Embricazione del trauma in Hemingway/Soggettività e temporalità: differenze tra le versioni

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Nel primo romanzo di Ernest Hemingway, ''The Sun also Rises'' (1926), sorge la consapevolezza della natura abietta del trauma bellico; tuttavia, questa consapevolezza è favorita e mitigata dal desiderio di creare un ordine dal caos del trauma di guerra. Nel romanzo, Jake Barnes appare come un veterano ferito della PGM che sta lottando con gli effetti fisici e mentali del trauma bellico sulla sua soggettività e oggettività. La struttura narrativa oscilla tra l'avvicinarsi a una consapevolezza dell'abiezione e l'incarnare un bisogno di ordine. La narrazione, in molti punti, cattura aspetti della abietta qualità del trauma. Ad esempio, nella storia Barnes riflette che "there is no reason why because it is dark you should look at things differently from when it is light. The hell there isn’t" (151). Questa parte della narrazione cattura un senso dell'abiezione, la conoscenza oscura e nascosta del trauma, che è prevalentemente accessibile a Barnes solo in frammenti e ritagli che compaiono nell'ordinata struttura narrativa.
 
Il punto di vista nella prima narrativa di Hemingway non si colloca solo in uno spazio o una voce di abiezione. La narrativa cerca ancora conforto nella generazione di un ordinamento del trauma lungo linee soggettive e oggettive tradizionali. Ad esempio, nel passaggio che segue le frasi precedenti, la voce narrativa di Barnes dichiara che "I did not care what it was all about. All I wanted to know was how to live in it. Maybe if you found out how to live in it you learned from that what it was all about" (152). Il brano illustra una tensione che emerge dalla narrativa dopo la PGM, poiché si concentra sull'impulso di tentare di ordinare soggettivamente e rendere oggettivo l'abisso caotico del trauma bellico nella narrazione. Con ciò, il passaggio completo illustra il desiderio di mantenere il posizionamento tradizionale di soggetto e oggetto. La voce predominante nella struttura narrativa di SAR aderisce ancora alla soggettività e all'oggettività tradizionali; tuttavia, un uso limitato di una voce di abiezione appare nella struttura della prima narrativa hemingueiana.
 
Poco dubbio sussiste riguardo agli effetti del trauma vissuto dai partecipanti e dai testimoni della PGM. Scene di guerra di trincea popolate da corpi morti e in decomposizione, sguardi ciechi di veterani che marciano fuori dalla battaglia e rovine di edifici bombardati sono così impressi nel tessuto della cultura e servono come immagine collettiva degli effetti del trauma bellico. Narrative come ''[[:en:w:Death of a Hero|Death of a Hero (Morte di un eroe)]]'' di [[w:Richard Aldington|Richard Aldington]] e ''[[w:Niente di nuovo sul fronte occidentale|Im Westen nichts Neues (Niente di nuovo sul fronte occidentale)]]'' di [[w:Erich Maria Remarque|Erich Maria Remarque]] tentano di catturare i paesaggi sconvolti e distrutti – paesaggi mentali, fisici e geografici – della guerra. Queste narrazioni, simili a ''The Sun Also Rises'' di Hemingway, si concentrano sulla rappresentazione soggettiva dei traumi abietti della guerra, privilegiando comunque un tentativo di ordinamento obiettivo dell'esperienza bellica attraverso l'implementazione di elementi tradizionali della narrazione.
 
Le narrazioni scritte dopo la PGM sono divise tra l'impulso tradizionale della repressione e il credo psicoanalitico della ripetizione. David Craig e [[:en:w:Michael Egan (author)|Michael Egan]] suggeriscono che la PGM è meglio descritta dalla frase — la "obliterazione dell'umanità" (12). La "obliterazione dell'umanità" di Craig ed Egan appare come una preoccupazione predominante nella letteratura del tempo. Inoltre, Craig ed Egan osservano che, "la sporcizia, il terrore e le ferite della guerra erano stati altamente glorificati, fin dalla preistoria, da parte dei cronisti e dei bardi, a causa della necessità psico-sociale di reprimere i traumi e mantenere il morale ben temprato" (13). Pertanto, le narrazioni presagiscono una strutturazione del caos della guerra nel tentativo di mantenere e rappresentare l'ordine difronte all'esperienza abietta della guerra.
 
In "A Farewell to Arms" (1929), la lordura e il terrore della guerra precedentemente glorificati prima dello sforzo bellico, sono presentati in un modo che richiama l'attenzione sull'impeto culturale della repressione che circonda i periodi di guerra. La narrazione si concentra sulle esperienze e sui ricordi di Fredric Henry. Nel romanzo, Henry è un autista di ambulanza ferito che si innamora della sua infermiera, Catherine Barkley. Ad un certo punto della storia, Henry tenta di fuggire dal campo di battaglia. Durante questa ritirata, Henry riflette sulle informazioni che ha sentito riguardo al nemico. Riflette che "last night on the retreat we heard that there had been many Germans in Italian uniforms mixing with the retreat in the north. I did not believe it. That was one of those things you always heard in the war" (216). Questo passaggio illustra l'impulso di reprimere e di ristrutturare la comprensione della guerra e del trauma. Il passaggio continua con Henry che afferma:
{{q|You did not know any one who went over in German uniform to confuse them. Maybe they did but it sounded difficult. I did not believe the Germans did it. I did not believe they had to. There was no need to confuse our retreat. The size of the army and the fewness of the roads did that. Nobody gave any orders, let alone Germans. Still, they would shoot us for Germans.|AFTA, 216}}
La prima parte della narrativa tenta di reprimere – di rendere oggettiva – l'esperienza. In questo, la parte della narrativa incarna un grado di obiettività. Nella seconda parte del passaggio, il ''focus'' inizia con un "I did not" soggettivo. Tuttavia, questa soggettività dell'"io (= ''I'')" è confusa man mano che il passaggio continua. Il brano, come la maggior parte della narrativa in AFTA, dimostra una crescente evoluzione della soggettività e dell'oggettività in presenza dell'esperienza traumatica abietta.
 
La narrativa di guerra dopo la PGM illustra una tensione tra la repressione dell'esperienza oggettiva e la ripetizione dell'effetto soggettivo del trauma bellico. Questa tensione corrisponde al recente studio sugli effetti del trauma nei veterani e nei testimoni della guerra. Le teorie di Sigmund Freud e le esplorazioni del trauma e dello ''"shell shock"'' compaiono nel periodo che circonda la PGM. Freud, insieme ad altri ricercatori e medici psicoanalitici come Charles Meyers, W.H.R. Rivers e Elmer E. Southard, per citarne solo alcuni, iniziano a esplorare gli effetti mentali persistenti del trauma bellico sugli individui. Di conseguenza, ''[[w:Tenera è la notte|Tender is the Night (Tenera è la notte)]]'' di [[w:Francis Scott Fitzgerald|F. Scott Fitzgerald]] e ''[[w:La signora Dalloway|Mrs Dalloway (La signora Dalloway)]]'' di [[w:Virginia Woolf|Virginia Woolf]] fanno eco a idee psicoanalitiche nelle loro esplorazioni narrative di ''shell shock'' e degli effetti del trauma bellico. Queste narrazioni, come AFTA di Hemingway, si concentrano a catturare gli effetti del trauma della guerra. Inoltre, queste narrazioni illustrano l'ineffabilità degli elementi e delle strutture narrative tradizionali nel catturare e rappresentare l'esperienza e gli effetti del trauma bellico.
 
Le narrazioni successive alla PGM fanno riferimento a soggetti che mostrano preoccupazione per gli affetti interiori di un'esperienza traumatica esteriore. In effetti, James H. Meredith osserva che questi soggetti piangono una perdita del significato tradizionale di perdita.65 L'espressione di questa perdita appare nelle narrazioni successive alla PGM in una discontinuità di trama, carattere e struttura narrativa. Di conseguenza, Sharon Ouditt suggerisce che, nelle narrazioni dopo la PGM, si allude alle idee freudiane come "mezzi per rappresentare un mondo frammentato e sconnesso in cui la progressione narrativa è frequentemente interrotta da storie che vi competono per attenzione" ("“Myths, Memories...", 255). In quanto tale, l'interruzione dell'unità narrativa di fronte al gioco della soggettività nella prosa post-PGM fa riferimento a un cambiamento nella struttura narrativa che appare come correlativo all'esperienza e agli effetti dei traumi bellici.
 
 
 
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