Embricazione del trauma in Hemingway/Guerra, trauma e testi: differenze tra le versioni

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Le risposte traumatiche delle culture alla guerra che appaiono nei romanzi del periodo esplorano cambiamenti fondamentali nelle epistemologie e ontologie umane derivanti dagli effetti dei traumi della Grande Guerra. Celia Malone Kingsbury osserva in ''[https://books.google.co.uk/books?id=zhJwjiZNkxwC&dq=Celia+Malone+Kingsbury&source=gbs_navlinks_s The Peculiar Sanity of War: Hysteria in the Literature of World War I]'', che "la letteratura di guerra... riflette un profondo pathos che nasce dal riconoscimento della fragilità umana e dell'impotenza di fronte al disastro comune" (xx-xxi). Parimenti, la fragilità epistemologica e l'impotenza ontologica risultanti dal trauma bellico possono essere visti come scosse di assestamento nelle strutture narrative dei romanzi di Hemingway. Le scosse narrative di Hemingway creano e stabiliscono uno sfondo di guerra per i personaggi e le narrazioni delle sue opere. Inoltre, i testi hemingueiani esprimono, in una forma narrativa in evoluzione, una risposta a eventi violenti inaspettati o travolgenti che non vengono pienamente colti mentre si verificano, ma ritornano susseguentemente in ripetuti flashback, incubi o altri fenomeni ripetitivi nei testi. Le sue espressioni narrative incarnano la mancanza di certezza epistemologica e ontologica che si verifica nell'evolversi della guerra e del trauma.<ref>Per un'esplorazione approfondita di questo problema nella narrativa di Hemingway, si veda Ronald Berman, ''The Loss of Certainty''.</ref>
 
La cattura del trauma nel romanzo richiede che lo scrittore tenti di coinvolgere un evento o una serie di eventi che vengono messi in atto in uno stato liminale, al di fuori dei confini della tradizionale comprensione ed esperienza umana. In questo stato transitorio, il soggetto è radicalmente senza basi. Allo stesso modo nelle rappresentazioni immaginarie del trauma, soggettività, oggettività e struttura delle narrazioni appaiono prive di fondamento, senza basi. Di conseguenza, Kali Tal in ''Worlds of Hurt: Reading the Literature of Trauma'' afferma che le rappresentazioni testuali del trauma sono "scritte dalla necessità di raccontare e riraccontare la storia dell'esperienza traumatica, per renderla «reale» sia alla vittima che alla comunità" (21). Ad esempio, Hemingway, in una delle sue prime storie, (1925) "On the Quai at Smyrna", riflette gli effetti del trauma sulla narrazione quando il narratore parla della paura e della morte che circondano il protagonista. Il racconto tenta di catturare la storia degli effetti del trauma osservando nella narrazione che "the strange thing was, he said, how they screamed every night at midnight. I do not know why they scream at that time" (Hemingway, ''In Our Time'', 11). Come evidenziato in questa parte della narrativa, questo racconto tra i primi di Hemingway cattura un senso della insostenibile natura del testimoniare e delle difficoltà nel raccontare la storia del trauma. Inoltre, il passaggio esprime l'incapacità di comprendere le urla. Inoltre, le urla ascoltate dal protagonista in "On the Quai at Smyrna", stabiliscono un senso di ripetizione di fronte alla violenza, inconoscibile ma presente in modo schiacciante.
 
Molti scrittori del ventesimo secolo, come Hemingway, creano testi che si articolano come testimoni culturali degli eventi traumatici della guerra. Trudi Tate, nel suo ''[https://books.google.co.uk/books/about/Modernism_History_and_the_First_World_Wa.html?id=ZVsIAQAAQBAJ&redir_esc=y Modernism, History, and the First World War]'', propone che la narrativa creata dopo la PGM "abbia tentato di testimoniare il trauma della guerra e le sue conseguenze" (1). L'idea di "testimoniare" proposta da Tate rafforza l'idea che gli scrittori che vissero la guerra, sia come soldati che come testimoni, abbiano ribadito nelle loro opere le proprie osservazioni ed esperienze sugli eventi traumatici. In questo modo, i personaggi di Hemingway, nelle sue strutture narrative, spesso fungono sia da testimoni che da vittime di eventi che coinvolgono traumi. Inoltre, i testi di Hemingway costruiscono e ricostruiscono un paesaggio narrativo che è frammentato e punteggiato dalla violenza e dalla paura. Di conseguenza, John T. Matthews in "American Writing of the Great War" osserva che "la struttura innovativa di Hemingway crea la sensazione di un palinsesto psicologico, in cui il trauma della guerra appena soppresso deforma la mente cosciente del sopravvissuto" (Sherry, ''The Cambridge Companion to Literature of the First World War'', 234). Pertanto, la struttura narrativa hemingueiana coinvolge traumi e testimonia le atrocità della guerra. La struttura delle sue narrazioni cattura i traumi bellici mentre fa riferimento alle difficoltà di catturare gli eventi inattesi e travolgenti del trauma della guerra agli inizie del XX secolo.
 
L'inizio del ventesimo secolo annuncia un'era di crisi e cambiamento. L'era echeggia momenti di cataclisma culturale: disparità economica e depressione, spostamenti e sconvolgimenti di [[w:genere (scienze sociali)|genere]], lotte operaie e di classe, guerre e conflitti nazionali e internazionali.<ref>Michael Levenson afferma che il ventesimo secolo detiene "forze inevitabili di turbolenta modernizzazione sociale" che "non stavano semplicemente incombendo all'esterno come contesto destabilizzante del modernismo culturale; ma penetrarono all'interno dell'invenzione artistica" (4). ”</ref> In riferimento all'ambiente cataclismico dei primi del Novecento, [[w:Walter Benjamin|Walter Benjamin]] afferma ne "Il Contastorie" del 1936: "Poiché l'esperienza non è mai stata contraddetta in modo più completo che l'esperienza strategica dalla guerra tattica, l'esperienza economica dall'inflazione, l'esperienza corporea dalla guerra meccanica, l'esperienza morale da parte di coloro che detengono il potere. Una generazione che era andata a scuola su un tram trainato da cavalli ora si trovava sotto il cielo aperto in una campagna in cui nulla era rimasto invariato se non le nuvole, e sotto queste nuvole, in un campo di forza di torrenti distruttivi ed esplosioni, c'era il piccolo, fragile corpo umano" (2).
 
Il "piccolo corpo fragile" di Benjamin appare integralmente nel panorama letterario in evoluzione. Nella letteratura che si evolveva ai primi del Novecento, le strutture, i dispositivi e le figure narrative sono cambiate e influenzate dalle circostanti esperienze culturali traumatiche. In effetti, la prima metà del secolo, come osserva Benjamin, risplende della travolgente esperienza di traumi e guerre che altera profondamente le strutture della letteratura e della vita.
 
La narrativa che coinvolge il trauma della Grande Guerra non solo fa riferimento e si crea dai vari "corpi infranti in guerra", ma inoltre, queste storie riflettono l'ansia accresciuta dai cambiamenti radicali provocati di conseguenza e che si verificano contemporaneamente alla Guerra. Michael Levenson afferma che gli eventi dei primi del 1900 "hanno dato soggetti a scrittori e pittori e hanno anche dato forme, forme suggerite da macchinari industriali o da scappamenti di auto, o persino, più orribilmente, dai corpi infranti in guerra" (''The Cambridge Companion to Modernism'', 4). In quanto tale, la concentrazione nella narrativa moderna su "corpi infranti in guerra", osservata da studiosi come Levenson, illustra una co-contaminazione culturale di guerra e traumi su una cultura e una letteratura che mancano già di stabilità.
 
 
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