La prosa ultima di Thomas Bernhard/Ricezione critica 1: differenze tra le versioni

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Lo studio più dettagliato incentrato sul testo delle opere autobiografiche di Bernhard rimane la tesi di dottorato di [[:de:w:Urs Bugmann|Urs Bugmann]] pubblicata nel 1981.<ref>Urs Bugmann, ''Bewältigungsversuch: Thomas Bernhards autobiographische Schriften'', Europäische Hochschulschriften: Series 1, 435 (Berne, Frankfurt & Las Vegas: Peter Lang, 1981).</ref> Senza il senno di poi offerto dalle opere di prosa più ottimistiche (tra cui ''Die Kälte'' e ''Ein Kind''), Bugmann si concentra sulle esperienze dolorose dell'infanzia di Bernhard e la sua incapacità di superare il loro terribile peso. L'esame critico di Bugmann si concentra sulla creazione letteraria come attività che aiuta Bernhard a superare i problemi personali, piuttosto che esaminare gli effetti sul lettore delle tecniche stilistiche o dei dettagli linguistici. Analizzando dettagliatamente l'effetto del ciclo autobiografico, Bugmann trae la ragionevole conclusione che questi lavori mostrano l'impegno verso la conoscenza di sé che Bernhard tentò senza successo di raggiungere nelle sue opere prima del 1975: "Darin musste ''[sic]'' er [Bernhard] scheitern , weil er sich aus der Unmittelbarkeit dieses solipsistischen Kosmos nicht zu lösen vermochte."<ref>''Ibid.'', p. 337.</ref>
Mentre le opere autobiografiche superano questo vicolo cieco ("die Ueberwindung ''[sic]'' dieser Ausweglosigkeit"), falliscono comunque perché non riescono a raggiungere una definizione soddisfacente di conoscenza o verità oggettiva che egli vede come il massimo, sebbene teorico, obiettivo di Bernhard.<ref>''Ibid.''</ref> Poiché Bugmann attribuisce ai romanzi di Bernhard un fine letterario quasi assoluto di verità oggettiva e indiscutibile, non sorprende che egli concluda che il progetto è destinato a fallire ''a priori''. Eppure, nella sua analisi di quella che allora era una trilogia, c'è anche l'individuazione di una motivazione più realistica dietro il progetto autobiografico, che viene validata e realizzata dalle opere in prosa degli anni ’80: "Nicht die Widerstände sind für ihn [Bernhard] der treibende Motor, sondern der Wille zur Heilung, die Hoffnung auf Rettung."<ref>''Ibid.'', p. 150.</ref> Il desiderio di essere salvato, sia in ''Der Atem'' sia in ''Die Kälte'', è una necessità fisica di fronte a una malattia estrema. Esistono poche prove testuali che suggeriscano che Bernhard aveva intenzione di esplorare la validità delle nozioni di obiettività; anzi, questi testi, come gli altri tre volumi, si occupano della sua vita e dei suoi pensieri sul passato. La pentalogia è un documento creativo; non è principalmente filosofico, teorico o analitico.
 
Lo studio di Reinhard Tschapke del 1984 vede il protagonista della pentalogia come una vittima della sua formazione, del suo carattere e dei suoi ambienti sociali, geografici e storici. Al centro delle opere autobiografiche c'è "das Thema des ewigen Scheiterns".<ref>Reinhard Tschapke, ''Hölle und zurück: Das Initiationsthema in den Jugenderinnerungen Thomas Bernhards'', Germanistische Texte und Sludien, 22 (Hildesheim: Georg Olms Verlag, 1984), p. 163.</ref> Come Bugmann, Tschapke vede i tentativi da parte di Bernhard di superare i suoi problemi come una causa persa data una preesistente "ewige[n] Disharmonie".<ref>''Ibid.'', p. 164.</ref> Quando Tschapke descrive i contenuti della pentalogia come una personale "Reise von Isolation zu Isolation, von Fremdheit zu Fremdheit, von Gefahr zu Gefahr", non riconosce l'immutabile risoluzione dell'adolescente di vivere e la gioia del bambino che cresce con suo nonno.<ref>''Ibid.''</ref>