La prosa ultima di Thomas Bernhard/Ricezione critica: differenze tra le versioni

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Dei critici che si impegnano con il testo, ci sono due gruppi distinti: quelli che percepiscono Murau come un nichilista e un fallito, e altri che scoprono nella narrativa di Bernhard nuove direzioni e possibilità di interpretazione potenzialmente eccitanti.
 
La maggioranza vede in Murau un altro dei protagonisti falliti di Bernhard, un uomo il cui progetto letterario e personale è andato terribilmente storto e che, come i suoi predecessori, non può sfuggire all'infelicità. Per Leslie Bodi, Murau è "einer der Misanthropen und Nörgler der österreichischen Literaturtradition".<ref>Leslie Bodi, "Österreicher in der Fremde - Fremde in Österreich: Zur Identitäts- und Differenzerfahrung in Thomas Bernhards ''Auslöschung: Ein Zerfall'' (1986)", in ''Akten des VIII Internationalen Germanisten-Kongreß'', X, cur. Eijiro Iwasaki (Munich: Iudicum, 1990), pp. 120-5 (p. 121).</ref> Charles Martin rileva una mossa regressiva, un "cambio di direzione [...] che ricorda le incertezze che informano l'opera in prosa del primo periodo".<ref>Martin, p. 189.</ref> Come molti critici, Martin vede Murau come una "proiezione dell'autore stesso e, di conseguenza, la narrazione come un promemoria di Bernhard che "non c'è scampo dallo stato nichilista".<ref>''Ibid.'', pp. 201 e 203.</ref> Martin ipotizza che questo testo sia un addio letterario, che "riflette un desiderio dell'autore [morente] di completare la sua ''œuvre'' in modo convincente".<ref>''Ibid.'', p. 190.</ref> Contrariamente ai commenti di Kanthak e Michaelis sulle nuove altezze raggiunte da ''Auslöschung'', Martin vede la narrazione che mina "la validità degli sviluppi nella sua prosa dal 1975".<ref>''Ibid.'', p. 202.</ref> Anche Mittermayer dubita che Murau realizzi davvero una vera autocoscienza o autosviluppo: "Wenn man ''Auslöschung'' als Bernhards Bilanz einer lebenslangen literarischen Selbstforschung versteht, so fällt diese äußest skeptisch aus."<ref>Manfred Mittermayer, '"Die Meinigen abschaffen": Das Existenzgefiige des Franz-Josef Murau', in Höller e Heidelberger-Leonard, pp. 116-31 (p. 127).</ref> Bernhard Sorg, allo stesso modo, vede poca speranza o senso di libertà individuale nella figura di Murau: "Es gibt keinen Neuanfang, weder in Rom noch anderswo, keine Freiheit von den Prägungen der Kindheit und der Geschichte".<ref>Sorg, ''Thomas Bernhard'', p. 127.</ref> Adrian Stevens, scrivendo sull'ermeneutica e sul carnevale [[w:Michail Michajlovič Bachtin|bachtiniano]] in ''Auslöschung'', osserva anche che il progetto di Murau per superare l'influenza debilitante di Wolfsegg è condannato a priori: "Wolfsegg kann in Muraus karnevalistischen Schimpftiraden nie ausgelöscht werden".<ref>Adrian Stevens, "Schimpfen als künstlerischer Selbstentwurf: Karneval und Hermeneutik" in Schmidt-Dengler, Stevens, e Wagner, pp. 61-91 (p. 85).</ref>
 
Recenti partecipanti a questo dibattito sull'opera più significativa di Bernhard hanno man mano scoperto più realizzazione e meno frustrazione nella figura di Murau e nel suo progetto. Nella sua analisi di ''Auslöschung'', Alfred Pfabigan mette deliberatamente da parte gli aspetti personali e letterari della narrazione a favore di questioni filosofiche e storiche più ampie, come le relazioni tra i sessi, il nazismo, il cattolicesimo e l'Austria. <ref>Pfabigan, pp. 227-34, 234-45 e 245-8, rispettivamente.</ref> Cionondimeno, discute brevemente del progetto personale di Murau, parlando di una "Befreiung vom österreichischen Ungeist" e, senza fornire alcun quadro interpretativo pertinente, definisce ''Auslöschung'' un "hoffnungsvolles Buch".<ref>''Ibid.'', pp. 238 e 244.</ref> L'utile tesi di Silke Schlichtmann è incentrata sul concetto di obliterazione, "Auslöschung". Elenca e analizza molti esempi della parola e degli affini di ''Auslöschung'' e giunge alla conclusione che, mentre "Auslöschung" è un concetto fondamentale dietro e all'interno della narrazione, il suo significato preciso non è consistente ma dipende dal contesto.<ref>Schlichtmann, pp. 23-7.</ref> Alla fine vede Murau come sconfitto dal suo progetto, poiché muore un anno dopo averlo completato.<ref>''Ibid.'', pp. 135-7.</ref> Il testo attesta la vittoria della marcia del tempo, dopo una lotta tra le forze positive e distruttive della storia, ciò che lei chiama "die Verknüpfung von Geschichte und Gegengeschichte".<ref>''Ibid.'', pp. 93-121.</ref> Tuttavia, Schlichtmann è sensibile al potenziale profitto di Murau nel trascrivere i suoi pensieri nel suo "Bericht"; vede il processo narrativo accadere "im Rahmen eines therapeutischen Schreibmodells".<ref>''Ibid.'', p. 136.</ref> Anche un altro recente contributo a questo dibattito vede la narrazione come terapia confortante: "Aus dem pädagogischen wird ein therapeutisches Gespräch [zwischen Murau und Gambetti]".<ref>Steffen Vogt, "Zur Sprache bringen: Thomas Bernhard als politischer Autor", in ''Thomas Bernhard: eine Einschärfung'', cur. Joachim Hoell, Alexander Honold e Kai Luehrs-Kaiser (Vorwerk 8: Berlino, 1998), 10-16 (p. 16).</ref> Dowden, allo stesso modo, scopre che qualcosa di buono viene fuori dal resoconto di Murau. Comincia affermando che "il tema principale di ''Auslöschung'' è la mutilazione dell'Austria", ma conclude che "Bernhard non soccombe alle facili tentazioni di sistemi politici moralizzanti" e che "è impegnato [...] nell'etica umana di intuizione".<ref>Dowden, pp. 66 e 70.</ref> "Umano" non è certamente una parola che avrebbe fatto parte del vocabolario di qualsiasi critico di Bernhard prima della pentalogia autobiografica; se le parole di Dowden sono qui prese sul serio, ''Auslöschung'' segna la fine di un lungo viaggio di umanizzazione e integrazione sociale per i protagonisti bernhardiani spesso disillusi e spesso solitari.
 
L'ultima parola sull'accoglienza critica di ''Auslöschung'' deve giustamente provenire da Hans Höller che ha scritto ampiamente sulla narrativa, nonché sullo sfondo storico e biografico della genesi dell'opera. In un documento della conferenza del 1994, Höller accenna a una leggerezza di tocco nell'ultima grande opera in prosa di Bernhard ("austriakischen Sensualismus" e un "neue [n] mediterrane [n] Heiterkeit")<ref>Hans Höller, "Thomas Bernhards Auslöschung als Comédie humaine der österreichischen Geschichte', in ''Bernhard-Tage: Ohlsdorf, 1994. Materialien'', cur. Franz Gebesmair e Alfred Pittertschatscher (Weitra: Bibliothek der Provinz, [1994?]), pp. 58-73 (p. 63). Questo articolo può essere trovato anche in: Schmidt-Dengler, Stevens e Wagner, pp. 47-60.</ref> in cui anche i gravi commenti politici e azioni (come la cessione di Wolfsegg) sono in definitiva un "Geste".<ref>''Ibid.'', p. 67.</ref> Sebbene riconosca la dimensione storica e politica del tema dell'obliterazione, dell’'''''estinzione''''', Höller sceglie di sottolineare il suo "zerstörende reinigende Kraft", che è alimentato dall'immenso senso di idealismo personale di Bernhard e dalla fede nell'espressione letteraria: "Enthält diese Wendung des Auslöschungs-Themas in Bernhards Post-Holocaust-Roman nicht eine ungeheure Utopie und ein ungeheures Vertrauen auf die Literatur?"<ref>Entrambe le citazioni: ''ibid.'', p. 70.</ref> Questa prospettiva potenzialmente positiva segna il punto di partenza per la nostra valutazione critica del testo in questo capitolo.
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