Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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Non riesce a sposarsi, perché non vede la donna come pari, ma solo come mezzo per sfogarsi privatamente. Non si è maturato, anche perché i suoi genitori stanno ancora con lui. E quindi si è congelato in un comportamento infantile: "Cristo santo, un uomo ebreo con i propri genitori ancora vivi è un ragazzino di quindici anni, e rimarrà un quindicenne finché non moriranno." Poi in seguito si corregge: "Un uomo ebreo con i genitori ancora vivi è per metà del tempo un bambino inerme." Ciò che vuole, come dice al dottore, è di rimettere [[w:Es (psicologia)|l'Id]] nello [[w:ebreo|yid]]." Con "Id" presumibilmente intende una scala verso la matuirità. Il bambino non riesce a distinguire il suo ''ego'' dal resto del mondo. Il processo di maturazione estrae l'ego in un compartimento separato, da cui si può attingere il residuo di sentimenti primordiali. Portnoy non ha passato la fase dell'ego. Per esemplificare ciò, egli riesce a conquistare le donne americane con una certa facilità. Queste donne gli sono inferiori e quindi eseguono semplicemente funzioni sessuali. Tuttavia, in Israele le donne sono aggressivamente "liberate", alla pari, e Portnoy non può relazionarci sessualmente. Naomi la [[w:Kibbutz|kibbutznik]] gli dice: "Non sei altro che un ebreo che odia se stesso." Alla faccia di tutta la sua prestanza sessuale, pare proprio che sua madre lo abbia castrato.<ref name="Portnoy"/> In questo romanzo, come in tante altre versioni [[w:Diaspora ebraica|diasporiche]] di Israele, l'israeliano è visto paradossalmente come l'ebreo inverso. È paradossale perché Israele aspira a creare l'ebreo più completo, l'ebreo senza vincoli debilitanti, come lo postulava [[w:Franz Rosenzweig|Rosenzweig]]. Ma il mito dell'ebreo come figura essenzialmente diasporica che emerge da condizioni locali in una situazione minoritaria, va bene per Portnoy. Cerca tipicamente di strapparsi via i ceppi ed entrare nel mondo degli adulti. Philip Roth ha raggiunto la fama scolpendo versioni ed interpretazioni dell'ebreo sociale nell'America contemporanea, usando spesso un'sarcasmo ed un ''sense of humour'' spassosi e peculiarmente ebraici, appunto.<ref name="Portnoy"/><ref name="Roth"/>
 
[[File:Cropped photograph of American author and rabbi Chaim Potok (1929-2002), taken in 1998.jpg|left|200px|thumb|[[w:Chaim Potok|Chaim Potok]], 1998]]
Molti potrebbero chiedersi se la definizione sintetizzante "ebraico/ebreo" possa essere genuinamente attribuita ad uno qualsiasi degli scrittori sin qui descritti nel capitolo. Sebbene possano essere etnicamente ebrei, come anche lo potrebbero essere i loro personaggi, non vengono proposte problematiche ebraiche e non proclamano messaggi di ebraismo. Questa posizione però limiterebbe la letteratura ebraica allo scrivere in merito all'Ebraismo — come religione o sistema etico e legale, e non terrebbe conto delle sottigliezze e variazioni del significato ebraico e delle rispettive implicazioni nel mondo moderno. È proprio di questa camicia di forza che abbiamo qui cercato di sbarazzarci. Tuttavia è veramente rimarchevole che così pochi scrittori indiscutibilmente ebrei provino veramente a fare i conti con una qualsiasi forma di Ebraismo, in modo storico, religioso o culturale — in senso etnico o sociale. Tuttavia, '''[[w:Chaim Potok|Chaim Potok]]''' (1929–2002) è uno dei pochi che tenta di presentare un'interpretazione dell'Ebraismo visto da diverse prospettive.<ref name="Hana">Hana Wirth-Nesher & Michael P. Kramer (curatori), ''The Cambridge Companion to Jewish American Literature'', Cambridge University Press, 2003, Introd. & pp. 221-230 e ''ss.vv.'' autori.</ref>
 
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==Note==
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