Boris Pasternak e gli scrittori israeliani/Parte I: differenze tra le versioni

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Comunque, l'argomentazione di Shamir sembrerà un po' meno ingenua se torniamo al saggio di Bialik. Shamir esclama: "Che meraviglioso articolo!" — e possiamo percepirlo come un'indicazione di un'accettazione molto più ampia delle idee di Bialik, di quanto non vorrebbe ammettere nel suo stesso articolo. La sua retorica è un'analogia implicita tra i Pasternak – padre e figlio – adottando il punto di vista di Bialik. Bialik scrisse il suo saggio nel novembre del 1922 a [[w:Bad Homburg vor der Höhe|Bad Homburg]], nel periodo in cui Leonid Pasternak viveva lì con sua moglie e le sue figlie (sia il pittore che il poeta lasciarono la Russia sovietica nel 1921). Bialik apre con un lamento per gli ebrei che hanno abbandonato il loro Popolo e hanno portato i loro talenti e abilità all'"altare del Dio gentile", scrivendo sporadicamente, come per fare "una reliquia della distruzione" (''"zekher le-khorban"''), sul soggetto ebraico "come se il ‘tema ebraico’ fosse qui la cosa principale".<ref>Bialik, "A. L. Pasternak", 272.</ref> In tal caso, qual è la cosa principale? Il materiale, scrive Bialik, riferendosi a un pittore realista di origine ebraica, è gentile, la tecnica è europea, ma "l'interiore" (''"ha-mibifnim"'') nasconde "qualcosa, un '''piccolo granello''' del suo spirito ebraico che inconsapevolmente ha ereditato dai suoi antenati." Tuttavia, questa piccola cosa è sufficiente — come la conversazione di Leonid Pasternak sulla madre ebrea o alcune righe a lei dedicate nel suo libro su [[w:Rembrandt|Rembrandt]], che sono "piene di sacro timore reverenziale e pura nostalgia sublime".<ref>''Ibid.'', 273.</ref> In alternativa, passando dagli antenati ai discendenti, Bialik trova il "granello ebraico" nei dipinti della famiglia di Pasternak, che raffigurano i suoi figli e celebrano il "testamento eterno tra padri e figli".<ref>''Ibid.'', 275.</ref>
 
[[File:Pasternak Tolstoy 1908.jpg|right|250px|thumb|Ritratto di [[w:Lev Tolstoj|Tolstoj]] che scrive, di Leonid Pasternak (1908)]]
Moshe Shamir trema al pensiero che uno di quei figli di cui parla Bialik sia Boris Pasternak. Tuttavia, se accetta il concetto di Bialik, deve esserci qualcosa di più nel suo timore reverenziale che l'ammirazione per il classico vivente: vuole credere che il tempo non sia scardinato persino oggi, alla fine degli anni ’50, e secondo il succitato testamento il grano ebraico può essere trovato sia nel figlio che nel padre. O forse, si sforza di trovarlo intrecciando, da una parte, il paragone in voga di Boris Pasternak con Lev Tolstoy e, d'altra parte, il continuo "silenzio" del primo con il confronto fatto da Bialik di '''[[w:Lev Tolstoj|Tolstoj]]''', come appare nei dipinti di Leonid Pasternak, con "un vecchio scriba della Torah [''[[w:Sofer (ebraismo)|Sofer STaM]]''], che siede segretamente nella sua camera, scrivendo i nomi sacri in purezza e solitudine, o un giusto ‘nascosto’ [''[[:en:w:Tzadikim Nistarim|tzadik nistar]]''], che scrive usando l'incantesimo della penna [''hashba’at kulmus''] e scopre i misteri del mondo".<ref>''Ibid.'', 276. </ref> Inoltre, Bialik cita le parole che Tolstoj pronunciò a Leonid Pasternak, e che sentì da quest'ultimo più volte: "Sei un pagano completo, un servitore di forme! Adori la vanità e il vuoto, la bellezza esteriore. Sebbene io sia un ‘gentile’, sono più un ‘ebreo’ di te. L'arte per l'arte ai miei occhi non vale niente".<ref>''Ibid.'' Tale abnegazione per l'arte come arte era anche la posizione di Bialik. Si veda, per esempio, il suo "Arte Pura" (''"Ha-omanut ha-tehora"'').</ref> Non importa se il confronto tra Boris Pasternak e Tolstoj sia giustificato o meno: Moshe Shamir potrebbe aver voluto vedere l'autore di ''Živago'' come "più ebreo" in questo senso tolstoiano.