Ebraicità del Cristo incarnato/Paradigma ultimo: differenze tra le versioni

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In ''Sacr.'' 8-10 (cfr. ''QE'' 2.40), un brano sugli eventi che circondano la morte di Mosè, Filone descrive ulteriormente come gli effetti delle ascese mistiche di Mosè gli consentano di intraprendere il processo di apoteosi.
{{q|Ci sono alcuni che Dio ha preparato, dopo aver[li] condotti in alto – per volare oltre tutte le razze – e aver[li] sistemati vicino a Sé. Come Egli dice a Mosè: "Tu invece resta qui con me (στῆθι μετ᾽ ἐμοῦ)" ({{passo biblico2|Deuteronomio|5:31}}). Pertanto, quando costui (cioè Mosè) sta per morire, non viene aggiunto, essendo eclissato, proprio come gli uomini precedenti, né viene creato spazio per lui per "addizione", né per "sottrazione", ma... [Dio] lo designò come un dio (θεὸν), dichiarando tutte le cose relative al corpo e al suo regolatore, la mente, soggette e schiave [a lui]. "Vedi, io ti ho stabilito (δίδωμι γάρ σε)", dice, "come Dio per il faraone (θεὸν Φαραώ)" ({{passo biblico2|Esodo|7:1}}). Ma Dio non si sostiene per sottrazione o addizione, essendo completo e del tutto uguale a se stesso. Per il qual motivo [si dice]: "Nessuno fino ad oggi ha mai saputo dove sia la sua tomba (cioè di Mosè) (τὴν ταφὴν λέγεται μηδὲ εἷς εἰδέναι τούτου)" ({{passo biblico2|Deuteronomio|34:6}}) poiché chi potrebbe essere in grado di osservare la migrazione di un anima perfetta verso il Dio vivente (πρὸς τὸν ὄντα)? Né suppongo che l'anima stessa, in attesa di ciò, fosse a conoscenza del proprio miglioramento, in quanto stava diventando divina (ἐπιθειάζουσαν).|''Sacr.'' 8-10}}
Per gettare le basi della sua argomentazione, nel mezzo di questo stralcio Filone mette insieme alcuni passaggi chiave della Torah mosaica. Citando {{passo biblico2|Deuteronomio|5:31}}, dove Dio dice a Mosè: "Tu invece resta qui con me", Filone suggerisce che Mosè fu superiore agli altri umani grazie alla sua vicinanza al divino. Citando {{passo biblico2|Esodo|7:1}}, "Vedi, io ti ho stabilito (δίδωμι γάρ σε) come Dio per il faraone (θεὸν Φαραώ)", Filone sottolinea la sorprendente somiglianza tra Dio e Mosè, poiché i due condividono persino la stessa divina denominazione. Nell'esporre {{passo biblico2|Deuteronomio|34:6}}, in cui si afferma che "nessuno fino ad oggi ha mai saputo dove sia la sua tomba", Filone suggerisce la preminenza di Mosè tra gli umani, poiché lui – come Enoch e Elia prima di lui – non muore, ma piuttosto è portato via in cielo.
 
Eppure i passi di ''Sacr.'' 8–10 forniscono la vera logica di Filone riguardo al motivo per cui Mosè è in grado di "volare oltre tutte le razze", cosicché la sua anima possa diventare più pienamente divinizzata (ἐπιθειάζουσαν) (''Sacr.'' 8–10). Sebbene in questo particolare brano, Filone non fornisca tutti i dettagli di come si verifichi questo processo, si può fare un'inferenza dai suggerimenti qui e dal suo corpus più ampio che Mosè, tramite la sua pratica della filosofia,<ref>Sulla nozione che la filosofia antica sia non solo il discorso, ma anche un modo di vivere, informato da pratiche specifiche, si veda Hadot, ''What is Ancient Philosophy?'', 23, 29, 55, 172–73, 220.</ref> è stato in grado di riconnettersi con quella scintilla del divino in lui. Di conseguenza, egli ha intrapreso varie ascese mistiche che gli hanno permesso di lasciarsi alle spalle il mondo fisico e materiale, e di entrare quindi completamente in quello immateriale. Queste ascese culminano nell'ultima che si verifica, come descritto in questo passaggio, alla sua presunta morte. Filone presenta Mosè non morente ma che lascia il suo corpo materiale in modo che la sua anima divinamente ispirata possa semplicemente migrare o ascendere di nuovo a Dio. Una volta che raggiunge l'apogeo di questa ascesa, la sua anima diventa pienamente "divina (ἐπιθειάζουσαν)" (''Sacr.'' 10). Questo processo di divinizzazione di Mosè, tuttavia, non altera l'identità di Dio. Come osserva Filone, poiché Dio è "completo e del tutto uguale a se stesso" (''Sacr.'' 8; cfr. ''Leg.'' 2.1; ''Sacr.'' 92), Dio non può subire alcuna "sottrazione o addizione" (''Sacr.'' 8). Quindi, quando l'anima di Mosè viene ricollegata a Dio, non è attraverso "addizione" o "sottrazione", ma piuttosto perché la parola di Dio gli consente di connettersi con la scintilla della divinità che Dio aveva precedentemente infuso nella sua anima (''Sacr.'' 8). Per Filone, è solo l'anima di Mosè che viene divinizzata, non il suo corpo.
 
Se il concetto della sola anima di Mosè divinizzata e non il suo corpo rimane poco chiaro, il modo in cui Filone spiega un testo da {{passo biblico2|Esodo|24}}, in cui Dio comanda a Mosè di salire a Lui da solo sulla montagna, rende la logica di Filone ancora più esplicita. Qui Filone afferma:
{{q|Perché Egli dice: "Mosè avanzerà solo verso il Signore, ma gli altri non si avvicineranno e il popolo non salirà con lui"? O più eccellente e degna ordinanza di Dio, che solo la mente profetica dovrebbe avvicinarsi a Dio e che quelli al secondo posto debbano salire, facendo un percorso verso il cielo, mentre quelli al terzo posto e i caratteri turbolenti del popolo non debbano né salire su né andare avanti con loro, ma coloro che sono degni di vedere debbano essere testimoni del sentiero benedetto in alto. Ma quel "Mosè avanzerà solo" è detto in modo molto naturale. Perché quando la mente profetica si ispira divinamente e si ricolma di Dio, diventa come la monade, non essendo affatto mescolata a nessuna di quelle cose associate alla dualità. Ma si dice che colui che è risolto nella natura dell'unità si avvicini a Dio in una sorta di relazione familiare, per aver rinunciato e lasciato indietro tutti le cose mortali, è trasformato nel divino, in modo che tali uomini diventano simili a Dio e veramente divini.|''QE'' 2.29 [Marcus, LCL]}}
Man mano che l'anima (cioè la mente) di Mosè diventa sempre più ispirata e ricolma di Dio, risvegliando in tal modo quell'aspetto della divinità già presente in lui, i coinvolgimenti terreni che lo avevano trattenuto lentamente rilasciano la presa su di lui fino al punto in cui Mosè riesce finalmente a lasciar dietro di sé ogni residuo della sua precedente esistenza corporea. Piuttosto che volare verso l'alto solo per una breve distanza come la maggior parte degli uomini, l'anima di Mosè ascende "non nell'aria o nell'etere o nel cielo (che è) più in alto di tutti”, ma verso un luogo che è "oltre il mondo", dove non c'è nient'altro "che Dio", affinché la sua "anima santa sia divinizzata" (''QE'' 2.40 [Marcus, LCL]). Non più una dualità di corpo e anima, Mosè diventa, come Dio stesso, un'unità, una monade, un'entità singolare composta semplicemente da pura mente o razionalità. Lasciando alle spalle la sua esistenza mortale e corporea, Mosè viene invece trasformato in divino (''QE'' 2.29; cfr. ''QE'' 2.27; 2.40).
 
Filone non ha un concetto del corpo di Dio di per sé. Affinché Mosè diventi divino, egli – come il Dio di Filone – deve diventare un'idea incorporea, un'entità senza un corpo. L'impianto dello spirito o dell'afflato di Dio nell'umanità alla creazione del mondo è solo una sistemazione temporanea, un mezzo attraverso il quale gli umani possono riconnettersi con la scintilla del divino al loro interno. Poiché le anime degli umani procedono direttamente da Dio, come cose generate o non-create, esse non sono separate da Dio ma costituiscono una parte dell'essenza divina sin dal loro inizio. Il processo con cui l'anima di Mosè viene divinizzata gli consente semplicemente di riconnettersi con l'essenza divina che era sempre stata latentemente presente in lui. La visione soteriologica di Filone collega indissolubilmente la deificazione di Mosè con la sua esegesi di [[Passo biblico2|Genesi|2:7}}. La manifestazione di Dio, tramite l'anima umana, è ciò che alla fine consente la sua salvezza.
 
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==Note==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche}}
<div style="height: 200px; overflow: auto; padding: 3px; border:1px solid #AAAAAA; reflist4" ><references/></div>
 
{{Avanzamento|50100%|910 luglio 2020}}
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