La prosa ultima di Thomas Bernhard/Bernhard e l'autobiografia: differenze tra le versioni

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L'intera città evita la "verità" caratterizzata dal quartiere. Bernhard la trasmette in dichiarazioni che sono allo stesso tempo metaforiche e letterali, vedi la sua descrizione di come le persone non solo evitino di entrare nello Scherzhauserfeldsiedlung, ma smettano anche di pensarci: "Die ganze Stadt machte einen Bogen um die Scherzhauserfeldsiedlung".<ref>''Ibid.'', p. 36.</ref> L'effetto di questa affermazione è di guidare l'attenzione del lettore sia sugli aspetti esterni (sociali, geografici, fisici) della descrizione sia sulle dimensioni interne (personali, psicologiche) del resoconto biografico. L'ipocrisia e la falsità prevalenti a Salisburgo sono assenti anche dall'uso del linguaggio da parte degli abitanti del Scherzhauserfeldsiedlung: "Diese Leute hatten nie ein Blatt vor den Mund genommen".<ref>''Ibid.'', p. 51.</ref> Nella loro sincerità, si feriscono a vicenda, ma c'è onestà in questo e per il narratore l'onestà è il più vicino possibile alla verità. La sua allegria nel negozio indica che è preferibile la dura onestà della gente della classe operaia nello Scherzhauserfeldsiedlung, piuttosto che l'ipocrisia che si trova altrove in città (scuola, ospedali, anche a casa): "Jetzt existierte ich in der Gegenwart, in alien ihren Gerüchen und Härtegraden."<ref>''Ibid.'', p. 13.</ref> La verità è equiparata a vivere e realizzare il proprio potenziale umano qui, e contrastata coi libri che occupano il mondo della teoria, non l'esperienza della vita reale. Nel contesto della vita di tutti i giorni, queste persone sono più felici degli abitanti di Salisburgo che si autoingannano con la loro presunta importanza personale e il loro autoinganno. Il legame è cruciale: l'onestà è la causa di una vita quotidiana più felice (non vengono emessi giudizi morali più ampi). Dato che la verità è una precondizione di speranza e felicità per il narratore bernhardiano, la sua importanza può essere ricondotta all'oggetto delle descrizioni qui, e non solo ai commenti sull'autoinganno. La coerenza del messaggio tra gli obiettivi professi del narratore per l'autobiografia e gli oggetti delle sue descrizioni (qui il quartiere dello Scherzhauserfeldsiedlung) è troppo pressante per essere trascurata dal lettore.
 
La ricerca dell'onestà e della verità incontra la resistenza della natura umana. Non è solo che la famiglia dell'adolescente non crede a ciò che racconta a casa delle sue avventure nel negozio di Podlaha; non vogliono crederci: "Zuhause deutete ich an, was ich sah, aber wie immer, wo man Menschen etwas Furchtbares [...] mitteilt, glaubten sie es nicht, sie wollten es nicht hören."<ref>''Ibid.'', p. 39.</ref> La distinzione è cruciale: se la sua famiglia, come tutti ("immer, wo man Menschen"), ignora ciò che non le piace, allora qualsiasi definizione di verità nell'interazione con altre persone è quasi impossibile da raggiungere. Se la verità è conoscenza dalla quale si può ottenere chiarezza che, a sua volta, può portare felicità e speranza, l'intero processo letterario, autobiografico, mirato a tale verità, milita contro le circostanze prevalenti; è una voce solitaria nel buio. Per quanto il narratore possa creare la narrativa per comunicare con il lettore invisibile, la comunicazione è più difficile da realizzare nel mondo che descrive. Raggiungere l'onestà e la verità nel suo racconto letterario è il primo passo verso la felicità e la speranza promesse dal processo autobiografico: "Meine Aufgabe kann nur sein, meine Wahrnehmungen mitzuteilen, gleichgültig, wie die Wirkung ausfällt".<ref>''Ibid.'', p. 40.</ref> A condizione che egli sia onesto con se stesso (e, quindi, anche con il lettore) l'ammissione e quindi la comunicazione dei suoi sentimenti e percezioni ("Wahrnehmungen") hanno la precedenza sulla cortesia o sulla correttezza. Non vi è alcun tentativo qui di stabilire una nozione più ampia o universale di verità, di equiparare la sua verità con "la" verità. In questo stesso brano, il narratore pone sottilmente i "fatti" in apposizione alle precedenti "Wahrnehmungen", stabilendo un importantissimo legame semantico nella mente del lettore e sradicando ogni persistente dubbio sulla validità della verità oggettiva per il narratore: "Indem ich aufmerksam mache auf Tatsachen, die stören und irritieren."<ref>''Ibid.'', p. 41.</ref> Questa proposizione, resa come frase, ripete ciò che ha detto per circa due pagine, ma l'inserimento sottile di "Tatsachen" crea una qualificazione narrativa del significato. Inizialmente, afferma di dire solo ciò che vede ("Zuhause deutete ich an, was ich sah"),<ref>''Ibid.'', p. 39.</ref> seguito da un'affermazione secondo cui queste percezioni sono importanti per il suo progetto autobiografico ("Meine Aufgabe kann nur sein, meine Wahrnehmungen mitzuteilen");<ref>''Ibid.'', p. 40.</ref> sono queste percezioni che lo rendono un piantagrane negli occhi degli altri ("Ich habe immer gestört, und ich habe immer irritiert");<ref>''Ibid.''</ref> la frase di collegamento (''supra'') che ripete i due verbi "stören" e "irritieren" stabiliscono la connessione con il fatto ("Tatsachen") e la verità. La percezione viene lentamente manipolata in realtà nel corso di una narrazione tortuosa, ripetitiva, sottilmente qualificante. È in tali passaggi che le qualità stilistiche e letterarie di queste cosiddette autobiografie portano gli obiettivi di Bernhard a fuoco più nitido.
 
Qualche riga più avanti in questa discussione sulla verità e l'onestà, il narratore sovverte la propria definizione: "Die Wahrheit, denke ich, kennt nur der Betroffene, will er sie mitteilen, wird er automatisch zum Lügner".<ref>''Ibid.'', p. 42.</ref> Quindi, qui è il processo di comunicazione che disturba qualsiasi facile definizione di verità. Tutti sanno ciò che sentono, finanche sanno, che sia vero, ma non possono comunicarlo ad altre persone. È qui che la narrazione interviene come un'interfaccia di comunicazione che può sbloccare lo stallo. È come se Bernhard adattasse "ein Buch muß die Kafka Axt sein für das gefrorene Meer in uns";<ref>Franz Kafka, ''Gesammelte Werke'', cur. Max Brod, VIII: ''Briefe'' (Frankfurt: Fischer, 1983), p. 28.</ref>