Non decide per conto suo di fare il viaggio dal cielo alla terra. Dio, infatti, rimane la figura maschile dominante, mentre ''Sofia'' recita un ruolo subordinato.
 
Una volta che ''Sofia'' è entrata nel mondo creato e corporeo della percezione sensoriale, tuttavia, Filone la presenta in un ruolo più attivo come educatrice dell'umanità. Di nuovo utile, a questo proposito, è la ricerca di Raffaella Cribiore sull'educazione nel contesto egiziano, che sottolinea che, sebbene le donne insegnanti potessero essere trovate ai livelli inferiori, le posizioni più alte rimanevano il dominio esclusivo degli uomini.<ref>Cribiore, "Education in the Papyri", 320-337.</ref> Quando Filone vede ''Sofia'' come pedagogo, quindi, come ho sottolineato nella sezione precedente sul ''Libro della Sapienza'', potrebbe fare una di due mosse: o sta mascolinizzando ''Sofia'' o femminilizzando il ruolo del pedagogo. Tuttavia, poiché lo stesso Filone (a differenza di un autore come quello che ha scritto il ''Libro della Sapienza'' che sembra vedere il genere in termini di un continuum dinamico) sembra immaginare il genere in termini di due opzioni binarie stabili, preferendo il maschio alla femmina, sembra più probabile che stia mascolinizzando la figura di ''Sofia''.
 
Entrando nel mondo femminile della percezione sensoriale, il ruolo attivo di ''Sofia'' conferma ulteriormente il suo ruolo mascolinizzato come pedagogo dell'umanità. Invece di essere irrorata o piovuta, diventa colei che "versa flussi inesauribili di istruzioni pure" sui suoi discepoli (''Prob.'' 13). Inoltre, sebbene non scelga di diventare più mascolina per sua stessa volontà, una volta mascolinizzata – e quindi un agente attivo, almeno nella misura in cui la ritrae Filone – si trova nella posizione perfetta per servire come pedagogo degli esseri umani, istruendoli su come possano emulare la di lei mascolinità e intraprendere il loro viaggio verso la presenza di Dio. In varie occasioni, ad esempio, Filone descrive ''Sofia'' come "la più divina e comunicativa di tutte le cose", che "non chiude mai la [sua] scuola" (''Prob.'' 13); oppure, come un "vaso o contenitore di insegnamento che può essere ''versato'' su quei suoi discepoli che sono competenti a riceverlo" (''Post.'' 146). Inoltre, Filone raffigura ''Sofia'' che riversa tutto ciò che conosce nelle menti dei suoi allievi, come in una cisterna, poiché è lei che rappresenta e incarna la sapienza sempre fluente di Dio in loro. In ognuno di questi casi, ''Sofia'' assume il ruolo attivo maschile. Invece di essere ''piovuta'' da Dio, essa diventa colei le cui acque vivificanti permettono agli altri di sopravvivere. In effetti, senza la sua istruzione e guida, gli umani rimarrebbero intrappolati nel mondo della percezione sensoriale femminile.
 
In ''Det.'' 117 e ''Post.'' 125, per esempio, Filone presenta questa versione mascolina della sapienza che entra direttamente nelle anime di quegli umani che la cercano, istanziando così il processo attraverso il quale la divina ''Sofia'' entra nel reame della materialità. Assorbendo le sue acque vivificanti, gli iniziati vengono istruiti sui misteri di Dio. In ''Det.'' 117, Filone descrive come "la fontana della sapienza divina è portata avanti, a volte in un flusso più dolce e moderato, e in altre con maggiore rapidità... ma quando si attiva rapidamente, tutto il materiale entra come olio nella luce dell'anima." Allo stesso modo, in ''Post.'' 125 Filone paragona l'irrigazione delle piante a quella dell'anima. Proprio come i "semi e piante che vengono messi nel terreno crescono e fioriscono attraverso l'irrigazione", così anche "l'anima... quando viene irrigata dal salubre flusso della sapienza" (ὅταν νάματι ποτίμῳ σοφίας ἄρδηται), germoglia rapidamente e porta frutto alla perfezione." Sebbene Filone non presenti ''Sofia'' in termini esplicitamente di genere in nessuno di questi esempi, l'implicazione è comunque presente. Nel primo caso, ''Sofia'' assume un ruolo molto attivo quando entra rapidamente, proprio come il seme maschile nell'utero di una donna, come olio nella luce dell'anima. Nel secondo caso, le anime degli umani vengono irrorate da quella che sembra essere, nuovamente, una sapienza molto attiva e mascolina. Tuttavia, è l'effetto di quelle acque vivificanti che è più intrigante. Come risultato dell'irrigazione della sapienza, anche queste anime iniziano a produrre frutti perfetti. Di conseguenza, il risultato finale delle acque nutrienti della sapienza è che fanno sì che gli esseri umani creati producano oggetti perfetti, riflettendo in tal modo essi stessi qualcosa del Dio perfetto e supremo. Quindi, sebbene Filone dimostri sessismo resistendo al potere e all'autorità femminile, la sapienza è tuttavia essenziale per creare e coltivare la vita — così c'è ancora, alquanto ironicamente, una dipendenza dal femminile nel suo pensiero, anche se dà la priorità al maschile. Sebbene Filone non possa negare questa dipendenza dal femminile, egli certamente non descrive il femminile con la stessa forza e importanza del maschile.
 
Un riferimento più esplicito della versione mascolinizzata di ''Sofia'' da parte di Filone emerge in uno stralcio in cui essa interagisce direttamente con le anime degli esseri umani creati tramite la loro ricerca della conoscenza:
{{q|Pertanto, l'uomo a cui piace imparare, vedendo uomini che ingurgitano le scienze come acqua, dalla sapienza [cioè ''Sofia''] fontana divina (ἀπὸ σοφίας, τῆς θείας πηγῆς), corre e incontrandoli diventa loro supplicante per sapere come può placare la sua sete di apprendimento. E l'anima che ha ricevuto la migliore educazione possibile, vale a dire la lezione di non invidiare e di essere liberale, gli offre immediatamente il flusso di sapienza (σοφίας νᾶμα) e lo invita a berne abbondantemente.|''Post.'' 138}}
Questo brano dimostra che ''Sofia'' funziona come il pedagogo maschile di quegli uomini che amano imparare. Considerando il ruolo della [[w:pederastia|pederastia]] (combinazione di παίδ- radice greca per "ragazzo" con ἐραστής ''erastès''-"amante", la cui radice etimologica proviene dal termine ''Eros'' => pertanto: "amore per i ragazzi") nelle pratiche pedagogiche dell'antica Grecia, Filone potrebbe aver evocato intenzionalmente uno scenario del genere nella sua presentazione di ''Sofia''.<ref>Si veda William A. Percy, ''Pederasty and Pedagogy in Archaic Greece'' (Urbana: University of Illinois Press, 1996).</ref> Nel suo ruolo di educatrice, la sapienza assume un ruolo attivo, o mascolino. Quando gli uomini vengono alla sua fontana divina, come gli studenti che si affollano presso un insegnante stimato e assorbono la sua conoscenza, come quelli che assimilano una lezione eccellente, le loro anime ricevono la migliore educazione possibile. Inoltre, bevendo abbondantemente dalle sue acque, imparano a non invidiare. Iniziano quindi il processo attraverso il quale si allontanano dalle attrattive del mondo femminile, sensoriale, e ritornano al loro Dio maschio o mascolino.