La prosa ultima di Thomas Bernhard/Introduzione: differenze tra le versioni

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Nei tre capitoli principali di questo studio, discuterò alcuni dei metodi che Bernhard utilizza per ottenere la "completa attenzione" del lettore. Molti resoconti giornalistici e accademici sulla prosa di Bernhard non danno un'idea della qualità della sua prosa. Mentre spero di dare un resoconto critico e accademico delle narrazioni in prosa qui in discussione, intendo anche trasmettere un senso di come Bernhard conferisca alla sua prosa una dimensione creativa e letteraria.
 
È un altro critico anglofono, che questa volta scrive dopo la morte di Bernhard e attira l'attenzione sul lato serio e letterario della prosa di Bernhard. Nel sollecitare il lettore ad avvicinarsi all’''œuvre'' di Bernhard da una nuova prospettiva, Dowden identifica tre elementi influenti: in primo luogo, una corrente sotterranea morale che guida la severità nell'opera di Bernhard; in secondo luogo, alcune preoccupazioni biografiche, ovviamente la malattia polmonare per tutta la sua vita, e in terzo luogo, la natura insolita e "musicale" della sua prosa.<ref>Un certo numero di critci hanno fatto un collegamento tra la formazione musicale di Bernhard e la natura musicale della sua prose narrativa, come ho tra l'altro enunciato nel mio Wikibook: ''[[Thomas Bernhard]]''. Si veda anche: Andrea Reiter, "Thomas Bernhards «musikalisches Kompositionsprinzip»", ''Literaturmagazin'', 23 (1989), 149-68; Andreas Herzog, "Thomas Bernhards Poetik der prosaischen Musik", ''Zeitschrift für Gennanistik: Neue Folge'', 4 (1994), 35-44.</ref> Non vi è dubbio che le preoccupazioni biografiche e stilistiche abbiano un ruolo importante in qualsiasi descrizione dettagliata degli scritti bernhardiani. Tuttavia, per comprendere l'apparente tristezza delle sue opere come qualcosa di più del nichilismo monomanico, l'aspetto più importante secondo Dowden è l'impulso morale di Bernhard. L'impeto morale dietro l'apparente amarezza nei suoi scritti aiuta a rispondere a una domanda in gran parte senza risposta sull'opera di Bernhard: come può importare sufficientemente a un presunto nichilista scrivere descrizioni dettagliate e angosciose sulla miseria umana? I commenti di Dowden possono essere visti come una spiegazione convincente: "L'inesauribile rancore di Bernhard è quello di un moralista oltraggiato. [...] La sua amarezza fornisce la misura di aspettative gravemente deluse e pretese impossibilmente impegnative sulla natura umana."<ref>Dowden, pp.7-8.</ref> Usando il termine "moralista", Dowden si riferisce qui a Bernhard non come membro di una specifica ideologia o sistema morale, ma come individuo pensante che osserva il suo ambiente umano e fa dichiarazioni e giudizi personali al riguardo. Come Bernhard confida inequivocabilmente a Krista Fleischmann: "''Innere'' Vorgänge, die niemand sieht, sind das einzig Interessante an Literatur überhaupt. [...] Das was ''niemand'' sieht, das hat einen Sinn aufzuschreiben."<ref>Krista Fleischmann, ''Thomas Bernhard – Eine Begegnung: Gespräche mit Thomas Bernhard'' (Vienna: Edition S, 1991), p.274 [corsivo nell'originale].</ref> Anche nelle sue dichiarazioni politiche, Bernhard non cercò mai veramente di fornire soluzioni specifiche a questioni politiche e sociali esistenti; preferì invece provocare: ''Heldenplatz'', ad esempio, non fornisce al pubblico risposte pratiche ai presunti mali dell'Austria; piuttosto, provocatoriamente continua a ricordare allo spettatore i suoi delitti passati e i problemi attuali. Vedere gli sfoghi vetriolici di Bernhard come il risultato di standard personali e valori morali delusi getta una luce diversa sulle sue narrazioni, una luce più positiva. Dowden parla di un "paradossale effetto umanizzante".<ref>Dowden, p. 8.</ref> Gli aspetti della speranza discussi nei tre capitoli principali di questo mio studio esplorano e sviluppano tale aspetto umano nei romanzi di Bernhard, un aspetto che è stato ampiamente trascurato nei resoconti critici delle opere in esame. Come mostrano le sezioni sulla ricezione critica della pentalogia autobiografica (1975-82), ''Beton'' (1982) e ''Auslöschung'', alcuni critici hanno accennato a elementi positivi nella prosa di Bernhard, ma nessuno li ha esplorati in profondità.
 
Nonostante gli articoli apparsi nel decimo anniversario della morte di Bernhard nel 1999, pochi sono stati i progressi fatti in questa direzione. [[:en:w:Sigrid Löffler|Sigrid Löffler]], una critica costantemente negativa delle opere di Bernhard nel corso degli anni, tempera le sue critiche in una rivalutazione pubblicata su ''Die Zeit'' e aggiunge: "Zehn Jahre nach dem Tode Thomas Bernhards ist die Zeit reif für eine Revision seines Werkes."<ref>Löffler, "Wiedergänger und Kultfigur".</ref> Esistono inoltre prove nella sua recensione che sia occorso uno spostamento della critica bernhardiana verso questioni biografiche e politiche, senza dubbio ispirato in parte al grande impatto di ''Auslöschung''. Tuttavia, Löffler rimane scettica sul valore delle opere di Bernhard, probabilmente perché ha trascurato di analizzare in profondità i suoi testi principali. Wolfgang Schreiber, scrivendo nella ''Süddeutsche Zeitung'', apre il suo articolo con le parole: "War er der Geist ''[sic]'' der stets verneint?".<ref>Wolfgang Schreiber, "Von der Kalte in den Frost", ''Süddeutsche Zeitung'', 12 febbraio 1999.</ref> C'è un piccolo ma evidente cambiamento nell'approccio critico, proprio nel fatto che Schreiber metta in discussione il nichilismo di Bernhard, generalmente accettato dalla maggioranza. Schreiber si concentra anche sulle influenze biografiche (ciò che definisce "die schon frühe Amalgamierung von Leben und Werk").<ref>''Ibid.''</ref> Tuttavia, egli smonta il tentativo di reinterpretazione segnalato dalle sue parole iniziali quando afferma, contrariamente a quanto riportato da molti amici di Bernhard, che Bernhard era un uomo amaro e freddo nella vita reale. Posso personalmente affermare l'esatto contrario. Schreiber cita brani terribilmente critici delle prime opere e discorsi di Bernhard per giustificare questa opinione.<ref>Bernhard non era affatto un solitario del tutto asociale; riceveva regolarmente amici, tra cui [[:de:w:Karl Ignaz Hennetmair|Karl Ignaz Hennetmair]], Claus Peymann e [[:en:w:Wieland Schmied|Wieland Schmied]], nonché il sottoscritto, nella sua casa di [[w:Ohlsdorf|Ohlsdorf]]. Si veda, ad esempio, la sezione "Freunde" (fotografie con alcuni testi) nella vasta e impressionante collezione di cimeli di Bernhard tenuta dall'artista austriaco [[:de:w:Sepp DreissingerSepp Dreissinger]], tra cui fotografie, citazioni, resoconti personali e articoli: Dreissinger, ''Thomas Bernhard: Portraits'', pp. 163-76. Cfr. anche il breve ma brillante riferimento personale di Krista Fleischmann nello stesso volume (p. 203). Altre utili fonti di informazioni sull'interazione con gli amici nella vita reale di Bernhard, sono disponibili in: Gerda Maleta, ''Seteais: Tage mit Thomas Bernhard'' (Weitra: Bibliothek der Provinz, 1992) e: Bader, ''Thomas Bernhard – Karl Ignaz Hennetmair''.</ref> L'articolo poteva andare bene all'inizio degli anni ’70; non viene considerata la prospettiva più ottimistica e umana della prosa bernhardiana scritta alla fine degli anni ’70 e ’80.
 
Nella sua tardiva commemorazione della morte di Bernhard, anche [[:de:w:Chris Zintzen-Bader|Christiane Zintzen]], scrivendo sul ''Neue Zürcher Zeitung'', suggerisce un cambiamento nella critica bernhardiana a partire dal 1989; indica un approccio più storico ai testi di Bernhard che non è incentrato sulla sua personalità e immagine: "Dass man den Dichter allmählich distanzierter und historischer zu sehen beginnt, belegen mehrere Publikationen".<ref>Christiane Zintzen, "Nach dem Skandal: Neue Annäherungen an Thomas Bernhard", ''Neue Zürcher Zeitung'', 8/9 maggio 1999.</ref> Vi sono tuttavia pochi cambiamenti nella posizione fondamentale sulle opere di Bernhard assunta in questi articoli scritti dieci anni dopo la sua morte. Persistono molti dei tratti noti nella critica di Bernhard. Löffler, Schreiber e Zintzen, per esempio, si divertono tutti a inventare giochi di parole sui titoli Bernhard ("Die Auslöschung der Realitäten durch Literarisierung ist noch nicht gelungen" (Löffler): "Von der Kälte in den Frost" (Schreiber), e "Es wäre Bernhard damit gewissermaßen ''Am Ziel'' angelangt" (Zintzen)).<ref>Si veda: Löffler, "Wiedergänger und Kultfigur"; Schreiber, "Von der Kälte in den Frost", e : Zintzen, "Nach dem Skandal: Neue Annäherungen an Thomas Bernhard".</ref> Questo linguaggio allusivo e idiosincratico, dove il critico si aspetta che il lettore capisca il gioco di parole, è una caratteristica particolare della critica bernhardiana e conferma l'affermazione di Chambers sull'imitazione dello stile. Inoltre, caratterizza una marcata riluttanza a confrontarsi con i testi stessi e la continua preoccupazione di gran parte della critica letteraria ad interessarsi di polemiche non letterarie.
 
== Metodo ==
 
 
 
 
 
 
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